New York, bandito il polistirolo per cibo e bevande

 

Dopo San Francisco, Seattle e Portland, il polistirolo utilizzato per contenere cibo e bevande viene messo al bando anche a New York. Dal prossimo primo luglio i famosi contenitori bianchi take away dovranno sparire da tutte le attività che ne fanno uso, dal momento che non è stato possibile avviare una filiera di riciclo381536

Via il polistirolo dagli imballaggi per il take away. Con il provvedimento il sindaco Bill de Blasio porta a compimento una missione iniziata dal suo predecessore Michael Bloomberg, soprannominato anche sindaco salutista per le sue battaglie contro l’obesità e il fumo. Secondo alcuni gruppi ambientalisti, i contenitori di polistirolo macchiati di cibo e grasso stanno intasando le discariche:circa 23/mila tonnellate di polistirolo vengono gettate via ogni anno a New York con un costo per la città di almeno 86 dollari a tonnellata. Verso la fine del suo mandato, Bloomberg aveva cercato un compromesso con le aziende produttrici di contenitori, invitandole a dimostrare che il polistirolo può essere riciclato e rivenduto. Ad oggi nulla di fatto, cosi dalle parole si è passati ai fatti.La Grande Mela tuttavia non è la prima città americana ad aver adottato la misura. Il divieto è già in vigore a San Francisco, Seattle e Portland.

fonte: ecodallecitta.it

San Francisco mette al bando le bottiglie di plastica

Da ottobre 2014 sarà vietato vendere acqua in bottiglie di plastica negli eventi al coperto di luoghi di proprietà comunale: per i trasgressori multe fino a 1000 dollari

Da sempre all’avanguardia nella difesa dei diritti civili e nelle campagne ecologiste (tanto per fare un esempio è nella città californiana che vent’anni fa è esplosa la critical mass dei ciclisti),San Francisco ha deciso di fare un altro passo nella sua lotta contro l’usa e getta. Dopo avere vietato, alcuni anni fa, l’utilizzo dei sacchetti monouso di plastica, ora ha deciso di proibire la vendita di bottiglie di plastica negli eventi pubblici. Due gli step previsti: il divieto in eventi ospitati da luoghi al coperto di proprietà del comune entro ottobre 2014 e il divieto in luoghi all’aperto a partire dal 2016. Per eventi sportivi e organizzazioni no profit ci sarà tempo fino al 2018 per adeguarsi all’ordinanza. La modifica della legge è stata votata all’unanimità dai consiglieri comunali del Board of Supervisors di San Francisco attualmente in attesa della firma del sindaco Ed Lee che dovrebbe avvenire antri fine marzo. A San Francisco la strategia Zero Waste ha radici lontane anche se va detto che la metropoli rappresenta un unicum, specialmente in un contesto nel quale la vicina Los Angeles è stata costretta dalle lobby della plastica a fare marcia indietro. L’ambizioso obiettivo di San Francisco è arrivare allo “Zero Rifiuti” entro il 2020 e sta cercando di collaborare con le industrie per mantenere le promesse.bottiglie

Negli Stati Uniti vengono utilizzate, ogni anno, 50 miliardi di bottiglie di plastica e soltanto il 23% vengono riciclate. Da quando, il prossimo ottobre, scatterà il divieto di vendere bottiglie di plastica ai trasgressori potranno essere comminate multe fino a 1000 dollari.

Fonte:  Msnbc

LIT MOTORS, GLI ELETTRICI DALLA SILICON VALLEY

Lit Motors, gli elettrici dalla Silicon Valley

Arrivano da San Francisco due progetti visionari per la mobilità elettrica a due ruote: il Kubo, un piccolo cargo urbano e il C-1 un commuter per tutte le stagioni che non cade mai… Sì, a essere precisi la Silicon Valley è un po’ a sud di San Francisco. Ma negli ultimi anni le compagnie più arrembanti si stanno insediando nella città del Golden Gate, che ha già “incubato” successi come Twitter e Dropbox. Inevitabile quindi che in quest’area nascessero anche progetti di mobilità hi-tech: il primo è stato Mission Motors, che con alterne fortune ha tentato di replicare su due ruote le prestazioni delle auto Tesla; e l’ultimo è la Lit Motors, piccola startup passata anche per la piattaforma di finanziamento collettivo Kickstarter e che propone un paio di veicoli decisamente interessanti. 423874_8196_big_Potrero 4x3-med

Il Lit Motors Kubo

Il primo è il Kubo, un originale scooter “da carico” costruito attorno a una grande “cella” centrale che promette opportunità di carico veramente irraggiungibili da qualunque scooter tradizionale. Concepito per l’utilizzo nei grandi centri urbani sovraffollati, ha una velocità di punta di 75 km/h grazie al motore-ruota da 3 kW, mentre l’autonomia può raggiungere gli 80 km, aiutata anche dalla frenata rigenerativa. Il caricabatterie è integrato e la sospensione anteriore modificata per far spazio all’area di carico da 22 pollici (56 cm) di ampiezza, dotata di binari e occhielli di fissaggio. La capacità di carico totale (compreso il pilota) è di 136 kg, l’altezza della seduta è regolabile e nel sottosella è stato ricavato un altro vano. Ovviamente tutta digitale la strumentazione e totalmente LED le luci. La produzione dovrebbe partire in estate. 423874_4149_big_lit_motors_2014121

Il Lit Motors C-1

Il secondo (e per ora ultimo) è il C-1, che ha poco a che vedere con lo scooter coperto lanciato una dozzina di anni fa da BMW e ricorda invece il Monotracer della svizzera Peraves. L’idea è quella di un veicolo basso, da guidare con le gambe allungate davanti e protetti da una carenatura integrale. Un po’ il sacro Graal di chi riflette sulla mobilità urbana o se si vuole, piuttosto letteralmente, l’uovo di Colombo. Colombo in questo caso si chiama Danny Kim, ha origini asiatiche ma è nativo di Portland, Oregon. Il suo progetto ha alcuni punti di indubbia originalità, a partire dal sistema di stabilizzazione basato su due giroscopi controllati elettronicamente, che montati inclinati consentono al C1 di stare in qualunque posizione anche da fermo. Dato che anche l’impostazione di curva è gestita dai giroscopi, per guidare un C-1, che si inclina e piega come una moto, non servono competenze motociclistiche e qualunque automobilista può farlo (indubbiamente qualcosa che gli ideatori ritengono un punto di forza commerciale). Per contro, tenerli in rotazione consuma energia, per cui l’autonomia dichiarata di 300 km con una pur capace batteria da 8 kWh sembra perlomeno ottimistica: con una batteria da 8 kWh, il BMW C1 evolution ha un’autonomia dichiarata di circa un terzo. A parte questo aspetto, però, il C-1 promette poi di portare effettivamente nel mondo moto alcuni elementi finora riservati alle auto in termini di comfort (dal sedile alla climatizzazione, fino al sistema audio, per non parlare della connettività, che promette “grosse sorprese” a detta di Lit Motors) e di sicurezza: cinture, airbag multipli e un telaio a deformazione controllata, che insieme al sistema di stabilità a giroscopi sono tutti di ispirazione automobilistica. Si torna al mondo moto quanto ad abitabilità: il veicolo è fondamentalmente monoposto, anche se un passeggero può trovare posto alle spalle di chi guida. Anche il C-1 usa motori-ruota, in questo caso due, e un sistema di recupero in frenata tipo KERS usato per alimentare i giroscopi. Le prestazioni promesse sono brillanti: 160 km/h di velocità massima e 6 secondi nello 0-100. Se anche l’autonomia sarà quella dichiarata, le premesse per un possibile successo ci sono tutte.

Al momento non si sa ancora quando il C-1 entrerà in produzione, di certo questo mezzo sarà in grado di garantire una sicurezza che ad oggi nessuna moto o scooter è in grado di offrire: per farvi un’idea guardate il video!
di Christian Cavaciuti
Per ulteriori informazioni: itmotors.com 

Fonte: dueruote.it

Fossil free: basta investire in petrolio gas e carbone che devastano il clima!

Per combattere i cambiamenti climatici smettiamo di foraggiare con i nostri risparmi le aziende petrolifere: questo è il messaggio di Fossil Free, a cui hanno già aderito alcune grandi città USAFossil-Free-logo-586x354

«E’ sbagliato lucrare profitti dalla devastazione del clima. Così costruiamo un movimento inarrestabile per liberarci dai combustibili fossili». (1) Il messaggio di Fossil Free è semplice e chiaro: le istituzioni pubbliche non devono più finanziare i fondi di investimento che sostengono le multinazionali del petrolio, gas e carbone. E il messaggio sta funzionando: non si tratta del solito appello di intellettuali, tanto nobile quanto improduttivo, ma di un vero e proprio movimento di massa che sta entusiasticamente contagiando le amministrazioni locali e i giovani delle università. Undici città degli USA si sono impegnate a dismettere gli investimenti nel settore delle energie fossili. Le prime sono sulla west coast: Seattle e San Francisco. «Il cambiamento climatico è una delle sfide più importanti che stiamo affrontando come città e come società. Credo che Seattle  debba scoraggiare le aziende dall’estrarre combustibili fossili e disinvestire i fondi pensione da queste compagnie è un modo per farlo», ha dichiarato il sindaco Mc Ginn già alla fine del 2012. Il fondo pensioni di Seattle aveva almeno 17 milioni di $ investiti in fossili. Tre giorni fa San Francisco ha dato un’altro fortissimo segnale, togliendo 586 milioni di dollari dal business fossile. «La bay aera spenderà miliardi per adattarsi ai cambiamenti climatici: non ha senso investire denaro in chi li sta provocando» ha detto Bill Mc Kibben di 350.org, una delle organizzazioni che ha dato vita alla campagna Fossil Free (il numero fa riferimento alla auspicata riduzione della concentrazione di CO2 a 350 ppm). Tra le altre città che si sono impegnate in questo percorso ci sono Ithaca (NY), Boulder (CO), Richmond e Berkeley (CA), ma decine e decine di campagne sono attive in altre città. Ancora più promettenti sono le campagne avviate in oltre 350 università per chiedere di congelare subito ogni nuovo investimento nel campo dei fossili e per disinvestire l’esistente nel giro di cinque anni. Chissà, negli USA forse potrebbe nascere un nuovo movimento studentesco come quello che nel ‘67-’68 rivendicava i diritti civili e la fine della guerra in Vietnam. Le multinazionali fossili sono un gigante con i piedi di argilla, possono fare poco senza gli investimenti delle banche e queste a loro volta possono poco senza gli investimenti dei cittadini.

Dovremmo imparare la lezione e cercare di capire anche noi cosa stanno facendo con i nostri risparmi (almeno per chi ha la fortuna di averne ancora…). (1) In inglese “divest” significa spogliarsi, liberarsi, ma anche vendere, disinvestirethn_san-francisco-divests

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Fossil free: basta investire nelle aziende fossili

Fonte: ecoblog

 

Solar Impulse vola sulla baia di San Francisco, anche gli americani restano a bocca aperta

Solar Impulse, l’aereo alimentato a pannelli fotovoltaici ideato da Bertand Piccard e André Borschbergè, ha sorvolato la Baia di San Francisco: il 1 maggio parte per la trasvolata degli States.v2-solar-impulse1-ap-586x439

Sono rimasti a bocca aperta gli abitanti della Baia di San Francisco quando ieri hanno visto l’aereo Solar Impulse sorvolare i cieli della costa ovest degli Stati Uniti durante un volo di prova: il team di Solar Impulse sta effettuando gli ultimi voli per la messa a punto del velivolo che il primo maggio partirà da San Francisco direzione New York. Per la prima volta un aereo alimentato completamente ad energia solare, che riesce a volare anche di notte, attraverserà gli Stati Uniti, effettuando alcune tappe intermedie: San Francisco, Phoenix, Atlanta (o St. Louis), Washington DC e New York, queste le città che vedranno arrivare e ripartire l’incredibile velivolo. Tra una tappa e l’altra Bertand Piccard e André Borschbergè terranno delle conferenze sulle energie rinnovabili. Quando ero una bambino ho visto mio padre fare immersioni, con la Marina degli Stati Uniti, fino al punto più profondo dell’oceano: quella fu la mia prima ispirazione. Oggi con l’esplorazione scientifica voglio ispirare gli altri a raggiungere l’impossibile grazie anche ad uno spirito pionieristico. Ha spiegato Picard al quotidiano inglese The Indipendent, il visionario progettista svizzero e che promette di stupire il mondo, o almeno gli Stati Uniti, con il suo volo. L’obiettivo finale è il giro del mondo fatto con un aereo solare, in grado di volare senza carburante sia di giorno che di notte; le immagini regalateci dal team che lavora ogni giorno sul progetto Solar Impulse sono incredibili: l’aereo, che raggiunge la ragguardevole velocità di crociera di 80km/h (quello pilotato da Orville Wright nel 1903 arrivò a 48km/h), può ospitare un solo pilota munito di maschera d’ossigeno, dato che l’aereo non è dotato di un sistema di pressurizzazione per questioni di peso. Con l’apertura alare di un Airbus A340 (63,4m) e il peso di 1.600 kg, l’aereo è in fibra di carbonio ed ultraleggero e si alimenta grazie ai pannelli fotovoltaici posti lungo tutta la superficie alare: zero emissioni, zero inquinamento. Finchè il cielo è sereno l’unica cosa che può fermare Solar Impulse è la fatica del pilota: ha già volato sopra l’Europa (Svizzera e Spagna) e sul Marocco e ora tocca agli americani restare a bocca aperta.

Fonte: Solar Impulse