Sicurezza in bicicletta: pedalare a destra ma non troppo

Alcuni incidenti possono essere evitati con una correzione della posizione nella carreggiata stradale. Il dibattito sulla sicurezza dei ciclisti è sempre acceso e, molto spesso, foriero di prese di posizione acritiche e a priori ostiche. In Italia la questione è soggetta alla faziosità che si applica un po’ a tutto, dalla politica allo sport, dai gusti cinematografici alle scelte gastronomiche. La questione della sicurezza dei ciclisti che in altri Paesi non si pone (provare per credere l’atteggiamento degli automobilisti austriaci in prossimità degli incroci con le piste ciclabili ) in Italia diventa la solita partita guelfi-ghibellini. Per gli automobilisti i ciclisti sono una “specie” molesta che si prende troppe libertà sulle strade, mettendo in pericolo se stessa e gli altri. E così se il tweet di successo di Giordano Bruno Guerri (Dite ai ciclisti che possono salvare il mondo anche stando un po’ più a destra) raccoglie consensi e diventa claim degli automobilisti anti-bici, l’esperienza quotidiana di chi in bicicletta ci va insegna che stare troppo a destra rappresenta, in molti casi, un pericolo. Uno dei pericoli più frequenti è quello dell’improvvisa apertura della portiera da parte degli automobilisti, ma i rischi sono molti anche se non vi sono auto parcheggiate. Gli esperti di traffico individuano nella scarsa visibilità del ciclista che pedala troppo a destra la causa di molti incidenti. Non si tratta di teorie, ma di una casistica desunta dai verbali degli incidenti. I quattro tipi di incidente illustrati dall’infografica di un’associazione americana mostrano in maniera decisamente efficace come molti incidenti possano essere evitati se i ciclisti si posizionano più al centro della corsia.

Caso n° 1. Il ciclista non è visibile perché la sua posizione e elementi urbani ne occultano la vista alle e auto provenienti da destra fino al momento in cui lui non raggiunge l’incrocio.

Caso n° 2. Il ciclista arriva all’incrocio ma è nell’angolo cieco in cui chi procede in senso opposto e deve svoltare a sinistra non può vederlo.

Caso n° 3. Anche in questo caso il ciclista è in un angolo cieco e c’è la possibilità che non sia visibile né naturalmente, né nello specchietto retrovisore, una casistica che diventa estremamente pericolosa quando a svoltare a destra sono camion o veicoli pesanti.

Caso n° 4. Il quarto caso è quello del contatto se l’automobilista non rispetta la distanza di sicurezza. Se si sta più a centro strada, il guidatore dovrà attendere che non vi siano auto in arrivo nel senso opposto e potrà superare la bici sull’apposita corsia.

Uno spostamento più a sinistra favorisce il rallentamento degli automobilisti, ma perché questo comportamento sia possibile ci vuole una diversa cultura da parte degli automobilisti, una piccola rivoluzione culturale che in Italia è in mano soprattutto alle giovani generazioni, quelle dei ciclisti urbani e delle masse critiche, dei bike pride e delle associazioni che si battono per promuovere un concetto piuttosto semplice: la bicicletta non intralcia il traffico ma ne è parte integrante. Il che comporta diritti, ma anche doveri, su tutti quello del rispetto del Codice. Alcuni giorni fa una donna di 88 anni è morta dopo essere stata investita da un ciclista 18enne che procedeva ad alta velocità. L’anziana stava attraversando la strada sulle strisce pedonali e il ragazzo – che sopraggiungeva a forte velocità – è attualmente indagato per omicidio colposo. La questione della sicurezza dei ciclisti include anche quella dei pedoni, la categoria più debole di tutte.common-car-and-bike-crashes

Fonte:  Fiab

© Foto Getty Images

Piemonte: calano gli incidenti ma crescono quelli che coinvolgono pedoni e ciclisti

Presentato il rapporto 2014 del Centro di Monitoraggio Regionale della Sicurezza Stradale. Nonostante le riduzioni di incidentalità, nel 2013 il rischio di morire in un incidente stradale in Piemonte rimane superiore a quello rilevato per l’Italia e l’Europa, con 58 morti per milione di abitanti. La riduzione di morti tra pedoni, ciclisti e motociclisti rispetto al 2001 è stata inferiore rispetto alla riduzione del numero complessivo dei morti sulle strade380777

Cala del 9% il numero di morti sulle strade del Piemonte, rispetto al 2012. Secondo le cifre presentate dal Centro di Monitoraggio Regionale della Sicurezza Stradale (CMRSS), prosegue il percorso di miglioramento intrapreso dalla regione da oltre dieci anni. Se nel periodo dal 2000 al 2010 si sono chiusi con una riduzione della mortalità del 42% (il dimezzamento previsto dall’Unione Europea è stato raggiunto con due anni di ritardo, nel corso del 2012), il nuovo decennio vede il Piemonte ben avviato verso il perseguimento dei nuovi obiettivi. Con riferimento al valore 2010 (327 morti), il target piemontese per il 2020 è quello di non superare quota 163. Nonostante le riduzioni di incidentalità, nel 2013 il rischio di morire in un incidente stradale (morti per milione di abitanti) in Piemonte rimane superiore a quello rilevato per l’Italia e per l’Europa, con 58 morti per milione di abitanti. Tre incidenti su quattro avvengono nei centri abitati. Lo studio analizza il fenomeno nelle sue molteplici e variegate componenti e, basandosi sui dati raccolti in tutto il territorio regionale, consente una focalizzazione sugli aspetti critici sui quali concentrare gli sforzi e gli interventi. Le evidenze illustrate nel Rapporto confermano che l’incidentalità stradale in Piemonte risulta essere un fenomeno prevalentemente urbano come numero di episodi. Nel 2013 sulle strade comunali in abitato si contano addirittura più morti sia rispetto all’anno precedente, sia considerando i valori 2010. Di contro, in ambito extraurbano (dove si verifica la maggioranza di incidenti gravi e mortali)le percentuali di riduzione dei sinistri stradali sono molto più marcate: -22% sulle strade provinciali e statali, -23% sulle autostrade. Un dato confortante è rappresentato dall’abbattimento della mortalità sulle arterie autostradali: -52% rispetto al 2010, -17% tra il 2012 e il 2013 (valore quest’ultimo rilevato anche sulle strade provinciali e statali extraurbane). Lo scontro frontale-laterale (quasi 4mila casi nel 2013) è la natura incidentale più frequente, seguita dal tamponamento e dagli investimenti pedonali. La distribuzione temporale degli incidenti stradali nell’arco della giornata mostra che la quota di sinistri che avvengono nelle ore di punta (7:00-9:00 e 17:00-19:00), mediamente si attesta al 39%, salendo al 42% nel corso dei giorni lavorativi e riducendosi al 30% in quelli festivi. In calo anche gli incidenti che hanno visto coinvolte persone anziane (-24% rispetto al 2012). In controtendenza è invece l’aumento della mortalità giovanile: dopo diversi anni di miglioramento, nel 2013 si contano, rispetto al 2012, 6 vittime in più tra i neopatentati (18-21 anni) e 16 tra i giovani di età compresa tra i 22 e i 29 anni (+47%, valore che aumenta al 56% considerando il 2010). “Sebbene i dati che emergono da questo rapporto siano positivi -commenta l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte Francesco Balocco– in questi ultimissimi anni i tagli ai trasferimenti e la conseguente scarsità di risorse hanno ridotto significativamente le iniziative di prevenzione e di sensibilizzazione operate sul territorio piemontese. Il rischio è di un rallentamento nel trend positivo riscontrato negli anni precedenti. La sicurezza stradale rimarrà un tema prioritario della Regione Piemonte e procederemo alla redazione del nuovo programma regionale triennale 2015-2017 che, pur tenendo conto dei limiti di bilancio, fissi le linee guida della nostra azione ed individui nuove modalità di finanziamento anche attraverso forme di partenariato pubblico-privato”.
Migliora anche la situazione relativa agli utenti deboli, con una riduzione complessiva della mortalità del 22%, determinata soprattutto dal calo delle vittime tra i motociclisti (-35%). Ma la riduzione di morti tra i pedoni rispetto al 2001 (-37%) è stata inferiore rispetto alla riduzione del numero complessivo dei morti sulle strade (-54%). Nel 2013 gli incidenti stradali hanno causato tra i ciclisti 22 morti e 1.003 feriti. I ciclisti rappresentano il 9% dei morti; in ambito urbano il 13%. Il maggior numero di incidenti (il 55%) che coinvolgono i ciclisti si verifica nelle intersezioni, in particolare nei pressi di incroci e rotatorie. Nelle rotatorie il numero di incidenti è in aumento (da 93 nel 2010 a 139 nel 2013). Come per i pedoni, anche per i ciclisti nonostante risultati positivi dell’ultimo triennio, nel 2013 il numero di incidenti ed il numero di feriti rimane superiore ai valori del 2001. La riduzione di morti tra i ciclisti rispetto al 2001 (-19%) è stata nettamente inferiore rispetto alla riduzione del numero complessivo dei morti sulle strade (-54%). Come per pedoni e ciclisti, anche la riduzione di morti tra i motociclisti rispetto al 2001 (-15%) è stata nettamente inferiore rispetto alla riduzione del numero complessivo dei morti sulle strade (-54%).

Il rapporto completo è scaricabile all’indirizzo www.sicurezzastradalepiemonte.it


L’incidentalità stradale in Piemonte al 2013 – Sintesi rapporto 2014 [2,00 MB]

Centro di Monitoraggio Regionale della Sicurezza Stradale (CMRSS)

Fonte: ecodallecitta.it

Mobilità sostenibile per una città possibile

Dove: Mausoleo della Bela Rosin, Torino1923

Per celebrare il suo venticinquesimo compleanno l’associazione La Città Possibile propone una raccolta di materiali progettuali (tavole e plastici) frutto di due anni di didattica, sopralluoghi e rilevazioni su strade e spazi verdi, rilievi fotografici, misurazioni di traffico nel quartiere di Mirafiori Sud a Torino.

25 anni fa, a Torino, l’associazione La Città Possibile ha fatto la sua prima uscita pubblica proponendo e mostrando con materiali e documenti quanto visto in giro per l’Europa col comune riferimento ai principi dell’ecologia urbana. Un incontro con la “VISIONE ZERO” (l’approccio etico-sociale alla sicurezza stradale), la Moderazione del Traffico e la sperimentazione europea dello spazio urbano condiviso “Shared Space”, la “Forestazione urbana” e una concezione sistemica del verde in città, i Programmi di Recupero Urbano di URBAN e le forme più mature del coinvolgimento partecipativo dei cittadini.

“Mobilità sostenibile per una città possibile”

Raccolta di materiali progettuali (tavole e plastici) frutto di due anni di didattica, sopralluoghi e rilevazioni su strade e spazi verdi, rilievi fotografici, misurazioni di traffico nel quartiere di Mirafiori Sud.

A questa mostra, la terza uscita in questi anni dalla cooperazione col liceo, abbiamo aggiunto una esposizione svizzera sulle Strade residenziali e la Moderazione del Traffico realizzata nel 1981 (!) (oltre 50 metri lineari di pannelli autoportanti) che noi abbiamo utilizzato in ambito nazionale già negli anni Novanta e che risulta ancora oggi perfettamente attuale e “istruttiva” sul piano culturale e tecnico. Il tutto girerà negli spazi espositivi delle biblioteche comunali, a cominciare dal Mausoleo della Bela Rosin di Strada Castello di Mirafiori 148/7 dal 22 febbraio al 23 marzo (venerdì, sabato e domenica ore 10.00/12.00 e 14.00/17.00). Per chi, impossibilitato a venire, volesse lasciare un saluto, ricordare un incontro o qualcosa di significativo fatto in questi anni con l’associazione La città possibile, proponiamo di mettere il tutto in qualche riga e spedircelo alla e-maillacittapossibile@alice.it

Fonte: ecodallecittà

Mobilità sostenibile per una città possibile

Dove: Mausoleo della Bela Rosin, Torino

Per celebrare il suo venticinquesimo compleanno l’associazione La Città Possibile propone una raccolta di materiali progettuali (tavole e plastici) frutto di due anni di didattica, sopralluoghi e rilevazioni su strade e spazi verdi, rilievi fotografici, misurazioni di traffico nel quartiere di Mirafiori Sud a Torino1923

25 anni fa, a Torino, l’associazione La Città Possibile ha fatto la sua prima uscita pubblica proponendo e mostrando con materiali e documenti quanto visto in giro per l’Europa col comune riferimento ai principi dell’ecologia urbana. Un incontro con la “VISIONE ZERO” (l’approccio etico-sociale alla sicurezza stradale), la Moderazione del Traffico e la sperimentazione europea dello spazio urbano condiviso “Shared Space”, la “Forestazione urbana” e una concezione sistemica del verde in città, i Programmi di Recupero Urbano di URBAN e le forme più mature del coinvolgimento partecipativo dei cittadini.
“Mobilità sostenibile per una città possibile”

Raccolta di materiali progettuali (tavole e plastici) frutto di due anni di didattica, sopralluoghi e rilevazioni su strade e spazi verdi, rilievi fotografici, misurazioni di traffico nel quartiere di Mirafiori Sud.
A questa mostra, la terza uscita in questi anni dalla cooperazione col liceo, abbiamo aggiunto una esposizione svizzera sulle Strade residenziali e la Moderazione del Traffico realizzata nel 1981 (!) (oltre 50 metri lineari di pannelli autoportanti) che noi abbiamo utilizzato in ambito nazionale già negli anni Novanta e che risulta ancora oggi perfettamente attuale e “istruttiva” sul piano culturale e tecnico.
Il tutto girerà negli spazi espositivi delle biblioteche comunali, a cominciare dal Mausoleo della Bela Rosin di Strada Castello di Mirafiori 148/7 dal 22 febbraio al 23 marzo (venerdì, sabato e domenica ore 10.00/12.00 e 14.00/17.00). Per chi, impossibilitato a venire, volesse lasciare un saluto, ricordare un incontro o qualcosa di significativo fatto in questi anni con l’associazione La città possibile, proponiamo di mettere il tutto in qualche riga e spedircelo alla e-maillacittapossibile@alice.it

Fonte: ecodallecittà

Bici senza frontiere: a Bologna, l’8 febbraio 2014 assieme a Salvaiciclisti

L’8 febbraio 2012 nasceva con l’hashtag #salvaiciclisti. Due anni dopo, l’appuntamento del movimento Salvaiciclisti è a Bologna, per incontrarsi, festeggiare i risultati ottenuti, giocare assieme e confrontarsi su come proseguire insieme verso un obiettivo comune: rendere ciclabile l’Italia377647

Salvaiciclisti: L’8 febbraio 2012 nasceva con l’hashtag#salvaiciclisti la campagna che ha visto muovere migliaia di persone in tutta italia. Dopo nemmeno 3 mesi, il 28 aprile dello stesso anno 50.000 persone si sono ritrovate a Roma per chiedere ai sindaci misure di sicurezza a favore dei ciclisti. Da lì sono nati gruppi di attivisti, discussioni e una nuova coscienza: andare in bici non è solo un modo di spostarsi, ma un modo di vivere e concepire gli spazi abitati. Dopo due anni, molte delle nostre richieste per la vivibilità delle città sono state disattese, ma sono ormai percepite da tutti come prioritarie. Sono cambiate abitudini e percentuali delle persone che si spostano quotidianamente in bicicletta. Per questo si annuncia un nuovo appuntamento ai ciclisti urbani di tutta Italia: 8 e 9 febbraio 2014, a Bologna, BICI SENZA FRONTIERE. Un momento per chi pensa che sia tempo di incontrarsi, festeggiare la nostra esistenza, giocare insieme e confrontarsi su come proseguire insieme verso un obiettivo comune: rendere ciclabile l’Italia.

Bici senza frontiere. Programma:

8 febbraio 2014 – Piazza Maggiore, Bologna

Cos’è:

Bici senza frontiere è un gioco urbano nella piazza centrale. Ogni città è invitata a formare una squadra per misurarsi in prove di abilità ciclistica a tuttotondo. Le squadre, una per ogni città/comune, si sfideranno su un terreno di gioco su cui sono allestiti dei percorsi urbani. Ogni città può dare sfoggio dei suoi migliori pedalatori con ogni tipo di ciclista quotidiano, da 0 a 99 anni.

Prove:

BIKE TO WORK: la bici è il mezzo più veloce per andare al lavoro, a meno che qualche imprevisto non vi faccia trovare appiedati. Vince la squadra che timbra prima il cartellino.

Chi gioca: un bravo ciclomeccanico + aiutanti (min 1 max 3)

BIKE TO SCHOOL: quanti bambini si possono portare a scuola sulla tua cargo-bike? Dipende dalla gamba del genitore, ma anche dal traffico. Fa vincere la sua squadre il genitore che porta a scuola più bambini.

Chi gioca: un esperto cargo-biker + aiutanti (min 1 max 3)

BIKE IN PROGRESS: cosa hanno ottenuto in questi due anni i gruppi attivi nelle città italiane per favorire l’uso della bicicletta? La città più informata sulle ultime novità in materia di mobilità ciclistica vince la sfida. Ma attenzione, per rispondere bisogna prenotarsi: ovviamente con una sprint race.

Chi gioca: un cicloattivista su bici a scatto-fisso + suggeritori a piacere

BIKE TO SKY: una volata verso il cielo, gioco a sorpresa.

Chi gioca: tutta la squadra, comprese le mascotte.

Come parteciparecompilando il form di iscrizione.

Tutti coloro che non entreranno nel terreno di gioco saranno comunque utili alla loro squadra: la città con il maggior numero di sostenitori riceverà un bonus speciale.

*Un consiglio: portatevi la bici, a Bologna ci si gira bene, e dopo la proclamazione della città vincitrice si potrebbe festeggiare con una bella massa critica.

Domenica 9 febbraio – luogo da definire, Bologna

Il giorno successivo ai giochi si terrà una riunione nazionale per discutere sulle esperienze di cicloattivismo fatte in questi due anni nelle realtà locali e per programmare un nuovo periodo d’impegno per il cambiamento che aspettiamo. A breve le informazioni per iscriversi alla riunione.

Per info: salvaiciclistibologna@gmail.com

 

 

 

Fonte: ecodallecittà

Sicurezza stradale e Nazioni Unite: la norma ISO 39001 per ridurre i rischi

Oltre 1,3 milioni di morti sulle strade di tutto il mondo. Negli ultimi anni l’aumento di incidenti stradali mortali è stato del 65%; si stima che entro il 2030 questa sarà una delle prime 5 cause di morte a livello mondiale. Il 46% dei feriti e dei morti sulle strade sono pedoni, ciclisti e motociclisti. Cosa si può fare?375836

Esiste un programma delle Nazioni Unite studiato per ridurre gli incidenti gravi e mortali che avvengono sulla strada: “United Nations Decade of Action for Road Safety”. Il progetto si propone entro il 2020 di dare un taglio deciso ai tragici eventi e ai danni che questi provocano alla società attraverso una serie di misure internazionali rivolte a tutti gli operatori della strada spingendo ogni iniziativa utile a ridurre i fattori di rischio. Alla base del programma vi è la definizione della norma internazionale ISO 39001, uno standard che definisce i requisiti per la gestione della sicurezza stradale rivolto a tutti coloro che svolgono un ruolo di responsabilità nella gestione della sicurezza stradale. Trasportatori di beni e persone, progettisti, manutentori e gestori di strade, servizi pubblici, scuole e generatori di traffico possono definire i propri requisiti e attuare misure di miglioramento per rispettarli. Non solo quindi iniziative locali di sensibilizzazione verso la popolazione, ma azioni concrete e misurabili che riducano i rischi e le cause degli incidenti. Attraverso il rispetto dei requisiti della norma, infatti, le compagnie di trasporti, di autobus, i corrieri, le poste, la nettezza urbana possono ambire alla riduzione del numero dei potenziali incidenti e a quella delle assenze per malattia e dei costi per riparazione di autoveicoli oltre che ai rischi di citazione legale per negligenza. I dipartimenti locali per la pianificazione, i progettisti e le imprese di costruzione possono avere vantaggi nelle gare di appaltolimitare i costi di gestione e riparazione e aumentare la sicurezza dell’intero sistema. Anche i servizi pubblici, le scuole, gli ospedali, i parcheggi, i centri commerciali, con l’adozione della norma vedrebbero innanzi tutto vantaggi per la pianificazione e un forte miglioramento delle credenziali di responsabilità sociale. In Giappone e in UK sono diverse le compagnie che hanno già adottato la norma, migliorando le condizioni di sicurezza dei propri dipendenti e dell’intero contesto in cui operano. Anche in Italia, dove pure si sta facendo molta informazione sulla sicurezza, si sente l’esigenza di uno strumento che metta a confronto le diverse realtà operanti sulla strada. “C’è urgenza di intervenire in questo ambito – osserva Luigi Brusamolino, Amministratore Delegato BSI South Europe, l’ente di certificazione che ha ideato con ISO la norma con un approccio sistematico e coerente, che sia in grado di apportare benefici non solo a chi lo adotta ma alla società tutta”. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha registrato dati allarmanti: oltre 1,3 milioni di morti sulle strade di tutto il mondo e oltre 50 milioni di incidenti gravi ogni anno. Gli incidenti stradali sono la maggiore causa di morte tra i giovani in età compresa tra i 10 e i 24 anni. Negli ultimi anni l’aumento di incidenti stradali mortali è stato del 65%; si stima che entro il 2030 questa sarà una delle prime 5 cause di morte a livello mondiale. Senza interventi mirati si stima che nel 2020 le morti causate da incidenti stradali saranno circa 1,9 milioni all’anno. Il 90% degli incidenti stradali colpisce i Paesi in via di sviluppo nonostante questi abbiano meno della metà della media dei veicoli degli altri. Il 46% dei feriti e dei morti sulle strade sono pedoni, ciclisti e motociclisti. Solo il 15% degli stati ha una normativa relativa a questi fattori di rischio: limiti di velocità, guida in stato di ebbrezza, utilizzo di casco e cinture, seggiolini per bambini. Oltre alla perdita di vite umane e alla devastazione che causano in termini di danni alle attrezzature e alle strutture, gli incidenti stradali costano mediamente ogni anno ai vari Paesi tra l’1 e il 3% del PIL e nei Paesi in via di sviluppo si parla di 100 miliardi di Sterline (fonte Worldbank). Con l’adozione dell’approccio strutturato e olistico proposto dalla ISO 39001, le organizzazioni dovrebbero essere in grado di migliorare i loro risultati nella gestione del traffico, di adeguarsi alle leggi vigenti contribuendo nel contempo ad un alto obiettivo per la società tutta: un minor numero di incidenti stradali. ISO 39001 è il nuovo standard per tutte le organizzazioni che intendono partecipare attivamente alla sicurezza del traffico stradale (RTS). Fornisce un quadro comune di riferimento basato sulle migliori pratiche di gestione per affrontare i rischi per la sicurezza stradale, sia per le municipalità che per tutti gli altri operatori del traffico. Adottando le best practice di gestione definite dalla ISO 39001, le imprese e le aziende possono attivamente contribuire, compatibilmente con il loro ambito di influenza, a ridurre il rischio di morte e di gravi lesioni causate dal traffico stradale. Il nuovo standard è uno strumento prezioso per qualsiasi organizzazione che ne potrà apprezzare i vantaggi, per se stessa e i suoi stakeholder, derivanti da un sistema di gestione della sicurezza stradale; questi includono l’organizzazione e la tutela dei dipendenti, del management, degli investitori e dei clienti.

Fonte: eco dalle città

 

Entro l’anno saranno 8 gli autovelox fissi a Milano

Il Comune installerà sette nuovi autovelox fissi, che si aggiungeranno a quello di viale Monte Ceneri e Serra (Cavalcavia Bacula), per il controllo della velocità, dentro Milano: da via Palmanova a viale Famagosta, ecco le nuove postazioni. L’iniziativa annunciata in occasione della Settimana Mondiale della Sicurezza Stradale374813

La Settimana Mondiale della Sicurezza Stradale, promossa dalle Nazioni Unite e dal Ministero Infrastrutture e Trasporti in collaborazione con Anci, cui il Comune di Milano ha aderito, è l’occasione per fare il punto con la città in tema di sicurezza stradale. Il Comune, per voce dell’Assessorato alla Sicurezza e Polizia Locale capitanato da Marco Granelli, installerà sette nuove postazioni fisse nelle quali verranno collocati gli autovelox (postazioni già individuate con decreto del Prefetto nel 2003, ma non ancora attivate): via Parri, via Palmanova, cavalcavia del Ghisallo, viale Famagosta, via dei Missaglia, via della Chiesa Rossa e via Fermi, tutte strade urbane di scorrimento, dove il limite di velocità è di 70 chilometri orari. Le postazioni si aggiungono a quelle monitorate con sistemi di controllo mobili della velocità e presidiate da agenti della Polizia locale, nelle strade emerse a potenziale alto rischio, soprattutto in alcune ore del giorno: via Bazzi, via Aldo Moro, la carreggiata centrale di viale Certosa, viale De Gasperi, viale Olivieri, via Caterina da Forlì, viale Caprilli e il tratto del raccordo dell’Autosole di piazzale Corvetto, tutte strade – tranne l’ultima – con limite a 50 chilometri orari. “Tutelare le utenze deboli della strada e chi è alla guida dell’auto o della moto è una priorità di questa Amministrazione. La velocità è uno dei più grandi fattori di rischio incidente, per questo, per la prima volta Milano fa una scelta netta e nei prossimi mesi la città passerà da 1 postazione fissa per il controllo della velocità a 8,collocate in strade che erano state individuate nel 2003 in condivisione con la Prefettura, – ha dichiarato Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale, Polizia locale.

Fonte: eco dalle città