Cucina Mancina, una food community per chi mangia differente

Vegetariani, vegani, allergici, intolleranti o semplicemente curiosi a caccia di nuovi sapori e sperimentazioni. È a tutti loro che si rivolge la food community Cucina Mancina, un portale online nato per parlare di cibo in maniera vera, etica e ironica.

“If it doesn’t go right, go left”. È questo il motto che ha ispirato le due ideatrici di Cucina Mancina  – Lorenza Dadduzio e Flavia Giordano – per indicare la possibilità di una soluzione alternativa e creativa ai problemi (alimentari) che si possono presentare nella vita di ognuno. Questa food community è dedicata infatti a tutti i cosiddetti “diversamente onnivori”, che per scelta o per necessità, hanno uno stile di vita alimentare che si discosta dalla norma. I mancini della cucina sono vegetariani, vegani, allergici, intolleranti o semplicemente curiosi a caccia di nuovi sapori e sperimentazioni.

Nel portale on-line si trovano ricette, ristoranti, eventi e blog di chef o autori appassionati di cibo. Per diventare membro della comunità digitale basta iscriversi e diventare utente, da quel momento in poi si può decidere di condividere i propri contenuti, magari suggerendo ricette nuove o segnalando i propri ristoranti preferiti. Cucina Mancina è un progetto made in Puglia che nasce nel 2013, grazie a un finanziamento di un bando per start-up, “Valore Assoluto”, della Camera di Commercio di Bari. A soli sei mesi dal lancio della versione alfa del sito web, Lorenza e Flavia riescono a dare vita alla s.r.l. e ricevono la prima proposta importante: la pubblicazione di un libro per Feltrinelli – “Eat different” – che raccoglie ricette e idee per tutti i mancini dell’alimentazione. “Nel nostro logo abbiamo inserito una forchetta a forma di “c” rivoltata, come il simbolo del copyleft”, spiega Lorenza Dadduzio, direttrice creativa di Cucina Mancina, “perché per noi proprio la condivisione è alla base di tutto”. Il cibo è un momento sociale insomma, e se per molti non lo è più questa community vuole essere uno spunto per farlo tornare ad essere tale. Soprattutto, il portale vuole essere un luogo d’incontro, in cui superare il dibattito ideologico sulle proprie scelte in cucina e diventare un punto di riferimento per l’inclusione alimentare, per condividere i valori e i piaceri del cibo secondo i propri gusti “mancini”.13006611_1023426141079833_2024399128699265401_n

Tutti i contenuti prima di essere pubblicati sono revisionati sia nella forma sia nel contenuto “perché anche la bellezza estetica è importante”, precisa Lorenza. Cucina Mancina non è un’agenzia di comunicazione che produce per soldi qualsiasi tipo di contenuto, ma seleziona accuratamente solo le pubblicazioni qualitativamente ed eticamente condivisibili. Ed è proprio per la garanzia di qualità che l’editoria e i produttori agroalimentari affidano al portale il proprio storytelling. Oltre ai servizi di consulenza, Cucina Mancina è anche promotrice di corsi e laboratori sul cibo. Diversi progetti sono stati destinati ai bambini per stimolare da subito la cultura della diversità alimentare, facilitando l’avvicinamento ai cibi che di solito i più piccoli sono abituati a scartare. “Spesso i bambini escludono dalla propria alimentazione le verdure o altri tipi di cibo più particolari”, aggiunge Lorenza, “ma se quella stessa verdura l’hanno piantata e vista crescere, abbandonano il pregiudizio e mangiano con entusiasmo”.

Lorenza fa parte di quel numero di persone che, dopo aver vissuto fuori per un periodo, è tornata nella propria terra di origine inventandosi ogni giorno un motivo per restare. “Certo non è facile ma è la cosa più bella del mondo, perché senti che non stai crescendo solo tu ma stai facendo crescere tutta la tua terra. Senza arrenderti”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/07/io-faccio-cosi-130-cucina-mancina-food-community-mangia-differente/

 

Stili alimentari: a scuola “vegani per un giorno”

In occasione della Settimana Vegetariana, Milano Ristorazione propone un menù vegano ai 75.000 bambini delle 450 scuole milanesi servite. Grano saraceno, crema di zucca e zucchine; insalata con tofu e olive; frutta. E durante l’anno l’integrazione a scuola si fa anche con i menù siciliano, milanese, peruviano, cinese e medio-orientale376409

Martedì 1 ottobre sorpresa nel piatto di 75.000 bambini milanesi; quelli dei 457 istituti scolastici pubblici – dalle materne alle medie – serviti a pranzo da Milano Ristorazione. In realtà la giornata era stata ben preannunciata, anche con un volantino spedito a tutte le famiglie, così come si è fatto in altre giornate di integrazione alimentare.  Abbiamo chiesto a Milano Ristorazione il significato e la portata di queste iniziative. Non è la prima volta che organizziamo delle giornate di integrazione alimentare, per aprire i bambini alla scoperta di altre cucine e stili di vita. Abbiamo già fatto i menù etnici, con le giornate di cucina milanese, peruviane e cinese; sono in programma quelle medio-orientale, siciliana e greca. In occasione della Settimana Vegetariana, abbiamo voluto proporre un menù diverso,non solo vegetariano come fatto altre volte, ma addirittura vegano, quindi senza nemmeno derivati animali come uova e latte.
E com’è andata? La “dieta vegana” si sta molto diffondendo ma non è semplice da fare e da mantenere, nemmeno per gli adulti …E’ vero, ma in fondo anche uno dei piatti più tradizionali italiani, come la pasta al pomodoro con basilico, è vegano, se non gli aggiungi il parmigiano. Comunque questo è stato il menù di oggi: come primo, “grano saraceno con crema di zucca e zucchine”; come secondo, “insalata verde con tofu e olive”, poi la frutta. La scelta del grano saraceno è stata fatta anche per i bambini celiaci, perché non contiene glutine. E con il menù vegano, non si hanno problemi nemmeno per i tanti bambini allergici al latte. Bambini contenti?
Molto incuriositi ed è piaciuto molto il grano saraceno, una scoperta. Qualche perplessità tra le famiglie c’è stata, ma siamo sicuri che queste sperimentazioni aiutino ad aprire al nuovo, anche a tavola. E in generale, durante i menù etnici, i bambini sono molto contenti quando ritrovano in quello che mangiano, un po’ delle loro radici e abitudini.

 

Fonte: ecodallecittà

Verso un’alimentazione vegetariana o vegana: arriva il Vegancoach

Secondo il Rapporto Eurispes 2013, ogni anno aumenta in Italia il numero dei vegetariani e vegani per una maggiore empatia verso gli animali, per il benessere del pianeta e di se stessi. Tutti coloro che vogliono ridurre i consumi di carne e di altri prodotti di origine animale o desiderano alimentarsi correttamente nell’ambito di un regime vegetariano o vegano possono ora rivolgersi ad un Vegcoach, nuova figura professionale ideata dalla Dott.ssa Roberta Bartocci, biologa nutrizionista.

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Il 6% degli italiani ha scelto di diventare vegetariano (4,9%) o vegano (1,1%). Pur essendo una percentuale molto bassa rispetto al 94% degli onnivori, “è in aumento di due punti percentuali rispetto alla rilevazione dello scorso anno”, secondo il Rapporto Eurispes 2013presentato a gennaio presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. “Sono soprattutto le donne – si legge dal rapporto – ad essere disposte a praticare questo stile di vita, in virtù di una spiccata sensibilità per gli animali (66,7% contro il 30,8% degli uomini), mentre gli uomini scelgono di essere vegetariani o vegani prevalentemente per il benessere fisico e per la salute”. Per tutti coloro che vogliono ridurre il consumo di carne e di altri prodotti di origine animale o che vogliono alimentarsi correttamente a prescindere dalle motivazioni, nasce una nuova figura professionale, il Vegcoach: un esperto di alimentazione, nutrizione e lifestyle vegetariano e vegano per avvicinarsi ad un alimentazione più green. Abbiamo incontrato la Dott.ssa Roberta Bartocci, biologa nutrizionista e ideatrice di questa nuova professione.

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Per l’ambiente. Con un solo pasto 100% vegetale rispetto ad uno con carne ma a parità di apporto nutrizionale è possibile risparmiare fino a 3,2 Kg di CO2 e oltre 1500 litri di acqua/kg di cibo. Se tutti gli italiani si impegnassero a sostituire un pasto con carne una volta a settimana o se ai 2 milioni di bambini e ragazzi che mangiano in mensa venisse somministrato un pasto a base di carne in meno si risparmierebbero tonnellate di CO2 senza spendere un euro e con benefici immediati sull’ambiente. Per non parlare poi del fatto che un bovino produce deiezioni quanto 16 umani, un suino quanto 4: un allevamento con 10.000 suini equivale ad una cittadina di 40.000 persone senza rete fognaria!

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Per gli animali. Le atrocità commesse sugli animali non umani per alimentare un mercato non necessario sono letteralmente disumane: sfido anche il più arrogante degli onnivori a non inorridire di fronte a quanto subiscono circa 1 miliardo di animali ogni anno (questa la cifra approssimativa di quelli terrestri allevati solo in Italia) e a non rabbrividire se si considera che la quasi totalità sono uccisi appena cuccioli. Su questo argomento non mi dilungo oltre visto che è possibile approfondirlo facilmente sul web; mi preme però, sottolineare che la scelta del cibo ha anche una dimensione inconscia e che scegliere assecondando non solo la pancia e il palato ma anche il cuore e lo spirito dà al cibo tutto un altro sapore e un’altra energia che si ripercuote sulle nostre cellule. Per la salute. Le molecole riconosciute come anticancerogene sono tutte di origine vegetale e se c’è un principio su cui qualsiasi nutrizionista concorda è quello che consumare abbondanti quantità di cibi vegetali a scapito di quelli animali preserva da diversi tipi di cancro, diabete, malattie cardiovascolari, sovrappeso e malattie a base infiammatoria. Escludendo del tutto carne e derivati e pianificando in modo adeguato l’alimentazione i benefici sono massimi.

Le produzioni animali inoltre rappresentano una fonte energetica (per chi considera gli animali cibo) troppo lontana da quella primaria di energia: il sole. I passaggi fino al consumatore finale sono molti di più rispetto alle produzioni vegetali e questo si presta a speculazioni che si ripercuotono sulle popolazioni dei paesi in via di sviluppo.

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Vegcoach è il nome della professione da lei ideata. Cosa significa e che cosa ricevono le persone?

Sono una biologa nutrizionista che ha provato sulla propria pelle l’alimentazione a base vegetale da molti anni. Ho deciso di inventare questa professione perché credo che questo sia il momento storico giusto per sostenere quanti desiderino avvicinarsi a stili alimentari sostenibili e per facilitare chi già si è avvicinato al green food e necessita di un supporto. In più di 15 anni ho provato stili alimentari, ricette e prodotti vegetali di ogni tipo; posso, così, consigliare i marchi migliori da acquistare, il tipo di preparazione di un certo alimento che non è stato mai provato prima. Cosa ricevono le persone che si rivolgono a me? Prima di tutto attenzione perché considero positivamente chi decide di alimentarsi in modo più green, mettendo a proprio agio coloro che troppo spesso non si sentono compresi o che vengono addirittura scoraggiati nel perseguire uno stile alimentare etico. Per i privati, oltre a consulenze nutrizionali, propongo corsi di cucina a tema, supporti familiari, conferenze di approfondimento anche per piccoli gruppi; per le imprese della ristorazione, anche lontane dalle esigenze del consumatore green, studio menu, ricette esclusive e propongo percorsi di formazione ed eventi.

Il singolo che ha bisogno di una sua consulenza cosa deve fare?

Contattarmi via mail o telefonicamente per spiegarmi l’esigenza. Ricevo a Roma su appuntamento in Via Flaminia Vecchia, il venerdì. Per chi mi contatta da fuori Roma è possibile effettuare colloqui via Skype previo appuntamento. Sul mio sito web Vegcoach, sotto la voce ‘Contatti’, potete trovare tutti i riferimenti utili.

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Gli sportivi possono avere un suo supporto?

Certamente. Collaboro e mi interfaccio però con altre figure professionali se la persona che mi contatta pratica uno sport a livello agonistico.

In che cosa consiste la visita?

La prima visita ha la durata di circa un’ora e prevede la raccolta di dati antropometrici: peso, altezza, circonferenze, plicometria e bioimpedenziometria per la valutazione della composizione corporea e un lungo colloquio che include anamnesi del peso, dello stile alimentare, dell’attività fisica e degli obiettivi. Al termine vengono fornite indicazioni in base alle esigenze del paziente oppure su richiesta, dopo circa una settimana dalla visita, viene organizzato un secondo colloquio durante il quale viene consegnato e illustrato al paziente il documento contenente il programma con le indicazioni alimentari personalizzate, compresi suggerimenti di ricette e modalità di cottura dei cibi e viene effettuato un colloquio con tecniche di counseling per supportare l’adozione di comportamenti corretti in modo efficace ed attivo, rendendo l’alimentazione sana un piacere!

Ha un bellissimo bambino. È vegetariano o vegano?

Mio figlio, che ha 4 anni, mangia vegano a casa e vegetariano all’asilo perché i menu della ristorazione scolastica romana non contemplano in modo adeguato la scelta vegana e non è possibile fargli portare cibo da casa. Ad ogni modo seguo diverse mamme e bimbi nello svezzamento, periodo tanto delicato e importante quanto sprovvisto di figure professionali di riferimento, soprattutto nel centro e sud Italia.

Vogliamo sfatare alcuni miti? Iniziamo da osteoporosi e latte…

Latte e derivati hanno una composizione in minerali e proteine tale da produrre scorie acidificanti in grado di indebolire ossa e denti. Per rinforzare lo scheletro non è importante solo il calcio, ma anche il magnesio, di cui sono ricchi i vegetali e che invece scarseggia nel regno animale. È fondamentale inoltre, l’attività fisica ed una adeguata esposizione solare per produrre la vitamina D, indispensabile per la salute delle ossa. Consumare elevate quantità di derivati del latte predispone ad infiammazioni intestinali e inoltre è stata dimostrata la correlazione con l’insorgenza di cancro ad ovaie, seno e prostata.

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Ferro e carne…

Nel regno vegetale c’è abbondanza di ferro, che viene assorbito a seconda dei bisogni dell’organismo; una percentuale di quello contenuto nelle carni invece, chiamato ferro eme, viene assorbito anche se i depositi di ferro già presente nell’organismo sono elevati, cosa positivamente correlata all’insulino-resistenza, predisponendo quindi al diabete.

Vitamina B12 sì vitamina B12 no per i vegani e vegetariani…

La risposta può essere molto differente a seconda che ci si riferisca ad individui o ad una popolazione. Premettendo che l’alimentazione vegan non richiede alcuna supplementazione, mi sento tuttavia di consigliare un’integrazione per i vegani, solo ed esclusivamente per via della qualità media del cibo a cui si ha accesso oggi e della relativa necessità di proteggerne l’igiene. A livello individuale si può valutare la necessità dell’integrazione in considerazione della variabilità genetica e ambientale di ogni persona.

I vantaggi di una dieta vegetariana o vegana?

A parità di apporto energetico rispetto ad un regime onnivoro, gli stili alimentari prevalentemente o esclusivamente vegetali proteggono dalle principali patologie degenerative al primo posto nelle statistiche di mortalità e morbilità dei paesi industrializzati: diversi tipi di cancro, sovrappeso e obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e sindrome metabolica, osteoporosi.

L’unico stile onnivoro compatibile con una eccellente salute del resto è quello in cui i cibi di origine animale sono consumati sporadicamente e in quantità residuali. Chiaramente anche la qualità dei cibi ha una rilevanza fondamentale: stagionalità, grado di lavorazione e raffinazione, metodo di coltivazione.

Fonte: il cambiamento