Plastica alle Hawaii, raccolte 57 tonnellate di reti da pesca e rifiuti

Un team di 17 subacquei NOAA a bordo della nave a vela Oscar Elton Sette è tornato da una missione durata 33 giorni per rimuovere i detriti marini da Papahānaumokuākea alle Hawaii, patrimonio dell’umanità e una delle più grandi aree protette marine in tutto il mondo.

I subacquei del NOAA, il National Oceanic and Atmospheric Administration, in 33 giorni di missione in acque poco profonde, hanno rimosso dai 10 atolli disabitati del Papahanaumokuakea Marine National Monument circa 57 tonnellate di reti da pesca abbandonate e rifiuti. Sulle coste del Midway Atoll National Wildlife Refuge, il team ha esaminato e rimosso quasi 6 tonnellate e mezzo di rifiuti di plastica raccogliendo tra gli altri 7.436 frammenti di plastica dura, 3.758 tappi di bottiglia, 1.469 bottiglie di plastica e 477 accendini. Ha detto Mark Manuel direttore della Coral Reef Ecosystem Division e responsabile scientifico per la missione:

La quantità di rifiuti marini che troviamo in questo luogo remoto e incontaminato è scioccante. Ogni giorno, abbiamo tirato su le reti da pesca abbandonate e caricando al massimo la nave. Ma altri rifiuti attendono di essere raccolti.

Negli atolli Pearl e Hermes i subacquei hanno incontrato e liberato tre tartarughe marine aggrovigliate nelle reti da pesca abbandonate e hanno impiegato diversi giorni a rimuovere una super rete da pesca di 28 metri che si estendeva per 16 metri di profondità e pesava 11 tonnellate e mezzo. La rete, per essere recuperata, è stata tagliata in 3 pezzi e caricata sulla Oscar Elton Sette ma oramai aveva già distrutto il corallo dell’atollo. Le Northwestern Hawaiian Islands, oltre ad essere un importante sito culturale per i nativi hawaiani, sono il rifugio di più di 7.000 specie marine, tra cui la foca monaca hawaiana a rischio estinzione; 14 milioni di uccelli marini, rare e minacciate di uccelli terrestri, e tartarughe marine verdi. Essi comprendono 5.178 chilometri quadrati del più sano e meno disturbato barriera corallina habitat nelle acque degli Stati Uniti. I sommozzatori hanno lavorato su piccole barche, osservando attentamente le barriere coralline di Maro Reef e degli atolli di Perla, Hermes e Midway. La missione è annuale e nata nel 1996
e da allora sono stati rimossi oltre 904 tonnellate di rifiuti marini, tra cui le reti che sono un pericolo per la foca monaca, tartarughe e uccelli marini che dipendono dalla barriera corallina poco profonda per la sopravvivenza. Le reti inoltre rompono e danneggiano i coralli mentre vanno alla deriva trascinate dalle correnti. Una volta che si sono fermate possono soffocare i coralli e impedirne la crescita.reti-da-pesca-620x350

Ha spiegato Kyle Koyanagi coordinatore regionale per la raccolta dei rifiuti marini del programma del NOAA:

Speriamo di poter trovare un modo per evitare che le reti da pesca abbandonate entrino entrare in questo luogo speciale. Fino a allaora la loro rimozione è l’unico modo per impedire che danneggino fragile ecosistema della barriera corallina.

Purtroppo le reti raccolte non sono riciclate, ad esempio per ottenere filato nylon 6 ma bruciate per creare energia con la Covanta Energy and Schnitzer Steel che servirà a alimentare le case hawaiane. Le Northwestern Hawaiian Islands sono probabilmente l’ultimo paradiso terrestre incontaminato se escludiamo le 52 tonnellate di attrezzi da pesca che si accumulano qui perché portate dalle correnti del Pacifico. Non c’è una stima precisa del genere di rifiuti che giungono su questi atolli ma si ritrovano boe, bottiglie, giocattoli, infradito, casse e altri rifiuti, nonostante le isole siano disabitate. I rifiuti marini sono una minaccia per il nostro ambiente, la sicurezza della navigazione, l’economia e la salute umana. Enormi quantità di materie plastiche derivate dal consumo, metalli, gomma, carta, tessuti, attrezzi da pesca abbandonati, vasi e altri oggetti persi o scartati entrano nell’ambiente marino tutti i giorni. La missione del NOAA è di capire e prevedere i cambiamenti nel contesto della Terra, dalle profondità del mare alla superficie e di conservare e gestire le nostre risorse costiere e marine.

Fonte:  NOAA
Foto |NOAA @ facebook

I costumi da bagno Arena e Koru in nylon riciclato da reti da pesca

I costumi da bagno Arena e Koru per donna della collezione estate 2013 sono realizzati con un filo di nylon ottenuto dal riciclo delle reti da pesca1ln3nv9bo7vmiewa-j-vgrav79qzakvyynhlxpjq6s8

Reti da pesca che riciclate diventano filo di nylon per produrre costumi da bagno per l’estate 2013. Arena e Koru sono i due marchi che hanno adottato questo nuovo tessuto ECONYL® prodotto da Aquafil per la collezione costumi da bagno da donna Estate 2013 e che si possono anche acquistare online. I prezzi sono un po’ sopra la media ma rispetto a costumi di alta qualità costano invece un po’ meno. Il sistema di rigenerazione delle reti da pesca nasce nel 2011 e prima di allora le reti da pesca recuperate o finivano in discarica o venivano bruciate. La moda sostenibile, dunque passa anche per processi industriali in cui la materia prima viene recuperata e trasformata in prodotto rigenerato che nel nostro caso prende il nome di ECONYL® Regeneration System. Attraverso questo processo industriale di rigenerazione che serve per produrre il polimero di nylon 6 a partire da: rifiuti post consumo, ossia prodotti finiti e giunti a fine vita in cui vi è del tutto o in parte come appunto reti da pesca, fluff (parte superiore di tappeti e moquette) e tessili; rifiuti pre-consumo, ossia oligomeri, scarti, ecc., generati dal ciclo produttivo del nylon 6.

Costumi da bagno da donna per l’Estate 2013 in nylon riciclato da reti da pesca

Il progetto Healthy Seas

UNEP e FAO in un rapporto congiunto hanno stimato che le reti da pesca abbandonate nei mari siano circa 640 mila tonnellate ossia un decimo di tutti i rifiuti attualmente abbandonati negli oceani. Le reti restano in acqua per centinaia di anni e spesso fanno vittime tra gli animali marini sopratutto delfini che muoiono intrappolati.

Aquafil ha messo in campo un progetto molto ampio chiamato Healthy Seas che prevede il recupero dei rifiuti in plastica da rigenerare in filo ECONYL®, e che sarà trasformato in calze, costumi da bagno, biancheria intima e tappeti. Il programma Healty Seas è diviso in tre fasi e è partito alla fine dello scorso aprile, è pubblico e consultabile e si concentra per ora su tre zone costiere europee (prima fase): Mare del Nord (Paesi Bassi e Belgio), Mar Adriatico (Italia, Slovenia e Croazia) e Mar Mediterraneo (Spagna). A condurre il progetto il consorzio nato tra Aquafil, ECNC Group, Ong impegnata nella tutela della biodiversità e Star Sock, società olandese specializzata nella produzione di calze. I progetti pilota saranno poi valutati e in seguito se efficaci replicati in aree diverse e più estese. Infatti, la seconda fase del progetto prevede che siano intraprese azioni che servono a scoraggiare l’abbandono delle reti da pesca e a incoraggiare di contro la gestione responsabile che aiuti appunto sia il recupero sia la rigenerazione. Nella terza fase invece saranno rivolte proposte dirette a Governi e legislatori per ottenere maggiore sensibilizzazione sulla questione con la costituzione di un Fondo che servirà anche a recuperare le reti abbandonate e al finanziamento di progetti locali. Il consorzio così composto aprirà a altri partner provenienti sia dal settore no profit sia commerciale.

Fonte:  Comunicato Stampa