Kerry: “Migrazioni una sfida per l’Europa? Peggio quando mancheranno acqua e cibo”

Il segretario di stato traccia un quadro a tinte fosche sul futuro del Pianetagettyimages-486229136

Gli echi dell’emergenza profughi che percorre l’Europa arrivano anche Oltreoceano e il Dipartimento di Stato degli Usa sta valutando quali passi intraprendere per aiutare l’Unione Europea a far fronte all’arrivo di migliaia di rifugiati politici. Proprio ieri, però, il segretario di Stato americano, John Kerry, ha tenuto a sottolineare che gli attuali flussi migratori non sono che l’inizio di un esodo di massa dovuto ai cambiamenti climatici:

“Pensate che le migrazioni oggi siano una sfida per l’Europa, ma aspettate di vedere cosa accadrà quando mancheranno acqua e cibo”

ha detto Kerry. Già nel 2013 il report The Arab Springs and Climate Change del Center for Climate Change and Security aveva posto l’accento sulla rapporto di causalità fra i cambiamenti climatici e la Primavera Araba e la guerra civile siriana. Ci sono voluti due anni e mezzo perché questo rapporto di casualità passasse dai report scientifici alla conferenza stampa del capo del Dipartimento di Stato Usa. La mancanza di risorse idriche è e sarà sempre di più uno dei principali problemi con cui dovrà fare i conti il Medio Oriente. Nel solco di quanto affermato dal report del 2013 il segretario di Stato Usa ha motivato la guerra civile siriana con cause climatiche:

“La Siria è stata destabilizzata da un milione e mezzo di persone che sono scappate dalle zone rurali a causa di una siccità durata tre anni, resa ancora più intensa dal cambiamento climatico a opera dell’uomo, una condizione che sta rendendo l’intero Medio Oriente e le regioni mediterranee ancora più aridi”

ha aggiunto Kerry. La popolazione mondiale continua a crescere e le risorse idriche continuano a diminuire. Oltre al Medio Oriente, una delle principali emergenze idriche da affrontare sarà quella del Corno d’Africa. Gli anni che ci attendono saranno quelli dell’idrodiplomazia come qualcuno chiama le negoziazioni tese a garantire che le risorse idriche non vengano accaparrate solamente da chi sta a monte dei grandi corsi d’acqua.

Fonte: ecoblog.it

La sfida di REbuild: riqualificare una casa al minuto per rilanciare l’economia e ridurre le emissioni

REbuild lancia il messaggio della convention nazionale per l’innovazione della riqualificazione e gestione immobiliare che si terrà il 25 e 26 Giugno a Riva del Garda (TN). 1casa1minuto: riqualificando le oltre 18 milioni di abitazioni entro i 18 milioni di minuti che ci separano dal 2050, l’Italia potrebbe contribuire in modo strategico al raggiungimento degli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di gas serra. Gli organizzatori di REbuild: “Per vincere la sfida di #1casa1minuto sarà fondamentale l’industrializzazione dei processi di riqualificazione”. Un’economia europea low-carbon entro il 2050 con una riduzione delle emissioni di gas serra dell’80%. E’ quanto auspica la Commissione Europea nell’Energy Roadmap 2050. Un obiettivo ambizioso che secondo gli esperti può essere raggiunto solamente attraverso un deciso cambio di marcia nei processi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.
In questo dibattito si inserisce REbuild, convention nazionale sull’innovazione della riqualificazione e gestione immobiliare, organizzata da Habitech – Distretto Tecnologico Trentino – e Riva del Garda Fierecongressi, che si svolgerà il 25 e 26 Giugno a Riva del Garda (TN). Diversi Paesi europei hanno già definito programmi integrati di riqualificazione edilizia ed energetica su larga scala: l’Inghilterra ha già da qualche anno un piano per riqualificare un’abitazione al minuto mentre la Germania ha da poco definito l’obiettivo di riqualificare 20 milioni di case in 20 anni: quasi 2 al minuto. Ora tocca all’Italia. “Con oltre 18 milioni di abitazioni che necessitano una riqualificazione, il nostro Paese ha il secondo patrimonio immobiliare più vecchio al mondo, inadeguato ad affrontare il futuro sotto molti punti di vista: energetico, estetico, funzionale, ambientale e della sicurezza sismica e d’uso” sottolinea Thomas Miorin, direttore di Habitech e ideatore dell’evento. Le famiglie italiane hanno immobilizzato nel mattone la maggior parte dei loro risparmi, un ammontare che supera di 4 volte il PIL nazionale. Valore che si sta deteriorando, dato che la larga maggioranza di questi edifici ha più di 40 anni e necessita di essere rigenerato.
La riqualificazione è la strada per far recuperare valore all’immobile, per rilanciare l’economia e l’occupazione del settore e per traguardare le sfide ambientali che ci pone l’Europa. Farlo ad un tasso di un’abitazione al minuto richiede un ripensamento delle tecnologie e della filiera ma soprattutto dei processi finanziari ed amministrativi: il tema su cui ruota questa edizione di REbuild” aggiunge Miorin. “Per questo nel corso della due giorni affronteremo il tema della necessaria industrializzazione dei processi di riqualificazione, uno dei processi che a livello internazionale ha dimostrato di saper ridurre radicalmente tempi e costi degli interventi. In Olanda, ad esempio, si stanno sperimentando soluzioni capaci di riqualificare una casa in meno di 15 giorni con un costo capace di ripagarsi con la riduzione dei consumi. Una possibile rivoluzione che accelererà esponenzialmente la trasformazione dell’edilizia che abbiamo conosciuto finora” conclude Thomas Miorin. “Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione della UE nei prossimi anni occorrerà progressivamente spostare l’attenzione dalla riqualificazione energetica di singoli appartamenti ad interi edifici. In pratica si tratterà entro 10-15 anni di arrivare ad una decuplicazione dei risparmi di energia grazie a soluzioni di finanza innovativa e ad una riorganizzazione dell’industria del settore” rilancia Gianni Silvestrini, Presidente del Green Building Council Italia e direttore scientifico del Kyoto Club.
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“Un obiettivo raggiungibile passando dall’attuale percentuale di superficie annua riqualificata dell’1% al 2-2,5% e inoltre puntando a interventi che consentano di innalzare gli attuali risparmi del 20%, tipici delle detrazioni fiscali, al 60-80% delle riqualificazioni spinte”, precisa Gianni Silvestrini.

Si tratteggia quindi uno scenario di innovazione radicale nel mondo delle costruzioni nel quale deep renovationrigenerazione urbanarinnovo delle infrastrutture e digitalizzazione dell’edilizia saranno le parole chiave. “Definire una chiara politica industriale con obiettivi forti, come hanno già fatto Germania ed Inghilterra, si sta dimostrando la via migliore per rilanciare l’economia, raggiungere i traguardi ambientali europei e riposizionare un settore in difficoltà che pesa un quinto del nostro PIL. Per questo lanciamo la campagna #1casa1minuto con l’obiettivo di condividerla con le parti sociali interessate” conclude Miorin. La quarta edizione di REbuild è patrocinata da: AiCARR, Associazione italiana Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento e Refrigerazione, ARCA – Architectural Comfort Ambiente, AREL – Associazione Real Estate Ladies, ASSISTAL – Associazione Nazionale Costruttori di Impianti e dei Servizi di Efficienza Energetica (E.S.Co.) e Facility Management, Assoimmobiliare, AUDIS – Associazione Aree Urbane Dismesse, CNAPPC – Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati della Provincia di Trento, Commissione Europea, Federesco – Federazione Italiana delle ESCo, Federimmobiliare, F.IN.CO. – Federazione Industrie Prodotti Impianti Servizi ed Opere Specialistiche per le Costruzioni, FIRE – Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia, Fraunhofer Italia, GBC – Green Building Council Italia, INU – Istituto Nazionale di Urbanistica, IFEL, Kyoto Club, Legambiente, Nomisma, Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Trento, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trento, RICS – Royal Institution of Chartered Surveyors, SITdA – Società Italiana della Tecnologia dell’Architettura, Symbola – Fondazione per le qualità italiane e Trentino Sviluppo.

Cos’è REbuild

REbuild è un evento specializzato interamente dedicato all’innovazione nella riqualificazione e gestione immobiliare. Diversamente da fiere e convegni tradizionali, REbuild costituisce l’unica piattaforma interattiva e multidisciplinare di conoscenza, informazione, confronto e lavoro che coinvolge tutti i player della filiera interessati a sviluppare opportunità di business e nuovi network professionali. REbuild è l’osservatorio privilegiato sul mercato immobiliare del futuro. Ciò che distingue REbuild sono i contenuti scientifici e formativi, il format interattivo e l’innovazione, tradotta in casi studio, soluzioni creative e best practice dall’Italia e dal mondo.

E’ organizzato da Habitech – Distretto Tecnologico Trentino – e Riva del Garda Fierecongressi SpA.

Fonte: agenziapressplay.it

Oscar 2015: sfida eco fra Virunga e Il sale della terra

Nella categoria riservata al miglior documentario due film con una forte impronta ecologista. Il primo racconta la battaglia contro le trivellazioni della Soco nel parco di Virunga, il secondo i viaggi del fotografo Sebastião Salgado.

Nella categoria del miglior documentario sono due candidati “forti” agli Oscar 2015, due film che parlano di difesa dell’ambiente e lo fanno con un impianto narrativo e una qualità fotografica sbalorditivi: Virunga e Il sale della terra. Due candidati “forti”, per le storie che raccontano e per come le raccontano, se la dovranno vedere con Citizenfour di Laura Poitras, il documentario su Edward Snowden diretto da una delle giornaliste più pericolose d’America, la donna che affianca Glenn Greenwald e Jeremy Cahill nell’ambizioso progetto giornalistico The Intercept. Avamposto del Soft Power ovverosia del potere persuasivo con il quale gli Stati Uniti colonizzano l’immaginario occidentale da un secolo a questa parte (e globale da qualche decennio in meno), gli Academy Awards si sono rivelati molto spesso veicoli di messaggi politici, quando non geopolitici, messaggi molto spesso orientati verso un pubblico democratico. I premi, con la loro visibilità planetaria, hanno sistematicamente privilegiato il messaggio a discapito di un rinnovamento e del sostegno alla reale qualità dei premiati. In questa logica di premi molto spesso pretestuosi dati a prescindere dalla qualità, ma in virtù dell’importanza del tema, ambiente ed ecologia hanno sempre rappresentato una nicchia di scarso interesse. Quest’anno Virunga e Il sale della terra sembrano avere tutte le carte in regola per spezzare una tradizione anti-ecologista che solamente Una scomoda verità di Davis Guggenheim nel 2006 e The Cove di Louie Psihoyos nel 2009 sono riusciti a interrompere grazie alla potenza di un discorso fortemente universale. Anche questa volta la battaglia sarà giocata sull’importanza del tema? È chiaro che i tre documentari favoriti propongono tematiche cruciali per il futuro dell’umanità: Virunga quella delle scelte fra salvaguardia della natura e risorse fossili, Il sale della terra quella degli equilibri sociali e naturali, Citizenfour della libertà e della privacy. Virunga è un documentario sbalorditivo, Orlando von Einsiedel è riuscito ad amalgamare documentario naturalistico, reportage di guerra e inchiesta giornalistica in un prodotto di magistrale coerenza stilistica, più appassionante di qualsiasi action movie, perché è tutto vero. E il film è stato parte integrante di una campagna del WWF per la salvaguardia del parco nazionale più antico d’Africa.

Il sale della terra, firmato da un maestro come Wim Wenders e da Juliano Ribeiro Salgado, racconta la storia del fotografo Sebastião Salgado attraverso quasi cinquant’anni di scatti. In un meraviglioso bianco e nero che si riempie di tutte le sfumature che Salgado è riuscito a dare a questi due colori viene raccontata la bellezza della terra e dei suoi abitanti. Dopo avere inseguito per anni i volti, dopo il dramma del Ruanda, Salgado decide di ritrarre le terre vergini, ma torna alla fattoria della sua famiglia per compiere un “miracolo” far rivivere la foresta scomparsa della sua infanzia.

Due film mirabili, fra i più belli visti nel 2014, corrono per l’Oscar e, proprio per la rilevanza che questi premi hanno a livello globale, sarebbe importante che si premiasse l’ecologia facendola uscire dalla nicchia che, nel nostro Paese, trova in un festival Cinemambiente la vetrina più importante e prestigiosa.virunga-1-620x347

Foto | Ufficio Stampa Cinemambiente

Fonte: ecoblog

Expo promosso dall’85% dei milanesi. Il 33% disposto a fare il volontario

Nei giorni della “sfida Expo” accolta anche dal Governo, il Comune pubblica un sondaggio favorevole sul gradimento dei milanesi, anche se sul tema (Alimentare il Pianeta) molti devono ancora studiare… Positive pure le aspettative di ritorno d’immagine dall’evento. In crescita il giudizio sulla qualità della vita a Milano. 1100 adulti intervistati dallo stesso istituto che ha misurato il gradimento di AreaC. ECO pubblica il sondaggio375543

Expo gradito dall’85,2% degli intervistati e qualità della vita in città soddisfacente per 74,3% dei milanesi, con un incremento del 2,8% rispetto allo scorso aprile. Sono i due dati principali emergenti dalla ricerca della società EMG – la stessa che aveva misurato “la passione” dei cittadini per AreaC e la domenicAspasso. Un altro dato che riaccende la speranza a tutti quei milanesi che nell’Expo ancora non ci credono è quello che registra un terzo degli intervistati (33,1%) come disponibile a fare i volontari per Expo 2015. La prima delle attività scelte sarebbe quella di far visitare la città ai turisti. Un dato, quello della disponibilità al volontariato, importante per Milano e che fornisce un primo orientamento sull’idea di un Expo sostenuto anche dai cittadini, i primi ad esserne coinvolti, sperando che il sostegno possa essere paragonabile a quello che i torinesi hanno dato alla “loro” Olimpiade Invernale nel 2006. Il campione intervistato da EMG per conto del Comune, tra il 19 e 21 giugno 2013, è di 1.100 persone, rappresentative della popolazione maggiorenne residente nel territorio comunale secondo il genere, l’età e il titolo di studio. La notorietà totale di Expo arriva al 93%, perché c’è anche un 7% che dichiara di non conoscere nemmeno l’appuntamento. E se ai milanesi viene chiesto di indicare l’anno di svolgimento dell’esposizione, il 73,6% risponde 2015. Il 3,3% il 2014, il 2% il 2018 e, a seguire con percentuali minori, altri anni. Riguardo il tema dell’Esposizione Universale, solo il 29,2% dei milanesi lo indica spontaneamente, mentre il 58,8% ricorda il tema dell’alimentazione solo se citato dall’intervistatore. Il 34,2% confessa invece di non conoscere l’argomento. Emerge poi un bisogno di maggior conoscenza dell’evento, poiché il 51,2% del campione si dichiara ancora “poco informato”. Il 66,3% del campione è convinto poi che Expo porterà benefici in termine di immagine internazionale alla città. Viceversa solamente il 31,2 pensa che l’appuntamento del 2015 non cambierà nulla. In particolare, sollecitati più in profondità sui benefici per la città, il 31,9% dei milanesi ritiene che Expo porterà più lavoro mentre il 29% più turismo. Solo l’8% nulla in particolare. Come dato complessivo finale, emerge dal sondaggio un 85,2% di milanesi con un giudizio positivo rispetto al gradimento per l’appuntamento del 2015 e solamente un 2,8% del campione con un atteggiamento molto negativo. La ricerca Emg ha misurato anche il giudizio dei cittadini sulla qualità della vita in città,registrando 74,3% di intervistati soddisfatti, con un incremento del 2,8% rispetto alla ricerca realizzata dello scorso aprile. La maggioranza assoluta (51,2%) restituisce un voto tra il 6 e il 7, mentre il 23,1% premia Milano con un voto tra l’8 e il 10.

Il sondaggio commissionato dal Comune ad EMG su Expo e qualità vita a Milano [0,62 MB]

Fonte: eco dalle città

Al via il progetto AgriTorino, agricoltura sostenibile per rispondere alla crisi

È stato presentato il progetto solidale AgriTorino che mira a creare una nuova agricoltura con funzione sociale, ambientale ed economica. Si tratta di un patto tra produttori e consumatori con il quale i primi affidano a giovani disoccupati delle terre abbandonate o sottoutilizzate.

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Dando un’occhiata ai dati diffusi dall’Istat lo scorso venerdì sembra evidente, anche per i non addetti ai lavori, che il Belpaese si trovi in posizione supina. In riferimento all’anno 2012, il Pil è diminuito del 2,4%, il rapporto deficit/Pil è al 3% (in poche parole lo Stato ha speso più di quanto ha incassato), e il debito pubblico è al 127% del Pil. In tali scenari catastrofici, l’operato del governo dei tecnici ci ha inoltre regalato un incremento del 3% delle entrate fiscali e una disoccupazione, d’inizio d’anno 2013, che si attesta all’11,7% mentre è ai massimi storici per gli under 24, con il 38,7% di inoccupati (è al 50% nel sud del paese). Poche volte ci attacchiamo ai numeri, seppure certi indicatori e certi dati risultino avere una valenza informativa, ed, anzi, di frequente, preferiamo raccontare esperienze reali, azioni, atti di concretezza che dimostrino come la forza e l’impegno degli individui possano remare contro la corrente delle negatività generata da un sistema obsoleto. E così, proprio contro la crisi e l’inefficacia della classe dirigente, l’ingegno si aguzza e si federa intorno ad azioni solidali poste in essere in micro mondi per provare a dare vita ad iniziative stimolanti e speranzose. È il caso del progetto Agritorino, presentato a Torino lo scorso fine settimana, che mira a creare un nuovo modo di fare e vivere l’agricoltura. Il mondo del volontariato torinese come il Sermig, il Cottolengo, la Congregazione Salesiana insieme ai Padri Somaschi, PerMicro e Piazza dei Mestieri si sono fatti promotori di un’iniziativa dalle finalità molteplici: valorizzare la terra, mettere in produzione la terra incolta, produrre prodotti di qualità, vendere in maniera etica e creare occupazione giovanile oltre che professionalità nel settore agricolo. Si tratta di un patto tra produttori e consumatori con il quale i primi affidano delle terre abbandonate o sottoutilizzate a dei giovani disoccupati, i nuovi agricoltori del 2013, che vengono formati all’agricoltura ecosostenibile con l’obiettivo di avere un’occupazione generatrice di un reddito, ma allo stesso tempo di fornire dei prodotti di qualità alla comunità a prezzo etico.

Si è dato il via a questa sperimentazione che sarà supervisionata dal comitato promotore per testare la fattibilità tecnica dell’iniziativa nonché la sua sostenibilità economica. Se il buongiorno si vede dal mattino, sembrerebbe che l’avventura parta nel migliore dei modi visto che sono già stati identificati dei terreni disponibili nel piemontese che verranno dati in comodato d’uso dai proprietari, il Cottolengo e i Salesiani, per l’immediato start del progetto. In assenza di misure incisive dei governi nazionali le micro realtà del paese si organizzano differentemente, provano ad agire unendosi per seminare un benessere comunitario. Il progetto AgriTorino è una sfida interessante che nasce dalla prossimità con il territorio e dall’iniziativa di chi conosce la realtà dei cittadini e sceglie di viverla a stretto contatto anziché osservarla a distanza dalle poltrone del Palazzo. L’unione dal basso per fronteggiare il problema dell’occupazione giovanile e della crisi economica e per dare fiducia e dignità alla persona. La strada tracciata è il ritorno alla terra, dunque, per sviluppare un’agricoltura che possa giocare un ruolo sociale, ambientale ed economico: coniugare il coltivare sano con il vendere etico creando lavoro, professionalità e reddito. La radici del nostro paese e della nostra storia, poggiate sui pilastri della solidarietà, rappresentano la speranza per ripartire e affrontare il vivere presente.

fonte: il cambiamento

Manuale Pratico di Agricoltura Biodinamica

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