StarsBox: una camera a cielo aperto per osservare le stelle

StarsBOX nasce come una casetta di legno per osservare le stelle, dedicata a tutte le persone che hanno voglia di dormire una notte immersi nella natura. L’idea degli architetti che la hanno progettata è quella di porre l’attenzione sulla fruizione consapevole degli ambienti naturali e il loro design riprende la forma archetipa del rifugio combinandola con materiali naturali e un sistema di assemblaggio snello e veloce. StarsBOX nasce come una rivisitazione architettonica e contemporanea dei giacigli dei pastori nomadi, una casetta di legno per osservare le stelle, dedicata a tutte le persone che hanno voglia di dormire una notte immersi nella natura, un oggetto estremamente attuale per la sua matrice vocatoria di isolamento. Vuole essere simbolo di un nuovo modo di fruire la natura, più leggero e consapevole. È stata progettata dagli architetti Officina82, in collaborazione con il sostegno tecnico di Saglietti Group. Già diffusa in numerose strutture ricettive, gli architetti Lara Sappa e Fabio Revetria, hanno utilizzato le loro competenze per offrire un progetto, che consente di apprezzare al meglio l’ambiente naturale, una camera a cielo aperto che concede la possibilità di dormire in un letto matrimoniale a due piazze, immerso totalmente nel paesaggio circostante. Un po’ tenda e un po’ capanna, offre protezione ma può aprirsi al cielo per mettere in scena quanto di più estetico sa offrire la natura.

Fotografia di Simone Mondino

«La collaborazione con Lara Sappa e Fabio Revetria, si è sviluppata qualche anno fa per la progettazione di musei e allestimenti di mostre fra la Francia e l’Italia» cita Simone Saglietti, CEO Saglietti Group e continua «Quando mi hanno presentato il loro progetto, mi sono innamorato della sfida: dovevo trovare una soluzione per proporre sul mercato StarsBOX, totalmente in linea con i valori di Saglietti Group. Dopo mesi di prove e di ingegnerizzazione è nato il primo prototipo, per una casa esperienziale facile da montare e gestire. Il connubio delle capacità di Lara e Fabio con l’esperienza di Saglietti Group ha permesso di dare la vita a un progetto originale con solide basi per il futuro».

Dopo le prime due StarsBox installate al Rifugio Mongioie nell’estate 2018 il progetto si sta ampliando, grazie a un nuovo design e alla creazione della Costellazione StarsBOX, una rete innovativa che unisce tutti gli StarsBoxer. StarsBOX vuole porre l’attenzione sulla fruizione consapevole degli ambienti naturali e il loro design riprende la forma archetipa del rifugio combinandola con materiali naturali e un sistema di assemblaggio snello e veloce.

Fotografia di Nicolò Rinaldi

Se la ripartenza dopo l’emergenza Covid 19 impone distanziamento sociale e richiede alle strutture ricettive di ripensare la visione di ospitalità, ecco che StarsBOX – un progetto nato nel 2019 – può divenire la chiave per far ripartire il turismo in questa annata particolare e rivoluzionaria. StarsBOX può essere fruita da persone sole in cerca di relax, coppie che desiderano una notte in panorami mozzafiati ma attorniati dalla comodità di una casa, amanti della montagna e sognatori incalliti. La casetta per guardare le stelle non impone una fruizione canonica, ma consente alle persone che la frequentano di utilizzarla come più preferiscono, possono aprire il tetto e dormire sotto il cielo stellato, tenerlo chiuso e ricordarsi di quando da bambini si nascondevano per creare un rifugio perfetto: la capanna. Ma se le architetture impongono la loro presenza fisica sul territorio, lasciando i segni della mano del progettista e spesso anche le conseguenze sul suolo dei materiali utilizzati, in questo caso, l’architettura è un contenitore di storie e una volta terminata la stagione, senza troppa difficoltà la StarsBOX potrà essere smontata e riposta. Ciò che ne resterà sarà la collezione di storie di chi l’ha vissuta e abitata, seppur per una sola notte.
«In questi anni in cui si parla di sostenibilità ambientale» ci conferma Letizia Lavarino, referente stampa del progetto, «StarsBox nasce come architettura temporanea, che non si insinua in un territorio con arroganza: è leggera e facilmente spostabile».

Fotografia di Simone Mondino

Attraverso le parole dei progettisti di Officina82 possiamo comprendere meglio la genesi del progetto: «Il progetto StarsBOX nasce dalla volontà di reinterpretare in chiave contemporanea l’architettura “leggera” tradizionale, per sua natura effimera e inserita in punta di piedi nel paesaggio. L’obiettivo è stato quello di condensare in un unico progetto architettura, paesaggio e scenografia e già dai primi schizzi ci siamo resi conti della potenza evocativa di StarsBox: un oggetto plasmabile dall’utente, capace di dar vita a un’esperienza di utilizzo personalizzata e unica, mai uguale a se stessa grazie alla mutevolezza dell’ambiente naturale in cui può essere inserita. StarsBox è uno scrigno. Lo spazio fisico dove giocare coi sogni e abbandonarsi all’incanto».

StarsBox può essere la giusta soluzione per un’estate all’insegna della normalità. È molto probabile che questa stasi forzata imposta dalla diffusione del Corona virus ci offra una grande occasione per concentrarci su noi stessi e sulla bellezza dei panorami che ci circondano, per ripartire tutti insieme a osservale le stelle alla giusta distanza.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/06/starsbox-una-camera-cielo-aperto-per-osservare-stelle/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Un weekend in tenda trasparente per osservare le stelle

Sonia, del b&b La Casa dei Nonni, ci racconta com’è nata l’idea di invitare i suoi ospiti a trascorrere una o più notti in una tenda trasparente da cui si domina la vallata e si possono osservare le stelle, recuperando un’antica usanza oggi perduta e ritrovando la capacità di stupirsi di fronte all’immensità della Natura. Dall’inizio dei tempi l’uomo contempla le stelle. Si rivolge a loro per orientarsi, per prevedere il futuro, per studiare il presente o semplicemente per sognare. Prendendo le distanze dalla società della tecnologia e della superficialità, in cui tante attività improduttive – specialmente se richiedono tempo – si stanno perdendo, gli amici di Destinazione Umana e il b&b La Casa dei Nonni propongono un’esperienza particolare. Con Sonia, gestrice del b&b, abbiamo parlato del weekend in tenda trasparente, durante il quale si potrà fare la bellissima esperienza di dormire all’aperto e osservare le stelle.tenda-trasparente-1

Com’è nata l’idea della tenda trasparente?

Ascoltando il territorio circostante, la Natura. Il B&B La casa dei nonni è posto proprio a metà via, tra i monti e il mare. Abbiamo la fortuna di godere di un panorama che va dalla pianura, salendo sulle colline fino a tutta la catena dei Monti Sibillini, o anche detti Monti Azzurri. Al di sopra di tutto questo, di notte, si apre il sipario sul vasto cielo blu non inquinato dall’illuminazione cittadina. Quindi abbiamo pensato di fare un invito speciale agli ospiti, un invito a restare al buio e a dormirci dentro. Perché nel buio, quello vero, non si può “fare”, non ci si può “dare da fare”. Al limite si può pensare a quello che si è fatto, cercando di capirlo. E in questo ci aiuta il cielo, con le stelle, le costellazioni, i pianeti. Se spegniamo la luce, entriamo nel regno dei dubbi, delle incertezze, dei limiti… e delle storie che lo popolano, quelle della mitologia greca. Il nostro è un invito al buio. Un invito per pochi, perché non è una conferenza, ma un dialogo in cui le domande sono sempre più delle risposte, un dialogo intorno ad un telescopio. La tenda trasparente, sollevata da terra, ci ha aiutato a rendere ancora più magica l’esperienza. Quando io e Luigi ancora eravamo in dubbio sull’acquisto, una sera ne parlavamo seduti sull’altalena guardando il cielo e proprio lui ci ha dato la risposta: una magnifica stella cadente ha solcato con la sua lunga scia il cielo sopra di noi. Abbiamo detto subito “Sì, facciamolo!”. tenda-trasparente-3

Ci puoi raccontare com’è andato questo “esperimento” la prima volta che l’avete provato?

Una volta entrati ci siamo stupiti di come la visione cambi, la trasparenza della tenda permette di osservare davvero il cielo rimanendo comodamente sdraiati. Ci si sente al sicuro dentro la tenda, ma allo stesso tempo è come stare completamente all’aperto, senza nessuna barriera tra te e il cielo. La temperatura è ottimale e i suoni della natura circostante diventano la colonna sonora della notte… e quando a giugno arrivano le lucciole il quadro si completa. I primi ospiti ne sono rimasti meravigliati e da lì la tenda ha iniziato ad avere più nomi: la culla, l’astronave, un grande utero materno.

Come mai secondo te un’esperienza così naturale come dormire sotto le stelle oggi viene vista come qualcosa di eccezionale?

Nel corso del tempo, questo è il sesto anno, sono arrivati ospiti da ogni parte d’Italia, magari fanno 500 km per vivere questa esperienza e poi ripartire il giorno dopo. Penso che chi viene vuole fare e farsi un regalo speciale. Il cui valore sta tutto nel concedersi un momento per fermarsi, alzare la testa al cielo e seguire le emozioni e i pensieri che questo piccolo gesto produce dentro di sé. Questo perché non è così scontato avere la possibilità di vedere il cielo stellato, soprattutto per chi abita in grandi città. Intravedere una o due stelle tra la luce dei lampioni non è esattamente come sentire il cielo sopra di sé, con la sua enormità e profondità. C’è da perdersi a contare le stelle, ci si sente smarriti a volte, e allora forse si prova lo stesso impulso che hanno provato gli uomini che hanno cominciato a organizzare il cielo in costellazioni, i Sumeri, i Babilonesi e poi chiaramente i Greci. L’impulso di trovare un senso al caos, di rendere ciò in cui ci si potrebbe perdere e smarrire un punto certo di orientamento. Quale può essere l’effetto sui bambini, che nonostante passino la maggior parte del loro tempo in ambienti urbani e chiusi, sono ancora dotati della capacità di stupirsi?Quando gli ospiti ci chiedono cosa potrebbe servire noi rispondiamo che sono necessari soltanto 2 occhi curiosi e quelli dei bambini che vedono per la prima volta i crateri della Luna o Saturno con i suoi anelli sono eccezionali. Ma attenzione, guardare da vicino i pianeti fa restare a bocca aperta ad ogni età. Soprattutto vincono la paura del buio, restando affascinati da quello che gli altri sensi insegnano loro.tenda-trasparente-2

Quale sarà il programma del weekend?

L’esperienza si può fare tutti i giorni da Maggio a Settembre. Accogliamo la coppia o la famiglia a partire dalle prime ore del pomeriggio e diamo loro la possibilità di sistemarsi in una camera con il bagno, farsi un tè o una tisana usando la cucina sempre aperta e stare comodamente in giardino o in terrazza. Prima dell’arrivo forniamo degli itinerari così che possano gestire il loro tempo come meglio credono. L’appuntamento per l’inizio del “viaggio astronomico” è in giardino dopo cena, a partire dalle 21.30, viaggio in cui raccontiamo le storie del cielo, legate alle costellazioni che si intrecciano una con l’altra, e la visione dei pianeti tramite il telescopio. Alla fine gli ospiti saranno in grado, tramite dei punti di riferimento, di orientarsi nel cielo anche una volta tornati a casa. Dopo l’osservazione li accompagniamo alla tenda dove potranno trascorrere la notte. La mattina ad aspettarli troveranno un’abbondante e profumata colazione con dolci fatti in casa e una vasta scelta di prodotti che potranno consumare in tutta tranquillità servendosi da soli.

A chi consiglieresti di non perdersi assolutamente questa esperienza?

Non ci sono controindicazioni! In questi sei anni nessuno ci ha segnalato casi di allergie o intolleranze. Certo speriamo sempre che chi arrivi faccia tesoro della magia in cui si è immerso per poi andare avanti nella vita di tutti i giorni e speriamo che la nostra esperienza contribuisca ad accrescere quel bagaglio di bellissimi ricordi che ci si porta dentro. Quindi, come sui giochi in scatola, consigliato da 0 a 99 anni… e oltre!

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/05/weekend-tenda-trasparente-osservare-le-stelle/

– Luce + Stelle, ecco come è andata la due giorni torinese sull’inquinamento luminoso

La due giorni è iniziata giovedì 12 febbraio, presso l’Osservatorio Astrofisico di Torino con l’osservazione del cielo che sovrasta la metropoli piemontese, ed è proseguita venerdì 13 con un convegno a Palazzo Lascaris, dove si è parlato di ricerca astronomica, astroarcheologia, ottica, per poi concentrarsi sul problema dell’inquinamento luminoso381934

 

Il 2015 è stato proclamato dall’Assemblea Generale del Nazioni Unite come “Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce” e Enti di Ricerca come l’Istituto Italiano di Astrofisica, la Società Astronomica Italiana, l’Unione Internazionale Astronomica, Pro Natura e il Consiglio regionale del Piemonte si preparano affinché il2015 sia anche l’anno del buio. Non è una provocazione ma una necessità dettata dall’inquinamento luminoso.
La due giorni è iniziata, nella serata di giovedì 12 febbraio, presso l’Osservatorio Astrofisico di Torino con l’osservazione del cielo che sovrasta la metropoli piemontese, con una lezione dell’astronomo Walter Ferreri dal nome “costellazioni e mito”, dove all’interno del planetario INFINI.TO è stato mostrato lo spettacolo della volta celeste e le costellazioni che la compongono con i relativi miti e leggende ad esse associati. Uno spettacolo che ha lasciato il pubblico meravigliato, seguito dall’osservazione guidata dall’astronomo ricercatore Claudio Benna che ha mostrato, nella cupola Morais, il pianeta Giove con uno dei più potenti telescopi italiani, descrivendo i danni che l’inquinamento luminoso sta provocando alla ricerca e alla sopravvivenza stessa di strutture come l’Osservatorio di Pino Torinese, perché se non è possibile vedere le stelle è quasi impossibile fare ricerca e non resta che concentrarsi sulla didattica.
La presentazione del Progetto Meno Luce Più Stelle, è continuata venerdì 13 con un convegno presso l’Aula Consiliare di Palazzo Lascaris, dove esperti si sono susseguiti con relazioni sulla luce sotto differenti aspetti scientifici, dall’astroarcheologia di Guido Cossard, alla ricerca astonomica pura di Marco Delbò, passando per l’ottica di Luca Zangrilli e subito il problema dell’inquinamento luminoso è stato al centro del dibattito. La relazione di Pero Bianucci, scrittore e giornalista scientifico, che partendo dal dato oggettivo che la Via Lattea è scomparsa dalla nostra vista, affronta a tutto tondo il problema dell’inquinamento luminoso, spronando la classe politica a fare di più, a osare senza farsi condizionare dagli intrecci economici tra Comuni, municipalizzate, aziende produttrici di energia e contratti pluridecennali che penalizzano le scelte intelligenti e proiettate al futuro a discapito del mero denaro.
Quasi il 100% delle popolazioni dei paesi più sviluppati vive sotto cieli illuminati da luce sprecata, circa il 70% della popolazione italiana non ha mai visto la Via Lattea e molte delle stelle che hanno permesso, grazie al loro studio, enormi progressi scientifici all’umanità non sono più osservabili dalle nostre città e questa non è solo una perdita per la ricerca scientifica ma sopratutto una perdita per tutta la collettività. Infatti l’inquinamento luminoso incide sui comportamenti di molte specie animali, insetti e vegetali, i cui effetti a cascata si riflettono sulle attività umane e sull’economia in generale, senza dimenticare gli effetti sul ritmo circadiano dell’uomo, i cui disturbi comportano una serie di patologie che condizionano fortemente la vita dell’uomo. come la relazione Maria Luisa Rastello
Se osserviamo l’immagine notturna della nostra penisola da un satellite, possiamo rimanere meravigliati dalla bellezza dell’immagine ma subito risulta evidente quanto tutta quella luce che si riflette verso l’universo sia inutile. Ogni anno i Comuni italiani spendono 1,6 miliardi di euro in energia e manutenzione degli impianti e si stima che si potrebbe risparmiare il 35% solamente indirizzando la luce emessa nella direzione giusta. Se consideriamo che solo la Città di Torino con oltre 96mila punti luce di illuminazione pubblica, sopporta una spesa annua di circa 10 milioni di euro per la manutenzione e 14 milioni per consumo di elettricità è facile capire quanto si potrebbe risparmiare.
Durante il convegno si è anche discusso di quali possano essere le strategie da mettere in campo per ridurre o arginare il fenomeno dell’inquinamento luminoso. Oltre alla proposta di modifica dell’attuale Legge Regionale sull’inquinamento luminoso vigente in Piemonte, che è stata già presentata ed è in attesa di discussione, ma che a detta degli esperti non rispecchia la rivoluzione sperata, si è discusso delle potenzialità delle luci a LED. I vantaggi di una illuminazione a led, oltre a quello economico dovuto al risparmio nei consumi elettrici, sono da ricercare nella possibilità di direzionare il fascio luminoso emesso da queste lampadine, che permette di ridurre drasticamente la quantità di luce dispera nell’ambiente, e se a questa si aggiungono le possibilità che offre l’IOT, l’internet delle cose, i risparmi in termini di inquinamento luminoso possono essere notevoli, come ha mostrato la relazione di Gian Luca Matteucci della CSP – Innovazione nelle ICT. Ma la tecnologia LED, quella attuale, pone gli studiosi ad un bivio. Infatti i soldi risparmiati potrebbero trasformarsi in una illuminazione più aggressiva, in quanto le lampade a LED spostano lo spettro della luce emessa, quella che a noi appare bianca tendente all’azzurro, al limite degli ultravioletti con tutti i danni che provoca alla retina, specialmente in quella dei bambini.  Per dovere di cronaca l’obiettivo del convegno era quello di offrire un momento di riflessione tra gli specialisti, gli amministratori locali e la cittadinanza per far nascere in Piemonte il“Parco del cielo” cioè individuare e quindi proteggere dall’inquinamento luminoso alcune aree dove il cielo è abbastanza buio da permettere ricerche astronomiche e eventi dedicati all’osservazione e alla divulgazione con vantaggi all’economia e il turismo naturalistico. Inoltre per sensibilizzare il Consiglio Regionale del Piemonte su questa tematica, l’International Astronomical Union, e l’Istituto Nazionale di Astrofisica hanno intitolato una cometa, scoperta da Ferreri, col nome di Palazzoascaris consegnando l’attestato al Presidente del Consiglio Regionale Mauro Laus.. I lavori del convegno sono iniziati con l’intervento di Maria Paola Azzario Chiesa (Presidente del Centro UNESCO di Torino e della Federazione Nazionale dei Centri e Club UNESCO) che ha sottolineato l’impegno dell’UNESCO nell’anno della luce. Il periodo che stiamo attraversando è decisivo per la difesa del cielo notturno, almeno ciò che resta.
Il futuro è dei LED, diodi a emissione luminosa, che stanno rinnovando l’illuminazione domestica e quella pubblica con forti risparmi di energia e nelle spese di manutenzione. Oggi in Italia il consumo annuo per l’illuminazione pubblica è di 107 kW/h per abitante. Con il passaggio ai LED potrebbe ridursi di un terzo. il Comune di Torino ha deciso di sostituire tutte le vecchie lampade con luci a LED e intende proseguire su questa strada come ha confermato Tom Dealessandri, ex vicesindaco della Città e ora nel board di Iren.
Forse ha ragione Bianucci, l’euforia dell’apparente e immediato risparmio economico ha fatto sottovalutare gli alti rischi legati all’intenso uso delle nuove lampade.

Fonte: ecodallecitta.it

 

Il deserto di Sossuvlei e le notti stellate, due video dalla Namibia

È il secondo paese con la più bassa densità al mondo. Il giorno e la notte in uno dei luoghi più incontaminati del pianetaNamibie_Dunes_de_Sossusvlei_470436c7dd674d1b97de5745ec984b84

http://vimeo.com/36111389

Con una popolazione di appena 2,03 milioni di abitanti e un territorio di 825mila km², la Namibia è, dopo la Mongolia, la nazione sovrana con la minore densità di popolazione al mondo, appena 2,5 abitanti/km². Basti pensare che la capitale Windhoek è popolata da poco più di 300mila abitanti. In questo immenso Paese dell’Africa atlantica, la natura regna sovrana con la sua maestosa bellezza. Le attrazioni turistiche sono parecchie, dagli enormi parchi nazionali al deserto del Kalahari, ma una delle mete imperdibili per chi arriva in Namibia sono le dune di Sossusvlei che si articolano sinuose nel deserto del Namib. Sossusvlei o Sossus Vlei è un nome che si riferisce a una pozza d’acqua effimera , circondata da altissime dune che rappresenta la più celebre località del Namib-Naukluft National Park, la principale meta turistica della Namibia. Questo territorio particolarmente secco si riempie di acqua in occasione di piogge particolarmente intense. La vegetazione è fatta prevalentemente di cespugli, erba e qualche albero (come l’Acacia eiroloba).

 

http://vimeo.com/57130400

 

Nonostante il clima e la flora poco propizi, numerosi animali popolano questa regione: artropodi, rettili, mammiferi di piccola taglia, antilopi (orici e springbrok), struzzi e, in occasione delle alluvioni, altre specie di uccelli. Gli animali hanno imparato ad adattarsi a questo clima arido: ne è un esempio il coleottero delle nebbie (Onymacris unguicularis) che mantiene il corpo costantemente inclinato in avanti in modo che la condensa che si forma sull’addome gli scivoli alla bocca dissetandolo. Nei due video di Peter Schurte e Marsel Van Oosten, la magia del deserto viene descritta nelle sue due manifestazioni diurna e notturna. Uno spettacolo imperdibile per tutti gli amanti dei grandi spazi.

Fonte: Vimeo