I cittadini “misurano” quanto i parchi urbani fanno bene alle città

Un’associazione romana, insieme ai cittadini, sta studiando l’ecosistema di un parco urbano per capire e “misurare” l’impatto positivo che ha sulla salute della popolazione e dell’ambiente. Un modello che potrebbe essere riprodotto anche altrove e che può darci l’esatta dimensione di quanto sono indispensabili i parchi nelle città.9758-10536

Il Parco Regionale Urbano di Aguzzano, con una superficie di circa 60 ettari, si trova nella periferia nord est di Roma, compreso tra i quartieri di Rebibbia, Casal de’ Pazzi, S. Basilio e Podere Rosa, tra le vie Tiburtina e Nomentana. L’Associazione Casale Podere Rosa è impegnata da alcuni mesi in un’indagine conoscitiva del parco, per studiare i “servizi ecosistemici” che l’area verde rende alla cittadinanza. Si tratta di un progetto di ricerca scientifica svolto insieme a un gruppo di dieci cittadini volontari del quartiere opportunamente formati e coordinati dall’associazione ed è, pertanto, una tipica attività di “citizen science” svolta in un’area – il parco di Aguzzano – molto amata dalla cittadinanza.

Quante tonnellate annue di inquinanti atmosferici la copertura vegetale del parco riesce a trattenere? Quante affezioni respiratorie e malattie letali il nostro parco ci evita ogni anno? Quante spese sanitarie ci fa risparmiare? Lo studio che l’Associazione Casale Podere Rosa sta svolgendo, aiuterà a capirlo.

Incontriamo Stefano Petrella, coordinatore scientifico del progetto

Come si svolge la vostra ricerca?

Abbiamo suddiviso la superficie del parco di Aguzzano in due sottozone: una zona prevalentemente alberata e una prevalentemente occupata da prato e piccole coltivazioni e in queste zone abbiamo stabilito in maniera random 119 aree di campionamento della vegetazione, ciascuna di circa 300 mq. Per svolgere questa parte preliminare abbiamo utilizzato un software GIS open source, gratuito e disponibile per tutti (QGIS). Nelle aree individuate abbiamo effettuato il censimento di tutti gli alberi e arbusti presenti. Per gli alberi in particolare abbiamo registrato la specie e misurato con una procedura standard l’altezza, la circonferenza del tronco, l’area di insidenza (ampiezza della proiezione a terra della chioma), le coordinate geografiche di ciascun albero all’interno dell’area di campionamento e il loro stato di salute. Tutti questi dati una volta ultimate le analisi forniranno i principali parametri per definire la struttura dell’ecosistema, l’indice di superficie fogliare (LAI – Leaf Area Index) e tutte le altre variabili necessarie a caratterizzare i servizi ecosistemici resi dalla foresta urbana di Aguzzano. I valori delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici sono stati acquisiti tramite le stazioni di monitoraggio di ARPA Lazio mentre i valori delle precipitazioni sono stati acquisiti tramite ARSIAL. Le analisi vengono effettuate tramite il software ad accesso libero i-Tree Eco che utilizza il modello matematico UFORE (Urban Forest Effects) sviluppato dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti.

Quali sono gli obiettivi del progetto?

L’obiettivo della ricerca è quello di valutare l’importanza del parco nella riduzione dell’inquinamento atmosferico locale e fornire un indice di rimozione di O3, PM2,5, CO, NO2 e SO2 da parte delle diverse tipologie di piante (conifere, latifoglie sempreverdi e latifoglie decidue). Intendiamo inoltre produrre una stima, almeno orientativa, del valore economico di questi servizi ecosistemici. In definitiva intendiamo dimostrare che un’importante forma di valorizzazione del territorio consiste nella tutela e gestione dei parchi e delle foreste urbane, perché questo produce benefici di lunga durata per l’intera comunità.

Qual è la situazione attuale nelle nostre città? E con quali conseguenze sulla salute e sull’ambiente?

Attualmente la metà della popolazione mondiale vive nelle metropoli e nelle città mediograndi. L’ONU stima che entro il 2050 oltre 6 miliardi di persone saranno concentrate nelle megalopoli del mondo e ciò genererà problemi di gestione, riduzione dei servizi, abbassamento della qualità della vita, tensioni sociali e gravi emergenze ambientali. Ma già oggi l’inquinamento atmosferico nelle grandi città è un killer silenzioso. L’OMS ha valutato che nel 2012 le polveri sottili e ultrasottili generate dai riscaldamenti domestici e dal traffico veicolare e l’ozono troposferico (quello col quale entriamo in contatto) hanno causato almeno sette milioni di decessi nel mondo – soprattutto bambini e anziani – scatenando malattie cardiovascolari, respiratorie e tumori. La copertura vegetale è in grado di rimuovere grandi quantità di inquinanti atmosferici e di polveri sottili e di migliorare sensibilmente la qualità dell’aria e la salute dei cittadini.

Che cosa sono le foreste urbane?

La FAO definisce “urban forest” l’insieme delle aree verdi urbane e peri-urbane, comprese le aree boscate di parchi, giardini e ville storiche, le alberature stradali, il verde condominiale, alberi e cespugli delle superfici abbandonate in via di ri-naturalizzazione. Le foreste urbane costituiscono le infrastrutture verdi che collegano le città con le campagne circostanti e rivestono pertanto l’importante ruolo di corridoi ecologici.

Che cosa sono i servizi ecosistemici? Quali sono i loro effetti sulla città, sulle persone e gli animali?

Gli “Ecosystem Services”  sono i benefici che gli ecosistemi naturali e seminaturali rendono alle comunità locali. I servizi ecosistemici associati alle foreste urbane – a patto che queste siano manutenute e ben gestite – sono numerosi. Oltre alle funzioni di tipo sociale e ricreativo, meno note ma altrettanto importanti sono la mitigazione dell’effetto “isola di calore” delle grandi città, l’isolamento termico a beneficio degli edifici prossimi alle aree verdi con conseguente riduzione delle spese di riscaldamento e raffrescamento, l’isolamento acustico, l’assorbimento delle acque meteoriche e la decongestione delle reti fognarie, la fitodepurazione delle acque superficiali, l’effetto barriera contro gli eventi atmosferici anomali, la protezione del suolo dai fenomeni di inaridimento ed erosione, la conservazione della biodiversità animale e vegetale e l’abbattimento dei principali inquinanti atmosferici, quali ozono, monossido di carbonio, polveri sottili, biossido di azoto e biossido di zolfo.

Come avviene la riduzione dell’inquinamento atmosferico da parte delle foreste urbane?

Le foglie interagiscono con gli inquinanti atmosferici in tre modi principali: fase solida (gli inquinanti penetrano attraverso gli stomi delle foglie e reagiscono con i tessuti fogliari); fase gassosa (le piante emettono numerosi composti chimici organici volatili che reagiscono con gli inquinanti); fase liquida (gli inquinanti entrano in soluzione con pioggia, neve o rugiada e successivamente reagiscono con i componenti delle cellule vegetali). Tutti questi processi sono influenzati dalla specifica concentrazione degli inquinanti, dalla radiazione solare, dalla velocità del vento, dalla struttura e dalla composizione vegetale delle foreste urbane.

Perché avete deciso di attivarvi, cosa vi ha spinto?

La nostra associazione da più di venti anni svolge attività di tutela e valorizzazione del parco (il Casale Podere Rosa si trova proprio a poche centinaia di metri dal parco). Tra le altre cose abbiamo svolto numerose attività di didattica ambientale con le scuole del territorio, censimenti della fauna e della flora, abbiamo creato un grande orto urbano – l’Orto Giardino di Aguzzano – oggi autogestito dai cittadini, tutt’ora teniamo in vita un frutteto didattico di varietà frutticole del Lazio a rischio di erosione genetica e siamo pertanto inseriti nella Rete di Conservazione e Sicurezza istituita dall’ARSIAL. Inoltre in passato abbiamo dato vita al Centro di Cultura Ecologica, che aveva tra i suoi scopi l’approfondimento delle conoscenze sul parco e la diffusione della cultura ecologica, e alla Biblioteca “Fabrizio Giovenale”, biblioteca tematica ad indirizzo scientifico e ambientale che oggi prosegue la sua attività come Biblioteca Passepatout del Casale Podere Rosa.

Qual è la storia del parco e quali sono le sue condizioni?

Si tratta di un lembo di campagna romana divenuto parco nel 1989 dopo strenue battaglie dei cittadini. Attualmente fa parte delle aree protette gestite dall’ente regionale Roma Natura (in rete sono disponibili numerose informazioni sul parco, la sua origine e la sua storia). Risente, come molte altre aree protette della città, di una cronica assenza di interventi di gestione, manutenzione e sorveglianza e presenta pertanto i tipici problemi di incuria (vandalismi, incendi, microdiscariche abusive con presenza di amianto, ecc). Tuttavia nel corso dei nostri censimenti abbiamo potuto constatare anche aspetti decisamente positivi quali un’area di rinnovamento spontaneo di vegetazione ripariale in un settore scarsamente frequentato e interessanti presenze faunistiche.

Qual è il ruolo del parco nel territorio in cui si inserisce?

Dal punto di vista sociale il parco è vissuto come un grande polmone verde, essenziale per migliorare la qualità della vita in quartieri densamente popolati e congestionati. Il fatto di essere costituito principalmente da vaste aree aperte di prato (63% dell’intera superficie) lo rende facilmente fruibile in condizioni di sicurezza da tutte le tipologie di cittadini. La nostra ricerca dimostrerà che oltre alle funzioni ricreative ed estetiche (peraltro importantissime per la comunità residente), il parco produce anche servizi ecosistemici altrettanto importanti per il benessere psicofisico. Dal punto di vista ecologico il parco di Aguzzano contribuisce ad una sorta di corridoio biologico che collega la campagna romana della Marcigliana a nord, con la città, attraverso l’Aniene, il Tevere, Villa Ada, Villa Glori e Villa Borghese.

Chi ha elaborato i risultati e che cosa evidenziano?

Siamo ancora in fase di elaborazione e di questo ci occupiamo essenzialmente in due persone che hanno competenze scientifiche, un po’ più di tempo e hanno dedicato più ore all’apprendimento del software i-Tree. I primi dati, scorporati però da un’analisi di contesto più ampia, ci dicono che la vegetazione di Aguzzano rimuove ogni anno oltre 2 tonnellate di inquinanti atmosferici e produce oltre 163 tonnellate di ossigeno. Inoltre trattiene nei tessuti vegetali 1,2 tonnellate di carbonio e ne sequestra ogni anno circa 70. Anche le precipitazioni atmosferiche assorbite dalla superficie del parco che andranno a ricaricare la falda acquifera (invece di allagare le strade, caricarsi al suolo di inquinanti e finire in fogna) sono interessanti: si tratta di 3.700 m3 di acqua ogni anno.

Chi ha finanziato il progetto e quali sono i costi?

Il progetto è interamente ideato, autoprodotto e autofinanziato dall’Ass. Casale Podere Rosa. Questo, che per noi può essere anche un vanto, vuol dire però che la pubblica amministrazione è ancora una volta indifferente alle proposte che vengono dalla società civile. E tuttavia, le analisi che contiamo di concludere entro la primavera 2018 e descrivere attraverso un report pubblico, saranno indirizzate, oltre che all’informazione e alla sensibilizzazione della cittadinanza, anche a verificare la volontà degli amministratori pubblici di recepire i problemi e assumersi le proprie responsabilità. Infatti la corretta gestione delle aree verdi, così come la valutazione dei servizi ecosistemici sono obiettivi chiave della strategia 2020 dell’Unione Europea. Per quanto riguarda i costi, sono difficilmente quantificabili. Zero euro per i software, perché QGIS e i-Tree sono liberi. Per i censimenti ci siamo mossi soprattutto a piedi e in bicicletta, essendo tutti i rilevatori residenti in zona, quindi i costi di spostamento sono stati trascurabili; per i materiali abbiamo utilizzato quelli già in nostro possesso (calibri e metro forestale a nastro). Abbiamo speso qualche decina di euro per le fotocopie delle schede di rilevamento. La voce però più impegnativa è il tempo di lavoro (addestramento sul software, censimenti, elaborazione dati, consultazione della letteratura scientifica, scrittura del report). Tutta questa parte è fatta completamente a titolo volontario e ciascuno di noi ha utilizzato il proprio tempo libero. Abbiamo presentato una richiesta di finanziamento (bando otto per mille della chiesa valdese) per realizzare una seconda fase, di approfondimento, del progetto, che se verrà accolta ci consentirà di acquisire una strumentazione un po’ più efficiente e di pagarci qualche ora di lavoro. Ma questo, in caso, sarà per il futuro.

Qual è la durata complessiva del progetto?

Il progetto è iniziato a giugno 2017 e terminerà, salvo imprevisti, a maggio-giugno 2018 con la presentazione del report conclusivo. Quindi, diciamo 12 mesi.

Per chi volesse saperne di più, info: Stefano Petrella 3498176498 info@centrodiculturaecologica.it

QUI il sito web

Fonte: ilcambiamento.it

 

 

Atac bikefriendly? Ecco cosa ne pensano i romani

Dallo scorso 4 agosto l’Atac è diventato “amico delle biciclette”: i ciclisti hanno la possibilità di salire anche su bus e tram. Tra soddisfazione e polemiche…ecco cosa ne pensano i romani sui social

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Da lunedì 4 agosto Atac porta a spasso anche le biciclette: per tutto agosto infatti sarà possibile salire con la propria bici su 15 linee di superficie ( 6 tram e 9 autobus selezionati tra quelli con scarsa affluenza di passeggeri), sulla Roma-Lido e sulle metropolitane romane, mentre da settembre fino al 31 dicembre, in via sperimentale, le stesse linee saranno accessibili da inizio servizio fino alle ore 7, dalle ore 10 alle 12 e dalle 20 al termine servizio (per ulteriori dettagli e per il regolamento Atac clicca qui). Alle fermate degli autobus interessati sono già comparsi pittogrammi di una bicicletta rossa su fondo bianco. Fino ad oggi, ad essere accessibili alle biciclette erano le metro e la Roma-Lido ma soltanto dopo le ore 20.00 nei giorni feriali e tutto il giorno durante i festivi. L’amministrazione romana e Atac spingono quindi per migliorare l’intermodalità e allinearsi con altre capitali europee, soprattutto in mancanza di una rete di piste ciclabili. Ma l’iniziativa, se da una parte fa sperare i ciclisti, dall’altra genera polemiche e fa storcere il naso soprattutto a chi, in questi giorni in particolare, è alle prese con i tagli, la riorganizzazione di Atac e la riduzione delle corse estive. “Sui bus non ci si entra neanche con la borsetta da passeggio! Sistemiamo prima i servizi necessari” è la frase cha fa da denominatore comune alla maggior parte dei commenti in rete. Anche i ciclisti non sono del tutto soddisfatti: molti lamentano infatti finestre orarie di accesso troppo brevi, soprattutto in metropolitana. Inoltre, fanno sorridere le tante restrizioni che potrebbero vietare il trasporto della bicicletta a bordo dei bus: bici pulita, autobus poco affollato, possibilità per l’autista di non far accedere il ciclista. Tuttavia alcuni rivendicano questo nuovo diritto e invitano gli altri ciclisti ad usarlo: “si tratta di un esperimento, ma se non sfruttiamo questa possibilità tra pochi mesi potranno revocarcela perché inutilizzata”. Altri ancora spingono affinché gli autobus vengano dotati di supporti esterni per le biciclette e lamentano la mancanza di stalli o sostegni a bordo della metropolitana (NB: la bici può essere trasportata soltanto nel primo vagone). Impossibile fare un confronto con altre città europee come Barcellona (bici ammesse sulle tante metro nei giorni feriali tranne nelle fasce 6.30-9.30 o 16.30-20.30, mentre nei festivi e a luglio e agosto non ci sono restrizioni), ma di certo è un’iniziativa lodevole visto che nelle grandi città italiane solo ora si comincia a sperimentare il trasporto delle bici in metro. A Torino ad esempio dal 18 luglio è stata inaugurata una fase di sperimentazione durante la quale le biciclette vengono ammesse in metropolitana soltanto la domenica dalle 8 alle 14.00 con sovrapprezzo e solo 4 bici per passaggio. Da prendere ad esempio invece Milano dove l’accesso in bici è proibito soltanto dalle 8.30 alle 10.30 del mattino e dalle 17.30 alle 19.30. Se è vero che l’amministrazione romana dovrebbe lavorare per migliorare la rete di piste ciclabili, è anche vero che si tratta della prima iniziativa presa in tal senso a Roma: trattandosi di una sperimentazione, quella romana potrebbe avere dei risvolti positivi a partire dal 2015 e magari spingere l’Atac a consentire un accesso più ampio alle due ruote. Sperando che alcune novità in tal senso arrivino anche con l’apertura della Metro C, che prevede stalli appositi per le biciclette all’interno dei vagoni.
Da non dimenticare: il trasporto della bicicletta è gratuito per i possessori di abbonamento Metrebus. I non abbonati, oltre a munirsi di biglietto per sé, devono comprare il biglietto anche per la bici. I possessori di biciclette pieghevoli possono invece circolare su metro A, B/B1, Roma-Lido e sulla rete di superficie ogni giorno della settimana, senza vincoli di orario.

Fonte: ecodallecittà.it

Censis: i romani non sanno differenziare

Un terzo dei romani si dice “disinformato” sulle regole di base della differenziata. Chi ha problemi a fare la raccolta differenziata adduce come motivazioni l’eccessivo impegno richiesto in termini di tempo e fatica e lo scetticismo di fondo sull’utilità di effettuare la separazione domestica dei rifiuti.375796

Per chi vive a Roma la notizia non è così sorprendente: più della metà dei romani non sa fare la raccolta differenziata dei rifiuti. È quanto emerge dall’indagine “Un’agenda urbana per Roma” realizzata dal Censis e Rur (Rete urbana delle Rappresentanze)tra il mese di dicembre 2012 e gennaio 2013 su un campione rappresentativo di romani. I risultati evidenziano che solo il 41% dei romani dice di aver ricevuto informazioni adeguate e di essere a conoscenza delle regole di base della differenziata, contro una percentuale registrata a livello nazionale pari al 67,5%. Più di un terzo dei cittadini considera “insufficienti” le informazioni ricevute. Un quarto dei romani si dichiara sostanzialmente “disinformato“. Incrociando il dato con il titolo di studio dell’intervistato, il Censis afferma che tra le fasce a più basso tasso di istruzione i problemi della mancata informazione sono più gravi. Infatti si dichiara ben informato solo il 30% degli intervistati con titolo di studio fino alla licenza media, contro il 45% dei diplomati ed il 47% dei laureati. Per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, a Roma la stragrande maggioranza dei cittadini (86%) dichiara che nella propria zona di residenza vige il sistema più semplice e meno evoluto, quello con i cassonetti collocati su strada, mentre i sistemi di “porta a porta” hanno una diffusione ancora molto limitata. A segnalare il ritardo della Capitale su questo versante, va sottolineato che, sempre secondo l’indagine, il dato medio di raccolta con cassonetti delle città con oltre 250.000 abitanti si attesta sul 70% e il dato nazionale sul 51%. Naturalmente nelle città medio-piccole, con popolazione compresa tra 10.000 e 50.000 abitanti, il peso del “porta a porta” nelle sue varie forme è ancora superiore e raggiunge percentuali prossime al 60% delle risposte. Analizzando le motivazioni addotte da chi ha problemi ad effettuare la raccolta differenziata, se circa il 50% delle risposte rimanda all’eccessivo impegno richiesto in termini di tempo e fatica, è da segnalare il fatto che ben il 25% esprime uno scetticismo di fondo sull’utilità di effettuare la separazione domestica dei rifiuti dato che poi, si sospetta, vengono smaltiti comunque in discarica/inceneritore. Un fattore su cui evidentemente molto si può lavorare. Per i più disperati, in attesa di una maggior opera di sensibilizzazione da parte dell’Ama e dalle istituzioni competenti, consigliamo la App “ButtaBene“, per avere sempre a portata di mano le informazioni necessarie per fare un’adeguata raccolta differenziata.

Fonte: eco dalle città

 

I romani chiedono la pedonalizzazione dei Fori e piste ciclabili

Il Rapporto Eures mostra che i romani vogliono una città più sostenibile per quanto riguarda la mobilità. Legambiente commenta:”La mobilità della Capitale è un disastro, serve un cambiamento vero”.

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I cittadini romani hanno le idee chiare: Colosseo e Fori pedonali (87,5% favorevoli), corsie preferenziali per le biciclette (88,9% favorevoli), rete metropolitana di superficie (86,5% favorevoli), servizi di trasporto fluviale (90,7% favorevoli tra utenti trasporto pubblico), liberalizzare le licenze dei taxi (75,7% favorevoli), ingresso a pagamento nel centro storico delle auto private (57% favorevoli). Sono queste le proposte per la città di Roma più sostenute, secondo il rapporto “La mobilità a Roma, tra esperienza e utopia”, realizzato dall’Istituto Eures Ricerche Economiche e Sociali. “Le indicazioni dei cittadini per la mobilità sono chiarissime, le facciamo nostre, il nuovo Sindaco di Roma ha un bel pezzo di programma pronto, a partire da Fori pedonalizzati e nuovi spazi per le biciclette”, afferma Lorenzo Parlati, Presidente di Legambiente Lazio. “La risposta alla domanda posta sui Fori Imperiali dal noto istituto di ricerche – sottolinea Parlati – è un grande risultato per Legambiente e per le decine di associazioni e comitati che hanno sostenuto la proposta di delibera depositata sei mesi fa in Campidoglio, con 6.400 sottoscrizioni: abbiamo riportato all’attenzione dei romani un tema che sembrava dimenticato e ora quasi nove su dieci cittadini sono favorevoli alla chiusura al traffico privato. A questo punto – evidenzia – il provvedimento va preso subito”. Per il resto il Rapporto è piuttosto preoccupante: quasi la metà dei cittadini afferma che la situazione della mobilità è peggiorata negli ultimi anni. “Queste dichiarazioni non stupiscono”, continua Lorenzo Parlati. “Con il Sindaco Alemanno le politiche di riduzione del traffico privato hanno subito attacchi continui[b/b], dall’eliminazione di 18.000 strisce blu, alla riduzione degli orari delle ZTL notturne, al nuovo piano pullman che permette ai bisonti di scorrazzare ovunque. I cittadini – conclude Parlati – chiedono politiche e azioni concrete, chiedono che Roma cambi davvero”.

Fonte: eco dalle città

Rifiuti AMA, Legambiente: Sindaco spieghi ai romani che succede

Legambiente fa propria la segnalazione dei cittadini di Acilia e Casalpalocco sui servizi dei rifiuti mal funzionanti. “ L’azienda che incassa la bellezza di 700 milioni di euro con la tariffa rifiuti, molla Roma e i cittadini”, ha detto Lorenzo Parlati, Presidente Legambiente Lazio.374449

Il Sindaco se è in grado deve spiegare ai romani cosa succede all’AMA, è assurdo che l’azienda blocchi importanti servizi definiti nel contratto di servizio, con una gestione dei rifiuti in città che è sempre più allo sbando, mentre l’azienda rimane pure senza guida”. Sono queste le parole di Lorenzo Parlati, Presidente di Legambiente Lazio sulla gestione dei rifiuti a Roma e provincia da parte dell’AMA. “Dopo gli scandali, le parentopoli, i prezziari per le assunzioni, le promozioni ad personam con tanto di indagini della Procura, ora l’azienda che incassa la bellezza di 700 milioni di euro con la tariffa rifiuti, molla la città e i cittadini, interrompe fino a data da destinarsi la manutenzione delle aree verdi e tutte le operazioni di decoro urbano ‘in ragione dell’incertezza del corrispettivo dovuto da Roma Capitale’, il direttore generale con funzioni di amministratore delegato si dimette. Nemmeno un piccolo condominio – continua Parlati – si gestisce in questo modo, tanto meno lo si può fare in una delle più grandi aziende di gestione dei rifiuti. E’ uno scandalo inaccettabile, Alemanno la smettesse di fare annunci da campagna elettorale e provasse almeno a tenere la decenza nella gestione della città”. Inoltre, sui servizi mal funzionanti o bloccati, Legambiente fa propria la segnalazione dei cittadini e del Comitato di Quartiere Acilia Sud 2000. Nel quartiere, in particolare nelle zone Madonnetta / Acilia / Dragona, da molti mesi i cassonetti per il multimateriale continuano a non essere svuotati con regolarità così come l’indifferenziato. Una situazione, spiega Legambiente, che si estende anche a Casalpalocco, dove in diverse vie, tra cassonetti fatiscenti, rotti o stracolmi, si rischia costantemente ci sia una discarica a cielo aperto.

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Fonte: eco dalle città