Sacchetti biodegradabili, otto verità per una migliore raccolta dell’umido domestico

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“L’introduzione dell’obbligo dell’uso di sacchi per ortofrutta compostabili ci consente ancora una volta di tornare sul tema dei sacchetti biodegradabili e compostabili, sulla qualità delle raccolte differenziate e sul compostaggio dei rifiuti organici. Tuttavia, la mancanza di una comunicazione adeguata nei confronti dei cittadini e degli organi di stampa ha creato fraintendimenti e la diffusione di informazioni a nostro avviso non corrette, soprattutto per quanto riguarda la raccolta differenziata dell’umido e gli impianti di compostaggio”. Così Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC) commentando l’introduzione dell’obbligo dal 1° gennaio 2018 di utilizzare come imballaggio primario per alimenti sfusi sacchi leggeri e ultraleggeri biodegradabili e compostabili certificati secondo la norma UNI EN 13432. Il CIC ricorda sinteticamente alcuni punti e alcune semplici regole per compiere una corretta raccolta della frazione organica, a partire dalla scelta del sacchetto, ribadendo la necessità di un intervento migliorativo relativo alle etichette: “è necessario che siano rese compostabili”.

1 – Sacchetti ortofrutta: idonei per la raccolta dell’umido

I sacchetti ortofrutta, che dal 1 gennaio 2018 dovranno essere costituiti esclusivamente da materiale biodegradabile e compostabile, sono compatibili con il sistema impiantistico nazionale e con le modalità di raccolta diffusi sul territorio; pertanto possono essere utilizzati per il contenimento dell’umido domestico.

2 – Etichette: rimuoverle dal sacchetto

Le etichette rappresentano effettivamente una criticità a cui sarebbe importante dare una risposta. Vale sia per quelle dei sacchetti ortofrutta che per quelle riportate direttamente su alcuni tipi di frutta e verdura, come ad esempio banane e mele. Gli impianti sono comunque attrezzati a rimuoverle; tuttavia, l’utente sensibile può apporre l’etichetta sul manico, così da toglierla prima di utilizzare il sacchetto per la raccolta dell’umido, senza inficiarne la tenuta.

3 – Impianti qualificati per gestire plastica biodegradabile e compostabile

L’impiantistica dedicata al riciclo dei rifiuti organici si conferma come una filiera qualificata ed efficiente nella gestione degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile: la quasi totalità degli impianti (con poche eccezioni, dovute a particolari sistemi di pretrattamento) accetta e gestisce senza alcun problema la presenza di manufatti in plastica compostabile nel flusso di organico conferito, sia nel caso di processi biologici di solo compostaggio che nei processi integrati digestione/compostaggio.

4 – Sacchetti strappati: vanno bene nell’organico

Un sacchetto strappato, ancorché non più a tenuta, può essere comunque conferito nel flusso dell’organico destinato al compostaggio (o digestione anaerobica abbinata al compostaggio) perché biodegradabile e compostabile.

5 – Per l’organico solo sacchetti certificati

Per un corretto trattamento dei rifiuti organici è fatto obbligo di utilizzare i sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile certificati a NORMA UNI EN 13432 in carta o in bioplastica, per contribuire all’effettivo recupero dei rifiuti e alla produzione di compost di qualità.

6 – Verificare la certificazione del sacchetto

Per riconoscere un sacchetto conforme alla legge bisogna controllare se riporta le scritte “biodegradabile e compostabile”, quella dello standard europeo EN 13432:2002 e la certificazione di compostabilità.

7 – Evitare le buste di plastica tradizionale

Per raccogliere l’umido bisogna assolutamente evitare le buste di plastica tradizionale: è un materiale che risulta “indigesto” ai microorganismi che trasformano gli scarti alimentari e verdi in compost. Non può dunque essere riciclato nella filiera del recupero del rifiuto organico.

8 – Plastica tradizionale problema per il riciclo organico

Le plastiche convenzionali presenti nel rifiuto organico si sono rivelate un grave problema: la loro rimozione pressoché integrale, per garantire il rispetto degli standard qualitativi del compost, rende necessari interventi di raffinazione impegnativi dal punto di vista delle energie investite e costosi per gli ingenti quantitativi di scarti prodotti.

“La Legge recentemente approvata ha un obiettivo condivisibile, in quanto mira a diminuire la presenza di plastica ultraleggera sostituendola con sacchetti compostabili. Un’evoluzione per il CIC importante e preziosa”, sottolinea Massimo Centemero, direttore CIC. “Il nostro auspicio per il futuro è un intervento migliorativo per rendere anche le etichette compostabili”.

Raccolta differenziata: Italia da 25 anni esempio mondiale per il rifiuto organico

La raccolta differenziata del rifiuto organico – ricorda il CIC – nasce in Italia nei prima anni ‘90: da allora, in modo progressivo e costante, sono aumentati i tassi di raccolta differenziata così come voluto dapprima dalle regioni (con le pianificazioni regionali sulla gestione dei rifiuti), poi dallo Stato (con il Decreto Ronchi del 1997 e con il Testo Unico Ambientale del 2006) ed ora anche dall’Unione Europea (con la imminente revisione della Direttiva quadro sui rifiuti). Volta per volta è stata alzata l’asticella della quota di raccolta differenziata, passando dal 35% al 50%, per arrivare ora al 65%.

La raccolta differenziata del rifiuto organico (comunemente l’umido e il verde) ha contribuito e contribuirà in modo decisivo al raggiungimento degli obiettivi normativi e di politica ambientale stabiliti a diversi livelli (provinciale, regionale, statale e comunitario). L’Italia negli ultimi 25 anni si è distinta, prime fra tutte non solo a livello europeo ma mondiale, introducendo un sistema che funziona e che consente il riciclo organico di circa 6 milioni di tonnellate all’anno; esempi concreti di efficienza e sostenibilità si trovano su tutto il territorio italiano, con casi di eccellenza mondiale – che fanno peraltro scuola all’estero – di sistemi, impianti, processi e prodotti. Esistono chiaramente delle criticità: non si deve dimenticare il ritardo nello sviluppo delle raccolte di alcune grandi città, nel sud del Paese o degli impianti nel centro e nel sud. Si intravvedono però spiragli di crescita: nuovi elementi nel panorama nazionale che fanno ben sperare di raggiungere l’uniformità territoriale anche in questo settore. Un altro elemento fondamentale per un buon riciclo, e questo vale per tutte le filiere, dalla carta alla plastica, dal vetro all’alluminio, è la qualità della raccolta differenziata: per una buona raccolta dell’umido è indispensabile abbassare il più possibile elementi indesiderati non compostabili.

Chi è il CIC

Il CIC (Consorzio Italiano Compostatori) è l’associazione italiana per la produzione di compost e biogas. Il Consorzio, che conta più di 130 soci, riunisce imprese pubbliche e private produttrici di fertilizzanti organici e altre organizzazioni ed imprese che, pur non essendo produttori di compost, sono comunque interessate alle attività di compostaggio (produttori di macchine e attrezzature, di fertilizzanti, enti di ricerca, ecc.). Il CIC promuove la produzione di materiali compostati, tutelando e controllando le corrette metodologie e procedure. Promuove le iniziative per la valorizzazione e la corretta destinazione dei prodotti ottenuti dal compostaggio e svolge attività di ricerca, studio e divulgazione relative a metodologie e tecniche per la produzione e utilizzazione dei prodotti compostati.
Maggiori informazioni sul sito istituzionale: www.compost.it

Fonte: agenziapressplay.it

 

Come concimare i limoni con i lupini macinati

I lupini macinati sono uno straordinario concime per limoni: biologico e frutto di una produzione fai da te

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I lupini macinati vengono utilizzati come concime per limoni attraverso una produzione fai da te. Questo straordinario concime naturale, che può essere fatto in casa, si rivela essere un eccellente concime per il limone a terra, in quanto il suo rilascio di azoto è a lenta cessione.  Quando effettuare la concimazione dei limoni in vaso? Il periodo migliore è l’inizio della primavera, in anticipo sulla ripresa vegetativa delle piante. La dose consigliata si aggira sui 100-120 grammi per metro quadro di terreno. Non soltanto i limoni, ma altre piante acidofile possono essere trattate con il concime fatto in casa con i lupini macinati: azalea, geranio, rododendro, camelia, ortensia, limoni, mandarini, pompelmi. In agricoltura il riciclo dei rifiuti organici produce le soluzioni più inattese come il peecycling attivato qualche anno fa ad Amsterdam o quello della cenere “vecchia conoscenza” degli agricoltori bio… quando ancora non si chiamavano bio!

I lupini macinati assicurano ottimi limoni

Per chi ha la fortuna di avere nel proprio spazio verde una rigogliosa pianta di Citrus appartenente alla famiglia delle Rutacee, meglio conosciuti come limoni è questo il momento adatto per apportare il concime adatto. Generalmente questa operazione avviene due volte l’anno, concimando abbondantemente a primavera e in autunno. Aggiungere dei lupini macinati in quantità moderate (intorno ai 40-50 grammi per piante in vaso) ad intervalli regolari di 40 giorni comporta il “miglioramento rapido”delle caratteristiche chimico-fisiche e biologiche del terreno: grazie alla loro composizione, svolgono un’importante funzione di ammendante, apportando una considerevole quantità d’azoto a lenta cessione.  I limoni sono una pianta molto attiva anche nelle stagioni fredde (alcune specie garantiscono anche 4 fioriture all’anno), per questo subiscono facilmente lo stress da “mancanza d’acqua” o da terreni privi delle sostanze nutritive. I lupini macinati si trovano in commercio al costo di circa 2-3 euro per sacchetti da 1 kg e sono particolarmente indicati per tutti gli agrumi e le piante acidofile in genere. É un ammendante organico vegetale semplice, non compostato: una volta interrato e ben rivoltato nel terreno, basterà innaffiare leggermente e i frutti saranno abbondanti e soprattutto 100% biologici.

Fonte: ecoblog.it

 

Stati Generali del Biogas, CIC: “Definire in fretta regole tecniche per biometano”

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I rifiuti organici rappresentano una miniera per ottenere biometano per autotrazione. A ribadirlo è il Consorzio Italiano Compostatori, intervenendo a Roma nel corso degli Stati Generali del Biogas. “Le aziende italiane sono pronte a produrlo e commercializzarlo, ma mancano ancora le regole tecniche adeguate”, ha sottolineato il direttore del CIC Massimo Centemero.  “Il biometano è un prodotto innovativo, che le aziende italiane sono già pronte a produrre e commercializzare”. Così Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC) intervenendo a Roma nel corso degli Stati Generali del Biogas alla tavola rotonda dedicata a “Il ruolo fondamentale del biometano nella transizione energetica italiana”.

“Il biometano, combustibile rinnovabile che si ottiene raffinando il biogas generato dalla digestione anaerobica, rappresenta una nuova frontiera legata all’economia circolare, soprattutto nel settore dei trasporti. Il biometano si potrà affiancare al compost per completare il paradigma dell’economia circolare. Dobbiamo purtroppo rilevare che, nonostante gli impianti siano pronti e gli investimenti siano sulla linea di partenza,mancano le norme tecniche di attuazione per la produzione e l’utilizzo del biometano. Per questo – ha aggiunto Massimo Centemero – sollecitiamo nuovamente, dopo due anni e mezzo dall’emanazione della norma che regola l’immissione del biometano in rete, la creazione di codici di rete e le caratteristiche standard tecniche che definiscano la qualità del biometano, sia per l’immissione in rete sia per l’autotrazione”.  Proprio il biogas e le sue nuove prospettive di crescita e sviluppo nel mondo agricolo e nel resto del Pianeta, nel rispetto e in ottemperanza alle recenti direttive di Cop21, sono stati i temi al centro della seconda edizione di Biogas Italy, organizzato dal CIB – Consorzio Italiano Biogas. In particolare, nel corso degli Stati Generali del Biogas 2016 che si sono svolti nella giornata del 25 febbraio, sono stati coinvolti i massimi esperti nazionali ed internazionali in materia, tra cui il Consorzio Italiano Compostatori.  L’Italia, ha ricordato il CIC nel corso dell’intervento, è seconda in Europa dopo la Germania per rifiuti organici trattati e per la produzione di compost: l’Italia potrebbe primeggiare in Europa dopo la Cop21 per la decarbonizzazione nel settore trasporti con la produzione di biometano quale combustibile avanzato.

Chi è il Consorzio Italiano Compostatori

Il CIC (Consorzio Italiano Compostatori) è l’associazione italiana per la produzione di compost e biogas. Il Consorzio, che conta più di 130 soci, riunisce imprese e enti pubblici e privati produttori di fertilizzanti organici e altre organizzazioni che, pur non essendo produttori di compost, sono comunque interessate alle attività di compostaggio (produttori di macchine e attrezzature, di fertilizzanti, enti di ricerca, ecc.). Il CIC promuove la produzione di materiali compostati, tutelando e controllando le corrette metodologie e procedure. Promuove le iniziative per la commercializzazione e la corretta destinazione dei prodotti ottenuti dal compostaggio e svolge attività di ricerca, studio e divulgazione relative a metodologie e tecniche per la produzione e utilizzazione dei prodotti compostati.
Maggiori informazioni sul sito istituzionale: www.compost.it

Fonte: agenziapressplay.it

Ma i rifiuti nel 2014 in Italia sono in aumento o in calo? Un’indagine aperta

In attesa di stime nazionali sulla produzione complessiva dei rifiuti solidi urbani, pubblichiamo i dati di alcune città italiane che mostrano una situazione ancora difficile da decifrare, tra aumenti, cali e sostanziali stagnazioni

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Il 2014 si è concluso da poco e arrivano i primi dati, alcuni ancora da confermare, sui Rifiuti Solidi Urbani prodotti nelle città italiane nel corso dei 12 mesi. Cifre interessanti se lette alla luce dell’andamento dei consumi, in contrazione da anni ma che tra il 2013 e il 2014 hanno dato segni di ripresa. In attesa di stime nazionali, pubblichiamo i dati di alcune città italiane, dal sud al nord della penisola. Secondo quanto ci ha detto in una recente intervista il direttore di Amiu Puglia, Gianfranco Grandaliano, a Bari “c’è stato un aumento della produzione dei rifiuti, nonostante il calo dei consumi”. I dati sono ancora da confermare definitivamente, ma nel 2014 la produzione complessiva è stata di187mila tonnellate, a fronte delle 177 mila del 2013. Un aumento di circa 10.000 tonnellate, pari a quasi il 6%. Come spiega Grandaliano ci sono due fattori da considerare: “Il primo, positivo, è che la raccolta differenziata rispetto al 2013 ha avuto un aumento rilevante di circa 12.000 tonnellate di rifiuti in più, da 45.000 tonnellate a 57.000 tonnellate. Il secondo, che incide invece negativamente, è l’aumento dell’indifferenziato, dovuto presumibilmente ai rifiuti che arrivano da pendolari o dai comuni limitrofi (il cosiddetto “pendolarismo dei rifiuti”, dovuto alla introduzione del porta a porta negli altri comuni)
Perugia invece non c’è stato un aumento, bensì un calo e anche piuttosto cospicuo. Nel capoluogo umbro durante il 2014 sono state prodotte complessivamente 100.220 tonnellate di rifiuti solidi urbani, contro le 104.113 prodotte nel 2013 (dati da Gesenu SpA) Un calo di 3.893, corrispondente al 3,74%. La raccolta differenziata invece passa dal 59,06 al 60,34%, in aumento dell’ 1,28%. Questo calo consistente condiziona anche i dati complessivi dell’Ati di riferimento, che registra nel corso del 2014 una diminuzione della produzione totale dell’ 1,57%, dovuta principalmente proprio al comune di Perugia. Altri piccoli comuni come Corciano, Magione, Massa Martana, Tuoro sul Trasimeno e Valfabbrica, hanno invece fatto registrare degli aumenti , dovuti nella maggior parte dei casi all’aumento dei quantitativi di raccolta differenziata (Comune di Corciano e Valfabbrica). Salendo in Toscana si trova nuovamente un aumento nella produzione complessiva. I dati che ci arrivano da Firenze per ora non comprendono il mese di dicembre, ancora in fase di elaborazione da parte di Quadrifoglio Spa, ma nel periodo che va da gennaio a novembre 2014 la produzione complessiva di rifiuti rispetto agli stessi mesi del 2013 ha fatto registrare un aumento del 2,15%. Difficile che dicembre possa modificare in maniera significativa questo dato. In forte aumento anche la raccolta differenziata, che negli 11 mesi dell’anno appena concluso si è attestata sulle 99.289 tonnellate, l’ 8,06% in più dell’anno precedente.
Milano stesso discorso. Lo rivelano gli ultimi dati Amsa: nell’anno appena trascorso il capoluogo lombardo ha prodotto 665.641 tonnellate di rifiuti, a fronte delle 649.838 prodotte nei 12 mesi precedenti. Si tratta di un incremento del 2,43%. Incide soprattutto la produzione del mese di dicembre, che ha visto una raccolta di 58.572 tonnellate, mentre a dicembre 2013 era stata di 54.555. Un aumento del 7,36%. Continua anche l’andamento positivo della raccolta differenziata che a dicembre è arrivata al 51,1 %, mentre in tutto il 2014 si attesta sul 50,4%, confermando quindi i dati di notevole incremento rispetto al 2013, dovuti in particolare alla raccolta dell’ organico. Dal nord est arrivano due stime in contrapposizione. Nel comune di Pordenone, i rifiuti prodotti nel 2014 sono in aumento e ammontano a 26.814 tonnellate, ovvero il 4,84% in più rispetto al 2013 (dati da Gea SpA). In crescita rispetto al 2013 anche la raccolta differenziata, che si attesta sulle 22.081 tonnellate: un incremento pari al 5,5%. A Padova invece i dati da gennaio a novembre parlano di un calo di circa 600 tonnellate rispetto allo stesso periodo del 2013. Stima che potrebbe essere “riassorbita” da un aumento dei rifiuti indifferenziati nei comuni confinanti e facenti parte dello stesso bacino.  Spostandosi ad ovest, le prime stime su Torino fatte da Amiat presentano una situazione stabile. Rispetto al 2013, nell’anno da poco concluso c’è stato un lieve calo di 2.441 tonnellate: erano state 415.750 nel 2013, sono state 413.309 nel 2014, una diminuzione dello 0,58%. Nello specifico i rifiuti urbani residui, il cosiddetto indifferenziato, sono calati di circa 4.770 tonnellate (251.077 tonnellate nel 2013, 246.307 nel 2014), mentre la raccolta differenziata è in aumento, attestandosi su una percentuale del 40,4%rispetto alla produzione totale, mentre nel 2013 era arrivata al 39,6% (167.002 tonnellate, contro le 164.673 del 2013).  Discorso analogo anche per i dati provenienti da Cidiu Spa, azienda che serve 17 comuni a ovest di Torino. Un territorio che comprende circa 260.000 residenti. Le stime per il 2014 arrivano solo fino a novembre e fotografano una situazione sostanzialmente stabile, con una produzione complessiva di 99.862 tonnellate a fronte delle 99.907 prodotte nel 2013. In lieve aumento la raccolta differenziata che ammonta a 58.062 tonnellate, pari al 58,14%, contro le 57.335 dell’anno precedente. Un incremento di poco più dell’ 1%.  A Novara si trovano invece conferme della tendenza all’aumento. Secondo i dati dell’azienda Assa, nel corso del 2014 ha prodotto 45.378 tonnellate di rifiuti solidi urbani, 1.852 in più rispetto al 2013. Un incremento pari al 4,2%. Stabile la raccolta differenziata che raggiunge la ragguardevole percentuale del 70% abbondante, primato piemontese.

Fonte: ecodallecitta.it

Rifiuti da giardino, vietato usare i sacchi di plastica in Kentucky

Louisville, Kentucky, si prepara ad approvare una legge che vieti l’utilizzo dei sacchi e sacchetti di plastica per contenere rifiuti organici e ramaglie da giardino: una pratica ampiamente diffusa (anche in Europa) ma che per le autorità locali complica la produzione di compost industriale, spesso contaminato da residui di plastica380594

Sacchi e sacchetti di plastica sotto tiro negli Stati Uniti: dopo il bando californiano, è in arrivo in Kentucky una nuova legge che vieta l’utilizzo dei sacchi di plastica per contenere ramaglie, rifiuti organici e scarti da giardino.
L’iniziativa è arrivata dalla città di Louiseville e se sarà approvata, a partire da gennaio 2015 il classico sacco nero, ancora ampiamente utilizzato anche in Europa per contenere questo tipo di rifiuti, dovrà essere sostituito da sacchi certificati come compostabili, oppure da sacchi di carta, se non direttamente da bidoni riutilizzabili, l’opzione più ecologica, che saranno semplicemente svuotati dagli operatori della raccolta dentro i camion, senza bisogno di “intermediari”.  Le motivazioni del divieto addotte dalle autorità locali riguardano la qualità del compost industriale: se gli impianti di produzione non sono dotati di rompisacco – e molti non lo sono, soprattutto quelli di nuova generazione – la plastica usata per contenere foglie, erba e rami secchi finisce “compostata” assieme ai rifiuti organici, danneggiando pesantemente la qualità del prodotto finale. La legge in discussione a Louiseville è il prodotto di una campagna di sensibilizzazione lanciata a maggio 2014 chiamata “Love’em and leave’em” (Amale e lasciale dove sono) in riferimento alle foglie e all’erba tagliata nei giardini privati: prima di gettare questi scarti organici, chiediti se è proprio necessario. Lasciarli sul terreno del proprio prato significa produrre pacciame di ottima qualità, che favorisce la crescita dell’erba e ne migliora l’aspetto. Aspetto non secondario, si contribuisce così alla riduzione dei rifiuti, che è poi l’obiettivo più importante dal punto di vista ambientale. In Italia il panorama normativo non è uniforme: in alcune città, come Milano e Torino, l’uso del sacco compostabile è obbligatorio per i rifiuti organici, ma non per sfalci e potature conferite ai centri di raccolta. Nella maggior parte dei comuni per questo tipo di rifiuti è ancora in vigore l’uso del classico sacco nero per l’indifferenziato.

Fonte: ecodallecitta.it

Come riutilizzare i fondi di caffè : spunti e suggerimenti

Dal giardinaggio alla cosmesi, scoprite tutte le possibile modalità su come riutilizzare i fondi di caffè al meglio. Un’alternativa alla cosmesi tradizionale? Utilizziamo un prodotto “green” davvero sorprendente: i fondi del caffé.
Proprio così, i fondi di caffé non sono solo rifiuti organici da buttare nell’umido ma si prestano a molteplici utilizzi dal compostaggio alle creme anticellulite!caffe-fondi1-400x250

I fondi di caffé sono ottimi come fertilizzanti naturali perché sono ricchi di sostanze nutritive ma si può anche preparare un’ottimo esfoliante per la pelle. Basta applicarli sulla pelle umida mentre si fa la doccia e poi massaggiare energicamente e risciacquare bene. Come impacco, rendono i capelli scuri più luminosi. Basta applicare il caffè avanzato sui capelli prima dell’ultimo risciacquo ed il risultato è davvero meraviglioso! Aiutano a combattere la cellulite. Ecco una ricetta per combattere la cellulite con il caffé. Ma i modi di impiego sono tantissimi e possono, senz’altro, contribuire a tenere pulito l’ambiente. Eccone alcuni esempi. Si possono eliminare i cattivi odori, spargendo la polvere sul fondo del bidone della spazzatura così come ne lfrigo, se ci avete messo un cibo un pò puzzolente, una ciotolina con i fondi li spazzerà via. Inoltre si possono tenere lontani formiche e altri animaletti, lasciando una “traccia” di caffé nei buchini dove si pensa che si annidino. Ne hanno paura perché “annegano” dentro la polvere finissima. Per distogliere i gatti dall’orinare nei vasi di fiori, spolverizzare la terra con il caffé. Non ne sopportano l’odore pungente. Come anti-macchia sono molto efficaci, basta cospargere il punto dove c’è lo sporco e strofinare. Se poi avete un bel mobile in legno scuro che si è graffiato, il fondo ridotto ad una pasta se mescolato ad una crema, servirà a coprire i segni. Senza contare le virtù dei fondi di caffè per rendere più acido il terreno per le piante di tipo acidofilo (ideale come additivo per esempio per chi ha le rose sul balcone o in giardino). Ma non finisce qui. Da alcune ricerche è emersa la possibilità di utilizzo per la produzione di un bio-combustibile e la possibilità di realizzare dispositivi per la rimozione dei metalli pesanti da acque contaminate. Anche il design però vuol dire la sua: è il caso dell’olandese Matthijs Vogels, uno studente dell’Accademia di Design di Eindhoven, dai fondi di caffé ricava persino le tazzine ed i piattini (vedi immagine sotto). I piattini e le tazzine sono ovviamente compostabili.

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Infine, l’azienda londinese Re-worked ha sperimentato un metodo per trasformare i fondi di caffé in oggetto di arredamento come tavoli e sedie. Il materiale ecologico, inventato dal gruppo di designer dell’azienda, si chiama Curface, ottenuto mescolando al caffé la plastica riciclata. Insomma, i fondi di caffé sono un materiale davvero eclettico e sono certa che, dopo avere letto queste poche righe su alcune sorprendenti modalità di riuso, non li vedrete più come rifiuto, ma come vera risorsa!

Fonte: tuttogreen.it