Acqua, i referendum due anni dopo. La mappa delle trasformazioni città per città

A Torino il Forum italiano per l’acqua pubblica ha fatto il punto sulla ripubblicizzazione del servizio idrico a due anni dai referendum. E’ stata anche tracciata una mappa dei comuni che hanno trasformato le società del servizio idrico. Eccone una sintesi376301

Pietro Mezzi

Non c’è solo Napoli nella realtà municipali che, sulla scorta del voto del giugno 2011, hanno trasformato le loro società del servizio idrico. Ci sono diverse realtà, da Nord a Sud, della Penisola che hanno declinato in modo diverso il contenuto dell’esito referendario. Vediamo, città per città, cos’è successo.

Forlì
E’ stato costituito un tavolo provinciale per l’acqua che tra Forlì e Rimini ragioni in direzione di uno scorporo di Romagna Acque dalla multiutility Hera. Il tavolo è aperto ai Comitati per l’acqua pubblica. Nelle riunioni sono emerse differenze sulle scelte strategiche da operare, cosa questa che ha determinato una battuta d’arresto dei lavori.

Imperia
Viene definito, quello della città ligure, un caso esemplare, grazie al lavoro congiunto del Comitato per l’acqua pubblica e i sindaci per l’acqua pubblica. Uno dei primi risultati è stata l’eliminazione dalla tariffa d’ambito della componente corrispondente alla remunerazione del capitale investito, così come prevedeva uno dei due referendum sull’acqua. Il Comune inoltre ha provveduto a bloccare il rinnovo della gestione mista della società idrica locale per procedere a una gestione solo pubblica. Sono state così estromesse dalle società della provincia di Imperia i soci privati ed è stata costituita una società consortile affidataria del servizio idrico provinciale.

Napoli
Si tratta dell’operazione più importante e più nota voluta dall’amministrazione De Magistris, che in poco tempo ha costituito la società pubblica Abc, Acqua bene comune.

Palermo
Il 4 aprile scorso la giunta comunale Orlando ha approvato la delibera di trasformazione di Amap spa in azienda speciale.
Pescara
Il 16 aprile scorso l’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara ha votato la trasformazione di Aca spa in azienda in house di diritto pubblico. E’ stato anche deciso l’azzeramento della quota di remunerazione del capitale dalla bolletta. L’assemblea dei sindaci si è impegnata ad avviare anche la Valutazione ambientale strategica e la Valutazione di incidenza ambientale sulle opere previste. Però, a distanza di un anno il percorso di ripubblicizzazione non è ancora partito.
Piacenza
Nel 2013 è stata avviata la verifica della possibilità di ripubblicizzazione del servizio idrico, anche grazie alla conclusione della concessione di Iren con i sindaci della provincia, scontenti della gestione della multiutility emiliana. In maggio è iniziato il percorso di partecipazione per la ripubblicizzazione, anche se non mancano le difficoltà, anche politiche, nella stessa giunta comunale.

Pistoia
Mesi fa è iniziato il percorso di ripubblicizzazione a cui hanno aderito i sindaci di Pistoia, Prato, Vernio, Poggio a Caiano, Agliana, Quarrata e molti sindaci del Valdarno. L’idea era di assegnare il servizio a un consorzio pubblico di comuni. Questi mesi però sono stati all’insegna dell’incertezza politica e il tavolo fatica a procedere.

Reggio Emilia

Nel dicembre del 2012 il comune di Reggio Emilia decise di concludere il rapporto con Iren e di iniziare la ripubblicizzazione del servizio idrico locale. Il Comune ha provveduto inoltre a modificare il proprio Statuto introducendo i principi cari ai movimenti per l’acqua pubblica.

Savona
Il progetto di privatizzazione è stato stoppato in consiglio comunale e ora i sindaci della zona savonese si stanno orientando a bloccare la privatizzazione del servizio e guardano invece con favore a una soluzione esclusivamente pubblica e partecipata.

Torino
Nel luglio 2012 il consiglio comunale ha votato un mozione con la quale si indirizzava la gestione pubblica del servizio idrico gestito da Smat e alla cancellazione dalla tariffa delle rumenerazione del capitale investito. Il 4 marzo scorso, la delibera di iniziativa popolare è stata approvata dal consiglio comunale, con alcune modifiche. Tra queste la necessità di una verifica di fattibilità della trasformazione di Smat in azienda speciale consortile. Il 23 luglio scorso però il consiglio comunale vota una mozione con la quale si afferma che tale trasformazione non è opportuna.

Varese
Nel 2012 il Comitato per l’acqua bene comune di Varese ha condotto un’azione importante nei confronti dei sindaci del territorio per un approfondimento sul tema dell’azienda speciale. Grazie anche a questo lavoro dal basso, il servizio idrico sarà gestito da una srl in house.

Vicenza
Il 13 febbraio scorso il consiglio comunale di Vicenza, a larga maggioranza, ha approvato una delibera che dà mandato alla giunta di procedere a un percorso per trasformare il gestore del servizio idrico attuale in una società di diritto pubblico, senza scopo di lucro e aperto alla partecipazione dei cittadini.

Fonte: ecodallecittà

 

Acqua pubblica: l’energia per gestirla costa più dell’illuminazione stradale

Il consumo energetico per gli acquedotti supera stabilmente quello per l’illuminazione pubblica: gli acquedotti comunali hanno bisogno di immense quantità di energia per le attività di sollevamento, potabilizzazione, depurazione e alimentazione delle condotte adduttrici cittadine 73080889-586x390

Gestire le acque pubbliche costa caro e la bolletta energetica è sempre più salata. Per Alleanza per il Clima (la più grande rete europea di enti locali e territoriali impegnati per una politica di energia intelligente e favorevole al clima) il tema della spesa energetica necessaria per portare l’acqua ai nostri rubinetti è un tema da affrontare con estrema urgenza.

I comuni aderenti al Patto dei Sindaci (il network della Commissione europea per raggiungere e superare gli obiettivi del 20-20-20 del quale fanno parte quasi 2.500 comuni italiani, ndr), nella redazione dei loro Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile sono chiamati a dar conto dei propri consumi energetici anche in riferimento ai consumi delle infrastrutture di servizio pubblico, direttamente o indirettamente attribuibili alla competenza comunale. Tra questi è emerso evidente il peso e il relativo potenziale di risparmio energetico delle infrastrutture pubbliche del servizio idrico, voce che in molti bilanci energetici comunali ha addirittura superato quella relativa ai consumi per la pubblica illuminazione,

si legge in una nota di Alleanza per il Clima. Secondo i dati di Terna Spa relativi al quinquennio 2007-2011, in Italia, il consumo energetico per gli acquedotti ha superato stabilmente quello per l’illuminazione pubblica. L’ingente spesa energetica è dovuta alle immense quantità di energia necessarie per sollevare, potabilizzare, depurare e alimentare le condutture adduttrici cittadine. Inoltre non va trascurato il problema della dispersione idrica che, in quest’ottica, è un doppio spreco: di acqua e dell’energia utilizzata per veicolarla. Ma mentre l’acqua dispersa (in Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo e più del 50% di quella intubata) torna nel ciclo naturale, l’energia elettrica è persa con la relativa CO2 emessa inutilmente in atmosfera. Un problema da risolvere al più presto con interventi decisi sulle infrastrutture.

Fonte: Comunicato stampa 

L’Acquedotto Pugliese aderisce all’APE, l’Associazione internazionale degli operatori pubblici

L’Acquedotto Pugliese aderisce all’APE (Aqua Publica Europea), l’Associazione internazionale degli operatori pubblici del Servizio Idrico Integrato. Una fitta rete d’acquedotto che raccoglie quarantuno aziende da Bruxelles a Milano, da Bari a Parigi, da Cagliari a Siviglia. Un fatturato da 4 miliardi e 500milioni di euro

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Oltre quaranta milioni di abitanti serviti, molte tra le best practise migliori d’Europa, e una fitta rete d’acquedotto che come una ragnatela sotterranea, indispensabile e preziosa, unisce Bruxelles e Milano, Bari e Parigi, Cagliari e Siviglia. È la rete di APE – Aqua Publica Europea – l’associazione internazionale degli operatori pubblici del Servizio Idrico Integrato, che si è estesa di recente con l’adesione, per l’Italia, di Acquedotto Pugliese. L’assemblea annuale del 28 giugno, presieduta dalla presidente Anne Le Strat (che è anche presidente di Eau de Paris), ha fotografato una realtà vivace e in crescita. Oggi Aqua Publica Europea raccoglie quarantuno aziende, provenienti da sette Paesi (Francia, Italia, Belgio, Svizzera, Spagna, Germania, Portogallo). A queste si aggiungono quattro associazioni di operatori pubblici: Aquabru – Association des eaux de Bruxelles (Belgio); Aeopas – Asociación Española de Operadores Públicos de Abastecimiento y Saneamiento (Spagna); FNCCR – Fédération Nationale de Collectivités (Francia); e AIA – Associação Intermunicipal de Água da Região de Setúbal (Portogallo). Nel complesso le aziende aderenti ad APE rappresentano un fatturato che supera i 4 miliardi e 500milioni di euro, che si traducono in cantieri aperti sul territorio per realizzare pozzi, estendere reti, potenziare depuratori, e più in generale nella garanzia per i cittadini di avere a disposizione un servizio efficiente, solidamente gestito da operatori pubblici, direttamente controllati dagli Enti Locali. L’assemblea è anche stata l’occasione in cui fare il punto sui prossimi passi di APE per promuovere la gestione pubblica dell’acqua puntando sull’efficienza, la sostenibilità e l’innovazione che gli operatori pubblici del servizio idrico sono in grado di produrre. Proprio in tema di innovazione, APE insieme ad altri network è stata selezionata di recente dalla Commissione Europea per la creazione di un “action group” nell’ambito della “European Innovation Partnership on water”. Contemporaneamente, APE sta partecipando ad altri due bandi europei: sugli appalti pubblici innovativi (nel 7° Programma Quadro su ricerca e innovazione, FP7), e sul risparmio energetico nella produzione idrica (nel programma Life+). Aqua Publica Europea si è schierata fin dall’inizio a sostegno della Europea Citizens Initiative, la petizione sull’acqua che mira a modificare la legislazione europea per escludere i servizi idrici dalla normativa sul mercato unico. Una campagna che ha già raccolto oltre un milione e mezzo di firme, soprattutto in Germania e Austria, e che sta portando risultati importanti. È di fine giugno infatti la notizia che la Commissione Europea ha cancellato la privatizzazione dei servizi idrici dalla nuova direttiva sui contratti di concessione: il commissario al Mercato Interno Micheal Barnier ha annunciato di escludere il tema dalla normativa, confermando di non aver intenzione di privatizzare il servizio idrico.

 

Fonte: eco dalle città

Acqua pubblica, l’Europa apre ma l’Italia non ascolta

Per la prima volta l’Europa sembra mostrare aperture verso l’acqua pubblica, dopo il grande consenso dell’Iniziativa dei cittadini europei (Ice) Right2Water. In Italia invece continua l’ostilità del governo e dell’Autorithy verso gli esiti dei referendum. Quest’ultima in particolare ha deliberato una modalità di restituzione dei profitti di gestione ai cittadini estremamente favorevole per i gestori.acqua_europa

In Italia, vuole il luogo comune, ci piace arrivare in ritardo anche quando siamo all’avanguardia. I fatti, purtroppo sembrano confermare l’affermazione. Mentre l’Europa mostra i primi segnali di apertura verso l’acqua pubblica, da noi che per primi ci siamo opposti alle privatizzazioni con un referendum, lo stato sembra remare contro la ripubblicizzazione con tutte le proprie forze, calpestando apertamente la volontà popolare. Qui Europa. Il Commissario Europeo Michel Barnier si è recentemente dichiarato contrario alla privatizzazione del servizio idrico e ha firmato una dichiarazione che va incontro all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Right2Water, sottoscritta da un milione e mezzo di cittadini in tutta Europa (è possibile firmarla su www.acquapubblica.eu) Con una dichiarazione ufficiale del 21 giugno scorso, Barnier ha escluso l’acqua dalla direttiva sulle concessioni e rassicurato i cittadini dell’Unione Europea: “Capisco bene la preoccupazione che deriva da una privatizzazione dell’acqua contro la vostra volontà, anche io reagirei allo stesso modo”. Qui Italia. Se fino a ieri i fautori italiani delle privatizzazioni continuavano a ripetere come un mantra ”ce lo chiede l’Europa”, beh, adesso l’Europa non lo chiede più. Eppure la linea istituzionale non sembra esere cambiata così tanto. Il nuovo governo Letta si muove in perfetta sintonia con i passati esecutivi e l’Autorithy continua a mostrare un atteggiamento ostile verso gli esiti referendari, nonostante i pronunciamenti della Corte costituzionale, del Consiglio di Stato e del TAR della Toscana. Il 25 giugno scorso, infatti, l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha approvato l’ennesimo provvedimento che elude l’esito dei referendum del 2011. Nel deliberare sulle modalità di restituzione ai cittadini della “remunerazione del capitale investo”,illegittimamente percepito dai gestori nel periodo compreso tra luglio 2011 e la fine di quell’anno, l’AEEG ha costruito un metodo che garantirà ai gestori un esborso minimo assai minore di quanto dovuto visto che saranno detratti gli oneri finanziari, quelli fiscali e gli accantonamenti per la svalutazione crediti. Una decisione che va contro ogni logica. Già ai tempi dei referendum la Corte costituzionale aveva specificato che qualora il referendum avesse avuto successo i profitti sull’acqua (la cosiddetta remunerazione del capitale investito) sarebbero dovuti immediatamente sparire dalle bollette. Ciò non era avvenuto e il Consiglio di Stato aveva osservato, in un parere pubblicato a fine gennaio scorso, come l’applicazione degli esiti referendari “non sia stata coerente – […] – con il quadro normativo risultante dalla consultazione referendaria”. Infine anche il TAR della Toscana, nella sentenza di accoglimento del ricorso presentato dal Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua, aveva stabilito che “il criterio della remunerazione del capitale (…) essendo strettamente connesso all’oggetto del quesito referendario, viene inevitabilmente travolto dalla volontà popolare abrogatrice…”. Ma non c’è sentenza o referendum che tenga, quando dall’alto la volontà è quella di mantenere lo status quo. L’ennesima palese violazione dei referendum ha fatto insorgere il popolo dei referendum. In un comunicato il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha dichiarato: “Di fronte all’ennesima dimostrazione della palese intenzione di non voler rispettare la volontà popolare e mettere in discussione gli esiti del referendum come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ribadiamo la nostra richiesta di dimissioni dei vertici dell’Authority.” La strada per la ripubblicizzazione e l’esclusione dei profitti dall’acqua è ancora lunga. Per una volta, cerchiamo di non restare indietro.

Fonte: il cambiamento

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Acqua, l’Europa fa marcia indietro sulla privatizzazione

Il Commissario Europeo Michel Barnier si dichiara contrario alla privatizzazione del servizio idrico e firma una dichiarazione che va incontro all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Right2Water, sottoscritta da un milione e mezzo di cittadini in tutta Europaacqua_rubinetto3_

L’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Right2Water è stata sottoscritta da un milione e mezzo di cittadini in tutta Europa. Il Commissario Europeo Michel Barnier si dichiara contrario alla privatizzazione del servizio idrico e firma una dichiarazione che va incontro all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Right2Water. L’ ICE per l’acqua pubblica è stata sottoscritta da un milione e mezzo di cittadini in tutta Europa, anche in Italia grazie al lavoro del Forum italiano dei movimenti per l’acqua e della FpCgil. Con una dichiarazione ufficiale diffusa il 21 giugno scorso, Barnier esclude l’acqua dalla direttiva sulle concessioni e rassicura i cittadini dell’Unione Europea: “Capisco bene la preoccupazione che deriva da una privatizzazione dell’acqua contro la vostra volontà, anche io reagirei allo stesso modo”. Per l’ennesima volta viene smentita la litania dei fautori delle privatizzazioni, quel “ce lo chiede l’Europa” continuamente ripetuto per giustificare la cessione ai privati del servizio idrico e già sconfitto dal voto popolare nel referendum del 2011. In Italia è intanto iniziato lo sprint finale per raggiungere l’obiettivo di firme per l’Iniziativa dei Cittadini Europei citata da Barnier, affiancando così anche il nostro paese agli undici che l’hanno già fatto, per raggiungere un risultato storico. È possibile firmare online su Acquapubblica.eu.

Fonte: il cambiamento

A Palermo l’acqua ritorna pubblica

Il Comune di Palermo ha confermato la decisione dell’amministrazione di trasformare AMAP – la società che gestisce il servizio idrico integrato della città – da S.p.A. (ente di diritto privato) in Azienda speciale (ente di diritto pubblico). Grande soddisfazione è stata espressa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua.

acqua palermo

Il 4 aprile 2013, è stata una giornata storica per il Comune di Palermo: l’amministrazione ha deciso di ritornare ad una gestione interamente pubblica dell’acqua e del servizio idrico integrato (SII) ed ha deliberato la trasformazione di AMAP S.p.A. (attualmente ente di diritto privato) in Azienda speciale (ente di diritto pubblico). Era stato lo stesso Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ad annunciare il ritorno ad una gestione dell’acqua totalmente pubblica e lo aveva fatto proprio durante una manifestazione in difesa dell’acqua pubblica, organizzata a Villa Niscemi dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. In mattinata, il Sindaco aveva anticipato la storica decisione e, nel pomeriggio dello stesso giorno, l’amministrazione palermitana ha approvato la Delibera che dà il via libera alla ripubblicizzazione di AMAP. AMAP, infatti, pur essendo costituita dal Comune di Palermo quale Socio unico , oggi è un’azienda di diritto privato. Nella recente ed importante Delibera, la Giunta comunale di Palermo sottolinea come sia ormai “acclarato che l’acqua è un bene essenziale ed insostituibile per la vita, e pertanto, la disponibilità e l’accesso all’acqua potabile, nonché all’acqua necessaria al soddisfacimento dei bisogni collettivi, costituiscono un diritto inviolabile che può, a giusto titolo, essere individuato fra quelli tutelati all’Art. 2 della Costituzione”. La Delibera di Giunta (D.G.C. nr. 46 del 04.04.2013 “Trasformazione della Società AMAP S.p.A. in Azienda Speciale-Atto di indirizzo”) si avvia formalmente il processo di “ri-pubblicizzazione” dell’acqua, mettendo in moto il procedimento di trasformazione dell’AMAP, l’attuale azienda di diritto privato che gestisce il servizio idrico, in una “azienda speciale di diritto pubblico, improntata a criteri di economicità, efficienza e trasparenza come per altro sancito dal risultato elettorale del 2011 col quale milioni di italiani hanno fatto una chiara scelta per l’acqua pubblica.

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La Giunta motiva la propria scelta sia sul piano formale, richiamando le pronunce del Parlamento Europeo e dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che “hanno affermato la non assoggettabilità delle risorse idriche alle logiche di mercato interno, ribadendo, peraltro, il diritto di accesso all’acqua quale diritto fondamentale di ogni persona”, sia sul piano ambientale, ricordando che “l’acqua è un bene tendente ad esaurirsi, pur essendo rinnovabile, e da ciò discende la necessità di un uso responsabile, consapevole, affinché possa essere reso disponibile per le generazioni future.” È necessario, si legge ancora nella Delibera, che “l’Amministrazione comunale si faccia garante del principio dell’accesso all’acqua per tutti e che siano quindi posti in essere i conseguenti interventi di natura amministrativa”. Per questo, viene dato l’incarico formale agli Uffici competenti “di predisporre tutti gli atti necessari a modificare le norme statuarie, riferite alla Società AMAP S.p.A. da sottoporre all’esame ed all’approvazione del Consiglio Comunale, nel senso di procedere alla trasformazione della suddetta Società in soggetto giuridico di diritto pubblico, con le caratteristiche di azienda speciale”. “Quello che compiamo oggi”, ha dichiarato in proposito il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, “è un passo importante per sancire due principi cardine dell’azione amministrativa della nostra Giunta: il primo è che il volere dei cittadini espresso con il referendum del 2011 è volere sovrano e va rispettato a tutti i livelli istituzionali; il secondo principio è quello intrinseco nell’atto che oggi abbiamo approvato e cioè che l’acqua va riconosciuta, valorizzata e tutelata come bene comune e l’accesso all’acqua va garantito come diritto fondamentale non sottoposto alle leggi del mercato”. Grande soddisfazione è stata espressa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, che ha così commentato: “Con la delibera del 4 aprile 2013 si avvia concretamente la ripubblicizzazione e l’attuazione degli esiti referendari a Palermo. Con questo atto, il Comune di Palermo si affianca ai 135 Comuni siciliani – ed alla Provincia – che si sono opposti alla privatizzazione. Giornata storica per il movimento per l’acqua in Sicilia!”.

Fonte: il cambiamento

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Cap Holding e Smat insieme per le smart cities

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Il progetto Sintesi, nato dalla collaborazione tra le due società del servizio idrico milanese e torinese, supera l’esame del ministero della Ricerca e prosegue il suo cammino verso la città smart. Contatori intelligenti e sensori condominiali per conoscere in tempo reale qualità dell’acqua, consumi e perdite di rete. Smart cities, il bando del ministero della Ricerca e dell’Innovazione accoglie il progetto di Cap Holding e Smat, le due aziende del servizio idrico del milanese e del torinese, per innovare la gestione dell’acqua. Dall’asse Torino-Milano nasce il progetto Sintesi: contatori intelligenti e sensori condominiali per conoscere in tempo reale la qualità dell’acqua, i consumi o le perdite di rete. La fase pilota vedrà impegnati otto comuni del milanese e due del torinese. Chiare, efficienti, trasparenti: le città intelligenti del nuovo millennio dovranno avere le stesse qualità dell’acqua. Ed è proprio l’innovazione nella gestione dell’acqua il cuore pulsante del progetto “Sintesi”, ovvero il “Sistema integrato tecnologie servizio idrico”, che è stato ammesso dal Miur con il bando per le Smart cities. Il progetto è stato presentato dalla capofila Smat e da Cap Holding, che lavoreranno in collaborazione con importanti partner (Politecnico e Università degli Studi di Torino, Cnr) e industriali (Telecom, Telit, Aethra, Telereading, Wirelab). La proposta delle due società ha ottenuto il punteggio più alto tra quelli presentati all’interno della sezione “Servizio idrico integrato”. La fase pilota prevede una prima sperimentazione in alcune aree dei due territori: a Torino e Settimo Torinese per i partner piemontesi, in otto comuni del milanese per i partner lombardi (Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Cinisello Balsamo, Rho, Rozzano, Pioltello, Settimo Milanese e Magenta). Proprio questi otto Comuni potrebbero essere quindi i primi a sperimentare i nuovi contatori intelligenti, che saranno installati nei condomini per informare i cittadini, attraverso appositi terminali video, non solo dei consumi idrici, ma anche della qualità dell’acqua, della sua provenienza, delle eventuali interruzioni del servizio. Tra gli obiettivi, quello di ridurre le perdite occulte, contenere i costi energetici e incrementare il già elevato livello di sicurezza in termini di rilevamento e allerta in caso di contaminazioni.

Fonte: eco dalle città