Basta sabbie bituminose per trasportare Coca e Pepsi

La campagna “Tastes like tas sands” è rivolta alle aziende che producono bevande gassate perchè non usino più greggio sintetico ottenuto dalle sabbie bituminose per il trasporto delle merci

La campagna lanciata da Sierra Club e ForestEthics “Tastes like sands” chiede alle principali aziende produttrici di bibite gasate, Coca ColaPepsi Cola e Dr. Pepper di rinunciare al petrolio da sabbie bituminose per le proprie flotte aziendali. Se vogliono mantenere la propria immagine di sostenibilità, queste aziende dovranno fare i conti con clenti sempre più agguerriti e informati sul lato ambientale. Le tre aziende producono quasi 12 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, in buona parte originata dalle flotte aziendali di oltre centomila autocarri; gli sforzi per essere più green e per ridurre le emissioni vengono vanificati dall’uso delle famigerate sabbie bituminose canadesi, che causano il triplo delle emissioni per unità di energia prodotta rispetto al petrolio convenzionale. ForestEthics ha identificato le raffinerie che negli USA processano le sabbie bituminose e 19 aziende tra cui WholeFoods e Columbia Sportsware hanno già rinunciato a rifornirsi da chi inquina di più. Eliminare le tar sands dagli ingredienti indiretti delle bibite sarebbe un passo di estrema importanza verso la transizione energetica. Le sabbie bituminose resteranno dove sono, senza inquinare terra, acqua e aria se i clienti decideranno di non volerle più.

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Fonte: ecoblog.it

Alberta, Canada: livelli tossici di mercurio su un’area di 20000 km² intorno alla capitale delle sabbie bituminose

Lo scavo delle sabbie bituminose a Fort Mc Murray causa emissioni incontrollate di mercurio che hanno contaminato un’area grande quasi come la Lombardia. I livelli sono 16 volte superiori ai limiti di legge.Area-contaminata-da-Mercurio-Alberta

Secondo i ricercatori canadesi, un’area di 20000 km² è contaminata con livelli di mercurio 16 volte superiori ai limiti di legge. La zona si trova naturalmente intorno a Fort Mc Murray, la capitale delle sabbie bituminose dell’Alberta, che si vanta di essere la terza “nazione” al mondo per riserve di petrolio dopo Arabia e Venezuela. La contaminazione maggiore riguarda l’occhio centrale, pari a circa il 10% dell’area. A Fort Mc Murray vivono oltre 60000 persone. Il Mercurio è un potente neurotossico che può causare gravi danni alla nascita e disturbi neurologici e si accumula nella catena alimentare, passando dai vegetali, agli erbivori, ai carnivori (soprattutto pesci) e all’uomo. La situazione è così critica che il ministro dell’ambiente Leona Aglukkaq (quella della gaffe dell’orso) a ottobre ha firmato un trattato internazionale con l’impegno a ridurre le emissioni nell’ambiente. Per gli scienziati il mercurio è la preoccupazione numero uno tra le tossine generate dalle operazioni di conversione delle sabbie bituminose in greggio sintetico. Anche i i gruppi ambientalisti e i nativi canadesi sono preoccupati dell’impatto dell’industria bituminosa sulla pesca, la caccia e la sopravvivenza di tutta la vita selvatica nelle zone a valle degli stabilimenti. I ricercatori hanno trovato alti livelli di mercurio in laghi dall’apparenza incontaminata tra i 10 e i 50 km dalle zone di scavo. La concentrazione di altri metalli come zinco, nickel e vanadio è cresciuta a partire dagli anni ‘60 per raggiungere un picco negli anni ‘90 a causa di un maggiore controllo delle emissioni. Così non è successo per il mercurio che invece ha continuato a crescere indisturbato.

 

Fonte: ecoblog

Noam Chomsky contro il fracking e le sabbie bituminose

Il celebre linguista e attivista politico ritiene folle spremere scarse risorse di cattiva qualità provocando devastazioni ambientali e danni alla salute. E’ soddisfatto che siano i nativi americani ad avere assunto la leadership della protestaNoam-Chomsky-586x369

Noam Chomsky, il celebre linguista del MIT  nonchè il più influente attivista politico della sinistra libertaria USA ha preso duramente posizione contro lo sfruttamento canadese dello shale gas nel New Brunswick e delle sabbie bituminose in Alberta. In un intervista al Guardian ha detto  «Significa spremere ogni goccia di idrocarburi dal suolo  e cercare di distruggere l’ambiente il più rapidamente possibile, senza minimamente preoccuparsi di quale aspetto avrà il mondo dopo.» Fortunatamente le popolazioni native del Canada stanno assumendo la leadership delle battaglie contro i combustibili fossili e il cambiamento climatico. Il movimento Idle no more! si è diffuso rapidamente tra le 600 First Nations del Canada (1) ed ora è in prima linea contro lo sfruttamento delle sabbie bituminose, che a fronte di un ritorno energetico modesto è altamente inquinante e rappresenta un pericolo per la salute. «E’ abbastanza ironico che i cosiddetti “popoli meno sviluppati” sono quelli che stanno guidando la protesta nel tentativo di proteggerci tutti, mentre i più ricchi e potenti tra noi sono quelli che stanno cercando di portare la società alla distruzione» ha detto Chomsky. Secondo il ricercatore, i progressisti dovrebbero dare più spazio ai cambiamenti climatici nelle loro attività, ma in un modo che enfatizzi il fatto che affrontare il global warming può migliorare e non peggiorare le nostre vite: «Se è una profezia di sventura, smorza l’entusiasmo e la reazione delle persone sara, ok, mi godo questi ultimi anni finché ci sarà una possibilità. Ma se si tratta di una call to action, allora abbiamo ancora una possibilità, ad esempio, volete che i vostri figli e nipoti abbiano una vita soddisfacente e dignitosa?» Pur essendo un fautore della decrescita, ritenendo cioè fondamentale governare la sovraproduzione e il sovraconsumo delle nostre società, Chomsky considera il trasporto pubblico, l’agricoltura locale e l’efficienza energetica come esempi di come si possa crescere mitigando i cambiamenti climatici e migliorando la qualità della vita. «Se le banche sono state salvate dalla crisi del 2008», ha concluso «non ci può invece essere alcun bailout per l’ambiente»

(1) Le first nations sono gli oltre 600 popoli nativi del Canada, confinati dopo tre secoli di guerre coloniali europee in una miriade di minuscole riserve. Sono anche detti indiani, perpetuando nei secoli il grossolano errore geografico di Colombo.

Fonte: ecoblog

Per le sabbie bituminose del Canada 20 scienziati tedeschi ritirano i progetti di ricerca sostenibile

Venti scienziati tedeschi di un prestigiosi istituto di ricerca si ritirano dal progetto di studio sulla sostenibilità delle estrazioni di sabbi bituminose in Canada.

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A fare marcia indietro sulla ricerca di soluzioni sostenibili contro l’inquinamento provocato dall’estrazione di sabbie bituminose in Canada sono stati 20 scienziati del prestigioso istituto di ricerca tedesco Hermann von Helmholtz (UFZ Helmholtz) che ha sospeso tutte le collaborazioni con Helmholtz Alberta Initiative (HAI) dopo la dichiarazione di moratoria il mese scorso. Ha spiegato la decisione a Euractiv il professore Frank Messner capo del personale dell’ UFZ Helmholtz:

E stato percepito come un rischio per la nostra reputazione. In qualità di centro di ricerca in materia di ambiente e che svolge un ruolo indipendente di onesto mediatore portare avanti una ricerca del genere in questo contesto avrebbe potuto danneggiare la nostra reputazione, tanto più che il Canada si ritirato dal protocollo di Kyoto.

In pratica lo HAI era stato chiamato a trovare soluzioni sostenibili per avere il minor inquinamento possibile dalle vasche di decantazione veri e propri laghi tossici che coprono al momento 176 Km quadrati di Alberta. Ma dopo la moratoria è arrivata la sospensione della collaborazione. La sospensione della collaborazione in materia di ricerca arriva dopo un intenso dibattito all’interno della comunità scientifica e politica in Germania e non passerà inosservata a Ottawa.

Ha detto Messner:

Questo è un chiaro segnale che la comunità internazionale, in particolare la Germania, non accetta la politica del Canada in materia di energia e clima.

Dopo il Venezuela e l’Arabia Saudita, il Canada ha le riserve di petrolio più grandi al mondo principalmente sotto forma di sabbie bituminose ma la loro estrazione richiede grandi quantità di solventi, energia, acqua e prodotti chimici peraltro con enormi emissioni di CO2. Secondo James Hansen, direttore dell’Istituto Goddard per gli studi spaziali NASA:

Le sabbie bituminose canadesi depositi contengono il doppio della CO2 di tutto il totale delle emissioni emesse globalmente nella storia dell’umanità.

La conclusione di questa vicenda dunque appare lontana e probabilmente sarà oggetto di molti rapporti che vorranno dimostrare da una parte e dall’altra le tesi a favore o contro l’estrazione delle sabbie bituminose. Nel mentre si estrarranno e nel mentre le emissioni di CO2 e l’inquinamento ambientale aumenterà considerevolmente.

Fonte:  Euractiv