Green Deal, Piemonte e Puglia tra le regioni europee col maggior potenziale in tecnologie a basse emissioni

A dirlo è un nuovo studio di Bruegel, il think tank di Bruxelles specializzato in economia, secondo cui le due regioni italiane sono nel gruppo ristretto delle aree Ue più promettenti per la crescita di settori green. Il Piemonte e la Puglia possono svolgere un ruolo di primo piano nella ‘rivoluzione verde’ dell’Europa ma a patto che i governi locali sappiano sfruttare il potenziale del territorio. A dirlo è un nuovo studio di Bruegel, il think tank di Bruxelles specializzato in economia, che ha analizzato le condizioni per la crescita dei settori a basse emissioni di CO2 con più potenziale a livello regionale in Europa. In base a questa analisi, le due regioni italiane sono risultate essere nel gruppo ristretto delle aree Ue più promettenti per lo sviluppo delle tecnologie ‘verdi’.

Per consentire la decarbonizzazione – sostengono gli studiosi – la politica locale e nazionale dovrebbe mirare a rafforzare gli attuali punti di forza dei territori usando un approccio ‘orizzontale’ che consiste nel creare attività attorno a un settore preesistente per “farlo sbocciare e dare vita a un intero ecosistema” (anziché il più classico approccio ‘verticale’, di sostegno finanziario a singoli progetti ancorati al passato industriale). Così il Piemonte potrebbe sfruttare la capacità che già ha nelle filiere dell’elettrico e dei biocarburanti per diventare un centro innovativo di veicoli ‘green’.

Allo stesso modo, in Puglia potrebbero fiorire il settore dell’energia solare e quello dell’efficientamento energetico. “Non ha senso aspettarsi e applicare le stesse regole ovunque in Europa. Volendo fare politica industriale, è meglio non costruire torri d’avorio in mezzo al nulla, ma piuttosto realizzare qualcosa correlato a ciò in cui le regioni sono già ‘brave’ oggi”, spiega il ricercatore e co-autore dello studio Georg Zachmann. Secondo il quale i centri industriali locali vanno sviluppati e accresciuti “attorno a ciò che già si ha” sfruttando i massicci effetti dell’aggregazione. Nello studio, il think tank Ue fa anche riferimento alla Lombardia, che però – pur rappresentando la locomotiva d’Italia – non vanta una specializzazione in nessuna delle tecnologie analizzate “forse a causa del suo successo in molti settori diversi” osserva ancora Zachmann. Fra gli Stati membri, lo studio di Bruegel mostra che anche regioni svedesi, finlandesi e tedesche hanno un buon potenziale nel settore dei veicoli elettrici. Mentre per quanto riguarda l’efficientamento energetico, ci sono buone possibilità di sviluppo ovunque, compresi Est e Sud Europa. Ma – sottolineano gli studiosi – è soltanto l’inizio. Molti altri settori, tra cui agricoltura, trasporti e metalli, dovranno essere decarbonizzanti per avvicinarsi almeno all’azzeramento netto delle emissioni di gas serra stabilito nell’accordo di Parigi.

Per Zachmann, è importante non tanto dimostrare che una certa tecnologia incontrerà delle difficoltà in una certa regione, quanto identificare le risorse che già si hanno per puntare su quelle. In termini di finanziamento dell’Ue, un’idea interessante per il ricercatore è creare mercati per incentivare le nuove produzioni ‘verdi’ fra cui l’idrogeno, come è stato fatto in passato con le rinnovabili. 

Fonte: ecodallecitta.it

Obama lancia un appello all’industria per una rivoluzione verde del traffico su gomma

Barack Obama chiede un salto di qualità all’industria automobilistica statunitense, una rivoluzione tecnologica che renda maggiormente indipendenti automobilisti e camionisti dalle fluttuazioni del costo del petrolio.

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Nel suo intervento settimanale in radio, Barack Obama ha riaffermato una strategia “all-of-the-above” (in tutti i campi) che conduca gli Stati Uniti all’autosufficienza energetica. Sul piatto il presidente USA mette un finanziamento di 200 milioni di dollari per la ricerca e lo sviluppo di automobili a combustibile pulito. La mossa arriva per placare gli animi degli ambientalisti delusi dalle promesse fatte e non mantenute nel campo della green economy durante il primo mandato, ma, soprattutto, dal quasi sicuro endorsement al progetto dell’oleodotto Keystone XL che un mese fa a Washington ha radunato la più grande folla mai vista a una manifestazione ambientalista. Obama vuole l’indipendenza dal petrolio estero e la vuole in tempi brevi. Anche il sostanziale appoggio alla pratica del fracking rientra in questa strategia “protezionistica”.  Dopo la visita ai laboratori di ricerca Argonne, nei pressi della “sua” Chicago, Obama ha fatto la sua richiesta all’industria automobilistica, ricevendo severe critiche dai movimenti ambientalisti. Obama ha spiegato che il passaggio a un carburante pulito avrebbe una ricaduta benefica non solo sull’ambiente, ma anche sui costi. Perché i costi siano bassi, logicamente, la riconversione deve essere su vasta scala. Un passaggio all’elettrico, all’ibrido o altre forme green possono portare reali benefici solamente se si esce dal prodotto d’élite rendendo i nuovi veicoli concorrenziali nei confronti dei veicoli tradizionali. E per fare questo ci vuole un investimento del Governo federale che deve andare ben al di là dei 200 milioni di dollari. “L’unico modo che avremo per spezzare definitivamente la serie di picchi nei prezzi del gas sarà svincolare le nostre auto e i nostri camion dal rifornimento di benzina per sempre” ha detto Obama. Anche perché ci sono altre promesse da mantenere, su tutte quelle di un forte impegno per limitare i cambiamenti climatici. E visto che l’oleodotto Keystone XL entra in contraddizione con qualsiasi politica verde, l’auspicio della presidenza è che si lavori quantomeno per far viaggiare sulle strade americane auto e tir meno inquinanti.

Fonte: Guardian