Un modo diverso di vivere? È già qui

Sieben Linden: un magnifico esempio di un diverso modo di vivere, più a contatto con se stessi e con gli altri dove il valore della condivisione, dell’umanità e dell’etica sociale e ambientale sono riportati al centro. L’ecovillaggio tedesco, uno degli esempi di maggior valore in Europa, si racconta qui attraverso le parole di Eva Stützel, cofondatrice di Sieben Linden e consulente internazionale di progetti comunitari da 15 anni.evastutzel

Intervista e traduzione a cura di Marìca Spagnesi collaboratrice di LLHT.

Se ne sa ancora pochissimo, non se ne conoscono ancora appieno lo spirito, il valore e l’importanza per una vita più a misura di essere umano. Che si sia portati oppure no, attratti oppure  no da uno stile di vita comunitario, di sicuro l’esempio di Sieben Linden dimostra che un progetto di vita differente, in armonia con noi stessi e con l’ambiente che ci ospita, è possibile. Ed è possibile pensarlo e realizzarlo anche in Italia. Peraltro ci sarà occasione di ascoltare direttamente Eva Stützel al Parco delle Energie Rinnovabili in Umbria, durante il corso dal titolo “Costruire la società del futuro” dal 3 al 5 luglio.

Eva, ci puoi dare una definizione di ecovillaggio?

«Un ecovillaggio è un villaggio consapevolmente progettato dai suoi abitanti in una dimensione sociale, ecologica, economica e culturale».

Quali sono gli elementi che caratterizzano questa realtà?

«Un rapporto consapevole con tutto ciò che ci circonda: la natura, gli altri esseri umani e noi stessi. Questo comprende uno stile di vita ecologico, interazioni con le altre persone improntate al rispetto, consumo consapevole e, prima di tutto, prendersi la responsabilità della propria vita, da tutti i punti di vista».

Quali sono i vantaggi per l’individuo che decide di entrare a farne parte? E per la comunità quali sono i benefici? Parti dall’esempio di Sieben Linden, dove vivi.

«Il vantaggio principale è quello di vivere una vita piena di obiettivi. Sappiamo che con la nostra vita siamo una parte della soluzione ai problemi della società e non (non così tanto, almeno) parte del problema. Devo dire “non così tanto” poiché la nostra impronta ecologica è ancora oltre le possibilità della terra di sostenerla. Per me personalmente, il vantaggio principale di vivere in un ecovillaggio è vivere in una comunità che mi supporta in molti modi: nella mia crescita personale, nell’aiutarmi a crescere mio figlio, mi dà la possibilità di realizzare cose che non sarei in grado di realizzare da sola. Per la comunità intorno all’ecovillaggio è una fonte di ispirazione che mostra una prospettiva per le regioni rurali. E’ un villaggio dove le persone vengono a vivere e dove sono nati molti bambini, mentre in tutti gli altri paesi le persone se ne vanno e rimangono a viverci solo gli anziani. Quindi è un importante contro-fattore allo sviluppo demografico che sta minacciando le aree rurali oggi».

Privacy e comunità. Come rispondi a chi ha paura che la vita in un ecovillaggio non rispetti le esigenze di privacy individuale, della coppia o della famiglia?

«La risposta semplice è che noi a Sieben Linden abbiamo la massima considerazione della privacy. Rispettiamo le esigenze degli individui, delle coppie e delle famiglie. Sono i pilastri della comunità. Se gli individui non stanno bene, se le coppie sono in difficoltà, se le famiglie non funzionano, la comunità non funziona. Quindi abbiamo un grande rispetto dell’esigenza di privacy. Nessuno entrerebbe mai nella tua stanza senza bussare o senza un invito. Allo stesso tempo, però, abbiamo capito che la “trasparenza” è un fattore importante per creare la comunità. Questo significa che noi informiamo noi stessi dei nostri sentimenti e di cosa è importante per noi. Abbiamo capito che la comunicazione autentica e la condivisione è importante e crea fiducia e un senso di comunità. Per questo noi condividiamo molti dei nostri problemi nelle nostre relazioni o nelle nostre famiglie. Per noi questo non rappresenta una contraddizione riguardo alla privacy. Naturalmente ciascuno ha il diritto di decidere che cosa condividere ma abbiamo capito che è sempre un sollievo condividere molte cose che normalmente vengono tenute segrete».

Ci sono rischi? Per esempio c’è un rischio di isolamento dal resto della comunità al di fuori dell’ecovillaggio? Che rapporti avete con la realtà “fuori”?

«Il rischio principale che vedo per noi è che, poiché lavoriamo molto senza essere pagati o soltanto in cambio di un piccolo stipendio, saremo tutti poveri quando saremo anziani e prenderemo pensioni molto basse. Speriamo che la comunità ci darà allora alcuni vantaggi visto che abbiamo realizzato la comunità con il nostro lavoro, ma possiamo davvero contarci? C’è indubbiamente un certo isolamento dal resto della società fuori dall’ecovillaggio. La maggioranza di noi ha la maggior parte degli amici all’interno del villaggio e non ci sono molti contatti con l’esterno. Ma abbiamo amici nella regione, ci sono molte cooperazioni, molti di noi sono politicamente impegnati nella regione stessa, alcuni lavorano in progetti regionali o ambientali, abbiamo alcuni impiegati che vengono dalla regione, alcuni di noi ci lavorano. Quindi c’è un legame ma mi piacerebbe che ce ne fossero di più. Siamo collegati col resto del mondo che condivide i nostri valori attraverso i seminari e le reti di cui facciamo parte. Ma questo significa essere in contatto con persone che la pensano come te e che vivono in tutto il mondo, abbiamo molti contatti in questo senso. La sfida è, piuttosto, stabilire buone relazioni con la gente che vive in contesti tradizionali nella nostra regione che è un’area rurale convenzionale e piuttosto scettica nei confronti dei cambiamenti».

I bambini: che rapporto hanno con i coetanei che non fanno parte della comunità? Qual è l’esperienza riportata dai giovani che vi sono nati e cresciuti senza, quindi, averlo potuto scegliere?

«Abbiamo circa 40 bambini che hanno molti amici fuori dall’ecovillaggio e sono rispettati e ben visti nelle loro scuole. Abbiamo spesso il feedback che i nostri bambini contribuiscono molto alla coesione delle loro classi poiché hanno un’alta competenza sociale. I nostri ragazzi sono molto orgogliosi di essere i giovani di Sieben Linden. Hanno Sieben Linden per lo studio e per la formazione professionale ma sono ben collegati con altri giovani che vivono in comunità e amano viverci. Adesso ci stanno chiedendo chiarezza circa la possibilità di poter sempre tornare a Sieben Linden anche se i loro genitori se ne sono andati. Vedono il nostro ecovillaggio come la loro casa e vogliono che rimanga tale anche se vivono altrove».

Qual è l’impatto dell’ecovillaggio sull’ambiente che lo circonda? In che modo influisce sulle persone e il territorio che lo circondano?

«E’ stato realizzato uno studio sulla nostra impronta ecologica che dice che è circa il 70 per cento inferiore rispetto all’impronta di un tedesco medio. Ma non è abbastanza per salvare il mondo».

Dal momento in cui Sieben Linden è stato fondato quali sono state le problematiche emerse più spesso? E come le avete risolte?

«Il problema principale che abbiamo dovuto affrontare è stato che a un certo punto la chiesa locale aveva messo in giro la notizia secondo cui eravamo una setta pericolosa. Siamo riusciti a convincerli che era solo l’idea di un sacerdote che era forse paranoico e che, se avessero visto più da vicino la nostra realtà, avrebbero scoperto che non lo siamo affatto. Ma ci sono volute 4 settimane durante le quali i media locali hanno fatto molto per distruggere la nostra reputazione».

Quali sono, invece, le problematiche che  state cercando di risolvere?

«Il nostro problema nell’immediato è fare in modo che le persone si impegnino continuativamente per la gestione della comunità. Molti hanno da fare con il loro lavoro, la loro vita, la loro famiglia e la comunità nella sua dimensione ha bisogno di impegno. Al momento è difficile trovare persone che si prendano la responsabilità in questo senso».

Che cosa ti ha insegnato personalmente vivere a Sieben Linden?

«Moltissimo. Credo, prima di tutto, di aver imparato a credere che i sogni possono avverarsi se lavori per realizzarli e se ti lasci trasportare dalle tue intuizioni».

Quali sono i requisiti necessari perché un individuo o una famiglia possa entrare a far parte della vostra realtà?

«Il requisito principale è che le persone siano consapevoli del fatto che vivere in una comunità è sempre una sfida per la propria crescita personale e che possiamo vedere tutto quello che ci succede come qualcosa da cui possiamo imparare. Così puoi affrontare le sfide della vita di comunità».

In che modo l’individuo o la famiglia partecipa al funzionamento dell’ecovillaggio?

«Ciascuno deve occuparsi delle faccende domestiche ma l’impegno per la gestione dell’ecovillaggio è volontario. Ecco perché è difficile al momento trovare qualcuno che se ne occupi».

Ci sono vantaggi economici oltre ai grandissimi benefici umani? Puoi darcene un’idea? Con quanti soldi, ad esempio, una famiglia può vivere a Sieben Linden?

«Le persone possono vivere spendendo molto meno a Sieben Linden che nelle città grandi in Germania. Ma la vita è più cara da noi  rispetto alle campagne vicine. Noi costruiamo in modo ecologico e compriamo solo biologico e da commercio equo-solidale. E tutto questo ha un costo. Se si vuole vivere con pochissimo, è meglio vivere in campagna con progetti individuali. I vantaggi economici sono che tutti abbiamo molta ricchezza anche se non abbiamo molti soldi. Disponiamo di una sauna, organizziamo serate cinema tutte le settimane, feste da ballo, corsi di yoga, abbiamo una piscina naturale, macchine a disposizione anche se non ne possediamo una».

Come vedi il futuro degli ecovillaggi nel mondo?

«Credo che ce ne saranno di più, in futuro, ma la cosa più importante è che ci saranno più persone che vivranno consapevolmente e su base comunitaria come facciamo noi. L’auspicio è che lo facciano ovunque non solo in ecovillaggi o in comunità ma che creino uno spirito comunitario anche a casa loro, nelle loro strade, nel loro quartiere o condominio. E che ci siano molti progetti di condivisione e mutuo aiuto. Spero che le idee e i valori degli ecovillaggi diventino un giorno la norma anche per le persone che vivono in contesti normali».

Che cosa serve per essere felici, Eva?

«Una vita piena di obiettivi, buone relazioni umane e, naturalmente, salute, pace, cibo sufficiente e una casa per ripararsi».

Dal 3 al 5 luglio a Parco delle Energie Rinnovabili in Umbria ci sarà l’occasione di incontrare Eva Stützel durante il corso dal titolo

Costruire la società del futuro.

Il valore e il senso della comunità partendo dall’esempio dell’ecovillaggio tedesco di Sieben Linden

Appuntamento assolutamente da non perdere.

QUI TUTTE LE INFORMAZIONI PER PARTECIPARE

Chi è Eva Stützel

È nata a Saarbrücken in Germania nel 1964. Dopo molti anni di impegno negli scout, nell’associazione nazionale per la protezione della natura e nel club automobile ecologico, e dopo anni della vita intensa di chi condivide l’appartamento con altri, si è laureata in psicologia nel 1993. Ha poi conosciuto il progetto di ecovillaggio Sieben Linden dove vive e dove ho collaborato in diverse posizioni di responsabilità, accompagnando i processi di comunità. Dal 2004 lavora come coach e consulente per progetti. Ha specializzazioni e formazioni: sviluppo dell’organizzazione basata sulla psicologia della gestalt, il Process Work, il Possibility Management, la Comunicazione Non Violenta e il DragonDreaming.

Fonte: ilcambiamento.it

In Germania si costruisce il futuro: l’ecovillaggio di Sieben Linden

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Affrontare l’attuale crisi ambientale, sociale ed economica dando vita ad un nuovo modello di società fondato su solidarietà, condivisione, risparmio e consapevolezza. Questi i presupposti da cui ha preso vita oltre quindici anni fa l’ecovillaggio di Sieben Linden, nel nord della Germania. L’ecovillaggio di Sieben Linden è situato in aperta campagna nel nord della Germania, regione della Sassonia Anhalt (ex DDR), ed è abitato da 150 persone di cui 40 bambini e adolescenti. Queste persone hanno deciso che la crisi ambientale, sociale, economica, politica la risolvono per davvero.

Il progetto esiste da oltre quindici anni e dimostra che, se si vuole, si può migliorare la qualità della vita dando a questa un senso profondo. Persone normali di tutte le estrazioni sociali e possibilità economiche hanno creato un sistema sostenibile senza essere marziani, hippies o miliardari. Le abitazioni sono state costruite con materiali come il legno locale, balle di paglia, isolamento in fibra di cellulosa e fibra di legno, terra cruda e vengono alimentate energeticamente da legna, pannelli solari fotovoltaici e termici, il tutto per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Le decisioni vengo prese da tutti, ci sono i vari gruppi di lavoro e ognuno ha un ruolo all’interno dell’ecovillaggio che è un modello di micro società alternativa, così come dovrebbero e potrebbero esserlo tanti progetti anche da noi e infatti c’è chi in Italia ci sta già provando. La cucina è vegetariana e vepersone,abitazioni,gan con molti alimenti auto prodotti all’interno di un sistema di permacultura. Per tutto quello che non si autoproduce c’è un acquisto collettivo biologico che coinvolge l’intera comunità e che riduce i costi del 40% dei prodotti non solo alimentari ma anche di tutti quelli che servono per l’igiene personale e la pulizia della casa. Per i bambini c’è un asilo interno dove i bambini passano molto tempo all’aperto e non corrono il rischio di essere investiti.

A Sieben Linden la cucina è vegetariana e vegan con molti alimenti auto prodotti all’interno di un sistema di permacultura. Su 150 persone le automobili sono solo una ventina e alcune sono della comunità a disposizione di tutti e se si usano si pagano solo i chilometri effettivamente percorsi, senza bisogno di pensare ad assicurazioni, spese di manutenzione, etc. Le persone si aiutano molto fra di loro, c’è solidarietà e supporto fra gli abitanti che permette di rafforzare le relazioni e anche risparmiare molti soldi in servizi che nella società normale devono essere pagati e che invece in progetti del genere sono gratuiti e volentieri donati reciprocamente. Sieben Linden sfata i pregiudizi di coloro che pensano che questi progetti siano isole felici scollegate dalla realtà e per pochi disadattati. Laddove in quella zona prima dell’arrivo di queste persone c’era abbandono, deserto relazionale e culturale, è stata portata una ventata di entusiasmo e di rinascita dell’economia locale con persone che vengono a Sieben Linden a lavorare o a visitare il posto da tutte le parti della Germania e anche dall’estero. Fra le tante attività si organizzano infatti corsi, seminari, incontri internazionali per tutti coloro che siano interessati a conoscere questa interessante realtà. La famosa cultura che si cita spesso come aspetto prioritario nella città e poi magari si va a teatro una sola volta l’anno, la fanno direttamente gli abitanti di Sieben Linden. Una volta a settimana c’è il cinema, ci sono spettacoli teatrali organizzati da loro, c’è la discoteca, un locale bar, un negozio interno, la sauna, un coro, si organizzano corsi di yoga, thai chi, danza, pittura, etc e la maggior parte sono gratuiti. Ci sono tante relazioni con persone di diverse professionalità, conoscenze, culture, storie che regalano una grande ricchezza a chiunque frequenti il posto anche per poco tempo.
Le abitazioni sono state costruite con materiali come il legno locale, balle di paglia, isolamento in fibra di cellulosa e fibra di legno, terra cruda. Ma veniamo all’argomento principe, la pietra angolare di tutto: i soldi. Proprio perché in questo posto non si spreca, si risparmiano energie e risorse, ci si dà una mano, si condivide molto senza per questo fare particolari rinunce o essere dei monaci, la vita costa veramente poco. Una persona, considerati gli elementi base di affitto, alimentazione, energia, acqua, internet, etc, spende mediamente al mese circa 500/600 euro e poco più se ha dei figli. All’interno di questa cifra si può anche usufruire di una mensa comune biologica che prepara quotidianamente pasti per la colazione, pranzo e cena. A Sieben Linden hanno fatto quadrare il cerchio, si spende poco, si ha tutto quello che serve, si vive a contatto con la natura, si ha supporto dalla comunità, si ha vita culturale, si imparano molte cose nuove e mestieri, si conoscono persone e culture diverse. Ma secondo i parametri economici tedeschi (simili ai nostri), in teoria queste persone a cui non manca nulla, vivono al di sotto della soglia di povertà. Viene da chiedersi allora la povertà dove sta davvero? In chi guadagna più soldi ma fa una vita di inferno? In chi non si costruisce nessuna prospettiva e aspetta che gli cali dal cielo qualche miracolo? A cosa serve avere tanti soldi, inseguire uno stipendio che deve essere sempre più alto per comprare sempre più cose? Chi è veramente povero nella società dei consumi? Secondo quali parametri totalmente sballati si viene considerati poveri? Le persone di Sieben Linden vivono così come tanti predicano ma che non fanno. Cosa ci sarà di tanto difficile nel mettere assieme la teoria con la pratica? In ogni caso vista la situazione drammatica attuale, volenti o nolenti, la società del futuro, speriamo non troppo lontano, sarà simile a quella di questi pionieri. Sieben Linden sfata i pregiudizi di coloro che pensano che questi progetti siano isole felici scollegate dalla realtà. Nasceranno sempre più variegati progetti di questo tipo che si scambiano competenze e informazioni e si rafforzano fra loro, progetti costituiti da persone consapevoli, attive e che danno risposte pratiche e sensate ai problemi che ci stanno portando a fondo. Basta poco per avere ispirazione, basta fare un viaggetto e vedere con i propri occhi, poi rimboccarsi le maniche e rifare dalle nostre parti cose simili, tenendo ben presente che noi in Italia siamo molto più avvantaggiati perché con le nostre condizioni geoclimatiche, potremmo autoprodurci molti più alimenti ed energia. E poi volete mettere il clima italiano e il clima del nord della Germania? In Italia potremmo diventare un meraviglioso giardino nel quale fare crescere speranza e bellezza.

Per tutti quei giovani che pensano che possibilità non ce ne siano, che non ci sia lavoro, che si sentono inutili o aspettano non si sa bene cosa, consiglio caldamente di visitare posti del genere dove ognuno ha una sua collocazione, un ruolo, un senso, non si sente da solo contro il mondo. Bisogna darsi da fare, essere attivi e crearsi opportunità, di certo nulla verrà per grazia ricevuta ma se non ci si dà da fare, se non ci si muove, non si possono certo scoprire i propri talenti e misurare le proprie possibilità. Prima di criticare iniziative del genere o liquidarle con commenti banali e idiozie assortite parlando di Arcadie, di utopie, di isole felici, di progetti impossibili, andate a trovarli e vi accorgerete che sono estremamente realistici e quello che fanno è riproponibile senza sforzi titanici o montagne si soldi. I progetti impossibili, le vere utopie sono quelle che la società dei consumi ci ha martellato fino ad ora ed è ormai evidente che non ci portano proprio da nessuna parte.

Fonte: il cambiamento

Pensare come le Montagne

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