Roma assegna 3 terre pubbliche: nasceranno aziende agricole con prodotti a Km0

Vendita diretta di prodotti a chilometri zero, fattorie didattiche e reinserimento lavorativo di persone svantaggiate: questi alcuni dei progetti che saranno realizzati nelle prime 3 terre pubbliche dell’agro romano assegnate ai giovani con un bando dell’amministrazione capitolina. A dicembre un nuovo bando380859

Daniel Burrai, Mario Sonno e la cooperativa agricola CO.R.AG.GIO. faranno nascere tre nuove aziende agricole nella tenuta Redicicoli, a Tor de’ Cenci e al Borghetto San Carlo. Sono loro infatti i vincitori del primo bando di Roma Capitale per l’assegnazione di terre pubbliche e immobili rurali in disuso a giovani sotto i 40 anni, proclamati questa mattina dal sindaco di Roma Ignazio Marino, dal vicesindaco Luigi Nieri, dall’assessore all’ambiente Estella Marino e dal presidente del III Municipio, Paolo Marchionne. Tra le attività che verranno realizzate nei tre lotti, affidati per 15 annidall’Amministrazione Capitolina, la vendita diretta di prodotti a chilometri zero, fattorie didattiche e centri estivi per ragazzi, orti sociali, reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, un agri-ristoro e un “parco avventura”.
“È una splendida giornata per celebrare una promessa fatta in campagna elettorale”, ha commentato il sindaco di Roma Ignazio Marino che ha simbolicamente donato ai vincitori tre sacchetti di semi biologici di grano tenero. “Invece di mettere nuovi blocchi di cemento nel nostro verde, abbiamo deciso di avviare un percorso che valorizzi l’Agro romano e il lavoro dei giovani. È un’occasione importantissima e queste prime terre assegnate disegneranno il percorso che il Comune vuole prendere”. Sono stati 104 i progetti presentati, l’80% dei quali proposti da giovani alle prese per la prima volta con un’idea imprenditoriale. Il 34% è costituito da donne. Per l’assessore Estella Marino “l’assegnazione di queste terre per costituire nuove imprenditoria giovanile è una scelta vincente, che va nella direzione del recupero del territorio degradato”. Il bando, pubblicato a maggio scorso, ha assegnato i primi 3 lotti per un totale di 83 ettari di terreno agricolo inseriti in aree di pregio dell’Agro Romano, comprensivi di un casale o di strutture rurali da recuperare. “Entro dicembre presenteremo il prossimo bando con altre quattro aree, complessivamente per altri 95 ettari”, ha poi annunciato il sindaco Marino, mentre il vicesindaco Luigi Nieri ha spiegato che “la prima, di 25 ettari, si trova nel Municipio XI, due aree sono nel Municipio III, rispettivamente di 10 e 40 ettari e la quarta area, di 20 ettari, è nel Municipio IV”. Ecco nel dettaglio le prime 3 terre assegnate e i relativi vincitori, con cui è prevista nei prossimi giorni la stipula di un contratto d’affitto quindicennale e di un atto d’obbligo per definire controlli e modalità di attuazione dei progetti agricoli, mentre un sostegno al recupero degli edifici è già previsto nel Bilancio 2014 di Roma Capitale.
La Tenuta Redicicoli, inserita nella Riserva naturale della Marcigliana, è stata assegnata a un giovane di 21 anni, Daniel Burrai, sostenuto da un partenariato composto da aziende agricole e cooperative sociali già operanti nel Municipio III. Il progetto vincitore per l’area di Tor de Cenci, facente parte della Riserva naturale di Decima, è stato proposto dal trentatreenne Mario Sonno, espressione di un partenariato co-promotore che ha i suoi punti di forza nella cooperazione sociale per il reinserimento, con il lavoro agricolo, di soggetti svantaggiati. Si è aggiudicato il lotto di Borghetto San Carlo, area di grande pregio all’interno del Parco di Veio, la cooperativa agricola CO.R.AG.GIO., costituita da 15 giovani agricoltori. La cooperativa insieme alle coltivazioni orticole e al frutteto biologico, si è impegnata a far nascere una bio-agriturismo lungo il percorso della via Francigena e un parco avventura per i più piccoli, con innovative modalità di fruizione della campagna.

Fonte: ecodallecitta.it

Ama: a Roma avviate a recupero 100.000 tonnellate di materiali in più rispetto al 2013

100.000 tonnellate in più verso le piattaforme di riciclaggio, rifiuti indifferenziati scesi e buoni auspici con la partenza del nuovo modello di raccolta differenziata in altri 3 municipi: ecco i risultati di Ama e Roma Capitale, certificati dal CONAI380850

Dal 1° gennaio al 5 ottobre 2014, rispetto allo stesso periodo del 2013, nella città di Roma sono state indirizzate verso piattaforme di riciclaggio 100.000 tonnellate in più di materiali riciclabili. I rifiuti indifferenziati sono scesi, infatti, dalle 931.660 tonnellate del periodo equivalente del 2013 alle 833.511 tonnellate raccolte nel 2014.
I risultati, certificati e validati dalle piattaforme CONAI e dagli impianti di compostaggio che hanno ricevuto le risorse riciclabili, sono stati comunicati da Ama e Roma Capitale che puntano a portare Roma al primo posto tra le capitali europee per quantità di rifiuti correttamente differenziati e avviati a recupero. Le 100.000 tonnellate di rifiuti differenziati avviati al riciclo sono costituite da Rifiuti Urbani Biodegradabili (RUB) per il 36% e da rifiuti da imballaggi in vetro, plastica, cartone, carta, alluminio, legno e metalli per il 64%. I Rub, vista l’impossibilità di disporre di impianti di compostaggio nella regione Lazio, devono essere obbligatoriamente trasferiti in strutture fuori regione, con conseguente azzeramento delle economie realizzate con la cessione al CONAI dei rifiuti da imballaggi riciclabili. Per questo Ama intende accelerare le strategie industriali volte alla costruzione di impianti che rendano Roma finalmente autosufficiente. Ama sottolinea che da gennaio ad ottobre 2014 si sono distinti, in questo percorso virtuoso, i Municipi IX (59,9% di differenziata) e VI (56,7%), mentre la media dei Municipi dove è già consolidato il nuovo modello di raccolta mirata è stata del 50,2%. Questo trend positivo verrà rafforzato, secondo Ama, dal passaggio al nuovo modello organizzativo, che sta avvenendo in questi giorni, nei Municipi X (prima fermo al 23% di raccolta differenziata), VIII (ancora al 31,2%) e XIV (ora al 32,8%). Questa nuova estensione consentirà alla città di rispettare gli impegni assunti con il “Patto per Roma”. La necessità di raggiungere questi obiettivi di raccolta differenziata ha reso necessari i trasferimenti di 668 dipendenti che, entro breve, saranno pienamente operativi. Per limitare al minimo il verificarsi di situazioni di disagio sul territorio, di cui Ama si scusa con l’utenza, l’azienda sta già adottando tutte le misure opportune in un contesto compatibile con le esigenze di contenimento della spesa e di divieto di nuove assunzioni.

Fonte: ecodallecitta.it

Arsenico nell’acqua, a Roma tre acquedotti tornano potabili

Lo scorso 21 febbraio il consumo umano era stato vietato nei tre acquedotti Arsial di Monte Oliviero, Piansaccoccia e S.Maria di Galeria.

I tre acquedotti Arsial di Monte OlivieroPiansaccoccia e S.Maria di Galeria (Casal di Galeria) tornano a essere utilizzabili per il consumo umano. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha annullato il divieto di utilizzo per 194 utenti di alcune zone dei municipi XIV e XVdella capitale che nelle scorse settimane erano state escluse dalla potabilizzazione a causa di valori di arsenico fuori dalla norma. A seguito dell’attività di sostituzione delle fonti Arsial con quelle Acea, il Campidoglio ha emanato una nota in cui ha comunicato il ripristino della potabilità dell’acqua nelle seguenti vie di Roma Capitale: Via della Riserva del Carbucceto, Via Ceva, Via Cherasco, Via G.B. Paravia, Via Castellamonte, Via Giaveno, Via Chivasso, Via Dogliani, Via Casale San Nicola nel XIV Municipio e Via Prato della Corte nel XV. Il divieto di utilizzo per il consumo umano era stato emesso lo scorso 21 febbraio, a seguito delle analisi disposte da Roma Capitale ed effettuate dalla Asl sulle acque della rete degli acquedotti rurali dell’Arsial. Le analisi avevano confermato la non compatibilità rispetto ai parametri europei, oggi ripristinata grazie al lavoro messo in campo in questi mesi, volto a sanare una situazione che si protraeva da molti anni. Intanto, prosegue l’attività di riqualificazione degli acquedotti e di sostituzione delle fonti disposta dal Campidoglio e realizzata da Acea, attività che porterà nei prossimi mesi al ripristino della potabilità dei restanti acquedotti interessati dal divieto.FRANCE-WATER

Fonte:  Comune Roma

© Foto Getty Images

Bus e tram? Da agosto a Roma saliranno anche le biciclette

Dichiarazioni storiche per la mobilità di Roma Capitale. Il sindaco afferma che bus e tram accetteranno anche i ciclisti e in arrivo novità anche per le metropolitane379498

Una giornata davvero importante per tutti i ciclisti della capitale quella di ieri, sabato 14 giugno.
Molti di loro sono sfrecciati per le vie romane grazie alle mille iniziative del #VeloLove, altri invece si sono ritrovati a Monte Ciocci dove il Sindaco Ingazio Marino e l’assessore all’Ambiente Estella Marino che hanno inaugurato una nuova pista ciclabile di 5 km. Si tratta di un percorso che sarà integrato con le strade a modalità tradizionale con circa 10 accessi, toccherà 4 stazioni e permetterà di raggiungere l’ospedale della Balduina a piedi in 10 minuti. Lungo il tracciato, realizzato sfruttando la linea FL3, ci saranno 3 aree giochi e una pista di pattinaggio, oltre 100 panchine e 10 fontane.
Un progetto non rivoluzionario per la mobilità ma che va a dare un po’ di respiro a tutti i ciclisti della capitale che ormai “protestano” quasi settimanalmente per la mancanza di qualunque tipo di infrastruttura per la mobilità dolce. Sempre ieri però sarebbero state aggiunte a margine dell’inaugurazione alcune dichiarazioni davvero importanti. Secondo quanto riportato da la Repubblica.it a partire da agosto sarà possibile portare le biciclette anche su 17 linee di superficie: 12 bus e 5 tram, in particolare le linee 83, 412, 673, 715, 7732, 983, 543, 232, 118, 120, 180, 2, 14, 5, 19, 8. Notizia per confermata solo parzialmente dal profilo Facebook del sindaco. Ancora più impegnative le altre dichiarazioni che non sono, allo stato attuale, suffragate da alcun comunicato stampa ufficiale e che andranno quindi prese con il beneficio del dubbio. Sempre da agosto infatti dovrebbe essere aperta, finalmente,una seconda finestra temporale per portare le proprie biciclette anche sulle linee A, B e B1 della metropolitana. Se prima era possibile salirvi solo dopo le 20.00, da agosto lo sarà anche dalle 10.00 alle 12.00. Novità anche per la Roma-Lido dove, in direzione Roma, nei feriali, sarà possibile salire bici muniti dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 14.30 fino a fine servizio. In direzione Ostia invece si potrà salire da inizio servizio alle 12.30 e dalle 20 a fine servizio. Per tutto agosto, infine, sarà possibile salire in bici su Metro e Roma-Lido per tutta la durata del servizio. Non resta che augurarsi che queste dichiarazioni si trasformino presto in una reale modifica del regolamento Atac e che Roma possa diventare così un po’ di più una capitale europea.

Fonte: ecodallecitta.it/

Fame nel mondo, disinformazione e scienza. Chi ha paura delle nuove tecnologie: Hyst ed OGM?

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«Siamo un paese di truffatori, o, magari, qualcuno ha interesse a farci passare come tali». Così afferma il dr Antonio Giangrande, noto saggista di fama mondiale e presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie, sodalizio antimafia riconosciuto dal Ministero dell’Interno. Associazione fuori dal coro e fuori dai circuiti foraggiati dai finanziamenti pubblici.

«Ogni qualvolta c’è una nuova tecnologia o una nuova terapia, che non sia abilitata e di proprietà intellettuale delle grandi lobbies, ecco lì che interviene la magistratura a stoppare il tutto. Dei metodi Di Bella e Stamina sono argomenti che ho trattato nei miei libri nel tema della sanità. In questa sede voglio parlare delle tecnologie HYST e degli OGM, trattati nei miei libri nel tema delle frodi agro alimentari.»

“L’Italia sfamerà il Mondo grazie alla tecnica BioHyst. Gli scienziati italiani hanno scoperto un nuovo metodo per ricavare farine proteiche dai sottoprodotti dell’industria molitoria attraverso un processo di frammentazione degli scarti-  scrive Anna Germoni su “Panorama” – Nel mondo, 800 milioni di persone soffrono di fame. In Italia da alcuni anni c’è una tecnologia, denominata Hyst, in grado di valorizzare a fini alimentari i residui di attività agricole. A sperimentarlo un’associazione onlus, Scienza per Amore, che conta 200 soci, ha la titolarità del brevetto e un progetto internazionale, Bits of Future: food for all. Con questa tecnologia si ricavano farine proteiche dai sottoprodotti dell’industria molitoria, attraverso un processo di frammentazione degli scarti. Il ministero della Salute, il 19 dicembre del 2012 ha dato «parere positivo alla produzione e commercializzazione di integratore alimentare di vitamina B1, manganese e fosforo prodotto con il sistema Hyst»; anche quello delle Politiche agricole il 18 dicembre del 2012 si è espresso favorevolmente «per la produzione e commercializzazione di frumento prodotto da crusca». Sei paesi africani: Burkina Faso, Camerun, Congo, Ruanda, Senegal, Somalia e Burundi, interessati a questa tecnologia, hanno ottenuto l’ok dalla World Bank di Washington e della Banca Africana di Sviluppo di Tunisi per installarla. L’impianto è stato sperimentato da universitari e persone altamente qualificate che ne hanno attestato l’efficacia Fra le certificazioni, quelle delle università de La Sapienza di Roma, di Milano, la Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’Asl di Pavia, Confindustria energia. Il macchinario, su cui girano miliardi di euro, viene inghiottito da due filoni giudiziari. Da una parte i ministeri della Salute e delle Politiche agricole, esprimono pareri favorevoli sulla validità e potenzialità di tale impianto e della tecnologia che usa, dall’altra la polizia municipale boccia l’utilità e l’adeguatezza del metodo Hyst. I soci della onlus hanno chiesto il dissequestro alla Procura di Roma e che sia disposto incidente probatorio al fine di testare l’efficacia di impianto e tecnologia alla presenza di consulenti nominati dal  giudice. Tali istanze sono state per ora rigettate, impedendo agli indagati di smontare in concreto le accuse di vigili urbani e PM di Roma. Chi ha titolo per valutare l’efficacia di una tecnologia, i dicasteri competenti o la polizia municipale? I soci di una onlus che si autofinanzia possono truffare se stessi? Chi ha interesse a bloccare questo impianto?” Si chiede ancora Anna Germoni su “Panorama”.

Tecnologia Hyst: truffa o rivoluzione umanitaria? – Si chiede Patrizia Notarnicola su “L’Indro”. –  La tecnologia Hyst (Hypercritical Separation Technology) è un sistema, inventato e perfezionato negli ultimi 40 anni dall’ingegnere Umberto Manola, per trasformare scarti dell’industria alimentare (cruscame) e biomasse agricole (ad esempio paglia e legno)  in componenti per l’alimentazione umana, per la zootecnica e per la produzione di biocarburanti. In poche parole, dagli scarti si otterrebbero soprattutto farine alimentari a basso costo e senza alcun impatto ambientale, con un grandissimo vantaggio per i Paesi più poveri.”

“Una setta? Forse solo degli illusi che voglio fare arte e mettere a disposizione dei governi nuovi strumenti tecnologici per sopperire alla carenza alimentare dei paesi più poveri? Sta di fatto che l’associazione Scienza per l’Amore ha visto sequestrati preventivamente entrambi i siti web dove promuovevano le loro attività e progetti. Il Tribunale di Roma, con la Procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia, ha dato mandato alla Polizia locale di Roma Capitale, con il suo Gruppo di elite sulla Sicurezza Sociale Urbana, all’oscuramento in base al Proc. Pen. N. 13650/11 R.G.I.P. e il Proc. Pen. N. 25093/10 R.G.N.R., probabilmente perché sospettati di essere dei truffatori con il voler contribuire alla crescita e al benessere dell’Africa, mettendo in grado gli stessi africani di sfruttare al meglio le risorse locali, dove sono endemiche le carenza alimentari ed energetiche – scrive Nero Penna – Il ProgettoBits of Future: Food For All può lasciare alcuni per lo meno perplessi sulla possibilità che un macchinario trasformi degli scarti in cibo, ma sequestrare la loro vetrina senza specificarne le motivazioni. Bisogna diffidare dei soci e simpatizzanti dell’associazione, e perché? Magari sono contagiosi ed è consigliabile non stringere loro la mano. Sul sito veniva sbandierata l’adesione di una serie di stati africani (Repubblica del Senegal, Governo di Transizione della Repubblica Somala, Repubblica del Burkina Faso, Repubblica del Camerun, Repubblica del Ruanda, Repubblica del Burundi, Repubblica del Congo Brazzaville) al Progetto con lettere di ministri e rappresentanze diplomatiche. Forse sono solo il frutto di millantato credito o come è spesso accade un’occasione per dei governanti di fare un po’ di business?”

 

CHI HA PAURA DELL’OGM?

“«Ogm? L’unica cosa di cui dovete aver paura è il terrorismo pseudo-scientifico che uccide il biotech», – scriveEmmanuele Michela su “Tempi” – Pierdomenico Perata, rettore della Sant’Anna di Pisa, smonta tutte le leggende sugli organismi “giornalisticamente modificati”. Ma ammette: «Purtroppo in questo campo chi fa disinformazione è più abile di chi informa». Nel clima di sospetto che verte attorno ai cibi transgenici la stampa ha giocato un ruolo chiave, e a Tempi Perata cerca di fare luce sui tanti limiti e pericoli addebitati a questo genere di colture. «Ai giornalisti piace inventare titoli a effetto. E così nascono anche leggende che non esistono, come la “fragola-pesce”, o la storia che i semi Ogm sarebbero sterili. Eppure, tra ricercatori, scienziati e biotecnologi il fronte sembra compatto nel guardare con favore agli Ogm.»”

“Fino ad oggi un solo coltivatore, a Vivaro in Friuli, aveva seminato mais ogm – su un piccolo appezzamento di poco più di mezzo ettaro – fra proteste, denunce e mobilitazioni di ambientalisti e soprattutto di contadini – scrive Jenner  Meletti su “La Repubblica” – Adesso invece una “Petizione pro mais transgenico Mon 810″ viene firmata da oltre 600 imprenditori agricoli del mantovano (associati alla Confagricoltura) e inviata alla Regione Lombardia.”

“Stessa biodiversità campi ogm e non. Lo indica il primo studio sulle coltivazioni in Africa – scrive “L’Ansa” – Il primo studio sui campi di mais geneticamente modificato (gm) in Africa indica che la biodiversità degli insetti è uguale a quella presente nelle colture tradizionali, sia per la varietà delle specie che per il numero di individui. Condotto in Sudafrica e pubblicato sulla rivista Environmental Entomology, il risultato si deve al gruppo di ricerca coordinato da Johnnie van den Berg, della North-West University. I dati confermano quelli raccolti finora dalle ricerche condotte in Cina, Spagna, e Stati Uniti su campi di riso, cotone e mais gm. La biodiversità di un ecosistema agricolo, scrivono gli autori dello studio, è importante non solo per il suo valore intrinseco, ma perché influenza le funzioni ecologiche vitali per la produzione vegetale nei sistemi agricoli sostenibili e nell’ambiente circostante. Una delle preoccupazioni più comuni in merito alle colture geneticamente modificate è il potenziale impatto negativo che potrebbero avere sulla diversità e l’abbondanza degli organismi che ospitano, e successivamente sulle funzioni degli ecosistemi. Pertanto, proseguono gli autori, è essenziale valutare il potenziale rischio ambientale di queste colture e il loro effetto sulle specie. Tuttavia la valutazione dell’impatto del granturco ogm sull’ecosistema è stata finora ostacolata dalla mancanza di liste di controllo delle specie presenti nelle coltivazioni di mais. Il primo obiettivo dello studio è stato quindi compilare una lista degli insetti che popolano queste colture per confrontare la diversità e l’abbondanza nelle coltivazioni ogm. In due anni in entrambi i campi considerati nella ricerca sono stati censiti 8.771 insetti di 288 specie, fra decompositori, erbivori, predatori, e parassiti. I dati indicano che, per quanto riguarda i campi di mais in Sudafrica, ”la diversità di insetti nei sistemi agricoli ogm – sottolinea van den Berg – è elevata come nei sistemi di agricoltura tradizionali”.”

“La comunicazione della scienza nell’era dei social: emozionare o informare? – Si chiede Moreno Colaiacovo su “I Mille” – Organismi geneticamente modificati, metodo Stamina, sperimentazione animale: il dibattito pubblico su temi scientifici è più acceso che mai. Incalzata dai media e dai gruppi di pressione, la politica si è trovata ad affrontare – spesso con scarsi risultati – problemi complessi, in cui l’aspetto scientifico e quello sociale si sono mescolati a tal punto da risultare molte volte indistinguibili. E se alla classe politica possiamo rimproverare di non aver affrontato razionalmente questi problemi, concedendo troppo alla demagogia, d’altra parte non si può dire che la popolazione avesse gli strumenti per valutare lucidamente le questioni che di volta in volta venivano sollevate: raramente i media hanno scelto di spiegare, quasi sempre hanno preferito scandalizzare, commuovere o spaventare. Impostare un dibattito sui binari dell’emotività è il modo più semplice per muovere le coscienze, soprattutto in un Paese come il nostro, dove la cultura scientifica è da sempre trattata con supponenza e sospetto. Parte di questa strategia ha a che fare con l’uso delle immagini. Puoi fare un discorso perfettamente logico e convincente, puoi presentare numeri e tabelle, ma il castello della razionalità crolla miseramente se dall’altra parte c’è un’immagine vincente. Con le immagini è tutto più facile: basta una foto per far scattare a piacimento sentimenti come la rabbia, l’indignazione, la paura, la pietà. E i tre temi menzionati all’inizio di questo articolo, in effetti, hanno tutti un denominatore comune: in tutti questi casi l’opinione pubblica è stata condizionata e plasmata anche grazie all’uso di immagini forti. Immagini che passano in TV e sui giornali, ma che diventano virali soprattutto sui social network, Facebook in particolare. Nel caso degli OGM si è voluto spaventare. Basta cercare “OGM” su Google per rendersene conto: le immagini neutrali o favorevoli agli organismi geneticamente modificati sono una minima parte rispetto ai mostruosi fotomontaggi che hanno accompagnato questa tecnologia fin dalla sua nascita. Pensiamo alla fragola-pesce, una creatura mitologica che è ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo. Una vera e propria leggenda metropolitana che si è rivelata essere lo strumento perfetto per allontanare l’interlocutore dal sentiero della razionalità e spingerlo verso le pulsioni più istintive, che ci portano a fuggire da tutto ciò che è nuovo e sconosciuto, invitandoci ad approdare al porto sicuro della tradizione e dei bei tempi andati. Ovviamente non è mai esistita nessuna fragola-pesce, ma l’immagine era così evocativa da resistere ancora oggi, a distanza di anni dalla sua comparsa sui media. Cosa dire invece del metodo Stamina? Il caso è diventato di pubblico dominio grazie alle Iene, il cui messaggio è passato in gran parte attraverso la strumentalizzazione di immagini di bambini malati e sofferenti. Gli scienziati, dal canto loro, hanno dovuto subire l’accusa infamante di essere persone insensibili, fredde macchine razionali impossibili da scalfire persino con la più straziante delle tragedie umane. Eppure è esclusivamente con la razionalità e la lucidità che si può fare scienza, e trasformare le nuove conoscenze in soluzioni terapeutiche concrete ed efficaci. Ma quando dall’altra parte c’è il dolore di un bambino sbattuto in prima pagina (o in prima serata), qualunque considerazione ancorché giusta svanisce istantaneamente. Infine, la questione più scottante e attuale, quella relativa alla sperimentazione animale. Anche qui, la battaglia tra le due fazioni (perché di guerra si tratta, in molti casi) si è combattuta a suon di immagini. I movimenti animalisti hanno fatto abbondante uso di fotografie terribili, con animali costretti a subire tremende torture, ma non hanno disdegnato nemmeno sapienti fotomontaggi volti a screditare quei ricercatori che avevano difeso pubblicamente l’utilità della vivisezione (come viene impropriamente chiamata). Poco importa se le immagini cruente di animali straziati non corrispondano alla realtà, almeno non qui in Europa, e ancor meno importa il fatto che circa il 92% degli scienziati ritenga che purtroppo non si possa fare a meno della sperimentazione animale. L’impatto emotivo di quelle foto e di quei camici insanguinati è semplicemente devastante. Le immagini sono uno strumento potentissimo all’interno di una discussione, specie se gli interlocutori non sono molto informati sul tema. Spesso raggiungono l’obiettivo, muovendo le masse verso una posizione piuttosto che un’altra. E ad avvantaggiarsene sono stati anche coloro che stanno dalla parte della scienza, come dimostra la recente vicenda di Caterina Simonsen, suo malgrado divenuta nel giro di poche settimane una celebrità della rete. Il coinvolgimento emotivo è un’arma micidiale, che può essere usato sia dagli oppositori della scienza, sia da quelli che dovrebbero esserne i paladini. Ma è davvero la strategia migliore? Dal punto di vista etico, sfruttare immagini di persone sofferenti per portare avanti una causa non sembra certo il massimo della correttezza. Tuttavia, non è a questo che mi riferisco, quanto piuttosto all’efficacia di questo approccio nel lungo periodo. Le immagini scioccanti sono perfette per orientare l’opinione pubblica in merito al singolo episodio (i movimenti animalisti hanno obiettivamente accusato il colpo dopo la vicenda di Caterina), ma hanno il difetto di mancare il bersaglio grosso, quello che un amante della scienza dovrebbe considerare come l’obiettivo prioritario: insegnare a valutare un problema in modo razionale, informandosi e pesando pro e contro. In teoria, viviamo in una democrazia moderna, relativamente colta e istruita. Dovremmo quindi smetterla di trattare le persone come un gregge da guidare da una valle all’altra ogni volta che si presenta un nuovo argomento di discussione. Oggi è la sperimentazione animale, domani potrebbe essere qualcos’altro. La verità è che esiste soltanto una bussola che permette di trovare sempre, in ogni circostanza, la via giusta: è la bussola del pensiero critico, della logica e della corretta informazione. Educare le persone a usarla le renderà cittadini liberi, e realmente consapevoli delle proprie opinioni. Fare informazione corretta paga. Prendiamo ad esempio il recentissimo sondaggio IPSOS sulla sperimentazione animale: la percentuale di favorevoli saliva dal 49% al 57% se agli intervistati venivano fornite informazioni di base sull’argomento. In modo analogo, all’ultimo Festival della Letteratura di Mantova, il ricercatore Dario Bressanini e la giornalista Beatrice Mautino erano riusciti a vincere un confronto Oxford-style sul tema degli OGM, convincendo molti scettici a passare dalla loro parte. Comunicare la scienza in modo pacato, chiaro e oggettivo rimane ancora la strategia vincente. Anche nell’era di Twitter e Facebook.”

Dr Antonio Giangrande

Fonte:sfogliando.it

 

 

Rifiuti di Roma, la nuova discarica sarà (forse) a Falcognana

Il commissario Sottile invia la relazione al ministro Orlando: la nuova discarica sarà a Falcognana, sull’Ardeatinafalcognana-586x343

Nella relazione tecnica inviata dal commissario Sottile al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando viene indicato il nuovo sito che ospiterà la discarica di Roma: si tratta di Falcognana, località al 14esimo km della via Ardeatina, dove esiste già una discarica di rifiuti speciali. Il sito dovrà ospitare, qualora ricevesse l’avvallo del ministro, la discarica per il conferimento di soli rifiuti urbani trattati dagli impianti di TMB di Roma e del Lazio. Nella giornata di domani Orlando dovrà pronunciarsi in materia: i cittadini preannunciano proteste, perfino il Presidente del IX Municipio Andrea Santoro scenderà in piazza lamentando la totale assenza di comunicazione, negli scorsi mesi, tra il Municipio e il commissario Sottile. La verità è che, com’era prevedibile, siamo punto e accapo. Il momento di impasse amministrativa creato dalle lunghissime elezioni comunali ha solo affievolito le voci e “rubato” tempo prezioso nelle scelte: la totale mancanza di trasparenza che in questo momento c’è sul tema rifiuti (ancora latitano le risposte sullo stoccaggio di “ecoballe” nella fossa del gassificatore di Malagrotta), la carenza di dati certi sulle quantità attualmente smaltite dagli impianti di Tmb in giro per la regione. A tal proposito Riccardo Magi consigliere radicale di Roma Capitale eletto nella “Lista Civica per Marino” ha presentato la delibera consiliare sull’anagrafe dei rifiuti, che sarebbe un valido strumento di trasparenza e conoscenza per tutta la cittadinanza. Ma le polemiche sulla possibile discarica all’Ardeatina infuocano le cronache già da qualche giorno: il commissario straordinario aveva il compito di presentare una lista di siti entro il 31 luglio e Falcognana era tra questi; tuttavia, ha sottolineato l’assessore regionale con delega ai rifiuti Michele Civita, occorre in questo momento attendere il verdetto del ministero dell’Ambiente ricordando che la distanza dal santuario del Divino Amore non è di 500m, una delle argomentazioni della cittadinanza, ma di tre chilometri e mezzo. Il sito è una discarica di rifiuti speciali della Ecofer, troppo piccola secondo molti per ospitare una discarica di rifiuti urbani trattati.

“La scelta sulla nuova discarica, vista la gravità della situazione e il perdurare dell’emergenza, è stata fatta propria dal governo nazionale tramite il commissario. Sottile ha svolto una serie di riunioni tecniche e ieri ha consegnato una relazione al ministro che la sta valutando e su cui ci comunicherà l’esito nei prossimi giorni.”

Ha spiegato Civita questa mattina. Andrea Santoro, Presidente del IX Municipio, ha consegnato qualche giorno fa agli uffici del sindaco, del presidente della Regione e del commissario Sottile un documento votato all`unanimità dal Consiglio municipale ed una sua lettera per dire “No” a realizzare una discarica a pochi passi dal Divino Amore:

“Il municipio non è mai stato coinvolto e mi dispiace. Il tema dei rifiuti di questa città va affrontato alla luce del sole perché riguarda tutti. Invece i cittadini e io non sappiamo ancora, ufficialmente, neppure cosa si dovrebbe realizzare, nel concreto, a Falcognana, a poche centinaia di metri dal santuario del Divino Amore dove c’è già, e dal 2003 quando alla Presidenza della Regione Lazio c’era Storace, un sito per i rifiuti pericolosi.”

Dal canto suo l’opposizione contesta la possibile discarica a Falcognana, dimenticando forse la totale inazione sul tema rifiuti negli anni dell’amministrazione Alemanno.

Fonte:  WWF Roma