In Uk investono 214 mln di sterline in piste ciclabili per risparmiare 100 mln di sterline in spese sanitarie

E’ una domanda da 100 milioni di sterline: come risparmiare sulle spese sanitarie? Nel Regno Unito hanno trovato la risposta: tenendo in buona salute i cittadini grazie all’uso della bicicletta

Più di 200 milioni di sterline saranno spese per promuovere il ciclismo nel tentativo di rendere la Gran Bretagna una nazione che ama le biciclette come la Danimarca e Paesi Bassi. E’ questo il progetto del vice primo ministro Nick Clegg che annuncerà giovedì prossimo i dettagli durante un meeting a Bristol. Il leader dei liberali democratici spera nell’appoggio del suo partito e spiega che vorrebbe provare a far raddoppiare i viaggi in bicicletta entro nel 2020. Per far ciò punta a un investimento da 114 milioni di sterline per sviluppare una rete di piste ciclabili a Bristol, Birmingham, Cambridge, Leeds, Manchester, Newcastle, Norwich e Oxford. Altri 100 milioni di sterline saranno spese per migliorare le condizioni per ciclisti e pedoni.

Spiega Clegg:

I vantaggi potrebbero essere enormi. Miliardi di sterline risparmiati per il servizio sanitario nazionale, meno inquinamento e traffico e una popolazione più felice e più sicura. Il governo, ci mette i soldi e ora abbiamo bisogno di autorità pubbliche e locali che inforchino con noi una bicicletta e arrivino al traguardo.

Riusciranno nel Regno Unito a compiere l’ambita rivoluzione?The Liberal Democrats Hold Their Annual Party Conference At SECC Glasgow

Fonte:  The Guardian

© Foto Getty Images

Smog: 43 miliardi di euro l’anno imputabili all’inquinamento da mezzi pesanti

Lo smog presenta il conto: l’inquinamento prodotto da camion, furgoni, tir, autocarri ci costa tra i 43 e i 46 miliardi di euro l’anno in giorni di lavoro persi e spese sanitarie. Per l’Agenzia Europea per l’Ambiente l’unica via far pagare è i costi esterni dell’inquinamento atmosferico alle compagnie di trasporto, incentivandole a rinnovare il parco mezzi376034

Cento miliardi di euro l’anno, fra giorni di lavoro persi e assistenza sanitaria: è il conto presentato ogni anno dallo smog, secondo le stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. Di questi cento, almeno 43 miliardi di euro vanno imputati all’inquinamento causato dai mezzi pesanti, che viaggiano su strada. Camion, furgoni, tir, autocarri, sono responsabili del 40-50% dell’inquinamento da ossido di azoto (NOx) proveniente dal trasporto stradale. E poco importa che il passaggio sia al di fuori dei confini urbani: l’inquinamento non conosce frontiere, figuriamoci la classificazione stradale. Ne avevamo parlato, un anno fa, con il Direttore del Settore Ambiente di Amat, Bruno Villavecchia, in un’intervista ancora attuale, di cui vi riproponiamo un passaggio: “La principale fonte di inquinamento atmosferico sono i trasporti, e pur costituendo una parte ridotta del parco veicolare, il trasporto merci, che funziona prevalentemente su gomma, fa la parte del leone. Ci vogliono azioni politiche mirate, giocate su larga scala, e l’adozione di quelle misure strutturali che lo stesso Ministro dell’Ambiente ha richiamato quest’estate, alla presentazione del Decreto sviluppo. La Francia, a due passi da noi guarda da lontano il calvario dello smog che affligge Nord Italia, eppure loro stanno implementando un sistema di regolamentazione del trasporto delle merci su scala nazionale. Si farà uso della tecnologia Rfid e GPS per il tracciamento dei veicoli sopra le 3,5 ton, e ci sarà un sistema di tariffazione che interesserà tutta la rete stradale francese, in base alle percorrenza e anche alle emissioni. Tutto questo facendo uso di tecnologia italiana… Questa regola varrà anche per il traffico transfrontaliero, quindi anche per i mezzi italiani che fanno consegne in Francia. E che dire della Direttiva europea conosciuta come “Eurovignette”? Viene adottata in mezza Europa, e sancisce il principio del “chi inquina paga” imponendo una tassa ai veicoli inquinanti, che si applica al pedaggio autostradale. E noi, che siamo il malato più grave d’Europa, ci permettiamo di avere ancora circa il 32% dei mezzi pesanti in categoria Euro 0?”. Il gasolio, utilizzato dalla maggior parte degli automezzi pesanti, provoca più inquinamento atmosferico per chilometro rispetto ad altri combustibili come la benzina. Non a caso, le emissioni di scarico provenienti dai motori a gasolio sono state recentemente etichettate come cancerogene dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. E, come sempre accade quando parliamo di inquinanti atmosferici, bisogna tener conto del fatto che le conseguenze variano da un ambiente all’altro. Così come per l’Ilva si disse che se lo stabilimento fosse stato costruito nella pianura padana invece che a Taranto avremmo avuto una catastrofe senza precedenti, anche gli scarichi dei mezzi pesanti provocano più danni dove vi è una densità di popolazione maggiore o in regioni senza sbocchi sul mare e aree montuose in cui l’inquinamento non può essere disperso così facilmente. Ed ecco perché, avverte l’EEA, il costo dell’inquinamento atmosferico dovuto ad automezzi pesanti è fino a 16 volte maggiore in alcuni paesi europei rispetto ad altri. “Il costo medio dell’inquinamento proveniente da un autocarro Euro3 da 12-14 tonnellate è più alto in Svizzera e ammonta a quasi € 0,12 per chilometro. I costi sono elevati anche in Lussemburgo, in Germania, in Romania, in Italia e in Austria e ammontano a circa € 0,08/km. All’estremo opposto, lo stesso autocarro che viaggia a Cipro, Malta e in Finlandia provoca un danno di circa mezzo centesimo di euro per chilometro”.
Pedaggi mirati
Per questa ragione, la relazione dell’EEA lancia una proposta: far pagare pedaggi che tengano conto delle effettive conseguenze sulla salute dovute al traffico nei diversi paesi europei. in altre parole, i pedaggi dovrebbero essere più cari in alcuni paesi rispetto ad altri.
Il rinnovamento del parco mezzi conta
In ogni caso, finché il trasporto merci su gomma continuerà a giocare un ruolo così importante nel commercio internazionale, per l’Agenzia europea, l’unica via percorribile per limitare i danni è rinnovare il parco mezzi. “Gli autocarri più nuovi avrebbero un impatto minore e pertanto un costo inferiore. Gli autocarri Euro4, che sono vecchi fino a sei anni, o Euro5, vecchi fino a tre anni, provocherebbero il 40-60% di costi esterni in meno sugli stessi corridoi di trasporto. Far pagare alle compagnie di trasporto i costi esterni dell’inquinamento atmosferico incentiverebbe tecnologie più nuove e più pulite”. Nulla di nuovo dunque. Ora però, bisogna metterlo in atto.
Fonte: eco dalle città