Nasce la Fondazione Barterfly, che promuove il baratto e si appoggia a un social network senza censure

Amore, fratellanza, mutuo aiuto, senso di comunità. Sono questi i valori che stanno alla base della visione della neonata Fondazione Barterfly, che ha la missione di trovare una loro applicazione concreta ed efficace nella nostra società ed nell’economia. La sua piattaforma sarà Sfero, il primo social network che non fa commercio dei dati, non traccia i cookies e accetta tutte le opinioni senza alcuna distinzione.

«Io sono un irriducibile, un sognatore concreto, un disadattato consapevole in una realtà che non mi piace. Ne vedo i limiti e per questo cerco di apportare un mio piccolo contributo soprattutto per agevolare, gettare un ponte tra il vecchio e il nuovo dove le persone possano incontrarsi con meno difficoltà». Comincia così la mia chiacchierata con Pierluigi Paoletti, socio fondatore di Arcipelago Scec e sostenitore di Italia Che Cambia fin dall’inizio del suo percorso. Pierluigi, insieme ad altri 13 compagni di viaggio esperti di economia e finanza come Guido Grossi, Giovanni Acquati – creatore delle MAG negli anni ‘80 oltre e promotore di Banca Etica –, Sara Didoni e Alessandro Fellegara ha costituito la Fondazione Barterfly, che deve il nome alla fusione dei termini inglesi barter (baratto) e fly (volare).

La combinazione delle due parole allude al momento di trasformazione che stiamo vivendo: un sistema millenario sta mostrando tutti i propri limiti e le imperfezioni dettate da leve egoiche che mirano non a un benessere collettivo, ma a un tornaconto personale di poche persone. Il sistema su cui è basata la nostra vita – finanza, religione, istituzioni, socialità, sanità – sta implodendo. Si può vivere questo cambiamento pensando al bruco che muore o vivere questa trasformazione innescando lo stesso processo che trasforma, appunto, il bruco in farfalla.

Pierluigi Paoletti

L’obiettivo della Fondazione Barterfly è far nascere e volare un nuovo sistema economico, sociale e di informazione in cui imprese, persone e comunità ricevono libertà finanziaria, potere d’acquisto e informazione indipendente. Tutto grazie a una grande rete di relazioni e di opportunità commerciali che puntano al benessere collettivo.

«Noi vogliamo contaminare settori della vita sociale con valori come amore, fratellanza, mutuo aiuto, senso di comunità. Credo che l’amore sia un antidoto e un aiuto forte per vivere e superare questo periodo storico. È una parola spesso abusata che va riscoperta. Per portare nella concretezza quotidiana i nostri valori dobbiamo lavorare sull’economia, sullo stare insieme, sulle modalità con cui le persone si relazionano. La fondazione serve proprio a innescare dei processi di trasformazione di questo tipo», racconta Pierluigi. Barterfly conta 12.000 iscritti, tra piccole e medie imprese, privati e professionisti. Tra gli obiettivi fondamentali vi è la creazione di un e-commerce che fornisce merci e servizi, quindi all’interno si contano anche avvocati, commercialisti, medici, con un mercato di scambio tra gli stessi privati. Un circuito che si differenzia da altri, anche noti – come Sardex –, perché le merci e i servizi saranno indicati con due prezzi, uno in euro e uno in un’unità di conto, detta fly. Le aziende e i privati che scambieranno servizi o merci attiveranno una creazione di crediti che possono a loro volta scambiare: «Il privato che vende a un altro privato – spiega Pierluigi – genera uno scambio e il privato che non ha da scambiare potrà comprare queste unità di conto ricevendo un aumento del potere di acquisto. In questo modo viene premiato perché entra a far parte del meccanismo. Il mercato aiuta le piccole e medie imprese e le famiglie: se cambio 100 euro in buoni che ti permettono di comprare delle merci ne riceverò 130, quindi aumenta il potere d’acquisto».

Questa è l’innovazione che viene introdotta: «È un circuito aperto anche a chi non è iscritto. I prezzi saranno duplici, in euro e nella nostra unità di conto, a scelta libera di chi acquista. Le imprese possono vendere direttamente in questa unità di conto ai privati, convertendo parte del prezzo della vendita in euro, il 60%, e pagare tasse e altro. Un servizio che paghi solo se viene utilizzato non è soggetto a tassi di interesse. Viene fornita una tessera gratuita, una possibilità di scambio ancora prima di aver venduto la propria merce».

Il gruppo fondatore

Si può accedere anche a una linea di credito gratuita, i cui costi e pagamenti delle commissioni saranno registrati solo a transazione avvenuta. «L’obiettivo è aiutare anche quelle imprese che non lavorano online, dando loro la possibilità di fare pagamenti fisici. Anche le piccole attività, come i privati, abituati ad avere rapporti fisici possono continuare con queste modalità», continua Pierluigi. La Fondazione Barterfly non ha pensato a un processo di selezione delle aziende dei privati da inserire all’interno di questo nuovo mercato. Si prediligono le piccole e medie imprese italiane sparse nei vari territori, ma non sono escluse le multinazionali, anche se è stato creato un ambiente meno adatto a loro. L’obiettivo principale è dare agli utenti la libertà di scegliere, contribuendo con un nuovo modo di fare pubblicità che permetta di conoscere la storia di un bene e/o servizio e i criteri di produzione. Durante il periodo di lavoro alla costituzione della Fondazione, Pierluigi e gli altri si sono imbattuti in Sfero, un social network basato su valori molto simili, se non identici, a quelli da cui anche loro sono animati. I due progetti hanno unito le forze per creare una comunità, una piazza virtuale e fisica, distribuita in maniera omogenea sul territorio, che gestirà tutti i progetti di Barterfly. Un canale di formazione e informazione che consentirà di attivare quel senso critico che adesso ha difficoltà emergerà, raggruppando le persone in base ai loro interessi.

A differenza di tutti gli altri social network, Sfero non fa commercio dei dati, non traccia i cookies e accetta tutte le opinioni senza alcuna distinzione. Oggigiorno i social network più in voga sono dei veri e propri editori che censurano tutto ciò che è in conflitto con la propria linea editoriale. L’obiettivo di Sfero, tra gli altri, è una controcultura valoriale accogliente, inclusiva e priva di censura.

«Nello statuto della fondazione, che vale anche per Sfero, la diversità compare come un bene prezioso da valorizzare», spiega Pierluigi. «In questa prima fase sono le persone più consapevoli che popolano il social network e quindi potrebbe sembrare schierato. I commenti e le comunicazioni saranno liberi. Interverremo bloccando esclusivamente tutti quei comportamenti violenti e/o razzisti contrari alle norme. Preferiamo che siano le persone ad autoregolarsi il più possibile in un ambiente sano».

«Come dice il mio amico Danilo Casertano, “fare le cose in un luogo bello determina anche il comportamento delle persone, le cambia”. La bellezza e l’accoglienza aiutano le persone a tirar fuori il meglio di sé. Contrariamente a quanto sta avvenendo adesso: un ambiente limitato e limitante, come è il sistema attuale, tira fuori il peggio delle persone, gli aspetti più bestiali», conclude Pierluigi. Entro pochi mesi partirà un equity crowdfunding, un azionariato diffuso che, con la gestione al 100% da parte della Fondazione, permetterà alle persone di entrare nel capitale di Sfero apportando quelle risorse indispensabili per portare a termine la costruzione del nuovo mercato. Fondazione Barterfly, Sfero e tutte le persone che hanno deciso di prendere parte a questo progetto seguono valori opposti rispetto a quelli che oggi governano le relazioni umane. In un’epoca in cui le divisioni, l’io e il noi, sembrano prendere il sopravvento su consapevolezza e responsabilità, realtà nascenti o già esistenti come queste si muovono verso un mondo più integro ed etico.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/11/barterfly-fondazione-baratto/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Toctocdoor, il social network che fa rivivere i quartieri

Ricreare la comunità di quartiere facilitando le relazioni di vicinato, la condivisione di informazioni ed il supporto reciproco tra gli abitanti della stessa zona. È questo l’obiettivo di Toctocdoor, il social network pensato per favorire i rapporti reali sul territorio. Il servizio è già attivo a Torino ma presto verrà esteso a tutte le città italiane. Toctocdoor non è l’ennesimo social network creato per farci stare incollati con gli occhi ad uno smartphone, anzi. Quello che Toctocdoor prova a fare è proprio il contrario: creare una comunità che partendo dal virtuale possa poi spostarsi sul piano delle relazioni reali. Può essere definito un social network di quartiere: ogni utente che si iscrive si ritroverà “virtualmente immerso” nel proprio quartiere e più facilmente a contatto con le persone che lo abitano. Oltre al semplice dialogo, in questo modo sarà più facile relazionarsi, aiutarsi e chiedere aiuto. È nato come società nel marzo 2016 e in questi due anni i tre cofounder – Lorenzo Triggiani (CEO), Antonio Triggiani (CTO) e Viviana Tiso (COO) – hanno lavorato allo sviluppo della piattaforma, ispirandosi a modelli già presenti all’estero e individuando come città target Torino, che per ora è l’unica dove è possibile utilizzare il social. “Noi stiamo cercando attraverso la dinamica del learn by doing di capire come la piattaforma possa essere uno strumento utile e non l’ennesima realtà virtuale di relazione”, ci racconta Viviana, “Vogliamo spostarla nel mondo reale questa relazione”. Al momento Toctocdoor non ha ancora un’applicazione per gli smartphone, ma “ci stiamo lavorando”, assicura Viviana.28053223_1786015275035650_524427436_n

“L’idea è di creare un social network che attraverso una dinamica di dialogo all’interno del quartiere possa generare delle buone prassi di comunità, partendo dal soddisfacimento di bisogni individuali per poi raggiungere obiettivi di collettività”, spiega Viviana. In effetti, soprattutto nelle grandi città, i vicini di casa sono spesso degli sconosciuti e anche piccole esigenze possono diventare dei problemi quando non si è inseriti all’interno di una comunità su cui fare affidamento. Basti pensare al ritiro di un pacco quando non si è in casa o al trovare un idraulico competente o una baby sitter affidabile. Piccole necessità che invece all’interno di un quartiere che si conosce e si aiuta si risolvono facilmente.

“Il nostro sogno è che la piattaforma possa essere utile per lanciare delle idee e dei progetti che abbiano a che fare con la comunità e con il territorio di riferimento”. Un obiettivo ambizioso quello di Toctocdoor, che mira quindi alla collettività e al recupero del territorio da parte della stessa. Ma che già in parte è concreto nella città di Torino, dove c’è stato un caso esempio di quel “fare comunità”: un condominio di un palazzo si è trovato costretto a tagliare degli alberi, così uno dei condomini ha condiviso questa notizia su Toctocdoor, chiedendo se a qualcuno potesse servire quella legna. Ed è venuto fuori che a due isolati di distanza c’era un laboratorio di falegnameria sociale, a cui la legna è stata data.28108974_1786015121702332_1906262003_n

Ma con tutte queste relazioni virtuali non esiste il rischio che anche Toctocdoor diventi l’ennesimo social network in cui intrattenere rapporti superficiali? Anche a questo hanno pensato Lorenzo, Antonio e Viviana, ponendosi una domanda: come facciamo ad evitare la deriva di quello che effettivamente nasce come un luogo di relazioni virtuali? “Stiamo lavorando sui meccanismi di gamification, ossia logiche di gioco che vengono applicate in contesti estranei a quelli del gioco ma che servono ad indirizzare meglio le azioni. Bisogna indirizzare meglio le azioni degli utenti, fargli capire che all’inizio ha una serie di azioni a disposizione e nel momento in cui utilizza questi strumenti ‘passa di livello’ e accede a delle funzioni ulteriori che valorizzano il suo impegno all’interno della comunità”. In questo modo, è il funzionamento stesso del social network a spingere l’utente ad uscire dal piano delle relazioni virtuali, se vuole far parte di Toctocdoor.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/02/toctocdoor-social-network-fa-rivivere-quartieri/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

L’Alveare che dice sì, un social network per i gruppi d’acquisto

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È stato presentato nell’ambito della fiera Fa la cosa giusta il social network dei gruppi d’acquisto L’Alveare che dice Sì!un social network che consente di vendere e comprare prodotti freschi e di qualità grazie a Internet e alla sharing economy e che favorisce la filiera corta e i gruppi d’acquisto. Questa nuova piattaforma online rende più efficiente la distribuzione dei prodotti locali:

“L’innovazione di L’Alveare che dice Sì! non è reinventare la filiera corta ma spingerla a prenderla e dare i mezzi alla filiera corta di diventare virale ed arrivare in ogni quartiere della città. Quali sono i pilastri? La parte tecnologica con internet. La seconda innovazione è la sharing economy applicata alla filiera corta”, spiega Eugenio Sapora, ceo della start up. In Francia questo modello di distribuzione a km zero conta già 650 alveari, mentre in Italia sono 30, distribuiti su tutto il territorio. La produzione locale si riunisce in alveari che raggruppano le imprese agricole in un raggio di 250 km; i consumatori si registrano e acquistano tramite la piattaforma ciò che desiderano e lo vanno a ritirare dalle mani dei produttori.

Fonte:  Askanews

 

eQuommerce, un nuovo modo di fare la spesa

E’ il primo social network dove gruppi di amici, vicini di casa o colleghi possono unirsi insieme per formare Gruppi di Acquisto Solidali (GAS) e dove i produttori possono inserire la propria azienda ed interagire direttamente con i GAS presenti sulla piattaforma. Il progetto è stato realizzato dalla start-up innovativa valdostana Made in Valley S.r.l.s., in collaborazione con il Politecnico di Torino.

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eQuommerce è un progetto realizzato dalla start-up innovativa valdostana Made in Valley S.r.l.s., in collaborazione con il Politecnico di Torino. E’ il primo social network internazionale pensato esclusivamente per far incontrare direttamente i produttori e le famiglie locali, al fine di aiutarle a risparmiare sulla spesa acquistando insieme direttamente dai produttori locali, senza intermediari, a favorire l’acquisto di prodotti genuini del territorio, verificandone personalmente la provenienza e la sostenibilità, e a sostenere le aziende a cui viene riconosciuto un prezzo equo per i prodotti ed il lavoro svolto. Il progetto nasce dopo aver constatato che il comparto agricolo mondiale dei piccoli e medi produttori è in forte crisi e che le famiglie hanno visto diminuire il loro potere d’acquisto e di conseguenza la possibilità di accedere a cibi genuini.  Anche i dati Istat del 6° e 5° censimento generale dell’agricoltura confermano la situazione di crisi, riportando una diminuzione del numero delle aziende agricole in Italia da 2.405.453 nel 2000 a 1.630.420 nel 2010 con un decremento pari al 32,2%. Fulcro del programma è il sito webwww.equommerce.com, nato per fornire uno strumento semplice, completo e flessibile per gestire tutte le attività connesse alla vita di un Gruppo di Acquisto Solidale (G.A.S.) e delle aziende che li riforniscono.  Ricordiamo, per chi ancora non ne fosse a conoscenza, che i G.A.S. sono gruppi di famiglie che acquistano insieme direttamente dai produttori locali, in modo da sostenere l’agricoltura tradizionale e da poter accedere a prodotti sani e genuini. Eliminando gli intermediari, si risparmia sulla spesa e si garantisce la tracciabilità degli alimenti acquistati. Ad oggi in Italia si contano circa un migliaio di G.A.S. e il fenomeno è in continua espansione. In tal senso, eQuommerce si propone di facilitare la nascita di nuovi gruppi e la gestione di quelli già esistenti, nel rispetto dei diritti dei consumatori e dei produttori. I principi fondanti su cui si basa il progetto sono: la volontà di riconoscere un compenso equo ai produttori e di permettere, al contempo, di acquistare a un giusto rapporto qualità/prezzo alle famiglie; il tentativo di favorire la nascita di rapporti di reciprocità e solidarietà tra chi produce e chi consuma; l’impegno verso una produzione rispettosa dell’ambiente e attenta a tematiche quali la sostenibilità e il risparmio delle risorse naturali (come l’acqua, il suolo e l’aria). In sintesi, equità, solidarietà e sostenibilità. Ma come funziona concretamente? La procedura è molto semplice. I consumatori potranno vedere sulla mappa interattiva le aziende agricole presenti intorno a sé, leggerne la scheda di presentazione in cui sono indicati i prodotti venduti e le modalità di gestione degli ordini. Per acquistare i prodotti di un’azienda, sarà sufficiente che i consumatori si uniscano ad un G.A.S. già presente sulla piattaforma oppure avranno la possibilità di crearne un nuovo, purchè sia formato da cinque utenti. La gestione degli ordini è molto semplice. Attraverso il portale, l’amministratore del G.A.S. aprirà un ordine ad un’azienda affiliata indicando il termine temporale entro il quale l’ordine sarà evaso. Tutti i membri del suo G.A.S. riceveranno una notifica sulla propria email e sul loro profilo eQuommerce inerente all’ordine aperto e potranno quindi aggiungere alla lista dell’amministratore i prodotti desiderati nelle quantità richieste. A ordine evaso, il G.A.S. che ha effettuato l’ordine è tenuto a lasciare una valutazione sull’azienda. Grazie a questo sistema di feedback, sarà possibile verificare la professionalità dell’azienda, la qualità dei prodotti e l’effettiva corrispondenza con quanto indicato sulla scheda. Viceversa, l’azienda dovrà esprimere una valutazione sul GAS, per premiare quelli più puntuali e affidabili. Registrarsi e acquistare sulla piattaforma eQuommerce avviene gratuitamente. La sostenibilità del progetto è garantita dal riconoscimento di una piccola percentuale sulle vendite effettive da parte delle aziende, la cui adesione alla piattaforma è gratuita.

Info su: www.equommerce.com

Fonte: ilcambiamento.it

Contiamoci: una community per le buone pratiche

In poche settimane oltre 1600 persone hanno aderito alla rete delle buone pratiche.

A metà fra community e social network, Contiamoci mette in rete associazioni e persone che contribuiscono con le loro buone pratiche a una nuova visione del mondo. Fondata da Greta Golia e Silvano Stralla Contiamoci.com si propone di collaudare su larga scala comportamenti che domani saranno normali. Convinti che la conoscenza venga prima delle pratiche Golia e Stralla offrono un’importante vetrina di comportamenti e pratiche, ma anche di prodotti, imprese e progetti che propongono una nuova visione del mondo. Quattro sono gli step per partecipare a questo social network: 1) ci si registra con la propria e-mail, 2) si scoprono le buone pratiche segnalate da altri, 3) collaudarne qualcuna e cliccare su Contami in modo da valutare quanto la pratica è stata condivisa, 4) proporre un’idea nuova alla community che farà la stessa cosa collaudando la buona pratica con te. Molto spesso l’essenza di un’idea è racchiusa in piccoli dettagli. Quando ho conosciuto Greta Golia e Silvano Stralla mi hanno dato un volantino stampato sul lato bianco di un foglio recuperato da una fotocopia. Un piccolo gesto rivelatore di come si possa cominciare dal piccolo a cambiare davvero le cose. In poche settimane la piattaforma ha raggiunto le 611 buone pratiche, dal baratto all’intonaco con l’argilla, dall’autoproduzione di sapone con l’olio di frittura al lavoro agricolo volontario in cambio di ospitalità ed esperienze. Le buone pratiche sono suddivise per sezioni e taggate. Una sezione del sito è dedicata a prodotti, associazioni, organizzazioni e imprese a basso (o nullo) impatto ambientale, da Bla Bla Car ad Altrescarpe, dalle cassette di prodotti agricoli che arrivano a casa alle filastrocche su misura. Per aggiungersi alla community di oltre 1600 utenti è sufficiente registrarsi su Contiamoci.com e seguire le istruzioni.Immagine-620x458

Fonte:  Contiamoci

Farespazio.it: nasce il primo social network dedicato alle Smart Cities

Sbarca sul web un nuovo portale dedicato alle città intelligenti e al vivere sostenibile. Una piazza virtuale aperta a tecnici, amministratori, studenti e imprenditori in cui, oltre a condividere esperienze, idee, progetti in chiave “smart”, è possibile promuovere la propria attività e avviare nuove partnership375480

Un social network dedicato alle Smart Cities e alle soluzioni tecnologiche innovative che puntano nella direzione della sostenibilità ambientale. Uno spazio libero di confronto e di informazione in cui condividere idee, notizie, curiosità e progetti in chiave green. Tutto questo – e molto altro – è Farespazio.it, la nuova piattaforma web nata per promuovere la cultura delle “città intelligenti” e per mettere in Rete le esperienze di tecnici, amministratori, imprenditori, studenti e di tutti i cittadini attenti ai temi della sostenibilità e della qualità della vita. «Farespazio – spiega Giuseppe Luongo, architetto esperto in Valutazione Ambientale Strategica e ideatore del progetto Farespazio – vuole candidarsi a diventare uno strumento al servizio di quei cittadini, professionisti e imprenditori che sono impegnati a vario titolo a rendere migliore la qualità della vita nelle nostre città, sia grandi che di piccole dimensioni». Previsto, infatti, uno spazio dedicato alla Cittadinanza attiva per consentire agli iscritti di inviare Segnalazioni geolocalizzate finalizzate a denunciare sia condizioni di degrado urbano, inefficienza dei servizi, che a mettere in luce esempi di buone pratiche urbane, progetti di edifici intelligenti, gestione sostenibile delle risorse naturali. Non solo. Il nuovo social network offre anche uno spazio dedicato alle aziende attive nel settore delle Smart Cities e delle Smart Communities, che possono iscriversi gratuitamente a Farespazio.it, presentando il proprio business, usufruendo di una vera e propria vetrina gratuita per la pubblicità aziendale. «Credo molto nelle reti sociali e nel ruolo sempre più significativo che esse hanno nei processi partecipativi dei cittadini alle decisioni da assumere circa il governo del territorio e la gestione dei servizi pubblici locali – prosegue Luongo – Pertanto ho immaginato potesse essere utile creare uno spazio 2.0 ove far convergere interessi e servizi legati alla promozione e diffusione di quelle attività svolte ed in corso di svolgimento utili all’attuazione di quelle politiche e soluzioni necessarie per le Smart City e le Smart Community». Entrare a far parte della comunità di Farespazio.it è molto semplice: basta accedere al sito e registrarsi, attraverso una procedura che richiede pochi minuti. Una volta completata l’iscrizione, è possibile sfruttare tutte le potenzialità del social network, aderendo ad esempio ad uno dei gruppi tematici presenti sul portale, come quelli dedicati alla gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti, alla mobilità dolce o al turismo ecocompatibile. Per gli amministratori pubblici, inoltre, c’è la possibilità di condividere online piani, progetti e idee per la propria comunità, sottoponendoli alla valutazione dei cittadini e degli esperti presenti nella rete di Farespazio.it. «Il nostro primo obiettivo è stato quello di tramutare la nostra idea in Farespazio – racconta Giovanni Bembo, socio e responsabile informatico del progetto – Ora che questo spazio esiste, ci auguriamo che possa, con il contributo degli iscritti, offrire sempre più servizi e diventare un social network di riferimento per quanti si occupano di innovazione, città intelligenti, servizi al cittadino e ambiente a 360 gradi». Gli utenti registrati hanno anche la possibilità di pubblicare le proprie notizie, immagini ,video, condividendo progetti, appuntamenti e curiosità con gli altri membri di Farespazio. Un’opportunità da non perdere per contribuire a trasformare le nostre città in luoghi più vivibili, sani e a misura d’uomo. Anche per le generazioni future.

 

Fonte: eco dalle città