Oscar 2015: sfida eco fra Virunga e Il sale della terra

Nella categoria riservata al miglior documentario due film con una forte impronta ecologista. Il primo racconta la battaglia contro le trivellazioni della Soco nel parco di Virunga, il secondo i viaggi del fotografo Sebastião Salgado.

Nella categoria del miglior documentario sono due candidati “forti” agli Oscar 2015, due film che parlano di difesa dell’ambiente e lo fanno con un impianto narrativo e una qualità fotografica sbalorditivi: Virunga e Il sale della terra. Due candidati “forti”, per le storie che raccontano e per come le raccontano, se la dovranno vedere con Citizenfour di Laura Poitras, il documentario su Edward Snowden diretto da una delle giornaliste più pericolose d’America, la donna che affianca Glenn Greenwald e Jeremy Cahill nell’ambizioso progetto giornalistico The Intercept. Avamposto del Soft Power ovverosia del potere persuasivo con il quale gli Stati Uniti colonizzano l’immaginario occidentale da un secolo a questa parte (e globale da qualche decennio in meno), gli Academy Awards si sono rivelati molto spesso veicoli di messaggi politici, quando non geopolitici, messaggi molto spesso orientati verso un pubblico democratico. I premi, con la loro visibilità planetaria, hanno sistematicamente privilegiato il messaggio a discapito di un rinnovamento e del sostegno alla reale qualità dei premiati. In questa logica di premi molto spesso pretestuosi dati a prescindere dalla qualità, ma in virtù dell’importanza del tema, ambiente ed ecologia hanno sempre rappresentato una nicchia di scarso interesse. Quest’anno Virunga e Il sale della terra sembrano avere tutte le carte in regola per spezzare una tradizione anti-ecologista che solamente Una scomoda verità di Davis Guggenheim nel 2006 e The Cove di Louie Psihoyos nel 2009 sono riusciti a interrompere grazie alla potenza di un discorso fortemente universale. Anche questa volta la battaglia sarà giocata sull’importanza del tema? È chiaro che i tre documentari favoriti propongono tematiche cruciali per il futuro dell’umanità: Virunga quella delle scelte fra salvaguardia della natura e risorse fossili, Il sale della terra quella degli equilibri sociali e naturali, Citizenfour della libertà e della privacy. Virunga è un documentario sbalorditivo, Orlando von Einsiedel è riuscito ad amalgamare documentario naturalistico, reportage di guerra e inchiesta giornalistica in un prodotto di magistrale coerenza stilistica, più appassionante di qualsiasi action movie, perché è tutto vero. E il film è stato parte integrante di una campagna del WWF per la salvaguardia del parco nazionale più antico d’Africa.

Il sale della terra, firmato da un maestro come Wim Wenders e da Juliano Ribeiro Salgado, racconta la storia del fotografo Sebastião Salgado attraverso quasi cinquant’anni di scatti. In un meraviglioso bianco e nero che si riempie di tutte le sfumature che Salgado è riuscito a dare a questi due colori viene raccontata la bellezza della terra e dei suoi abitanti. Dopo avere inseguito per anni i volti, dopo il dramma del Ruanda, Salgado decide di ritrarre le terre vergini, ma torna alla fattoria della sua famiglia per compiere un “miracolo” far rivivere la foresta scomparsa della sua infanzia.

Due film mirabili, fra i più belli visti nel 2014, corrono per l’Oscar e, proprio per la rilevanza che questi premi hanno a livello globale, sarebbe importante che si premiasse l’ecologia facendola uscire dalla nicchia che, nel nostro Paese, trova in un festival Cinemambiente la vetrina più importante e prestigiosa.virunga-1-620x347

Foto | Ufficio Stampa Cinemambiente

Fonte: ecoblog

Sebastião Salgado: “C’è ancora molto da salvare”

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Genesi

Sebastião Salgado

Palazzo della Ragione

Via mercanti 1, Milano

27 giugno – 2 novembre

Arriva a Milano la mostra fotografica Genesi, di Sebastião Salgado, il grande fotografo brasiliano. È ospitata nel Palazzo della Ragione che da oggi, dopo i lavori per adeguare l’impianto di climatizzazione, sarà dedicato alla fotografia. Genesi è parte di un altro progetto, molto più grande, nato negli anni Novanta: quando Salgado, dopo aver raccontato per anni storie di guerra, decise di tornare nella propria terra, ad Aimorés, nella casa in cui era cresciuto, e di ricostruire parte della foresta pluviale che la circondava, ormai distrutta per fare spazio al “moderno”. Ha fondato Instituto Terra, raccogliendo fondi sopratutto dall’Italia. Parallelamente a questo progetto di vita e di impegno ecologico, è nato in lui il desiderio di fotografare la natura.

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“Non pensavo a una mostra o un progetto fotografico, volevo soltanto scoprire la natura. Ho lavorato 8 mesi l’anno per 8 anni. Tornavo a Parigi solo per l’editing delle foto e per organizzare il nuovo viaggio. Questa vita richiede una grande disciplina. È stato molto impegnativo dal punto di vista fisico, ma lo considero una ricompensa: il più bel regalo della vita è stato trovare questi territori favolosi”, ha raccontato ieri il fotografo durante la presentazione di Genesi.

A questi 8 anni se ne aggiungano altri due di ricerca, per rintracciare i luoghi incontaminati della Terra. “In questa ricerca abbiamo scoperto che oltre il 40% del nostro pianeta è ancora come si presentava al tempo della genesi. In molti ci hanno aiutato, a partire dalla Conservation International di Washington, che ci ha messo a disposizione il suo archivio, l’Unesco, l’Onu”. Delle migliaia di foto riportate dai viaggi, per la mostra ne sono state selezionate 240. La curatrice è Lélia Wanick Salgado, moglie del fotografo: “Abbiamo organizzato Genesi in cinque sezioni: il “Sud”, dall’Argentina all’Antartide, il “Nord”, con la Siberia estrema, la Russia, il Colorado, il Canada, l’Alaska; l’“Amazzonia”, l’“Africa” e i “Santuari”, cioè le isole, dal Madagascar alle Galapagos, alla Papa Nuova Guinea. Quello che vorremmo è che lo spettatore uscisse dalla mostra con la sensazione di aver fatto un viaggio”. E – aggiunge Salgado – “che provasse un senso di rottura, che cogliesse la purezza di questi luoghi, la razionalità degli animali. Che vedesse se stesso come era più di 10 mila anni fa”.

Immagine: Isole South Sandwich, 2009 – © Sebastião Salgado/Amazonas Images

Fonte: galileonet.it