In Etiopia una serra per sconfiggere fame e sete

Un progetto dell’università di Gondar per raccogliere l’acqua utile per l’uomo e per l’agricoltura anche nei deserti più aridi. Nei deserti dell’Etiopia la carenza d’acqua continua a essere una delle principali cause delle migrazioni dovute all’impossibilità di coltivare e, dunque, di sopravvivere senza aiuti esterni. Il progetto Roots Up, promosso dall’Università di Gondar sta tentando di portare l’acqua dove l’acqua non c’è. Come? Con una serra speciale, multifunzionale che è, allo stesso tempo, orto e cisterna. Questa tenda-orto raccoglie la condensa che si forma durante la notte e la accumula all’interno di serbatoi. I ricercatori etiopi hanno creato una tenda-orto che riesce a mantenere al suo interno un’atmosfera ideale in virtù della ventilazione naturale favorita dall’escursione termica che si crea fra la parte alta e quella bassa di questa tenda piramidale.roots-up-620x347

Questa piccola piramide riesce a produrre l’acqua che è in grado di soddisfare tanto le esigenze fisiologiche, sia quelle dell’agricoltura. Laddove non piove per settimane, quando non per mesi, laddove non ci sono pozzi che pescano nelle profondità delle falde, l’acqua va pescata dall’aria, con l’ingegno e lo spirito d’adattamento, come fa, in natura, il coleottero delle nebbie (Onymacris unguicularis) che mantiene il corpo costantemente inclinato in avanti in modo che la condensa che si forma sull’addome gli scivoli alla bocca dissetandolo. La forma della struttura intrappola l’aria calda al suo interno, provocando un innalzamento della temperatura durante il giorno. Di notte, quando la temperatura scende, gli agricoltori aprono la parte superiore della serra per rinfrescarla e, a questo punto, il vapore acqueo condensa le goccioline d’acqua che vengono convogliate in un serbatoio da una sorta di imbuto. Con quell’acqua si provvederà poi ad irrigare le piante contenute nella stessa serra.roots-up-2-620x347

Fonte: Roots up

Immagini : Roots up

L’acqua che mangiamo ci farà soffrire la sete dal 2025

L’acqua dolce è poca e ce ne servirà sempre di più in futuro. I beni e le merci per essere prodotte hanno bisogno di acqua e di qui al 2025 almeno i 2/3 della popolazione mondiale potrebbero soffrire la sete.

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L’acqua potabile è una delle risorse più scarse sul nostro Pianeta ma sembriamo non accorgercene e neanche sembra ci interessi. La maggior parte di noi è nato con l’acqua potabile in casa, sia calda sia fredda; acquistiamo merci prodotte con acqua ma non realizziamo questo uso continuo e costante che ne viene fatto e compriamo come assetati, pur non avendone bisogno. L’acqua si mangia e noi ne mangiamo tanta: almeno 3800 chilometri cubi di acqua dolce sono prelevati ogni anno in tutto il Pianeta e se nel 20125 avremo un miliardo di bocche da sfamare in più allora serviranno ancora altri 1000 chilometri cubi di acqua dolce all’anno pari a 20 fiumi come il Nilo. Su Mareeonline l’intervista a Francesca Greco e Marta Antonelli che hanno scritto L’acqua che mangiamo (ed. Edizioni Ambiente euro 25) in vendita dal 22 marzo, giornata mondiale dell’acqua, che presenta appunto i costi ambientali e economici di quell’acqua virtuale che viene consumata per produrre merci ma che non viene mai conteggiata.

Spiega Francesca Greco:

I consumatori non sono sempre al corrente di cosa ci sia dietro quello che consumano, in particolar modo riguardo all’acqua che viene usata per la produzione dei beni. Per questo motivo ogni consumatore dovrebbe iniziare a conoscere la filiera alimentare dei prodotti che compra e con quale acqua è irrigato. Alcune aziende private stanno cercando di attuare una tutela idrica e già alcune organizzazioni internazionali, una su tutte le Nazioni Unite, applicano questo tipo di tutela soprattutto nel settore alimentare.

In ogni caso se volete sapere quanta acqua si consuma per produrre merci sappiate che, come riporta waterfootprint:

  • con 300 litri di acqua si ottiene 1 litro di birra
  • con 1000 litri di acqua si ottiene 1 litro di latte
  • 2500 litri di acqua per avere 1 KG di riso
  • 15400 litri di acqua per avere 1 KG di carne di manzo
  • 10000 litri di acqua ci danno 1 KG di cotone
  • 1600 litri di acqua per avere 1 kg di pane di grano

Certamente le industrie dell’agroalimentare e l’agricoltura dovranno iniziare a porsi il problema e anche noi consumatori iniziando a premiare quelle aziende e imprese che sul serio applicano progetti e programmi per ridurre l’uso e non solo lo spreco dell’acqua.

Fonte: Mareeonline