Una comunità nella Natura che ha preso vita durante la pandemia

Daniela e la sua famiglia sono in viaggio da tempo per sperimentare nuovi stili di vita, liberi e nomadi; poi è scoppiata la pandemia. Come a volte accade, la crisi è diventata un’opportunità e il piccolo gruppo ha scoperto un villaggio in mezzo alla Natura dove trascorrere la quarantena e praticare la vita comunitaria.

 “Insieme di persone unite tra loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni: comunità nazionale, cittadina; agire nell’interesse della comunità; comunità umana, la società degli uomini, il consorzio umano; comunità di affetti, la famiglia”.

Questo è il significato generale che troviamo sul dizionario della lingua italiana alla voce Comunità. L’immaginario che si crea intorno a questo termine, oggi più che mai, rimanda la maggior parte delle persone a un bisogno insoddisfatto di condivisione e calore, a contesti lontani e non quotidiani, resi ancora più distanti dalla spaccatura sociale causata dall’isolamento forzato dopo gli ultimi accadimenti mondiali.

Dalla cima di una collina, ecco la terra che ci ha ospitato durante la quarantena, vicino a Odemira, Portogallo.

Se ritorniamo al significato proprio del termine, comunità è un concetto molto ampio e può riguardare ogni gruppo di persone che sceglie consapevolmente di dichiarare come comuni dei valori e delle pratiche di vita, e lavorare insieme per portarle avanti e rispettarle. Un condominio ospita potenzialmente una comunità; un quartiere, una squadra di lavoro, una scuola, un gruppo sportivo, un insieme di persone che condividono un progetto o una passione, sono terreni fertili per coltivare il senso di comunità. Ma da dove si comincia a costruire un progetto comune, soprattutto quando si parla di comunità di vita quotidiana? Identificare il progetto e i valori sui quali fondarlo è sicuramente il miglior punto di partenza. In questo primo passo è insita la necessità individuale e familiare di avere ben chiaro quale sia il proprio progetto di vita e su quali valori vuole essere fondato, step fondamentale per poi confrontarsi con gli altri, accettarne le differenze e trovare compromessi e soluzioni, dove possibili. Questo primo gradino, che sembrerebbe il più semplice, è tuttavia molto delicato: conoscere se stessi, i propri bisogni, lavorare per portare alla luce la propria visione di vita richiedono un lavoro di introspezione profonda. Io e la mia famiglia, per scoprire noi stessi, siamo andati alla ricerca della nostra visione con un camper, in giro per il mondo.

Le intense esperienze condivise insieme hanno unito grandi e piccoli, creando un clima di genitorialità condivisa.

Sembra paradossale pensare di fare il primo passo verso la costruzione di una comunità abbandonando il tessuto sociale nel quale si vive e girare il mondo, liberi da qualsiasi vincolo con altre persone. Invece questa scelta ci ha permesso di scoprire cosa davvero ci fa battere il cuore, cosa ci fa vivere sereni, cosa per noi è superfluo, cosa è fondamentale. Ed è successo che, più ci sentivamo a nostro agio nella vita on the road, più i nostri incontri con altre famiglie si facevano frequenti, e più eravamo attirati da persone che avevano scelto una vita simile alla nostra. Scegliere è la strada per trovare il proprio cammino. Lo scorso autunno, scegliendo di lasciare definitivamente le quattro mura che ci legavano al territorio lombardo, abbiamo deciso di dare spazio alla vita che sentivamo corrispondesse ai nostri valori e l’abbiamo seguita. E più le davamo spazio, più la nostra visione si palesava ai nostri occhi e nelle nostre vite.

Il nostro cammino, che ci ha condotto in Portogallo passando per Francia, Spagna e Marocco, si è incrociato nuovamente con quello delle famiglie con cui sentivamo di avere un legame profondo e, spontaneamente e senza forzature, gli avvenimenti vissuti insieme ci hanno condotto su un sentiero comune.

Appena sapute le restrizioni portoghesi per arginare l’epidemia covid, cerchiamo di trovare soluzioni per poter stare insieme, in luoghi isolati dell’Algarve e vicino all’oceano, che purtroppo si sono dimostrate non conformi alle leggi decise dalle istituzioni statali. Mentre eravamo in riva al mare, con amici vecchi e nuovi, su una bellissima spiaggia dell’Algarve, siamo stati travolti dallo tsunami della pandemia mondiale, che ci spingeva ad allontanarci uno dall’altro e a trovare ognuno una casa in affitto o a tornare ai nostri paesi di origine, per rispettare le normative sulla quarantena. In un momento in cui le istituzioni mondiali chiamavano all’isolamento, noi abbiamo deciso di stare uniti, di cercare un luogo adatto per poter passare la quarantena tutti insieme, trovando rifugio in un grande terreno di un amica tedesca. Proprio lì, in una stupenda radura tra i boschi del distretto di Odemira, abbiamo cominciato a sperimentare cosa volesse dire vivere come una comunità, come un piccolo villaggio, condividere spazi, tempi e progetti. Le assemblee in cerchio sono state un altro passo fondamentale per confrontarci ed esprimere visioni generali su ciò che desideravamo, e a prendere decisioni riguardanti la vita quotidiana, come l’orto comune e lo spazio per i bambini. Ma ancora più importante è stato, giorno dopo giorno, ascoltare noi stessi e gli altri, chiedendoci se ciò che stavamo vivendo corrispondeva a ciò che volevamo per noi e la nostra famiglia; le risposte sincere che ci siamo dati hanno portato a separare la nostra strada da una famiglia con cui non condividevamo lo stesso progetto di vita e, al contempo, hanno rafforzato la coesione con quelle a noi affini. Il passo successivo dopo la quarantena è stato affittare un terreno insieme, dove proseguire il cammino verso il nostro progetto di comunità: un gruppo spontaneo di persone libere, amiche, che non ha doveri o progetti comuni obbligatori, ma condivide il calore dello stare uniti.

Donne, mamme, compagne, amiche, sostenitrici della comunità, camminano insieme sulle radure nel distretto di Odemira, Portogallo. Crescere insieme e imparare quotidianamente uno dall’altro, aiutarsi a vicenda, sorreggersi, costruire un piccolo villaggio in mezzo alla natura, che le sia rispettoso, una cucina comune e uno spazio di apprendimento per i bambini e le bambine, sono le basi su cui abbiamo deciso di lavorare insieme; il resto sarà un fluire di energie, volontà e sincronicità, in cui tutto è possibile e niente è forzato. Chi fosse interessato a seguire il nostro viaggio di vita può trovare informazioni e contatti sul sito www.sentierinontracciati.com oppure su facebook sulle pagine Il mandala acchiappasogni e sul profilo personale Daniela De angelis. Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/07/comunita-natura-durante-pandemia/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Spagna, si lavora alla prima miniera europea di terre rare

L’estrazione dovrebbe avvenire a Torre de Juan Abad, nella Castilla-La Mancha.

Immagine-2

Scambiare l’occupazione con la salute, svendere il territorio per creare lavoro. Sta per succedere in Castilla-La Mancha, in una delle aree con la maggiore disoccupazione d’Europa, più precisamente nei pressi di Ciudad Real, dove la Quantum Minería vuole estrarre le terre rare, in particolar modo scandioittrio e i lantanoidi necessari per la creazione degli iPhone e degli schermi tv curvi di ultima generazione. Le terre rare – scoperte nel 1787 da Carl Axel Arrhenius in una cava di Ytterby – sono state utilizzate fino alla Seconda Guerra Mondiale per magneti e superconduttori, diventando successivamente fondamentali nelle moderne tecnologie. Negli anni Sessanta Brasile e India avevano il monopolio dell’estrazione di terre rare, poi, a partire dal 1985, la Cina ha intuito che sarebbero diventate il business del futuro con l’esplosione dell’informatica per tutti. Oggi il 95% della produzione mondiale di questi materiali arriva dalla Cina che con questa potente arma commerciale dialoga in posizione di forza con i Paesi occidentali, con l’India e con il Giappone. Ora, però, Quantum Minería punta a divenire la prima miniera di terre rare in Europa. Si tratta di un esperimento modesto per dimensioni – “appena” 20mila tonnellate all’anno – ma con il supporto economico della Commissione europea. Nei sondaggi effettuati dai geologi si è scoperto che il sottosuolo del piccolo paesino di Torre de Juan Abad è ricchissimo di neodimio, praseodimio ed europio. In questa regione economicamente depressa l’industria mineraria potrebbe soppiantare i raccolti del frumento e degli ulivi secolari. Il sindaco socialista del paesino José Luis Rivas sostiene l’idea della Quantum convinto di poter arrestare con i nuovi posti di lavoro la fuga dei giovani verso le grandi città di Spagna. Agricoltura per industria, salute per lavoro, è uno scambio in perdita, ma qualcuno continua ad accettarlo perché le Paesi e comunità continuano a essere governati da partiti politici che affondano le proprie radici nell’Ottocento, quindi in logiche sviluppiste. Ma il gioco vale veramente la candela? L’estrazione di terre rare ha costi elevati e bassi margini di guadagno. Solamente chi ha risorse enormi – come la Cina – può restare a galla. Non sarebbe meglio lasciare fonti di guadagno “rinnovabili” come gli ulivi secolari?

Fonte:  El Pais

Foto | Google Maps

Borse di studio in lingua spagnola con tema ambiente e sostenibilità in Granada

La Scuola Delengua bandisce questa borsa di studio per tutti coloro che sono sensibili al tema dell’ ambiente e della sostenibilità e che desiderano migliorare la loro conoscenza della lingua spagnola. La borsa di studio, che avrà luogo a Granada, in Andalusia, nel Sud della Spagna, permetterá a coloro che ne usufruiranno di conoscere la realtà dell’ ambiente e i progressi che stiamo perseguendo in materia di sostenibilità. Riceveranno inoltre un pacchetto di lezioni individuali di spagnolo. Analizzeremo e miglioreremo la sostenibilità della Scuola e la sua impronta del carbonio. Per candidarsi alla borsa di studio vengono richieste una certa padronanza in materia di ambiente, ma soprattutto un grande interesse per tale tema e il desiderio di praticare e migliorare la propria conoscenza dello spagnolo. Granada, l’ Alhambra, il quasrtiere storico di Albayzín o la Sierra Nevada offrono una cornice incomparabile per lo studio dell’ ambiente e della sostenibilità.

Características de la beca:

Durata 8 settimane
Numero di borse di studio 2
Date A discrezione del borsista tra il 13.04.2015 e il 27.11.2015 (eccetto agosto).
Rivolta a Studenti maggiorenni di madrelingua non spagnola.
Livello mínimo di spagnolo Intermedio (B1)
Missione Migliorare l’ambiente e la sostenibilità della Scuola Delengua e di Granada
Orario 4 ore al giorno dal lunedì al venerdì. Orario flessible.
Alloggio Stanza individuale in appartamento condiviso nel centro di Granada.
Corso di Spagnolo Corso individuale di 8 settimane. 2 lezioni al giorno dal lunedì al venerdì

Specifiche della borsa di studio.

Durante il periodo della borsa di studio, il borsista riceverà delle lezioni individuali di spagnolo e dedicherá un mínimo di quattro ore al giorno al progetto relativo all’ambiente. Il lavoro consisterà nell’ analizzare la sostenibilità della Scuola per poi presentare delle idee e un protocollo che possano migliorarla, e infine metterle in pratica. Dette idee e protocollo possono riferirsi al riciclaggio, al consumo di energía elettrica, al costo dell’ acqua o a qualsiasi altra indicazione che ci permetta di diminuire il nostro impatto ambientale. La seconda parte del lavoro del borsista consisterá in un compito identico ma applicato a un ambito più grande: ossia all’ analisi della sostenibilità della città di Granada. In questo modo, il borsista avrá la possibilità di analizzare i luoghi più belli e interessanti di Granada e così progettare strategie per renderli più sostenibili e allo stesso tempo immergersi nella cultura e nella natura della nostra città
La borsa di studio include l’ alloggio in stanza individuale in un appartamento condiviso con altri studenti, situato a un massimo di 10 minuti a piedi dalla scuola.

Apprendere lo spagnolo in forma pratica.mediambiente_alhambra-90x104

La borsa di studio sprona il borsista ad approfondire il suo vocabolario e le sue competenze verbali attraverso il contatto quotidiano con il personale della scuola, con gli incaricati delle aziende con cui collaboreranno, e più in generale con la gente di Granada. E’ per questo motivo, come indicheremo più avanti, che si chiede un livello intermedio di padronanza della lingua spagnola (B1 o superiore). Per il pomeriggio e la sera la Scuola Delengua organizza attività culturali e di divertimento che complementeranno l’ apprendimento dello studente.

Ecosistema e sostenibilità in Granada.curso_mediambiente_2010_1b-90x105

La sostenibilità e la protezione dell’ecosistema sono temi di indiscutibile attualità e importanza. Il sole e il vento sono fonti di energia molto utilizzati in Granada e fanno sì – così come nel resto del Sud della Spagna – che la città sia un luogo perfetto per  lo sviluppo delle energíe rinnovabili. L’ acqua è un altro punto con cui il borsista dovrà confrontarsi. La scarsità dell’ acqua è un problema costante nel Sud della Spagna, per questo la Sierra Nevada deve essere vista come una preziosa riserva naturale. Allo stesso tempo, è uno dei più bei parchi nazionali della Spagna e riveste un ruolo di inestimabile valore per la biodiversità. Durante il periodo della borsa di studio verranno visitati delle interessanti aree archittettoniche tradizionali:  quartieri storici quali  Albayzín e Sacromonte, e alcuni progetti ambientali che qui hanno avuto luogo.

Requisiti per candidarsi alla borsa di studio:

  • Studente maggiorenne.
  • Non essere di madrelingua spagnola.
  • Possedere, almeno un livello di conoscenza intermedia della lingua spagnola (B1).
  • Adempiere a  uno dei seguenti requisiti:
  • Appartenere a qualche ONG, associazione o istituzione senza scopo di lucro correlate all’ ambiente o alla sostenibilità.
  • Aver maturato esperienze in iniziative pro  ecosistemi o sostenibilità.
  • Aver compiuto alcuni studi per organizzazioni, aziende o edifici per migliorarne la sostenibilità.
  • Aver partecipato a qualche progetto in materia di ecosistemi di tipo differente.
  • Redigere una lettera motivazionale nella quale si esprima il desiderio di partecipare al programma.

Con questi dati, la Scuola Delengua  stilerà una lista di candidati per la borsa di studio, composta da  N. 2 selezionati e N. 3 supplenti. Sebbene l’adempimento di uno solo di questi requisiti è sufficiente per partecipare alla candidatura, la Scuola Delengua darà più rilievo al candidato che presenterà la maggior quantità possibile di requisiti.

Come richiedere la Borsa di Studio:

  1. Inviaci la tua iscrizione
  2. Nella sezione”Commenti”, scrivi “Domanda per la borsa di studio per il Corso di ambiente e sostenibilità”.
  3. Facci sapere nella sezione suindicata le tue motivazioni e i requisiti di cui disponi.Terremo conto preferibilmente alle domande in cui si denota un legame più sensibile con la preservazione dell’ ambiente e della sostenibilità.

Date.

L’ arco di tempo per il ricevimento delle domande sarà dal 02.02.2015 al 31.03.2015. La graduatoria di N. 2 selezionati e N. 3 supplenti, sarà pubblicata il giorno 07.04.2015 nella nostra pagina web. I due borsisti potranno scegliere le 8 settimane comprese tra il 13.04.2015 e il 27.11.2015 (escludendo agosto). Avrà la precedenza nella scelta delle date il primo selezionato, a seguire il secondo in graduatoria. I periodi scelti dai rispettivi borsisti non devono coincidere.

Condizioni generali.

  • I candidati alla borsa di studio devono essere studenti, poiché  coloro che usufruiranno della borsa dovranno firmare un accordo tra il loro centro studi (università, istituto, collegio…) e la Scuola Delengua; tale accordo regolerà e interesserà tutte le parti includendo il lasso di tempo prima dell’ arrivo del borsista a Granada.
  • La Scuola può richiedere una videoconferenza ai candidati durante il processo della selezione, qualora necessitasse di maggiori informazioni o chiarimenti riguardanti il currículum o qualsiasi altra parte della domanda presentata dal candidato.
  • I candidati garantiscono la veridicità dei dati personali inviati tramite il formulario, e autorizzano il loro uso da parte della Scuola Delengua con rispetto di quanto disposto dalla Legge per la Protezione della Privacy. I candidati autorizzano altresì la Scuola Delengua a publicare i loro nomi e paesi di origine in Internet, nei Social Networks o in qualsiasi altro mezzo con lo scopo di rendere noto i vincitori delle borse di studio e i partecipanti alla selezione.
  • Se la Escuela Delengua giudicasse che il livello delle conoscenze, dell’esperienza e i progetti riguardanti l’ ambiente e la sostenibilità presentati dai candidati sia inferiore alle aspettative, Essa potrà dichiarare nullo questo bando di concorso.
  • L’ alloggio che offre  la Scuola Delengua in appartamento condiviso con altri studenti della Scuola include le spese per l’energia elettrica, il gas, l’ acqua, wi-fi; non  include né  il vitto né i prodotti per l’ igiene.  Il corso individuale, che consta di 2 lezioni giornaliere di 45 minuti effettivi ciascuna, dal lunedì al venerdì, sarà impartito da uno o più professori della Scuola Delengua tenendo conto delle preferenze degli argomenti o contenuti che potrebbe epressare il borsista.
  • I selezionati disporranno di un di tempo massimo di  7 giorni complessivi  per confermare tramite mail l’ accettazione della borsa di studio.  Una volta trascorso questo tempo, se non ci sarà l’accettazione, si offirà la borsa di studio al secondo classificato.  Dopo l’accettazione della Borsa, il primo qualificato disporrá di 14 giorni  complessivi per  confermare la data in cui desidererà usufruire della Borsa di Studio. Seguirà il secondo selezionato che disporrà di 14 giorni complessivi per confermare le sue date che non potranno coincidere con quelle dell’altro borsista.
  • Nel caso in cui colui che godrà della Borsa di Studio necessitasse del  visto per entrare in Spagna rimane sotto la sua esclusiva responsabilità il conseguimento dei documenti necessari da presentare presso il Consolato Spagnolo più vicino. La decisione della concessione o meno del visto rimane in ogni caso a discrezione del Consolato e non compete alla Scuola Delengua. La negazione del visto e la conseguente impossibilità a entrare in Spagna comporterà la perdita del premio, e non prevederà alcun diritto di compensazione.
  • L’invio del formulario completo implica l’ accettazione totale di questo bando, l’eventuale inadempimento o incompletezza del formulario comporterà l’ esclusione al concorso.
  • I conflitti che possano sorgere a causa del presente concorso saranno risolti dalla Scuola Delengua attenendosi alle presenti condizioni e in rispetto  ai propri criteri.

Fonte: delengua.es

Agricoltura: il 76% degli italiani la vuole Ogm Free

Restano cinque i Paesi dell’Ue nei quali si coltivano Ogm, con la Spagna che la fa da padrona. Sono quasi 8 italiani su 10 a volere un’Italia libera dagli Ogm, per la precisione sono il 76% degli intervistati a volere il biotech fuori dai campi. Ad affermarlo è Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, che ha citato il dato commentando positivamente l’imminente accordo europeo di principio Consiglio-Commissione-Parlamento per la liberta’ di scelta degli Stati membri sugli Ogm annunciato dal Ministro per l’ambiente, Gianluca Galletti che dovrà essere formalmente approvato dal Comitato degli Ambasciatori Ue (Coreper) e dalla Commissione parlamentare Ambiente competente per il negoziato sulla coltivazione degli Ogm in Europa.

Siamo di fronte ad un importante e atteso riconoscimento della sovranità degli Stati di fronte al pressing e alle ripetute provocazioni delle multinazionali del biotech. L’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, renderanno l’Italia finalmente sicura da ogni contaminazione da Ogm a tutela della straordinaria biodiversità e del patrimonio di distintività del Made in Italy. Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy,

ha spiegato Moncalvo. Già perché Ogm significa monocoltura, standardizzazione e appianamento di quelle differenze che sono il punto di forza del nostro patrimonio enogastronomico. Pensare a un’agricoltura Ogm Free significa pensare a valorizzare il Made in Italy legato alla terra, l’unico che non può essere delocalizzato e “copiato”. Nonostante le pressioni lobbistiche per imporre la commercializzazione di ogm nel Vecchio Continente, sono rimasti solamente cinque su ventotto i Paesi che coltivano Ogm: Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia Romania, con appena 148mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, quasi tutti in Spagna (circa 134mila ettari).ogm-620x413

Fonte:  Coldiretti

© Foto Getty Images

Etossichina: frutta tossica dalla Spagna, Coldiretti chiede controlli sulle pere

Coldiretti avverte i consumatori della presenza in Italia di 22 milioni di chili di pere contaminate provenienti dalla Spagna.Etossichina, è questa la molecola che ha scatenano l‘allarme di Coldiretti lanciato dalle pagine del loro portale e che riguarda le pere provenienti dalla Spagna. L’Etossichina è un prodotto usato per la frigoconservazione delle pomacee nel nostro caso le pere e usato per contrastare il riscaldo molle. In pratica il frutto viene conservato grazie all’etossichina in frigorifero fino alla primavera successiva e che impedisce che sulla superficie delle pere si formi una parte di riscaldo, ossia la parte annerita dovuta al freddo. In Europa l’etossichina è stata vietata in molti Stati membri, dal 2011 è vietata in Italia mentre in tanti altri, tra cui la Spagna e il Portogallo sono state adottate deroghe il che appunto ci porta ad avere sui nostri banchi vendita pere trattate con questa molecola considerata tossica per la salute umana e soprattutto per il fegato. Spiega Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti:

E’ allarme in Italia per la presenza di frutta spagnola “tossica” perché trattata con una sostanza pericolosa per la salute utilizzata per allungarne la conservazione anche durante il trasporto. Una misura necessaria per tutelare la salute dei consumatori e difendere i produttori italiani dalla concorrenza sleale. Il Governo si adoperi a livello comunitario per la definizione di norme che siano comuni a tutti gli Stati Membri. La Spagna è il principale fornitore di frutta in Italia con un valore delle importazioni che è aumentato del 5 per cento nel 2013 per un totale di 478 milioni di chili dei quali ben 22 milioni di chili sono rappresentati da pere sulle quali nel Paese iberico è consentito l’utilizzo della molecola tossica. L’uso di questo formulato per il trattamento della frutta è infatti ancora ammesso in Spagna sulle pere destinate ad essere vendute anche in Italia nonostante siano state sollevate rilevanti criticità relative al valore degli attuali residui rispetto al rischio per la salute degli utilizzatori e dei consumatori, da parte delle autorità scientifiche.86541122-620x350

Da dove nasce la polemica sollevata da Coldiretti? Proprio ieri il ministero per l’Ambiente e quello per la Salute si sono espressi con il definitivo divieto dell’etossichina in Italia:

I ministeri della Salute e dell’Ambiente, sulla base di un’ampia e documentata istruttoria e tenendo conto in particolare delle determinazioni formulate dall’Istituto Superiore di Sanità, hanno escluso di poter consentire il ricorso all’uso eccezionale della molecola ‘etossichina’, già utilizzata per consentire la conservazione per lungo periodo della frutta. Sono state, infatti, sollevate rilevanti criticità relative al valore degli attuali residui rispetto al rischio per la salute degli utilizzatori e dei consumatori. Vista la prioritaria necessità di garantire il massimo livello di sicurezza, i due dicasteri hanno ritenuto inammissibile concedere anche in via temporanea alcuna possibilità di uso in deroga. La decisione di alcuni Stati membri come la Spagna, che escludendo caratteristiche di tossicità ha ammesso l’uso del formulato per il trattamento della frutta, crea – spiegano Salute e Ambiente – un problema di concorrenza sleale per le imprese del ‘Made in Italy’ e soprattutto un pregiudizio per la salute che diventa necessario rimuovere attraverso l’immediata definizione di un percorso comune tra tutti gli Stati membri.

Evidentemente qualcuno aveva richiesto di poter tornare a utilizzare questa molecola in deroga. Forse a causa dell’embargo della Russia ai prodotti ortofrutticoli europei e dunque italiani?

Coldiretti dunque arriva ai ferri corti con la Spagna (e anche con il Portogallo che pure usa l’etossichina) e accusa lo stato mebro Ue di concorrenza sleale. Perciò consiglia ai consumatori italiani di verificare i attraverso l’etichetta il Paese di origine delle pere che andiamo a acquistare. Ma mi chiedo: se fosse stata concessa la deroga all’uso dell’etossichina all’Italia, Coldiretti avrebbe sollevato la medesima polemica?

© Foto Getty Images

Fonte: ecoblog.it

Spagna, il progetto Castor provoca i terremoti

Le iniezioni di gas nel centro di stoccaggio sottomarino al largo delle coste spagnole hanno causato circa mille terremoti a partire dallo scorso settembre

In Spagna il caso Castor tiene banco da mesi, ma ora nella questione che vede opposti l’industria estrattiva e gli ambientalisti, sembra essere giunta a un punto di svolta. Perché quello che sta accadendo nella zona di Vinaròs è una situazione senza precedenti. Coerentemente con molte altre ricerche in giro per il mondo, anche gli scienziati e i geologi iberici hanno riscontrato un rapporto di causalità fra l’iniezione di gas nel sottosuolo e le centinaia dieventi sismici registrati nella zona del centro di stoccaggio di Castor. Ma c’è di più. A spiegarlo è Alvaro Gonzalez del Departamento de Ciencias de la Tierra dell’Universidad de Zaragoza: raramente i terremoti causati questo tipo di pratiche superano magnitudo 3, mentre nella zona dei pozzi Castor è stata raggiunta una magnitudo di 4,3. Il progetto Castor ha trasformato un vecchio giacimento petrolifero sottomarino, situato a 21 km dalle coste spagnole e a 1800 metri di profondità, per stoccare sotto il mare l’equivalente di tre mesi di gas nella regione di Valencia, questo per far fronte a eventuali picchi di consumo o a problemi di rottura nei sistemi di approvvigionamento. Sia l’Instituto Geográfico Nacional (IGN) che l’Instituto Geológico y Minero de España(IGME), nello studio pubblicato sul Geophysical Journal International, sono giunti alla stessa conclusione: l’iniezione di gas provoca i terremoti. Ma i ricercatori invitano a mantenere alto il livello di guardia: finora sono state iniettate piccole quantità di gas, ma cosa succederà quando si inizierà a riempire il centro di stoccaggio in maniera più massiccia?SPAIN-QUAKE ENVIRONMENT-GAS

 

Fonte:  El Pais

Foto © Getty Images

Tonno al mercurio, ancora sequestri per il pesce proveniente dalla Spagna

Tonno congelato al mercurio, ma anche pesce spada e smeriglio sequestrati perché contaminati e la maggior parte dei pesci arriva da Spagna e Vietnam

L’inquinamento dei mari porta a avere pesci contaminati da varie sostanze e che per forza di cose entrano nella catena alimentare umana. L’ultimo sequestro proprio ieri su tonni surgelati provenienti dalla Spagna e segnalati con information for attention diffuso dalla RASFF, ossia il Rapid Alert system for Food and Feed della Comunità europea: nei tonni sono stati rilevati dalle analisi 1.4 mg/kg – ppm di mercurio e il pesce dopo il sequestro viene distrutto.

La questione non è recente e riguarda le contaminazioni nel Mar Mediterraneo: già Greenpeace nel 2010 sottolineava come il pesce che abitava il Santuario dei cetacei in Toscana (Genova, Lerici, Viareggio, Livorno e Civitavecchia) fosse contaminato non solo da mercurio ma anche da benzo(a)pirene. Si pensi che lo scorso anno solo per l’Italia la RASFF ha aperto 534 segnalazioni.

Ma il 2014 sembra per il pesce un anno orribile considerato che a oggi sono oltre 40 alert accumulati e emanati dalla RASFF seguiti da sequestro e distruzione delle derrate, tra cui ad esempio:
15 gennaio 2014 cibo a base di pesce proveniente dalla Spagna e contaminato da cadmio;
24 gennaio 2014 filetti di tonno surgelato contaminati da istamina provenienti dalla Spagna;
25 gennaio 2014, trattamento di monossido di carbonio (280 mg / kg – ppb) per filetti di tonno pinna gialla dalla Spagna;
7 maggio 2014, Pesce spada dalla Spagna con mercurio
9 maggio 2014 mercurio in pesce spada dal Vietnam

rasff

Il fatto che il sistema di alert funzioni e che le Asl provvedano al sequestro dovrebbe rassicurarci ma naturalmente può sempre capitare che sia consumato prima che scattino i sequestri . A essere coinvolto il grossista Finpesca che con i marchi con i marchi “Aquolina” e “Oggi Cucino”,distribuisce in Eurospin, Unicom, Sma, Auchan, Carrefour e che ha dichiarato che provvederà all’acquisto di prodotti ittici che abbiano superato analisi preventive per il mercurio. Peraltro come suggerisce in una Nota il ministero della Salute e come Assopesca approva.New FDA Mercury Testing Contradicts Government Statements On Tuna Safety

© Foto Getty Images

Il mercurio come contamina il pesce?Media Report Claims Level Of Mercury Found In Tuna Sushi Is Very High

Il mercurio è ovunque, anche nell’aria che respiriamo. Alcune delle fonti che lo rilasciano sono naturali, come i vulcani, altre volte viene emesso a seguito di incendi boschivi. E’ rilasciato nell’aria come fonte inquinante da centrali elettriche, cementifici e da industrie della chimica. E’ presente anche nelle lampadine a risparmio energetico e nei termostati e può essere rilasciato quando questi prodotti finiscono in discarica. Riferiva l’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) che nel Mediterraneo circa 9.400 industrie di 21 Paesi scaricano ogni anno in mare per l’appunto circa 85mila tonnellate di mercurio. Quando il mercurio si deposita in acqua i batteri lo convertono in una forma chiamata metilmercurio. I pesci assorbono il metilmercurio dall’acqua in cui nuotano e e si cibano. Il metilmercurio si lega strettamente alle proteine ​​nel muscolo del pesce e vi rimane anche dopo che il pesce è stato cotto. Quasi tutti i pesci e i molluschi contengono mercurio, ma i grandi pesci predatori ne accumulano più. Ecco perché quando i pesci predatori mangiano altri pesci – pesci che hanno assorbito mercurio, ne accumulano dell’altro. Il pesce predatore dunque ha più mercurio e tendono a anche a vivere più a lungo i pesci più piccoli, quindi ne accumulano quantitativi maggiori.

© Foto Getty Images

Il mercurio come influisce sulla gravidanza?460258363-315x360

Che cosa potrebbe accadere in gravidanza se si mangia pesce a alto contenuto di mercurio? Il metilmercurio attraversa la placenta e diversi studi dimostrano che l’esposizione ad alte concentrazioni di metilmercurio durante la gravidanza può compromettere la crescita del cervello del bambino e del sistema nervoso. I risultati possono essere lievi o gravi e secondo l’Environmental Protection Agency (EPA) potrebbero essere compromesse le abilità cognitive (come la memoria e attenzione), il linguaggio, le capacità motorie, e la vista. Done incinte, bambini e donne che allattano sono più vulnerabili ad alti livelli di mercurio. Gli esperti stanno ancora discutendo esattamente quanto il mercurio è dannoso, ma la maggior parte concorda sul fatto che sono da evitare per le donne incinte e i bambini piccoli pesci che accumulano alto contenuto di mercurio e che sono da limitare ma non da eliminare gli altri pesci. Detto ciò la Fondazione Veronesi invita a non fare allarmismo poiché:

basta non esagerare: bisognerebbe mangiarne almeno un chilo in sette giorni per superare il limite settimanale consentito (0,3 microgrammi per chilo di peso corporeo).

Perché non smettere di mangiare pesce?461876741-255x360

La maggior parte degli esperti concordano sul fatto che i benefici del consumo di pesce di solito superano i rischi. Spiega Agostino Consoli, professore di endocrinologia dell’Università di Chieti:

Il pesce è uno degli alimenti più sani della nostra dieta, perché ricco di omega-tre, per l’alto valore proteico nutrizionale e il basso contenuto di grassi. Quando inquinato, il pesce potrebbe non esprimere al massimo i suoi benefici sulla salute. Per questo è meglio scegliere quello di piccola taglia, come il pesce azzurro, ed evitare quello di grossa taglia, come il pesce spada: maggiori sono le dimensioni, e l’età, dell’animale e più probabilità esistono che il mercurio sia concentrato nelle sue carni.

I tre pesci più sicuri, come riferisce la Fondazione Veronesi sono:

Alici: ricchissime di Omega-3, la loro breve vita non da il tempo agli inquinanti di depositarsi nelle loro carni. Omega-3: 3.150 mg a porzione. Proteine: 25,2 g a porzione. Grado d’inquinamento: basso;
Trote: uno tra i pesci meno calorici che esistano, solo 118 calorie per etto. Omega-3: 1.396 mg a porzione.
Proteine: 30 g a porzione. Grado d’inquinamento: basso;
Halibut: una fonte inesauribile di magnesio, 28,5 mg ogni 150 g di pesce. Omega-3: 740 mg a porzione.
Proteine: 30 g a porzione. Grado d’inquinamento: basso;

fonte:  InformaSalus, Baby center, Fondazione Veronesi

 

 

Spagna: nel 2013 l’eolico prima fonte di energia elettrica con storico sorpasso sul nucleare

L’energia dal vento ha coperto il 21,1% del fabbisogno nel 2013, mentre le rinnovabili nel loro complesso sono arrivate al 42,4%Copertura-domanda-elettrica-in-Spagna-2013

Grande exploit dell’energia eolica in Spagna: nel 2013 ha coperto il 21,1 % della domanda superando al fotofinish il nucleare che si è fermato al 21%. (1) Il sorpasso è dovuto ad una crescita del 12% dell’energia dal vento rispetto al 2012, mentre il nucleare è calato dell’8,3%. Buona è stata anche la performance dell’idroelettrico con il 14,4% , dopo un 2012 decisamente a secco. Nella voce “solare“, il FV è sostanzialmente fermo dopo le grandi crescite degli scorsi anni, ma si registra invece un vivace aumento del solare termodinamico (+32%). E’ interessante notare che le fonti rinnovabili hanno fornito il41,2% anche nella giornata di massima domanda (40 GW il 27 febbraio 2013): la sostanziale mancanza del contributo solare è stata compensata dalla maggiore quantità di idroelettrico. La società spagnola, anche a causa della crisi, h apraticato una significativa decrescita della domanda dai 260 TWh del 2010 ai 246 dello scorso anno. Significative però sono state le esportazioni verso il Marocco (ben 5,3 TWh) e il Portogallo (2,3 TWh).

(1) La produzione nucleare lorda (56,4 TWh) è stata leggermente superiore a quella eolica (54 TWh), ma l’eolico soffre di minori perdite di esercizio. Inoltre l’energia eolica viene usata tutta per soddisfare la domanda, mentre nei momenti di bassa domanda è possibile che una parte dell’energia nucleare non venga usata direttamente, ma sia dirottata verso i pompaggi o l’esportazione. La fonte dei dati è lo  Spanish Electric System Preliminary Report 2013, uscito a tempo di record.

Fonte: ecoblog

El Hogar de Luci, in Spagna un santuario per animali

Salvare gli altri animali, accoglierli e curarli in modo degno, dar loro ospitalità come se facessero parte di un nucleo familiare. Con queste finalità è nato circa sette anni fa in Spagna El Hogar de Luci. Per saperne di più abbiamo intervistato Elena Tova, attivista che insieme ad altri ha dato vita a questo santuario per animali.el_hogar1

Ricordate quella famosa storiella di tale Sir George Orwell, La fattoria degli animali, dove gli animali della fattoria facevano la rivoluzione per liberarsi dal dominio dell’uomo in nome della liberazione di tutti gli animali e quindi dell’uguaglianza, ma dove poi, raggiunto l’obiettivo, qualcuno diventava “più uguale” degli altri? Ebbene, nel posto di cui vi parlerò in questo articolo, gli abitanti sono veramente “tutti uguali”, a prescindere dalla specie di appartenenza, e nessuno è “più uguale” degli altri. Il nome di questo luogo è El Hogar de Luci, ed è un santuario per animali che si trova in Spagna. A fare la guardia all’ingresso del posto vi stanno ben 6 cani: Julietta, Ringo, Numa, Greta, Comino, Chero e Luna i quali, come da copione, ti danno il benvenuto abbaiando. Insieme a loro Elena Tova, la ragazza che insieme ad altri attivisti per i diritti animali ha creato circa 7 anni fa questo posto destinato agli altri animali. Elena Tova mi fa fare un giro per mostrarmi il tutto, e così spicca subito Clara, una vacca che vive nel Santuario, maestosa e docile nel contempo, che adora le carezze sulla nuca. Vicino a Clara 7 maiali: Amadeo, Zaida, Potter, Freedom, Guendolin, Campanilia e Rapunsel. Ciascun animale, scoprirò, ha un nome, una sua storia, un proprio vissuto, il proprio carattere quindi e perfino fobie e fisime. Elena mi porta così a visitare l’edificio principale dove vive e già lungo il percorso dall’ingresso fino al casolare faccio diversi incontri inconsueti per un individuo che, come me, è abituato a vivere nelle città umane, dove gli animali non-umani si trovano o rappresentati negli schermi mediatici in forma di cartoni animati dove simpatici gatti (o coyote) cercano di acchiappare altrettanti simpatici topi (o struzzi), o dentro delle gabbie, o ben legati al guinzaglio.felix_el_hogar

Incontro lungo il cammino circa 15 pecore le quali, curiose e con fare dolce, mi si avvicinano come per darmi il benvenuto: se un alieno scendesse sulla Terra, credo che direbbe che la pecora sia la migliore amica dell’uomo, per via della sua infinita dolcezza. Quindi mi imbatto in un gruppo di oche che gli attivisti del luogo hanno soprannominato scherzosamente “la mafia” perché costoro si muovono sempre in gruppo e attaccano chiunque incontrino lungo il loro cammino: in questa piccola oasi gli animali sono liberi di camminare ed interagire, ovviamente ciascuno con le sue caratteristiche di specie ed individuali. Entriamo nell’edificio principale e, dopo avermi presentato i gatti che vivono dentro la casa, Elena mi porta da Felix, un ariete che era destinato al macello, ma fu attaccato da dei cani che lo avevano reso (all’apparenza) paralitico, cosicché la sua carne non era più commerciabile, e in qualche modo è finito qui, al El Hogar. Tutte le mattine i volontari portano Felix fuori per fargli godere il sole e fare della fisioterapia (il veterinario dice che un giorno tornerà a correre!), per poi riportarlo nel casolare la sera, prima che il sole si spenga all’orizzonte, per farlo riposare dentro la stanza adibita ad ambulatorio veterinario. Il viso di Felix è sempre sereno, felice, nonostante quello che ha subito, e nonostante le fatiche che affronta ogni giorno tra esercizi di riabilitazione, cure varie, etc. Il 13 di aprile 2013, a Madrid, i volontari del santuario hanno organizzato una festa in onore di Felix, per raccogliere dei fondi destinati all’acquisto di medicinali per il povero ariete, diventato nel frattempo uno dei simboli del posto.pecore_felix_el_hogar

Nella stanza principale, tra i computer e i vari attrezzi usati dagli attivisti di El Hogar, vi sono alcuni gatti, e un gallo, Libre, che veniva usato dall’università di veterinaria di Madrid per la sperimentazione animale, disabile anche lui. Ogni giorno anche Libre ha bisogno di molte cure e attenzioni. I volontari hanno costruito un aggeggio che permette a Libre di passare le sue giornate comodamente seduto senza che la zampa ferita sfiori il pavimento della stanza. Usciamo fuori dal casolare e in una zona a parte convivono alcune papere con delle galline, piccioni e alcuni ratti, e vi è un gallo zoppo. Anzi, ve ne sono due di galli al santuario, e come nelle migliori delle barzellette sono uno zoppo e l’altro cieco. Sono in ordine di disabilità Giorgio e Alfonsito, due galli usati per i combattimenti e riscattati dal santuario. Alfonsito (quello cieco), ha perduto la vista a causa delle iniezioni di zucchero che subiva per renderlo più aggressivo durante gli scontri con gli altri galli, nei ring umani. Scopro così che il povero Alfonsito ha bisogno ogni giorno di una persona che lo aiuti a mettere il becco nel posto giusto onde nutrirsi, e che ogni notte lo rimetta nel suo alloggio perché, essendo cieco, raramente (e soltanto per caso) è in grado di ritrovare la via per la sua casetta poiché, nonostante la piccola abitazione (a misura di gallo) sia posta in uno spazio di pochi metri quadri, il mondo appare molto più grande visto con gli occhi di un gallo, specialmente se questo è cieco! Pongo così la prima domanda ad Elena Tova, mentre un po’ come Alice nel paese delle meraviglie, cerco con la vista di trovare il “bianconiglio” che mi inviti a seguirlo… Come e quando è nata l’idea di creare un posto come questo, un Santuario per animali? In effetti non è una cosa comune in Europa. L’idea è la conseguenza di molti anni passati a salvare animali, dato che fin da bambina mi dedicavo a questo, e quindi dalla necessità di un posto dove gli animali potevano essere riabilitati e curati fino alla loro adozione. Ma l’idea era di aiutarli in modo degno, non come accade in molti posti dove gli altri animali vengono tenuti (si pensi ai canili) in minuscole gabbie, quei luoghi freddi e formali. L’idea era di dar loro ospitalità come se fossero in una famiglia, un luogo dove vengano trattati come membri di un nucleo familiare.el_hogar

Accadde che un giorno il nostro cammino si incrociò con quello di un maiale, e gli demmo un nome: Benito. Volevano ucciderlo, ma noi invece decidemmo di salvarlo. Ci rendemmo conto del fatto che in tutta la Spagna non c’era un posto dove qualcuno potesse ospitare e prendersi cura di Benito in maniera dignitosa. Secondo noi questo era sbagliato, perché dal nostro punto di vista, in quanto attivisti per i diritti dei più deboli, bisogna sempre prendersi cura degli altri, e ciò a prescindere dalla specie di appartenenza. Decidemmo così di creare una struttura che desse accoglienza a tutti quegli animali che non avevano un posto dove andare. Così abbiamo raccolto quegli animali che per gli altri umani non sono visti come individui degni di affetto e del diritto di vivere. Col tempo ci siamo resi conto che gli animali più bisognosi sono proprio quelli che vengono identificati dalle persone come ‘cibo’ o come ‘oggetto di consumo’, nelle più svariate forme. Qualcuno ci disse che negli USA c’erano dei luoghi dove sono curati e vivono animali considerati socialmente come cibo o comunque come oggetti, e che questi luoghi sono chiamati ‘santuari’ proprio per indicare che dentro le mura di questi luoghi gli animali che ci vivono sono protetti e nessuno può far loro del male. Mi piacque subito l’idea, e decisi che quello era ciò che volevo: un piccolo paradiso terrestre dove la pace regnava, un luogo giusto e sicuro per tutti. Fu così che creammo il primo santuario multi-specie in Spagna: <i<=”” i=””>.</i  Come funziona l’organizzazione del santuario? Il santuario è portato avanti da un gruppo di persone provenienti da diverse città e nazioni e che ritengono sia necessario modificare le abitudini della società in termini di consumi, divertimenti, vestiario, etc. Crediamo che il veganismo sia l’unico mezzo affinché questo cambiamento possa diventare realtà, nonché per essere coerenti con le nostre ideologie di liberazione animale. Pensiamo che questo cambiamento di prospettiva – il vedere gli altri animali come soggetti e non come oggetti da sfruttare – sia possibile, ma che bisogna lavorare sodo per far sì che la gente sappia che ci sono altri modi di vivere alternativi a quello che viene imposto dalla cultura dominante. Pertanto, insieme al santuario che è un simbolo di questo cambiamento, stiamo creando in parallelo altri progetti orientati a mostrare alle persone quelle realtà che il capitalismo e le multinazionali cercano con cura di nascondere ogni giorno penetrando e organizzando tutti gli aspetti della nostra vita. Per quanto concerne l’organizzazione di El Hogar (il nome del Santuario adesso non è più El Hogar de Luci ma è, dopo 6 anni di conoscenze e di sviluppo in tutti i suoi aspetti, El Hogar), esso viene gestito da persone tutte accomunate da questa necessità di cambiamento, impegnate dunque nell’organizzazione di progetti per creare un mondo migliore anche per gli altri animali.el_hogar_5

Sia i volontari che soggiornano nel Santuario, quanto quelli che aiutano indirettamente dall’esterno, ci appoggiano attraverso campagne di informazione mirate a sensibilizzare la gente su temi come “adozione” degli animali e non “acquisto di esseri viventi”, “cure fisiche e psicologiche”, “azioni responsabili”, “alimentazione”, etc. Tutti i volontari aiutano come possono lavorando in sincronia per la diffusione delle nostre idee, per la progettazione, la comunicazione e l’organizzazione di eventi, banchetti di informazione, etc. Allo stato attuale ci sono circa 10 dipartimenti che permettono di lavorare ad un ritmo elevato per la progettazione e creazione di eventi, il negozio, il web, etc. Cos’è l’antispecismo secondo voi, e che mi dici dei diritti degli animali in Spagna? Lo specismo è la discriminazione attuata arbitrariamente da parte di alcuni individui nei confronti di altri individui di altre specie, e di solito è espresso dall’uomo che si pone in una posizione di supremazia nei confronti degli altri animali. Gli interessi di questi non sono presi in considerazione, ma bensì rivendichiamo la proprietà dei loro corpi come se fossero oggetti nonché il diritto di disporre della loro vita e di utilizzarla soltanto a nostro vantaggio. Lo specismo ha evidenti analogie con altre forme di segregazione come il razzismo o il sessismo, tutto allo scopo di screditare alcuni individui sulla base di alcune caratteristiche irrilevanti dal punto di vista della considerazione morale. Oltre le nostre differenze, siano queste il sesso, la razza o la specie, tutti gli animali condividono la capacità di sentire piacere o dolore, nonché la volontà di vivere e meritano pertanto uguale rispetto e il riconoscimento del sacrosanto diritto di vivere. Il movimento per i diritti animali è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi dieci anni e sono sempre più le persone che sono attive e lottano per un cambiamento di coscienza, per il progresso etico, per un mondo migliore e più giusto per tutti senza distinzione di specie. Queste persone sono testimoni e portavoce della evoluzione inarrestabile di una scuola di pensiero che sostiene pari diritti e il rispetto per tutti gli esseri senzienti, e quindi l’abolizione di tutte le forme di sfruttamento esercitate su di loro. Lo stato spagnolo non è estraneo a questa tendenza e il movimento per i diritti degli animali si fa strada costantemente nella nostra società. L’attivismo è articolato da diverse organizzazioni, e l’impatto sulla popolazione è in aumento. Le azioni di diffusione e sensibilizzazione cominciano a fare eco nei mezzi di comunicazione e la diffusione attraverso le reti sociali aumenta la loro efficacia. Tutto ciò è significativo e ci dà molta speranza. Si potrebbe anche menzionare la recente proliferazione di santuari per animali in tutto lo Stato.

el_hogar_felix

 

Come vi finanziate in un mondo dove gli animali sono concepiti solo come ‘prodotti’? Con duro lavoro. Ogni mese dobbiamo organizzare nuovi eventi di raccolta fondi come cene, concerti, rappresentazioni teatrali, corsi ecc. Cerchiamo di innovare tanto in modo da non annoiare le persone e di lavorare con amore e fantasia per rendere ogni evento memorabile. Vendiamo anche oggetti e gadget del santuario agli eventi o tramite il sito web. Quindi, oltre ai messaggi che diffondiamo sull’antispecismo usiamo la nostra identità, quella di El Hogar, come strumento per raccogliere i fondi necessari per mantenere il santuario degli animali e per l’acquisto di farmaci, cibo e altri beni di prima necessità per gli animali che vi abitano. In Spagna non c’è molta empatia per gli altri animali, quindi in genere le persone comuni non considerano la possibilità di donare soldi per salvare la vita di un pollo o di un maiale. Non è facile ricevere donazioni, per cui senza queste attività parallele e soltanto con l’aiuto dei partner e degli sponsor non potevamo costruire quello che esiste oggi. Non riceviamo nemmeno contributi o sussidi dal governo, quindi il nostro lavoro è l’unica fonte di finanziamento. Abbiamo qualche donazione fissa, ma di solito ci permette appena di coprire i debiti o le operazioni di emergenza veterinaria. Dicevi che c’erano altri santuari in Spagna? Attualmente penso che ci siano circa 7 santuari, ma non tutti sono antispecisti o vegani. Quali sono i vostri obiettivi, dove volete arrivare? Veganizzare il mondo! Fino ad allora non avremo riposo, dato che gli altri animali saranno sempre sfruttati, cosa che non ci permette di dormire sonni tranquilli, né a me né tantomeno ai miei colleghi che insieme a me sono impegnati per porre fine a questa barbarie. Viviamo in un luogo giusto e sicuro per tutti, lo abbiamo fatto per gli animali che vivono all’interno del santuario, ma non smetteremo di lottare in modo pacifico finché nessun animale sia mai più sfruttato. Faremo tutto il possibile per creare un mondo dove gli esseri umani e gli altri animali possano vivere insieme nel rispetto reciproco, e crediamo che creare i santuari per animali sia un modo molto efficace per mostrare agli esseri umani che convivere con altre specie sia possibile e avvicinarli dunque alla diversità. È possibile che si creeranno più santuari scelti altrove strategicamente. Ma oltre a fare altri progetti di questo tipo, creiamo sempre nuovi materiali antispecisti, documentari, mostre, insomma tutto quello che possiamo fare per accelerare questo processo di cambiamento della società.

Fonte: il cambiamento

 

Il karma della bicicletta: in Spagna e Portogallo le auto si reincarnano in due ruote

Carma Project e Bicycled utilizzando materiali di vecchie auto dismesse creano biciclette artigianali. L’obiettivo? Compensare i chilometri fatti con il carburanteImmagine10-586x319

C’è un filo rosso che unisce il riciclo creativo, la bicicletta e il design, un filo che rifiorisce in primavera, nella stagione in cui le biciclette tornano a impossessarsi delle arterie cittadine, non senza problemi dovuti al traffico motorizzato. Nel giro di un decennio le biciclette da città sono diventate un vero e proprio oggetto di culto sulle quali designer e creativi hanno scatenato genio e intuizioni artistiche. Ora con Carma Project si parla addirittura di metempsicosi del metallo, da quello delle vecchie automobili, a quello delle bici. Il progetto è semplice (a dirsi): far nascere biciclette nuove di zecca da pezzi di ricambio di vecchie auto. L’idea è venuta a due giovani imprenditori di Lisbona che hanno deciso di mettere a punto una bicicletta con “il karma di un’auto” e con una missione ecologica da portare a termine: quella di compensare i chilometri percorsi dal veicolo da cui è stata creata. Nella sua “seconda vita” l’automobile reincarnatasi in una bicicletta espierà i suoi peccati contro l’ambiente. Sempre dalla penisola iberica arriva anche il progetto Bicycled che realizza biciclette a partire dagli scarti provenienti da vecchie auto dismesse. L’intento è di realizzare pezzi unici utilizzando il metallo per la struttura, gli inserti morbidi che rivestono gli interni per il sellino, le maniglie delle portiere per i fari e la cinghia di distribuzione come catena per la nuova bici. I metalli sono quelli tradizionali, già perché il pregiatissimo carbonio delle biciclette da corsa è impossibile da riciclare. La bicicletta è leggera ma la sua anima è pesante…

Fonte:  Bicycled | Carma Project