Foodbusters: acchiappacibo in azione per salvare gli avanzi degli eventi

Recuperare il cibo avanzato degli eventi, in particolare dei matrimoni, per donarlo a chi ne ha bisogno. Un’idea semplice ma necessaria in un momento storico in cui regna il paradosso della povertà alimentare e dello spreco di cibo, che proprio in alcune occasioni raggiunge livelli elevatissimi. Ne abbiamo parlato con Diego Ciarloni, portavoce di Foodbusters, la prima associazione di recupero cibo delle Marche e tra le primissime in Italia. Immaginatevi la scena: il vostro giorno più bello, programmato nei minimi dettagli, finalmente la festa può iniziare. Tutto è perfetto proprio come ve lo eravate immaginato, la location, l’atmosfera, i fiori, la musica e i vostri invitati che condividono con voi questa gioia. Ovunque ci sono prelibatezze, il buffet degli antipasti, i vari angoli a tema, i dolci. La parola d’ordine è: abbondanza. A fine evento, quando avete salutato tutti e iniziate a pensare alla luna di miele nel lasciare il ristorante, vi rendete conto che di tutte quelle prelibatezze, molte sono ancora intatte nei vassoi e notate la grande quantità di cibo avanzato. Riflettete sul fatto che molto probabilmente tutto questo ben di Dio verrà buttato via. E poi vi viene un’idea: perché non donare tutto quello che è avanzato a chi ne ha bisogno?

Molte persone oggi sono in seria difficoltà economica, anche chi fino al giorno prima aveva una vita “normale” può ritrovarsi per una serie di eventi a non riuscire a mettere insieme tre pasti al giorno. Di contro le statistiche parlano chiaro: in Italia gli sprechi alimentari superano i 15 miliardi di euro all’anno. Un aiuto concreto si può dare. Nelle Marche c’è un gruppo di persone che hanno fondato la prima associazione Onlus di recupero del cibo, fra le primissime in Italia. Abbiamo incontrato il portavoce di Foodbusters, Diego Ciarloni, ed ecco cosa ci ha raccontato.

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Quando e come è nato il progetto?

Il progetto è nato nel 2016 da un gruppo di amici. Una sera mi sono trovato a parlare con una signora con gravi problemi di salute che si è ritrovata all’improvviso senza lavoro e in seria difficoltà. Mi ha raccontato che lei ed altre persone nella sua situazione hanno trovato un grande aiuto da un fruttivendolo e un macellaio della loro zona che a fine serata, dona loro quanto è avanzato. Mi è quindi venuta l’idea, pensando ai retroscena degli eventi, soprattutto i matrimoni, dove spesso avanza una grande quantità di cibo che quasi sempre viene buttata via. Ho sentito l’urgenza di fare qualcosa di concreto, sono tornato a casa e ne ho parlato con mia moglie e con una coppia di amici e così ci è venuta l’idea.

E poi?

E poi abbiamo dovuto pensare a come poterlo fare concretamente perché sappiamo bene che non basta prelevare il cibo avanzato ma bisogna fare in modo che arrivi a destinazione rispettando tutte le norme igienico sanitarie.

Come avviene il vostro lavoro?

Previo accordo con gli sposi o con gli organizzatori dell’evento, ci rechiamo personalmente a evento finito e ci occupiamo della raccolta del cibo cotto, prestando particolare attenzione alla suddivisione in base alle esigenze alimentari delle persone, per cui stiamo attenti a dividere le pietanze senza glutine o vegetariane. Utilizziamo guanti di protezione, contenitori di alluminio termici e antibatterici. Una volta terminata la raccolta, lo consegniamo personalmente alla mensa sociale più vicina.

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In base a quali criteri avviene la distribuzione?

Abbiamo mappato le mense sociali in modo da individuare la mensa più vicina alla location dell’evento garantendo così che il cibo arrivi il più velocemente possibile e inoltre, chiunque si trova in difficoltà, visitando il nostro sito può sapere dove si trovano le mense non trovandosi così nella situazione di dover chiedere.

In che modo chi organizza l’evento può aiutarvi?

Noi chiediamo un contributo di 1 euro a persona, parlando con gli sposi o gli organizzatori degli eventi, forniamo tutto il materiale informativo e diamo la possibilità di usare il nostro logo e i nostri riferimenti. Potranno così spiegare ai loro invitati, che ci stanno dando una mano concreta, che il loro giorno speciale lo sarà ancora di più perché avranno la possibilità di aiutare chi è meno fortunato.

In quali altri modi cercate di sensibilizzare le persone a questo argomento?

Andiamo agli eventi, alle fiere e soprattutto nelle scuole dove parliamo con i ragazzi. Li coinvolgo, lancio loro delle “sfide” e gli chiedo di partecipare attivamente allo spreco alimentare, l’ultima volta ho ricevuto una telefonata da una maestra che mi ha messo in viva voce i ragazzi che in coro mi hanno detto: “Sfida accettata”! Andiamo inoltre nelle università parlando con chi fa ricerca e proponendo loro di lavorare a progetti che affrontano questo problema reale.

Un evento particolare?

Una volta siamo andati ad un matrimonio, a fine evento e siamo entrati cercando di dare nell’occhio il meno possibile, non volevamo disturbare o creare imbarazzo. All’improvviso abbiamo sentito un applauso e al momento ho pensato che forse gli sposi stavano entrando in cucina per qualche ragione e l’applauso fosse per loro. Dopo qualche minuto ho capito che gli invitati stavano applaudendo noi, è stato bello, abbiamo sentito tutto il loro sostegno.

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Quali sono invece le difficoltà?

Purtroppo ne abbiamo trovate parecchie, altrimenti non si chiamerebbe “lotta allo spreco”. Abbiamo ricevuto molte porte in faccia, persone che non vedono quanto sia reale e grave questo problema e che riguarda tutti noi. Inoltre spesso le persone non comprendono come mai richiediamo un contributo. Ci tengo a precisare che di tutto quello che raccogliamo noi non tratteniamo assolutamente nulla. Chiunque può vedere che documentiamo online in tempo reale sia il ritiro che la consegna del materiale. Il contributo ci serve per poter affrontare i costi che dobbiamo sostenere per portare a termine ogni ritiro e consegna. Spesso non ci riusciamo e non è raro che ci rimettiamo del nostro, spesso abbiamo macinato chilometri in piena notte per recuperare cibo che altrimenti sarebbe finito in discarica. Ci crediamo, abbiamo un sogno e quindi andiamo avanti.

Quali sono i prossimi progetti?

Gli scenari in cui il cibo viene sprecato sono moltissimi, oltre agli eventi stiamo cercando di sensibilizzare i ristoranti, gli hotels e i supermercati. Vorremmo far capire loro che il valore aggiunto è enorme. Oltre a dare un contributo concreto donando il cibo avanzato a chi ne ha bisogno, renderanno i loro clienti consapevoli che la loro azienda è a favore della lotta allo spreco e inoltre, avranno un potenziale risparmio sui tributi comunali.

Ma si può fare ancora di più.

Cioè?
Pensa a come sarebbe se grazie a questo contributo che chiediamo ci fosse la possibilità di creare un nuovo lavoro magari proprio per chi è disoccupato: il “recuperatore”, una persona che recupera il cibo e lo consegna direttamente a casa delle persone anziane in difficoltà. Molte di loro hanno problemi seri e non hanno più la forza né di fare la spesa, né di cucinare. Così facendo il recuperatore consegna fino alla loro porta di casa del cibo pronto creando così un circolo virtuoso: il potenziale alimento-rifiuto mantiene le sue qualità intatte divenendo una risorsa che sfama e offre anche un’occasione di reintegro sociale creando valore etico.

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Cosa può fare il singolo?

Ognuno di noi può fare piccole azioni per evitare lo spreco. Piccoli gesti quotidiani che facciamo inconsapevolmente ma che possono fare una grande differenza. Un esempio? Al supermercato scegliete prodotti vicini alla scadenza, sarete così più attenti a consumarli per primi anziché lasciarli nel frigo fino alla scadenza e come spesso accade buttandoli via senza averli consumati. A una pizzata tra amici, anziché ordinare qualcosa mentre si aspetta, sforzatevi di aspettare che vi arrivi quello che avete ordinato e se proprio desiderate prendere qualcos’altro, fatelo dopo che avete terminato la prima portata. Spesso ho visto tornare indietro pizze quasi intere perché ci si era riempiti con i vari antipasti e stuzzichini durante l’attesa oppure, pratica che inizia per fortuna a prendere piede anche da noi, non abbiate timore di chiedere il doggy bag.

Avete un motto?

Certo: “Non salviamo il mondo ma insieme possiamo provarci”.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/01/foodbusters-acchiappacibo-azione-salvare-avanzi-eventi/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Osservatorio Waste Watcher 2018: “Ogni italiano spreca 36 kg di cibo l’anno”

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Solo il settore della distribuzione genera una produzione di spreco di 2,89 kg/anno pro capite, vale a dire 55,6 gr a settimana e 7,9 gr al giorno. Il 92% degli intervistati si sente in colpa per il cibo sprecato. Nei primi 20 anni di Last Minute Market, lo spin off dell’Università di Bologna diventato realtà di eccellenza europea nel recupero degli sprechi alimentari, arriva la nuova “fotografia” dello spreco alimentare in Italia. I dati reali, innanzitutto: sul piano della distribuzione lo spreco del cibo grava per 9,5 kg/anno ad ogni mq di superficie di vendita negli ipermercati e per ben 18,8 kg/anno ad ogni mq nei supermercati. Tradotto per ogni consumatore italiano significa una produzione di spreco di 2,89 kg/anno pro capite, vale a dire 55,6 gr a settimana e 7,9 gr al giorno solo sul piano distributivoIl 35% di questo spreco potrebbe essere recuperabile a scopo alimentazione umana.

Sono i dati del progetto Reduce promosso dal Distal (Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari) dell’Università di Bologna con l’Università della Tuscia e il Ministero dell’Ambiente, nell’ambito della campagna Spreco Zero di Last Minute Market. Il progetto Reduce attraverso i Diari di Famiglia ha esaminato anche i dati reali dello spreco domestico del cibo in Italia: la vera “voragine” degli sprechi perché nelle nostre case gettiamo ogni anno qualcosa come 36 kg annui di alimenti pro capite. Un danno economico secondo 9 italiani su 10 (93%), e di forte impatto diseducativo sui giovani (91%) alla luce dei dati del Rapporto 2018 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg, illustrato oggi a Bologna da Andrea Segrè, fondatore LMM e campagna Spreco Zero, Luca Falasconi, curatore del progetto 60 Sei ZERO Distal Università di Bologna – Min. Ambiente, Maurizio Pessato, presidente Swg e vice presidente Vicario Assirm (Associazione aziende di ricerche di mercato), Stefano Mazzetti presidente rete Sprecozero.net e Matteo Guidi AD Last Minute Market, che da varie stagioni sostiene i progetti di recupero attivi per iniziativa di Last Minute Market, consentendo di recuperare prodotti per un valore complessivo di circa 22 milioni di euro con il coinvolgimento, fra il 2007 e il 2016, di 132 Enti beneficiari diretti, 113 donatori, 52 Comuni. Per un recupero di 5.579.944,65 kg di alimenti, 314.041 pasti, 851.219,25 farmaci e 13.738 libri. Un bilancio lusinghiero che sigla i festeggiamenti per i vent’anni di LMM, con iniziative in programma dal novembre 2018 al 5 febbraio 2019, Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco alimentare. Sprecare, dunque, che tristezza! Lo dichiarano all’Osservatorio Waste Watcher ben 9 italiani su 10 si rammaricano (91%), che ammettono anche i loro sensi di colpa (92%) per il cibo gettato. 4 italiani su 5 giudicano un’assurdita’ irresponsabile buttare il cibo ancora ancora buono. E 4 su 10 dichiarano di aver ridotto gli sprechi nell’ultimo anno. Ma come hanno fatto? È un plebiscito: controllando cosa serve davvero prima di fare la spesa (96%) ma anche congelando il cibo cucinato in eccesso (92%). 

Nella pratica quotidiana il 63% degli intervistati dichiara di gettare il cibo una volta al mese (17%) o anche meno frequentemente (46%). Il 15% sostiene di gettare cibo una volta ogni due settimane, il 15% una volta a settimana e solo l’1% della popolazione ritiene di gettarlo quotidianamente o in misura di 4/5 volte a settimana. Le ragioni sono intuibili: il cibo è scaduto (44%) o ha fatto la muffa (41%), non ha un buon odore / sapore (39%) o era stato acquistato in quantità eccessiva (36%). Italiani e buone pratiche: ecco le contromisure antispreco: il 56% dei cittadini se ha cucinato troppo conserva il cibo che è avanzato, il 46% (1 cittadino su 2) appena un alimento è scaduto controlla che sia ancora buono prima di buttarlo, e nel caso lo utilizza, il 41% si assicura che il cibo a rischio di guastarsi venga mangiato prima, il 30% compila una lista della spesa per non comprare più del necessario. Cosa si getta, nelle case degli italiani? La verdura e frutta fresca guidano questa ‘hit’ infausta, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi. Tutti ‘confessano’ di aver buttato negli ultimi 7 giorni almeno un etto di pane e pasta, salse e sughi, frutta, yogurt, prodotti surgelati o per la colazione. Ma anche dolci, legumi, bevande alcoliche …

Come invertire la tendenza e far scattare un personale impegno sul fronte della prevenzione/riduzione degli sprechi alimentari? Secondo il 96% degli italiani urge un attento controllo su quanto serve prima di fare la spesaMa il 94% propone anche di congelare il cibo che non si riuscirebbe a mangiare a breve, di fare attenzione alle quantità di cibo che vengono cucinate e di verificare che i cibi siano realmente scaduti prima di buttarli. L’aspetto innovativo riguarda pero’ i provvedimenti che gli italiani auspicano da parte di della governance, per contrastare lo spreco alimentare: in pole position iniziative di sensibilizzazione, rivolte alle scuole per 9 italiani su 10 (90%), e agli stessi cittadini per evidenziare il danno economico legato allo spreco (88%) e il danno ambientale (88%).  E quali sono le tecnologie più corteggiate, per la prevenzione dello spreco? Al top i sistemi di pianificazione della spesa (85%), i packaging intelligenti che cambiano colore (84%) e i sistemi di controllo delle temperature del frigo (84%). Ai figli, invece, cosa si insegna? A non sprecare il cibo, chiaramente (86%) e a scegliere innanzitutto la qualità (86%), quindi la stagionalità del cibo (85%) e un po’ meno il rispasmio nell’acquisto (81%).  E come ha influito la sensibilizzazione di questi anni? Sostanzialmente senza differenze per il 57% degli intervistati, mentre per 4 italiani su 10 lo spreco è diminuito (39%). Significa che parecchio resta da fare perché comportamenti virtuosi scattino nei restanti 6 italiani che sono in larga misura consapevoli della questione, ma non hanno ancora adottato abitudini di prevenzione/riduzione dello spreco del cibo a casa loro.

Mangiare è un atto di giustizia e di civismo: verso noi stessi, verso gli altri, verso il mondo – spiega il fondatore Spreco Zero Andrea Segrè – I paradossi del cibo sono evidenti: 815 milioni di individui sulla terra soffrono la fame e 1 persona ogni 3 è malnutrita. Ma intanto una persona su 8 soffre di obesità. A breve prenderanno il via le iniziative della campagna Spreco Zero per i primi 20 anni di Last Minute Market, un progetto nato fra l’autunno 1998 e la primavera ’99 che vogliamo celebrare con molte iniziative fino al 5 febbraio 2019, 6^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco. Tutti possiamo dare il nostro contributo all’obiettivo #famezero #sprecozero acquistando solo ciò che serve realmente, compilando liste precise che non cadono nelle sirene del marketing, scegliendo alimenti locali e di stagione basati sulla Dieta Mediterranea, consultando etichette e scadenze, utilizzando al meglio frigo, freezer e dispensa per gli alimenti senza stiparli alla rinfusa”.

Arrivano intanto due importanti novità: la nuova edizione del  Premio Vivere a Spreco Zero, testimonial l’artista Giobbe Covatta: “un riconoscimento all’Italia sostenibile – spiega Luca Falasconi, curatore del progetto 60 Sei ZERO – che valorizza le buone pratiche e iniziative virtuose adottate sul territorio nazionale da soggetti pubblici e privati, premiando le esperienze più rilevanti e innovative in modo tale da favorirne la diffusione e la replica sul territorio. La sensibilizzazione sui temi dello spreco di cibo e dell’educazione alimentare passa anche e soprattutto attraverso gli esempi concreti di buone pratiche: conoscerli, valorizzarli e promuoverli è certamente un passo determinante verso la riduzione degli sprechi alimentari e una maggiore consapevolezza dei consumatori nell’approccio al cibo, dall’acquisto alla sua conservazione. Tutti potranno mandare le loro segnalazioni o autocandidarsi dal sito www.sprecozero.it entro domenica 11 novembre”.

Anche i cittadini potranno partecipare al contest fotografico con le loro buone pratiche antispreco, inviando l’immagine e un testo con hashtag #sprecozero su twitter e instagram. Le premiazioni sono previste il 28 novembre a Bologna, nell’ambito dell’edizione 2018 della Campagna “Spreco Zero” e all’interno del progetto 60 Sei ZERO sostenuto dal Ministero dell’Ambiente.  E ha preso il via su Caterpillar Radio2 Rai la campagna di educazione alimentare e prevenzione degli sprechi “Piatto pulito, buon appetite!”, nove mesi di collegamenti ogni martedì alle 19.20 su Radio2 Rai. Massimo Cirri e Laura Troja dagli studi di Caterpillar si collegheranno con I promotori della campagna per uno “storytelling” radiofonico settimanale sulle iniziative e novità legate a questi temi.

L’attenzione alla lotta a tutti gli sprechi è una priorità per la salvaguardia del nostro nostro pianeta – commenta Stefano Mazzettipresidente della rete di Comuni Sprecozero.net – Ritengo fondamentale il ruolo degli amministratori locali proprio in virtù della stretta relazione che hanno con i cittadini e con il mondo delle imprese. Ogni azione qualificata di approfondimento delle politiche antispreco, purché supportata da dati e informazioni scientifiche, è di estrema utilità affinchè le varie iniziative siano efficaci. Nel caso specifico dello spreco alimentare l’osservatorio Waste Watcher ci consente di misurare il fenomeno e di valutare l’impatto delle azioni di contrasto messe in campo a vari livelli dagli enti territoriali”. “Dopo 20 anni di progetti operativi sulla lotta allo spreco alimentare e non solo – osserva Matteo Guidi, AD Last Minute Market – dal 2010 Last Minute Market entra anche nelle case dei cittadini con la Campagna europea di sensibilizzazione “Spreco Zero”. Consapevoli che oltre il 50% dello spreco si origina tra le mura domestiche, abbiamo voluto coinvolgere i cittadini attraverso progetti di comunicazione e sensibilizzazione, e attraverso l’Osservatorio Waste Watcher ci proponiamo di indagare le dinamiche sociali, comportamentali e gli stili di vita che generano e determinano lo spreco delle famiglie, per agire in ottica di prevenzione generando conoscenza e cultura sulla riduzione dello spreco alimentare delle famiglie”.

Fonte: ecodallecitta.it

Prevenzione rifiuti e spreco di cibo: due bandi del Ministero dell’Ambiente

Stanziati oltre 1 milione di euro per contributi a progetti già avviati o finanziati dalla UE contro lo spreco alimentare e prevenzione rifiuti. Lotta allo spreco di cibo e riduzione dei rifiuti al centro dell’attenzione italiana e europea381635

Due bandi per due “cause madre”. Il Ministero dell’Ambiente ha stanziato oltre un milione di euro per due bandi (513.475, 22 euro ciascuno) per combattere lo spreco di cibo e mettere in atto azioni concrete per la prevenzione e riduzione dei rifiuti. Il bando pubblico Rifiuti seleziona “progetti di riduzione e prevenzione della produzione e nocività dei rifiuti” e si rivolge a soggetti pubblici e privati (senza scopo di lucro) per azioni aggiuntive e funzionali a progetti e programmi “già finanziati in quota parte dall’Unione Europea (…) con priorità alle azioni di innovazione e di informazione, sensibilizzazione e comunicazione”; i progetti che si collocheranno ai primi posti della graduatoria potranno ricevere contributi, per un importo massimo di 171.158 euro, fino all’esaurimento dei fondi stanziati.
Il bando pubblico Prevenzione e Spreco Alimentare – che prevede un solo vincitore- seleziona “progetti di riduzione e prevenzione della produzione dei rifiuti” e si rivolge, nello specifico, a Università Statali nazionali che hanno già avviato “progetti e programmi inerenti la prevenzione dello spreco alimentare, con priorità alle azioni di ricerca, innovazione, applicazione e di informazione, sensibilizzazione, educazione, formazione e comunicazione”. Si ha tempo fino al il 14 febbraio 2015 per inoltrare le domande al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Le graduatorie dei progetti ammessi saranno pubblicate sul sito del Ministero entro 45 giorni dalla scadenza del bando. Di spreco di cibo e riduzione dei rifiuti se ne parla, in Italia e a livello europeo, più spesso come temi strettamente correlati l’uno all’altro e non solo grazie al “megafono” Expo 2015. Lo spreco alimentare, infatti, così come aveva dichiarato il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti “ è una delle forme eticamente più odiose della produzione di rifiuti perché innesca un consumo di risorse inutile, dannoso e riprovevole a fronte della carenza di cibo di cui soffrono ampie aree del mondo” ed è al centro delle politiche europee con un programma a lungo termine al fine di istituire un’azione congiunta di tutti i paesi europei per raggiungere alcuni traguardi “possibili”: è del gennaio 2012 la Risoluzione approvata dal Parlamento europeo “Come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare” rimasta però a tutt’oggi ancora senza risposta e rilanciata, lo scorso aprile 2014, da un documento – a firma diPaolo De Castropresidente della Commissione Agricoltura e Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market e coordinatore del PINPAS, il Piano nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare di cui l’Italia si è recentemente dotata – per l’istituzione nel 2016 dell’Anno Europeo contro lo spreco alimentare (dando seguito agli input di Expo) con l’obiettivo di dimezzare lo spreco alimentare in Europa entro il 2025.  Anche la SERR, settimana europea per la riduzione dei rifiuti (di cui Eco dalle Città è promotrice insieme a Ministero dell’Ambiente, Federambiente, Provincia di Torino, Provincia di Roma, Legambiente, AICA, ANCI, E.R.I.C.A. Soc. Coop. ) ha scelto lo spreco alimentare come tema per l’ultima edizione di novembre 2014 . Attraverso il coinvolgimento delle Pubbliche Amministrazioni, Associazioni e Organizzazioni no profit, Scuole e Università, Imprese, Associazioni di categoria e Cittadini, vengono proposte azioni locali e nazionali per la riduzione dei rifiuti con lo scopo di sensibilizzare le Istituzioni e i consumatori circa le strategie e le politiche di prevenzione dei rifiuti messe in atto dall’Unione Europea che gli Stati membri devono perseguire. Sul tema spreco di cibo e infanziaEco dalle Città ha recentemente avviato il concorso “Formichine salvacibo” rivolto alle scuole primarie di Milano coinvolte in una gara a premio per la migliore scuola che si distinguerà per azioni pratiche e riflessioni sul tema dello spreco alimentare in generale e soprattutto nelle mense scolastiche.

Fonte: ecodallecitta.it

MyFoody, la start up che coinvolge grossisti e ristoranti per contrastare lo spreco di cibo

MyFoody è una start up italiana ideata nel novembre 2012 che ha l’obiettivo di coinvolgere grossisti, imprese di ristorazione e piccole e grandi distribuzioni per far sì che il cibo “a richio”, (quello che non verrebbe immesso sul mercato o in eccedenza perché prossimo alla scadenza), venga venduto ad un prezzo più basso e accessibile a tutti381217

Contro lo spreco di cibo l’Italia continua ad essere un territorio ricco di idee innovative. Sorti negli ultimi anni, sono ormai numerosi i progetti che ambiscono a trovare soluzioni ad uno dei problemi più evidenti della società del consumismo: lo spreco, quello di cibo in particolare. Con lo scopo di contrastare il fenomeno è sorta poco meno di un anno fa una start up con base a Milano, dopo un periodo di incubazione a Firenze, dal nome MyFoody. Si tratta di una piattaforma e-commerce che dà la possibilità di comprare prodotti alimentari che altrimenti sarebbero sprecati ad un prezzo scontato. Il progetto è molto semplice e, a “popolare” concretamente la piattaforma, ci sono i prodotti in eccedenza, in scadenza o con difetti estetici di confezionamento che, come ormai è noto, sono una discriminante fondamentale per la vendita. Tutti questi prodotti alimentari, proprio grazie alla piattaforma, vengono “salvati” evitando che diventino rifiuto.

“MyFoody è un progetto che rientra nella Blue Economy o Economia Circolare – si legge sul sito www.myfoody.it-. Il principio fondamentale è quello secondo cui gli sprechi di un’attività diventano risorse di un’altra attività. Con MyFoody, infatti, gli attuali sprechi alimentari diventano risorse per l’intera comunità”. Già, perché grossisti, imprese di ristorazione o grande e piccola distribuzione, veri protagonisti del sistema, hanno la possibilità di cedere, grazie alla piattaforma, il cibo in eccedenza, dando la possibilità ad altri, privati ma anche organizzazioni non profit, di acquistare il cibo ad un prezzo scontato. “Perché pagare il prezzo pieno per un prodotto in scadenza? Perché buttare prodotti perfettamente commestibili ma vicini alla scadenza? E i prodotti con difetti di packaging, perché sprecarli?” Sono queste le domande che hanno ispirato nel novembre 2012 l’ideazione di questo progetto contro lo spreco alimentare.
Nel concreto la piattaforma funziona mediante un servizio di geolocalizzazione: gli utenti, in base al luogo in cui vogliono ricevere la spesa, vengono geolocalizzati e possono acquistare i prodotti della propria zona di riferimento.
La geolocalizzazione è un elemento fondamentale del progetto, perché l’obiettivo degli ideatori è quello di offrire un servizio di consegna a domicilio che sia anche ad impatto zero, usando per il trasporto, dunque, mezzi non inquinanti.
Il progetto, che vanta di essere stato selezionato tra le migliori star up europee vincitrice del Chest Project, ha ricevuto anche il patrocinio di Expo2015 e vinto il concorso per idee di impresa Alimenta2talent, che premia le migliori idee per innovare il modo di fare agricoltura riducendo gli sprechi.

Fonte: ecodallecitta.it

Il supermercato del popolo a Londra gestito dai soci-clienti e senza spreco di cibo

A Londra nei pressi del British Museum è attivo The People’s Supermarket, un supermercato gestito da soci-clienti che cucinano anche il cibo in scadenza per non sprecarlo

L’idea geniale del The Peoples’s Supermarket a Londra, a due passi dal British Museum consiste non solo nell’avere una gestione diretta ossia i clienti non solo sono soci ma anche commessi a fronte di 25 sterline di iscrizione, ma di non sprecare cibo poiché questo viene preparato nella cucina comune. Grazie a questo tipo di gestione i prezzi risultano particolarmente convenienti e ciò conferma il claim del supermercato:

Un supermarket gestito dal popolo per il popolo, che vende il cibo migliore ai prezzi più bassi.

Il rispetto per l’ambiente dunque si traduce in zero spreco di cibo grazie alla The Peoples’ Kitchen, la cucina che usa i prodotti interni del supermercato per confezionare nutrienti piatti pronti da acquistare. Dicevamo che tutti gli ingredienti provengono dal negozio e se possibile, da alimenti prossimi alla loro data di scadenza. Dal primo giorno, la cucina è stato un enorme successo e ciò ha consentito di risparmiare almeno 100 Kg di rifiuti al giorno.kitchen

Ma il colpo di genio è rappresentato dalle piante coltivate all’interno del supermercato: possono poi essere usate in cucina o messe in vendita.il-supermercato-del-popolo-2

Infine, il vantaggio per i clienti-commessi è rappresentato dallo sconto sui prodotti: in cambio di 4 ore li lavoro a settimana possono risparmiare il 20 per cento sui prodotti venduti nel supermercato. Chissà se in Italia ne apriranno mai uno simile.

Fonte:  ConsoGlobeTipimetropolitani
Foto | The People’s Supermarket @ Facebook

Ratatouille l’app per non sprecare cibo

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Abbiamo più volte parlato di come lo spreco di cibo sia una piaga, per la società e per l’ambiente. Abbiamo visto come, ad esempio, l’Ue abbia pensato di combattere questo spreco, modificando la normativa comunitaria sull’etichettatura degli alimenti, togliendo la data di scadenza da pasta e riso, cibi che, in effetti, non scadono. Oggi vediamo invece un’altra soluzione, molto più semplice, che può aiutarci a evitare di sprecare e buttare il cibo. Si tratta di un’app, dal nome Ratatouille, inventata da quattro amici veneti. Questi ragazzi, giovanissimi (l’età media è di 26 anni) hanno vinto alla fine di marzo 2013 il premio HACKathon101, organizzato da Confartigianato Vicenza all’interno della Settimana dell’Artigianato. Ratatouille funziona come una sorta di frigorifero virtuale, riempito dei prodotti in eccesso presenti nel nostro frigorifero reale di casa. Attraverso un sistema di geolocalizzazione, l’app consente di visualizzare una mappatura di tutti gli utenti presenti in zona e degli alimenti che sono disposti a donare o a scambiare. Per ogni alimento, è possibile inserire la data di scadenza, gli orari e i giorni durante i quali gli utenti possono passare a ritirarlo. Un percorso di condivisione basato anche su un sistema di messaggistica immediato. L’app è stata lanciata il 6 maggio scorso. Per adesso è disponibile solo per iPhone, ma presto lo sarà anche per i dispositivi android. Ratatouille è un’applicazione che si rivolge non solo ai soggetti privati attenti all’ambiente e pronti a ridurre lo spreco alimentare, ma anche a strutture come ostelli della gioventù, case degli studenti, dove è più semplice che il cibo rimanga e rischi di andare buttato. A chi gli chiede come mai abbiano pensato un’app del genere, uno dei ragazzi risponde: “Ho pensato a una necessità reale, che si presenterà quando andrò via di casa. Vedo tanti miei amici che vivono da soli buttare via un sacco di cibo. È un problema diffuso tra i giovani, che spesso non sono in grado di stimare quanto effettivamente consumeranno durante l’arco della settimana”.

Non solo, l’app è anche un buon modo per intensificare i rapporti di buon vicinato, recuperando un processo di socializzazione ormai caduto in disuso.

(Foto: iTunes)

Fonte: ambientebio.it

TU QUANTO CIBO SPRECHI? LA GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE

LA BATTAGLIA DELL’ONU CONTRO GLI ALIMENTI BUTTATI VIA

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Si è celebrata in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’ambiente, dedicata agli sprechi di cibo. La Fao stima che ogni anno nel mondo vengano buttate via 1,3 miliardi di tonnellate di avanzi, cioè un terzo di tutto il cibo prodotto. E’ il quadruplo di quanto servirebbe a nutrire gli 868 milioni di persone che nel mondo soffrono la fame. Quanto spreca ciascuno di noi? Secondo un istituto di ricerca della Barlla, rivela Panorama, sotto accusa Nord America ed Europa. L’americano medio butta nel cestino ogni giorno una quantità di cibo pari a 1.334 chilocalorie, mentre un europeo ne spreca 720. Quindi due cittadini occidentali sprecano in un giorno 2054 chilocalorie: l’intero fabbisogno calorico medio di una persona. E non finisce qui. Stando alle stime di Last Minute Market, per produrre il cibo che poi nei Paesi ricchi ciascuno di noi butta nella spazzatura sono stati impiegati 60 metri cubi d’acqua (pari a 40.000 bottiglie da litro e mezzo) e 832 metri quadri di terra arabile, che corrispondono a due campi da basket.  Allarmanti, poi, i dati sugli sprechi alimentari italiani. Perché sono responsabili di 4 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, circa un quarto dei tagli richiesti dal Protocollo di Kyoto. Le risorse che vanno sprecate nell’industria alimentare equivalgono ad un totale di 186 mila tonnellate equivalenti di petrolio, abbastanza per riscaldare 122 mila appartamenti da 100 metri quadri per un anno. Per il Programma ambientale dell’Onu (Unep), ancora, la produzione alimentare globale è responsabile del 70% del consumo di acqua dolce e dell’80% della deforestazione, oltre a creare almeno il 30% delle emissioni globali di gas a effetto serra. Ecco allora che Think.Eat.Save , la campagna contro gli sprechi alimentari promossa dall’Unep e dalla Fao, ha stilato un decalogo. 

1) Fare la spesa attenendosi alla lista di ciò che serve senza farsi tentare da acquisti compulsivi.

2) Comprare la frutta anche con qualche difetto.

3) Fare attenzione alle date di scadenza e ricordarsi che “da consumarsi preferibilmente entro” non indica una data oltre la quale il cibo diventa tossico. 

4) Finire di consumare quello che c’è in frigo prima di comprare altro cibo.

5) Avanzi e cibo vicini alla scadenza possono essere surgelati se non si riescono a consumarli subito.

6) Comprare le quantità giuste, anche al ristorante.

7) Utilizzare gli avanzi per il compostaggio. 

8) Applicare la regola del “first in first out”: consumare per primi gli alimenti acquistati per primi per evitare che vadano a male.
9) Trovare modi creativi di riciclare gli avanzi: si risparmia e si evitano gli sprechi.

10) Informarsi sulle associazioni che raccolgono alimenti non deperibili, oppure deperibili ma in buono stato allo scopo di ridistribuirli a chi ne ha bisogno.

Fonte:animale e ambiente nel cuore