Instabile Portazza, il luogo abbandonato auto-ristrutturato dai cittadini

A Bologna c’è Instabile Portazza, uno spazio sociale nato grazie alla riqualificazione da parte dei cittadini di un vecchio palazzo pubblico abbandonato e degradato. In maniera condivisa e partecipata, gli abitanti della zona si sono auto-organizzati e hanno aperto un dialogo con le istituzioni, rimboccandosi le maniche e provvedendo loro stessi alla ristrutturazione e all’organizzazione di attività per la comunità. Dalla periferia di Bologna arriva una bellissima storia di riappropriazione di spazi abbandonati, di auto-organizzazione, di cittadini che di fronte al degrado e alla mancanza di spazi sociali non rimangono con le mani in mani aspettando un intervento dall’alto, ma si rimboccano le maniche e agiscono. È la storia di Instabile Portazza, che fino a pochi anni fa era un inquietante palazzone abbandonato dalla cattiva gestione pubblica, maltrattato dal tempo e dagli atti vandalici, avvolto in un fitto strato di vegetazione spontanea, desolatamente vuoto e inutile.

Proprio lì incontriamo Jacopo e Luca, due ragazzi che fanno parte del gruppo di cittadini che hanno deciso di ridare vita a questo ammasso di cemento e farlo diventare un bene a disposizione della comunità, bisognosa di spazi e luoghi di socialità.

«Nel 2014, grazie alla social street di zona – racconta Jacopo –, abbiamo iniziato a chiederci cosa fare. Abbiamo fatto delle ricerche scoprendo la sua storia e abbiamo capito che l’interesse di tutti era entrarci e trasformarlo in uno spazio per la comunità».

Sin da subito il progetto è partecipato e condiviso. I primi incontri con i residenti hanno lo scopo di capire quali sono le loro esigenze e cosa vorrebbero per la zona in cui vivono. Ciò che manca in questo “quartiere dormitorio” sono gli spazi sociali dove ritrovarsi, le attività da condividere, i servizi e le occasioni per coltivare le relazioni umane.instabile-portazza-1

«Abbiamo raccolto le idee ed elaborato un progetto parlando con gli interlocutori – ACER e Comune di Bologna – e siamo partiti». La prima mossa era ristrutturarlo, renderlo di nuovo vivibile. Ma come fare senza soldi e senza attrezzature? Semplice: con la condivisione!

«Ci siamo chiesti: “Quali sono le nostre competenze? Cosa siamo disposti a imparare?”. Quindi ci siamo affidati alla condivisione dei saperi: due domeniche al mese ci siamo ritrovati all’in-cantiere e ciascuno trasmetteva agli altri le proprie competenze, spiegava cosa fare e come farlo e imparava ciò che non sapeva».

Tutti insieme, i cittadini della zona si sono messi in gioco, hanno dedicato tempo e sudore al progetto e hanno creato un contenitore. Dopodiché è partita la seconda fase: riempirlo! Questo è stato possibile grazie al nutrito gruppo di associazioni che partecipano all’iniziativa, come Promuovo, Architetti di strada, Leila, Camelot, Metropolis. «Da soli – ammette Jacopo – non andremmo da nessuna parte».instabile-portazza-4

Dopo quasi quattro anni la trasformazione non è ancora completa, ma questo non-luogo è tornato a vivere. È davvero entusiasmante vedere che là dove prima c’erano polvere, rifiuti e calcinacci oggi si svolgono concerti, corsi di auto-costruzione, cineforum, repair cafè, lezioni di musica e tante altre attività. Giovani e anziani si ritrovano e stanno insieme, riappropriandosi degli spazi comuni. Centinaia di cittadini e decine di associazioni hanno dimostrato che far rinascere e riqualificare il territorio è possibile: dal basso, in maniera condivisa e partecipata, senza tanti soldi, ma con consapevolezza e voglia di fare!

 

Intervista: Francesco Bevilacqua e Daniela Bartolini
Riprese: Daniela Bartolini
Montaggio: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/04/io-faccio-cosi-208-instabile-portazza-abbandonato-auto-ristrutturato-dai-cittadini/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

Ecobonus: approvata la Legge di Bilancio 2017

Detrazioni maggiorate in condominio. In arrivo 47,5 miliardi per le infrastrutture e misure per periferie, Nuova Sabatini, piste ciclabili e post-Expoimmagine

Via libera alla Legge di Bilancio per il 2017.

Sono confermati la proroga dell’Ecobonus 65% e della detrazione 50% per gli interventi sulle singole unità immobiliari, il sismabonus e i bonus maggiorati per i condomìni. Via libera anche al credito di imposta per la riqualificazione degli alberghi, al Fondo Infrastrutture da 47,5 miliardi di euro e a una serie di misure per il risanamento delle periferie e il post-Expo.
Ecobonus 65% : Confermata la proroga di un anno, fino al 31 dicembre 2017, dell’Ecobonus 65% sugli interventi di efficientamento energetico delle singole unità immobiliari.

Gli interventi di efficientamento energetico nei condomini usufruiranno di bonus graduati in base all’entità dei lavori e ai risultati raggiunti. Si partirà quindi dal 65%, come nelle singole abitazioni, ma si potrà salire al 70% se l’intervento interessa almeno il 25% dell’involucro edilizio, ad esempio quando si dota l’edificio del cappotto termico. Gli incentivi potranno arrivare al 75% nel caso in cui l’intervento porti al miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva. Gli incentivi saranno validi per le spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021. Le detrazioni saranno calcolate su un ammontare delle spese fino a 40mila euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio. Il rimborso avverrà in cinque anni anziché in dieci.

Detrazione 50% sulle ristrutturazioni

Il Bonus del 50% sugli interventi di ristrutturazione eseguiti sulle singole unità immobiliari e sulle parti comuni dei condomini sarà prorogato fino al 31 dicembre 2017.

Nei condomini il bonus fiscale parte dal 50%, ma può arrivare al 75% e 85% in presenza di miglioramenti di una o due classi di rischio riguardanti tutto l’edificio. Il tetto di spesa incentivabile sarà di 96mila euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari del condominio.

Riqualificazione alberghi e agriturismi

Per il 2017 e il 2018 sarà riconosciuto un credito di imposta del 65% per la riqualificazione delle strutture ricettive turistico alberghiere, inclusi gli agriturismi.

Fonte: edilportale.com

 

Archingreen: paglia e terra cruda per un’architettura sostenibile

Costruire e riqualificare gli edifici esistenti utilizzando materiali naturali come la paglia e la terra cruda. Professionalità ed ecocompatibilità sono due mondi sempre più vicini, come testimonia Archingreen, una realtà che si occupa di architettura e ingegneria con una profonda vocazione al sostenibile.

“Non si può pensare all’architettura senza pensare alla gente” diceva Richard George Rogers,  architetto italiano naturalizzato inglese. Oggi più che mai il mondo della sostenibilità, della costruzione di edifici con materiali naturali, sembra l’aspetto più in grado di guardare agli interessi e al benessere delle persone. E vi parliamo di una realtà che sta provando, con il proprio appassionato lavoro, a far conoscere l’importanza di cambiare (in meglio) il modo di costruire e restaurare le nostre case. Archingreen  è uno studio tecnico formato nel 2012 da Roberta Tredici e da Emanuela Cacopardo, ha la sua sede operativa ad Arona, in provincia di Novara. Roberta è un ingegnere, Emanuela un architetto, con brillanti esperienze professionali alle spalle.

Molte volte su Italia che Cambia vi abbiamo parlato delle caratteristiche e dei vantaggi di costruire abitazioni ed edifici con l’ausilio dei “nuovi” materiali come ad esempio la paglia e la terra cruda. La specificità e l’importanza della storia di questa settimana è data anche dal percorso delle fondatrici: come recita il chi siamo del sito “Il nome Archingreen è un gioco di parole che sintetizza la nostra professionalità: architettura, ingegneria e profonda vocazione al sostenibile.” Due mondi, quello della professionalità e della sostenibilità, che si stanno incontrando con profitto sempre più spesso.

“Abbiamo fondato questo studio insieme a Roberta Tredici” ci racconta Emanuela Cacopardo “condividendo questavisione verso il sostenibile. Nel corso degli anni abbiamo incontrato sempre più clienti che ci hanno chiesto di poter utilizzare dei materiali naturali che proprio per le loro proprietà rendono più confortevoli e salubri le casi in cui si va ad abitare. Ed in questi ultimi tre anni, dalla ristrutturazione passando per gli ampliamenti fino alle nuove case, siamo riuscite a realizzare sempre più lavori con questa filosofia volta alla sostenibilità”.25654310526_e8dc5c623e_o-copia

Prima sopraelevazione in paglia (Arona)

Archingreen per gli ampliamenti e per le nuove costruzioni incentiva l’uso della paglia, appoggiata ad una struttura di legno portante. La paglia è infatti un materiale che si può trovare a km zero, ha una grandissima resa termica, non è costosa ed ha anche un’ottima resa acustica. Alla paglia solitamente vengono abbinati degli intonaci in argilla, che sono traspiranti e che quindi permettono il passaggio continuo dell’umidità e impediscono che la paglia possa deteriorarsi, e soprattutto sono dei regolatori naturali di umidità che permettono di assorbirla se un ambiente è troppo umido e di rilasciarla nel caso l’ambiente sia molto secco. Invece per quanto riguarda le ristrutturazioni e gli ampliamenti di strutture esistenti Archingreen predilige altri materiali naturali come la canapa e la lana di pecora, materiali che a livello di costi possono rappresentare un costo maggiore (fino a un 15% in più in media rispetto ai tradizionali) ma che hanno sempre il vantaggio della traspirabilità, della densità, apportando un vantaggio reale in termini energetici che vale per tutte le stagioni. Lo studio collabora con team di artigiani che hanno un’esperienza decennale in questo campo, che hanno seguito e seguono progetti di questo tipo in tutta Italia.ARCHINGREEN1

Roberta Tredici e da Emanuela Cacopardo

 

Un altro elemento che contraddistingue l’esperienza di Archingreen è che “se noi incontriamo persone che hanno la possibilità di recuperare paglia, legno, argilla e ha possibilità di poter scavare la terra sul posto” spiega Emanuela  “se invogliata all’idea di poter ristrutturare o lavorare sulla sua casa noi favoriamo il discorso dei Cantieri Scuola proprio per favorire l’autocostruzione e l’avvicinarsi a questi mondi anche a chi non conosce nulla ma ne è fortemente interessato”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/07/io-faccio-cosi-129-archingreen-paglia-terra-cruda-architettura-sostenibile/

Efficienza energetica, l’Italia recepisce la Direttiva UE

Il governo italiano ha varato il decreto legislativo che recepisce la Direttiva UE 27/2012 in materia di efficienza energetica degli edifici. Salta la stabilizzazione dell’ecobonus379667

Il governo italiano ha varato il decreto legislativo che recepisce la Direttiva UE 27/2012 in materia di efficienza energetica degli edifici. Il testo preliminare del provvedimento era già stato approvato lo scorso aprile, ma nei mesi successivi è stato sottoposto al parere della Conferenza Unificata e delle commissioni parlamentari, subendo alcune modifiche. Tra queste, non è stata inserita l’attesa stabilizzazione delle detrazioni fiscali per l’efficienza energetica, il cosiddetto ecobonus del 65%, che pure era stata richiesta dalle Commissioni parlamentari. «Sebbene siano auspicabili – si legge, a questo proposito, nella relazione – necessitano di una più adeguata valutazione delle coperture e una più ampia ridefinizione del perimetro degli interventi al fine di razionalizzare la spesa pubblica».
Venendo ai contenuti del decreto, il testo introduce, a partire dal quest’anno e fino al 2020, l’obbligo di riqualificare ogni anno almeno il 3% della “superficie coperta utile climatizzata” degli edifici di proprietà della pubblica amministrazione centrale. No all’estensione, proposta sempre dalle Commissioni parlamentari, di estendere la prescrizione ai patrimoni di Regioni ed enti locali, visto che la Direttiva UE non lo richiedeva in modo esplicito. Gli occupanti gli edifici dovranno attuare le necessarie misure di risparmio energetico per riuscire a dare il proprio contributo al raggiungimento della soglia del 3%. Oltre a questo, l’ENEA dovrà elaborare ogni 3 anni una proposta per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali e commerciali, sia pubblici che privati. Il decreto prevede inoltre lo stanziamento di un fondo complessivo di 80 milioni di euro per l’efficienza: 30 per il 2014 e 2015 (a cui potranno aggiungersene 25 fino al 2020) e altri 50 milioni provenienti dalle aste delle quote di emissione di CO2. Istituito poi il Fondo nazionale per l’efficienza energetica, che servirà a finanziare la riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, la realizzazione di reti per il teleriscaldamento e telereffrescamento; l’efficientamento di servizi ed infrastrutture pubbliche, inclusa l’illuminazione pubblica; la riqualificazione energetica di interi edifici, compresi gli edifici di edilizia popolare; la riduzione dei consumi di energia nei processi industriali. Tra le altre novità, il provvedimento che recepisce la Direttiva UE sull’efficienza introduce l’obbligo di effettuare un’analisi costi-benefici per le imprese che intendano realizzare nuovi impianti di produzione di energia elettrica o di energia termica, con potenza superiore a 20 MW termici nonché nuove reti di teleriscaldamento, e l’incarico, affidato all’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico di superare l’attuale sistema delle tariffe, tenendo conto dell’esigenza di tutelare i consumatori  economicamente svantaggiati.  Ad Accredia, invece, spetterà il compito di stabilire, entro la fine del 2014, gli opportuni schemi di certificazione e accreditamento per i soggetti che dovranno operare nel settore dei servizi energetici.
«Si tratta di un pacchetto, che insieme alle altre misure approvate finora – ha commentato il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi – consente di affrontare le importanti sfide dirette a migliorare la sicurezza di approvvigionamento e alla riduzione dei costi energetici che possano presto diventare tangibili i benefici a favore dei consumatori, delle imprese e dell’ambiente».

(Foto Greenstyle.it)

Fonte: ecodallecittà.it

 

Un bosco pensile sulla High Line di New York

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Grattacieli e spazi verdi: non si tratta di un’antitesi, ma dell’anima stessa di New York, la Grande Mela che evoca immediatamente lo swing di Gershwin e il mitico bianco e nero della “Manhattan” di Woody Allen. A New York il verde è di casa e oltre al Central Park, sono molti i parchi meno conosciuti ma altrettanto significativi che costellano “la città che non dorme mai”. Ma New York non smette mai di stupire e oltre al verde dei giardini tradizionali sta architettando la nascita di un vero e proprio bosco urbano: un rigoglioso giardino pensile che sboccerà fra i grattacieli, nel tratto finale della High Line.pranzo-in-cima-a-un-grattacielo-loriginale-300x216

Ricordate la celebre fotografia di Charles Ebbets “Pausa pranzo sul grattacielo”? E’un topos che evoca in modo quasi palpabile la sensazione di essere sospesi fra terra e cielo. La High Line non sfiorerà forse certe altezze, ma evoca a occhio e croce la stessa sensazione: è questo l’obiettivo a cui puntala clamorosa riqualificazione di quella che ormai non rappresentava altro che una vecchia linea ferroviaria candidata alla demolizione. La High Line è infatti una consistente porzione della West Side Line, linea ferroviaria costruita negli anni Trenta e caduta in disuso cinquant’anni più tardi. Sono trascorsi vent’anni prima che un’associazione di residenti nella zona si opponesse alla demolizione della struttura, proponendone la riqualificazione in giardino lineare. Dieci anni dopo, nel 2009, è stata aperta al pubblico la prima sezione della High Line, seguita a ruota nel 2011 dalla seconda sezione. La promenade verde dei newyorkesi ha preso forma e oggi ha trovato anche un degno epilogo per il suo ultimo tratto, The Spur, che dovrebbe essere ultimato entro i prossimi due anni e che si configurerà come un anfiteatro boscoso pullulante di alberi perenni e fiori stagionali.

Fonte: buonenotizie.it

Ecobonus: detrazioni 65% anche per adeguamento antisismico

“Una scelta di grande importanza per la messa in sicurezza del territorio e la riqualificazione del patrimonio edilizio”. Con queste parole il presidente nazionale di Legambiente commenta l’estensione della detrazione d’imposta del 65% (Ecobonus) ai lavori preventivi di adeguamento sismico.rilevamento_terremoti

“Un provvedimento lungimirante e di civiltà” – con queste parole il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza commenta l’emendamento presentato dall’Onorevole  Ermete Realacci al dl Ecobonus, approvato venerdì dalle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera. “Una scelta di grande importanza – continua Cogliati Dezza – di cui va dato merito al Presidente della Commissione Ambiente della Camera Realacci, che in questi mesi si è sempre battuto per la messa in sicurezza del territorio, del patrimonio edilizio italiano e per la sua riqualificazione energetica. Puntare sulla prevenzione significa rilanciare e riqualificare l’edilizia e creare occupazione contribuendo a far uscire l’Italia dal periodo di forte crisi che sta vivendo. Al Governo Letta e al Parlamento chiediamo ora l’impegno di stabilizzare finalmente gli incentivi, per dare un segnale chiaro al settore delle costruzioni e al Paese favorendo così una crescita basata sulla qualità e la green economy”.

Fonte: il cambiamento

 

Magazzini Raccordati, alla Stazione Centrale si riscopre un tesoro sotto i binari

Il Magazzino 81 bis, tra via Ferrante Aporti e via Sammartini, ha ospitato nel week-end della domenicAspasso la mostra “Stazione Centrale e Magazzini Raccordati”, per riscoprire un luogo storico di Milano e proporre di recuperarlo e integrarlo col territorio. Un progetto di riqualificazione partecipata con i cittadini della Zona 2 e i Comitati di quartiere375315

“L’ultima domenicAspasso è stata anche l’occasione per riscoprire un pezzo di storia che molti di noi neanche conoscevano”. Sono le parole della vicesindaco Lucia De Cesaris, intervenuta alla mostra “Stazione Centrale e Magazzini Raccordati”,organizzata dentro il Magazzino 81 bis in via Ferrante Aporti, dietro la Stazione Centrale, nell’ambito del progetto “C’è vita intorno ai binari”. “Sembrava impossibile riaprire questi vecchi magazzini e all’inizio eravamo divisi in schieramenti opposti, poi abbiamo capito che l’ obiettivo era quello di riqualificare, perché soltanto una città viva, che fornisce servizi, commercio e luoghi in cui stare insieme, può dare risposte al problema della sicurezza e del degrado”. All’evento ha partecipato anche il Consiglio di Zona 2: “Questa iniziativa è un forte esempio di quello che può significare il decentramento: è stata portata avanti dai cittadini e dai comitati di questo territorio”. Per la storia, il servizio dei Magazzini Raccordati ebbe inizio il 29 marzo 1914, molto prima della stazione passeggeri (inaugurata nel 1931). Per decenni hanno ospitato moltissime attività, tra cui il deposito della Carlo Erba. Oggi i Magazzini Raccordati, circa 100 spazi, per una superficie di 40mila metri quadrati, giacciono in uno stato di quasi abbandono, non rientrando nel piano di liberazione di Grandi Stazioni Spa, che detiene la proprietà degli edifici. “Circa dieci anni fa Grandi Stazioni ha iniziato a non rinnovare più i contratti delle varie attività. Loro hanno un progetto di tipo commerciale che riguarda tutti i magazzini, mentre il nostro scopo era quello di raccontare anche un’altra faccia, che è quella dell’integrazione col territorio”. Alberto Proietti, presidente della Commissione Urbanistica, Edilizia privata e Demanio del Consiglio di Zona 2, spiega come sia nata l’iniziativa di sabato 9 e domenica 10 giugno: “Sei mesi fa è nata l’idea di organizzare una festa aperta al quartiere per sensibilizzare sull’argomento e sulla possibilità di recuperare, a favore dei cittadini, questi enormi spazi”. La Vicesindaco De Cesaris ha infine espresso fiducia in una decisione di Grandi Stazioni che conceda definitivamente il Magazzino 81 bis come punto di partenza per il progetto di riqualificazione: “Sarà un percorso lungo e complesso, perché riguarda oltre 100 magazzini, molti dei quali inutilizzati da tanti anni. Ma la strada è segnata e gli obiettivi sono condivisi: cittadini, associazioni, comitati, scuole, Consiglio di Zona, assessorato all’Urbanistica e Grandi Stazioni hanno insieme iniziato a lavorare per far rinascere il quartiere. “C’è vita attorno ai binari!” è stata organizzata dal Gruppo FAS (Ferrante Aporti-Sammartini) dei Comitati X Milano insieme al Consiglio di Zona 2, all’assessorato all’Urbanistica del Comune, a diverse associazioni di quartiere e con la collaborazione di Grandi Stazioni Spa.

http://magazziniraccordati.blogspot.it/

Fonte: eco dalle città

Nuova sfida per l’ambiente a Milano: riqualificare il Lambro

E’ partito lo studio annuale per la fattibilità di una rete ecologica lungo il fiume Lambro. Le reti ecologiche prevedono la costituzione di veri e propri corridoi verdi nei territori urbani. Il 3 giugno da Villa Pallavicini (Crescenzago), insieme a Legambiente, è partita la “Carovana del Lambro”, il primo appuntamento per scoprire come uno dei fiumi più inquinati di Milano possa cambiare corso

 

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E’ iniziato lo studio di fattibilità per realizzare la Rete Ecologica del Lambro, che prevede la riqualificazione e il ripristino della funzionalità ecologica del fiume e delle aree verdi ad esso limitrofe (dai confini settentrionali del Parco della Media Valle del Lambro, fino a San Donato Milanese). Ne dà comunicazione il Comune, per voce dell’Assessorato all’Urbanistica, Edilizia Privata e con delega all’Agricoltura, della vice Sindaco Ada Lucia De Cesaris. Lo studio di fattibilità per realizzare il progetto ‘RER Lambro’ è promosso da ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste), Comune di Milano, PLIS Media Valle del Lambro, Politecnico di Milano, Legambiente Lombardia e finanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del Bando, “Realizzare la Rete Ecologica” e durerà circa un anno. Gli interventi che rendono operativo il sistema delle reti ecologiche sono per questa Amministrazione una priorità – ha dichiarato la vicesindaco con delega all’Agricoltura Ada Lucia De Cesaris – mettere in sicurezza e valorizzare le sponde del Lambro e rivitalizzare la flora e la fauna che vivono intorno al fiume, rappresentano un primo passo importante. Le reti ecologiche rappresentano infatti un nuovo approccio per la tutela dell’ambiente urbano e prevedono la costituzione di veri e propri corridoi di aree verdi che collegano diverse zone naturalistiche presenti nel territorio: l’obiettivo è salvaguardare la biodiversità potenziando la diversità biologica, fondamentale per la sopravvivenza degli ecosistemi. Si tratta di uno strumento fondamentale per la pianificazione territoriale e l’incremento della qualità del territorio, al fine di creare un nuovo equilibrio tra spazi naturali e contesto antropizzato. Per avvicinare i cittadini al Lambro, il 3 giugno, da Villa Pallavicini (zona Crescenzago) è partita una vera e propria Carovana lungo fiume, che comprenderà serate tematiche, trekking urbani, “tuffi” simbolici, attività di pulizia e altre iniziative. Da Milano a San Donato Milanese, passando dai parchi Lambro e Forlanini e da molte cascine agricole,per un intero anno la Carovana percorrerà le sponde del Lambro, per spiegare come si possa davvero riqualificare le sponde del fiume.

Fonte: ecodallecittà

Cascine pubbliche Milano: entro estate i primi bandi per le 16 da recuperare

Ospitato da Coldiretti nella giornata conclusiva di “Cibi d’Italia verso Expo 2015”, l’incontro tra il Comune e l’Associazione Cascine Milano per le 16 cascine pubbliche da riqualificare. Più di 70 le manifestazioni d’interesse pervenute nella prima procedura esplorativa, con i relativi progetti, soprattutto da parte di giovani e associazioni. Per l’estate si aspettano i primi bandi374810

Gran parte del pubblico che domenica 5 maggio era presente all’incontro organizzato da Coldiretti nell’ambito di Cibi d’Italia, nel fossato del Castello Sforzesco, non lo sapeva proprio: Milano ha un patrimonio di 60 cascine pubbliche sparse nella cintura periferica del suo territorio e dei suoi parchi, soprattutto verso il Parco Agricolo Sud. 11 di queste 60 strutture sono ancora attive come aziende agricole in piena regola, come la San Gregorio Vecchio in zona Feltre, prima di Milano 2. 33 sono occupate ed ospitano enti ed associazioni, come Cascina Cuccagna, con il progetto avviato dall’associazione Esterni. Le 16 rimaste sono quelle che il Comune ha sottoposto ad indagine esplorativa, dopo averle catalogate e stimate (alcune con l’aiuto dei Beni Culturali), e con l’appoggio degli urbanisti del Politecnico, per valutare progetti di privati ed enti, cui affidarle,progetti compatibili con la loro riqualificazione e valorizzazione, mantenendone anche l’uso agricolo. I criteri prevedono un mix di funzioni che i progetti devono avere, oltre al dimostrare il possesso della solidità finanziaria necessaria ad avviarli. Umberto Zandrini (Consorzio Sir/CGM) è il presidente del Comitato Cascine Milano 2015, che si è da poco trasformato in Associazione, per dare continuità al progetto in collaborazione col Comune: “Riconosciamo il lavoro del Comune in questi ultimi anni che ha innanzitutto permesso di fare ordine nell’enorme patrimonio, anche culturale,costituito da queste cascine”. Come hanno spiegato i tecnici comunali e l’architetto Laura Galimberti, tra le 16 cascine poste a manifestazione d’interesse, ve ne sono alcune dei primi del ‘900, ma qualcuna addirittura risalente al ‘400. Per alcuni complessi si è dovuto tenere conto dei vincoli e delle stime dei Beni Culturali. Così come diversissime sono le estensioni degli immobili e dei loro terreni: da 200 a 3000 mq (Monterobbio e Sella Nuova), ecco perché il Comune ha deciso di procedere con bandi singoli per ognuno dei 16 immobili da riqualificare. L’indagine avviata dal Comune e conclusasi a marzo, ha avuto quasi 80 manifestazioni d’interesse, il 70% delle quali provenienti da cittadini singoli e associazioni (molte Onlus); 10% i progetti di veri agricoltori. Tra i criteri che il Comune utilizzerà per la scelta c’è quello della valorizzazione di attività agricole (come la produzione di miele) e di artigianato.

“E i soldi?”. Tra il pubblico qualcuno ha chiesto se il Comune od Expo abbiano in previsione di finanziare i progetti che verranno scelti, visto che riqualificare immobili e terreni come quelli di alcune cascine agricole può richiedere centinaia di migliaia di euro (3 milioni circa il budget per il progetto di Cascina Cuccagna). “Per ora possiamo prevedere una concessione gratuita, ma non di disporre fondi per i progetti. Anche la società Expo non ha ancora deciso la destinazione di fondi agli specifici progetti”.

Ha concluso Umberto Zandrini: “Questo progetto può fare diventare davvero le cascine di Milano soggetti attivi della città, in vista di Expo 2015 e non solo. La strada intrapresa è un reale esempio di partnership tra pubblico e privato”.

Fonte: eco dalle città

 

Parcheggi pertinenziali sì o no, il caso di San Salvario a Torino

L’asse centrale di Corso Marconi verrebbe pedonalizzato in seguito alla costruzione di un parcheggio pertinenziale che comporterebbe l’eliminazione dell’attuale alberata, con l’abbattimento di 23 alberi e lo spostamento di altri 28. Il dibattito sull’opportunità del parcheggio è aperto

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Parcheggi pertinenziali, una misura adottata da numerose amministrazioni comunali che promettono di disincentivare l’uso dell’auto e contemporaneamente la riqualificazione delle aree di superficie. Una soluzione che non sempre incontra il parere positivo dei cittadini. A Torino, dove lo scorso ottobre il Consiglio comunale ha approvato la delibera per la localizzazione di 20 nuovi parcheggi pertinenziali in città, è emblematico il caso di San Salvario. Nel quartiere è prevista la costruzione di un parcheggio pertinenziale in corso Marconi, nel tratto di sottosuolo che va da via Madama Cristina fino a corso Massimo D’Azeglio, che comporterebbe l’abbattimento di 23 alberi e lo spostamento di altri 28, per lasciare il posto a delle giovani piante da far crescere in vasche appoggiate sul cemento. Per questo come per altri motivi, alcuni cittadini hanno avviato una petizione anti-parcheggio che ha già raccolto più di 700 firme, con l’obiettivo di ottenere da Palazzo Civico la convocazione del Diritto di Tribuna, ovvero l’udienza dei primi tre firmatari del provvedimento davanti al consiglio comunale e agli organi di stampa per spiegare le ragioni della loro contrarietà. Mentre la raccolta prosegue, nel gruppo Facebook “Torino Sostenibile” il dibattito sull’utilità o meno del parcheggio è aperto. Riportiamo alcuni degli interventi più interessanti:

Fabio Zanchetta, organizzatore di Bike Pride

Io sono favorevole ai parcheggi pertinenziali. Lo spazio in città è merce rara e preziosa e il parcheggio gratuito non può essere un diritto. Discorso ippocastani a parte, sono favorevole al parcheggio di Corso Marconi, alla pedonalizzazione dell’asse centrale, alla mini ZTL di San Salvario con riqualifica completa di Largo Saluzzo. Assurdo che in città, per pochi metri, tutti usino l’auto. Su questo proprio non ci piove. Ma a me sembra che l’azione dei parcheggi pertinenziali con annesse pedonalizzazioni (e zone 30, e ztl..) vada anche in questa direzione.

Velio
Sono residente in San Salvario e un’autorimessa interrata in corso Marconi non mi interessa averla, tanto più se per farla si devono radere al suolo degli alberi secolari. Sono invece favorevole alla riduzione sia dell’uso che del possesso di auto private. Chiedere di non mollare su decisioni calate dall’alto come questa mi sembra davvero assurdo, anche volendola vedere come una contropartita per ottenere piccole opere “compensative” che dovrebbero essere normali e ovvie, vedi largo Saluzzo pedonale. Opere inutili in questa città negli ultimi anni ne sono state realizzate fin troppe…
Oscar
Il parcheggio pertinenziale è riservato ai residenti. Questo è il meccanismo con cui riduce il traffico. Chi non è residente non lo può usare (e quindi è incentivato a muoversi in altro modo). Il punto è che non si vuole disincentivare il possesso dell’auto, ma il suo uso “a capocchia”. Questo significa incoraggiare l’uso di altri mezzi per andare al lavoro (principalmente). La maggior parte delle persone che lavorano in centro (dicono le statistiche) non sta a Baratonia, ma a meno di un km (o comunque entro pochissimi km) dal posto di lavoro.

Fabio
Cosa faremo di tutti questi parcheggi interrati quando l’auto privata sarà superata, cosa peraltro che sta iniziando ad avverarsi? Li ricicleremo come granai, o rifugi antiatomici?

Gabriele Del Carlo

Facciamo pagare di piu i parcheggi a livello stradale ma non devastiamo ol territorio con colate di cemento inutili. 180 posti auto in pertinenziale sono inutili – nessuno spende piu 40000 euro per un parcheggio! E poi scusa se vogliamo fare
Una seria politica di disincentivo, ripeto, aumentiamo il costo di quelli a raso dovunque a partire dal centro. Al posto di 40 euro l’anno ne fai pagare 100 per la prima auto 200 per la seconda e 500 per la terza per nucleo famigliare. Vuoi mettere l’auto a raso in via mazzini ne paghi 500 all’anno! Con tutti i soldi che incassi fai pedonalizzazione, finanzi biciplan ecc…incassando 300000 euro di oneri di urbanizzazione non risolvi nulla. Cerchiamo do ragionare un poco sui numeri per favore e lasciamo stare la poliica. E ricordiamoci bene che i parcheggi di interscambio di tutta la città, caio mario, venchi unica, stura, NON FUNZIONANO! Chi usa l’auto continua ad utilizzarla, sopratutto chi abita in centro e limitrofi continua ad utilizzarla e non è dando permessi ai privati che risolvi il problema della mobilità!! Io voglio vedere dei numeri, il traffico è un tema tecnico e come tale dev’essere trattato. Gli ippocastani possono anche essere abbattuti, ma finchè non vedo un piano organico degno di chiamarsi piano della mobilità continuerò a rimanere molto scettico sulle scelte che si stanno effettuando!

 

Fonte. Eco dalle città