Screening di massa per avere sempre più “malati” senza sintomi?

In Italia sono più di cinque milioni gli esami che si effettuano per gli screening, cioè per quei controlli strumentali e di laboratorio su persone che non hanno alcun sintomo ma che potrebbero essere inserite lo stesso nelle fila dei “malati” qualora emergesse qualche valore particolare. Ma un numero sempre maggiore di studi sostiene che non solo tutto ciò non è utile, ma espone al rischio di sovra-trattamenti persino dannosi.screening_dimassa

Nel nostro paese sono più di cinque milioni gli esami che si eseguono per gli screening sulla popolazione, programmi che sempre più spesso trasformano individui sani in pazienti. A dirlo è anche l’International Journal of Epidemiology, che ha pubblicato uno studio secondo cui «tra gli screening attualmente disponibili per le varie malattie per le quali uno degli esiti può essere la morte, la riduzione della mortalità specifica per quella malattia è rara e la riduzione della mortalità per tutte le cause è inesistente».

Le campagne massicce di sensibilizzazione sono quasi sempre finanziate dalle industrie che inducono malattie con i loro prodotti o che ottengono profitti dalla diagnosi e dal trattamento di nuovi casi. Di fatto, i programmi di screening promettono di salvare vite individuando precocemente segnali di eventuali malattie, ma è completamente sbagliato parlare di prevenzione. La prevenzione è tutta un’altra cosa: è attuare comportamenti e condotte che prevengano l’insorgere della malattia, come ad esempio la modifica degli stili di vita e dell’alimentazione, la detossificazione, la riduzione dello stress, nessuno dei quali richiede interventi medici o diagnostici. Quando, ad esempio, si parla di cancro, la prevenzione si fa evitando l’esposizione alle sostanze cancerogene, ma questo non rientra mai nei programmi di screening. Si pensi, peraltro, che gli stessi trattamenti convenzionali per il cancro, quali la chemioterapia e la radioterapia, sono cancerogeni poiché possono generare tumori secondari (si legga per esempio il foglietto illustrativo di uno degli antineoplastici a base di ciclofosfamide  o gli effetti dei trattamenti radioterapici). Gli screening, oltre a non ridurre la mortalità, possono anche portare a falsi-positivi e possono aumentare per esempio il rischio di tumore nelle donne che si sottopongono regolarmente a mammografia, esame che utilizza i raggi X. Grande anche il rischio di sovra-diagnosi con conseguenti trattamenti inutili o persino dannosi poiché vengono rilevate lesioni o piccoli segni minimali e non dannosi che vengono trattati come se invece lo fossero. Insomma, nei programmi di screening si investono molti soldi ed energie, sebbene le nuove meta-analisi lascino ben comprendere come la loro utilità sia inesistente o quanto meno dubbia. L’unica arma che le persone hanno in mano per preservare veramente la propria salute, oggi, è informarsi attivamente, verificare tutto, approfondire, sviluppare senso critico e infine decidere. Non c’è libera decisione o libertà di decidere senza informazione.

Fonte; ilcambiamento.it

Lo smog provoca danni al DNA? Parte lo screening su 1000 bambini in 5 città italiane

Presentato il progetto di ricerca europeo MAPEC che coinvolge Torino, Brescia, Pisa, Perugia e Lecce. L’obiettivo è analizzare l’associazione tra le concentrazioni di alcuni inquinanti e eventuali danni al DNA nei bambini di 6-8 anni378452

Quali sono gli effetti dell’inquinamento atmosferico sui bambini? Quali interventi si possono attuare per prevenirli? A queste domande cercherà di rispondere il progetto di ricerca europeo MAPEC-LIFE (Monitoring Air Pollution Effects on Children for supporting public health policy) che vedrà protagoniste di qui al 2016 le Università di BresciaTorinoPerugia, di Pisa e del Salento oltre al Comune di Brescia e al Centro Servizi Multisettoriale e Tecnologico CSMT. Ormai numerosi studi epidemiologici hanno infatti dimostrato che i bambini sono più vulnerabili degli adulti in quanto inalano una maggiore quantità di aria per unità di peso, presentano un’immaturità di alcuni organi, tra cui i polmoni, trascorrono più tempo all’aperto e praticano più attività fisica.  L’obiettivo dello studio MAPEC sarà quello di analizzare l’associazione tra la concentrazione di alcuni inquinanti atmosferici quali particolato fine (PM 10) e finissimo (PM 0.5), ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), ed alcuni marcatori di effetto biologico precoce, attraverso test specifici di laboratorio che rilevano la presenza di eventuali danni al DNA nelle cellule della mucosa della bocca di bambini di 6-8 anni di età. Il progetto recluterà 1000 bambini in 5 città italiane, 200 per ogni città (Brescia, Lecce, Perugia, Pisa e Torino), caratterizzate da diversi livelli di inquinamento dell’aria, sia in inverno che in estate. Per ogni bambino verrà raccolto un campione biologico (cellule della mucosa orale) e tutti i dati di interesse per la ricerca mediante un questionario compilato dai genitori. La ricerca permetterà di approfondire le conoscenze scientifiche sugli eventuali e potenziali rischi per la salute della popolazione a causa dell’esposizione quotidiana agli inquinanti e di valutare il possibile ruolo protettivo, o, viceversa, aggravante, di altri fattori, nei confronti del danno biologico da inquinanti atmosferici nei bambini. Possono infatti aumentare o diminuire l’effetto biologico dell’inquinamento l’esposizione al fumo di sigaretta, l’inquinamento indoor, in particolare nelle abitazioni, e alcuni aspetti degli stili di vita come le abitudini alimentari.

‘Progetto MAPEC_LIFE: effetti dell’inquinamento atmosferico sui bambini a supporto delle politiche di sanità pubblica’ [0,13 MB]

Sinossi della ricerca

Fonte: ecodallecittà.it