“La Medicina che vorrei è personalizzata, integrata e umanizzata”

L’uomo non è né un oggetto né una macchina, ma una realtà estremamente complessa che oggi, per la sua cura o il suo mantenimento in salute, ha bisogno di una medicina personalizzata, integrata e umanizzata. Parte da questo presupposto l’ultimo libro del dottor Roberto Gava che, dopo quarant’anni di pratica medica, riporta le sue riflessioni sul significato della malattia e sulla crisi della figura del medico.

 “La medicina che vorrei. Personalizzata, integrata e umanizzata”. È questo il titolo dell’ultimo libro del dottor Roberto Gava, cardiologo, farmacologo clinico ed esperto di medicina integrata.

Il testo pone in maniera forte la necessità di una riflessione su cosa voglia dire essere medico al giorno d’oggi e quali siano le reali opportunità di cura della medicina moderna. Gava parla a tutti e in un linguaggio semplice riesce ad affrontare i temi legati alla salute, alla malattia, ai ruoli di chi è paziente o professionista con uno sguardo complessivo su tutte gli aspetti che compongono il puzzle del mondo medico. A mio parere un aspetto molto interessante che Gava tratta è la funzione del medico come maestro, come accompagnatore nel percorso di guarigione e di conoscenza di se stessi. Infatti – sia per gli aspetti pratici degli stili di vita e delle terapie possibili, sia per l’approccio psicologico e spirituale sul senso profondo di ciò che accade – il medico dovrebbe essere una guida, un educatore.

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La relazione del dottor Roberto Gava ad un convegno di qualche anno fa

Il metodo scientifico e la Medicina Basata sulle Prove (EBM) sono un importante pilastro dell’esercizio della professione ma l’essere umano è molto più complesso e dinamico e non può essere studiato solo dalle leggi statistiche e matematiche. Appartengono all’uomo percezioni, sentimenti, convinzioni e prospettive che possono essere affrontate attraverso conoscenze non riduzioniste e capacità relazionali fatte di interpretazioni e linguaggi diversi. Le leggi della natura descrivono meccanismi non lineari, relazioni interdipendenti dei sistemi, fenomeni non omogenei che sono tutti in relazione tra loro, ai diversi livelli, e concorrono a definire la singola persona fatta di corpo, mente e spirito. Al paziente, quindi, si restituisce un significato più completo e approfondito del suo disagio, della sua storia e quindi più efficacemente “trattabile”. Così il medico dovrebbe approfondire la conoscenza dell’Uomo in tutti i suoi aspetti sapendo che si ha a che fare non solo con cellule, organi e tessuti e che non si parla solo di parametri misurabili e riproducibili ma anche di aspetti immateriali, di dinamiche di adattamento e di compensazione con regole precise, molto spesso prevedibili. Quindi la futura medicina dovrà necessariamente avere la caratteristica di essere personalizzata su quella specifica persona non valutabile solo dalla manifestazione della malattia che nella pratica più comune è solo l’ultimo evento visibile, la goccia che ha fatto traboccare il vaso ma che proviene da squilibri di anni, da scorretti stili di vita, da poca conoscenza e attenzione a se stessi e da altri aspetti che è importante prendere in considerazione.

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Franco Berrino e Roberto Gava

Il medico deve essere in grado di aver acquisito più competenze e conoscenze possibili sulle diverse opportunità terapeutiche a disposizione per meglio personalizzare la cura. Solo se il professionista saprà integrare metodi e saperi, che reputa efficaci, anche oltre le linee guida della medicina industriale e convenzionale, potrà rispondere a quelle che sono le sempre più emergenti esigenze di molti: essere guardati e ascoltati con maggiore profondità ed essere aiutati globalmente per risolvere il malessere complessivo, la paura, la sfiducia oltre che il malfunzionamento di quell’organo. Le medicine energetiche, naturali e tradizionali spesso definite non convenzionali (CAM) hanno la capacità di essere molto più mirate e rispettose dell’intero organismo e riescono ad agire su aspetti dove la farmacologia non riesce ad arrivare.

Infatti solo l’intero organismo riesce a sostenere la funzionalità della parte più debole, quella “malata” e quindi diventa fondamentale agire sempre anche su tutto il sistema perché lì c’è la forza per ristabilire le giuste dinamiche. È l’intero organismo che agisce, che regola, che difende e che sostiene la vita. Le medicine energetiche e tradizionali (l’Omeopatia, la Medicina Tradizionale Cinese e molte altre) sono un bagaglio conoscitivo molto importante per capire cosa poter fare. Tanto più che le patologie definite croniche sono spesso in realtà delle patologie che non si è riusciti a risolvere con l’uso dei soli farmaci di sintesi. Ora i professionisti vedono molte persone, dipendenti dalle terapie farmacologiche, a cui viene stabilizzato uno o più parametri ma con un indebolimento e una perdita di energia generale, che sarebbe invece la vera risorsa curativa.

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Appartiene sia al ruolo del medico che a quello del paziente la presa di responsabilità della propria vita e delle proprie scelte. Scienza, conoscenza, consapevolezza e ricerca personale sono elementi da integrare nel percorso di ognuno. E Gava pensa che sia proprio il medico, con il riconosciuto potere ancestrale presente in ogni civiltà, ad indicare la direzione, come propria missione di vita. Ma questo presuppone che il medico e il paziente possano scegliere di volta in volta cosa fare, come, quando. La libertà di scelta terapeutica è un valore acquisito in anni di negoziazione civile e politica. Nel percorso di cura libertà e responsabilità vanno di pari passo e sono il traino per un cambiamento davvero più soddisfacente, più evolutivo, più amorevole oltre che per una maggior efficacia di cura. Invece capita troppo spesso che il medico debba adattare il paziente alle Linee Guida istituzionali, calate dall’alto, uguali per tutti e soggette alle lobbies dei “Poteri Forti” e del consumismo farmaceutico. Roberto Gava nel libro la chiama “medicina amministrata” (termine utilizzato dal professor Ivan Cavicchi), che vuole sostituirsi a ciò che il medico, in quel singolo caso e per la propria esperienza, ritiene maggiormente utile fare. Il libro tratta molti temi che, anche per persone senza una competenza specifica, possono essere utili per capire meglio cosa può esserci dietro ad un evento patologico più o meno grave o quali opportunità per trattare le patologie. Il lettore troverà come la malattia possa essere indagata e quindi con quale approccio o con quali aspettative chiedere l’aiuto del medico. Molti i riferimenti ai contributi di colleghi, molti gli esempi e le spiegazioni. Ciò che importa è continuare ad imparare senza chiusure culturali, senza dogmi e volendo mettere a disposizione disinteressata la propria esperienza. La sincera intenzione di essere d’aiuto è un potere di cui essere molto più consapevoli. Questo aiuterebbe gli stessi medici ad incarnare lo spirito di ciò che la propria professione li chiama ad agire e a migliorare continuamente con umiltà e soddisfazione.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2019/12/medicina-che-vorrei-personalizzata-integrata-umanizzata/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

A Castellamare di Stabia mare inquinato da vernice rossa: responsabile una ferramenta

Vernice rossa versata da una ferramenta di Castellamare di Stabia in un tombino: un tratto di mare inquinatoImmagine

Le acque del mare di Castellammare di Stabia si sono colorate di un rosso brillante l’altro ieri: le segnalazioni sono partite dai cittadini che attraverso i social network hanno iniziato a diffondere le immagini di una spiaggia completamente rossa all’altezza della casa del Fascio in villa comunale. Si è scoperto, dopo un primo rilievo, che la sostanza rossa era vernice, giunta attraverso le acque del rivo Cannetiello che sversa in mare. Le indagini sono state condotte a tempo di record sia dagli agenti della Polizia municipale, sia dagli agenti della locale Capitaneria di porto che hanno individuato in una ferramenta di via Nocera l’origine dello scarico della vernice. Infatti le prime ipotesi hanno subito messo in luce la possibilità che la vernice fosse giunta in mare, dal rivo Cannetiello, dopo essere stata scaricata in qualche tombino della città. E proprio da questa intuizione che gli inquirenti hanno iniziato a visionare i filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza collocate in vari punti della città, alla ricerca dei responsabili, individuato poi nel titolare della Ferramenta. La vernice, un colorante rosso puro è finita nel tombino dopo essere caduta accidentalmente a terra. Ma piuttosto che raccogliere la vernice è stata usata dell’acqua per pulire il pavimento lasciando così defluire il colore poi nel tombino. Il titolare della ferramenta è stato denunciato e gli è stato anche sequestrato l’impianto usato per miscelare i colori; il sindaco di Castellammare di Stabia ha annunciato che la sua amministrazione si costituirà parte civile:

Il comune si costituirà parte civile per danno d’immagine.

Questa storia è di fatto emblematica di come si sottovaluti troppo spesso lo sversamento di sostanze inquinanti e pericolose nell’ambiente pensando che una volta gettate via poi spariscano per conto loro. Lo smaltimento dei rifiuti richiede invece preparazione e competenza e una serie di procedure per la messa in sicurezza delle sostante pericolose così che non possano danneggiare né l’ambiente e né la salute delle persone. Le vernici poi, che sono rifiuti pericolosi, se in possesso di privati cittadini sono da smaltire presso i centri di raccolta nelle Isole ecologiche del proprio comune di residenza; se appartenenti a professionisti, sono da registrare in entrata e uscita e vanno smaltite attraverso ditte specializzate che ne organizzano la raccolta.

Fonte:  MetropoliswebIl Mattino

“L’uomo è responsabile del riscaldamento globale in atto”, IPCC conferma

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Il riscaldamento globale è in atto e l’uomo è il principale responsabile dei cambiamenti climatici. A confermarlo è l’ultimo rapporto sul clima dell’IPCC (Intergovernmental panel on climate change) presentato venerdì scorso a Stoccolma. Secondo il rapporto molti dei cambiamenti osservati dal 1950 a oggi sono senza precedenti su una scala temporale che va dalle decine di anni ai millenni. Oceani e atmosfera si sono riscaldati, la quantità di neve e ghiaccio è diminuita, i livelli dei mari si sono alzati e sono aumentate le concentrazioni di gas serra in atmosfera. Tra 1880 e 2012, la temperatura media della Terra, ossia quella della superficie degli oceani e delle terre emerse combinate insieme, è cresciuta di 0,85 gradi Celsius. Per il livello del mare l’intervallo di tempo è lievemente differente, tra 1901 e 2010, e l’aumento in questo caso è di 19 centimetri. Secondo il rapporto il cambiamento del clima è causato dalle attività umane al 95-100 per cento o comunque è “estremamente probabile”. In base al rapporto, dal 1750 a causa dell’uso di combustibili fossili, agricoltura e deforestazione, la concentrazione atmosferica dei tre principali gas serra è aumentata e il record è stato raggiunto dalla CO2 che ha segnato un 40 per cento. Il rapporto spiega inoltre che entro questo secolo, le temperature aumenteranno fino a un massimo di 4,8 gradi Celsius e il livello del mare salirà da un minimo di 26 centimetri a un massimo di 82 centimetri. Ognuno degli ultimi tre decenni, inoltre, è stato più caldo di quello precedente e, in generale, più caldo di qualsiasi periodo negli ultimi 1400 anni. In particolare, il primo decennio del XXI secolo è stato in assoluto il più caldo dal 1850. Alla luce del nuovo report dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), Greenpeace chiede “ai governi di agire subito sui cambiamenti climatici”. Il report, secondo l’associazione, “mette in allarme su un intensificarsi degli impatti, ma mostra anche che si può ancora agire per prevenire gli effetti più disastrosi”. “L’unica risposta sensata ai segnali allarmanti che ci manda il Pianeta è l’azione immediata. Purtroppo chi è entrato in azione si trova ora in galera in Russia, mentre i responsabili del caos climatico sono protetti dai governi di tutto il mondo”, ha affermato Andrea Boraschi, responsabile clima di Greenpeace, riferendosi ai 30 attivisti e membri dell’equipaggio della Arctic Sunrise agli arresti. “Per salvare il clima e garantire un futuro ai nostri figli – prosegue – l’unica strada percorribile è quella delle energie rinnovabili. L’era dei combustibili fossili va definitivamente archiviata”. “La buona notizia di questo documento – dice ancora Greenpeace – è che abbiamo ancora una possibilità per scegliere il nostro futuro. Se i governi rispettano gli obiettivi che si sono dati e per i quali non si stanno impegnando come dovrebbero, se avviamo veramente la rivoluzione energetica nel segno dell’efficienza e delle rinnovabili, allora possiamo farcela”.

A.P.

Fonte: il cambiamento

I bambini vanno a scuola in auto e non a piedi: fa male alla salute e cala l’autonomia

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Gli studiosi la chiamano mobilità infantile e quella dei bambini italiani non è sufficiente considerato che accompagniamo i nostri figli a scuola molto spesso in automobile. Il tragitto da scuola a casa e viceversa è per i bambini italiani motorizzato, sin dalla primissima infanzia, il che oltre a non fare bene alla salute li porta a essere anche meno autonomi. La ricerca è stata effettuata attraverso un questionario a cui hanno risposto bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni e i loro genitori per un totale di circa 800 residenti tra Roma, Bari, Guidonia Montecelio (Roma), Desio e Misinto (Monza-Brianza). Si è occupato della mobilità dei bambini italiani l’Istc–Cnr ovvero l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma che è l’unico partner italiano per la ricerca Children’s Independent Mobility, indagine voluta da Policy Studies Institute (Psi) di Londra e che ha visto un primo confronto tra Italia, Germania e Regno Unito ma che si è svolta anche in altri 15 Paesi. I dati italiani sono online su La città dei bambini e lasciano interdetti nel leggerli poiché tracciano uno scenario di bambini e ragazzi trasportati in autovetture e non assecondati nella necessità di muoversi liberamente sia per la propria salute sia per l’autonomia che ne consegue.

Spiega Antonella Prisco, ricercatrice dell’Istc-Cnr:

La mobilità infantile è uno degli aspetti che ha maggiormente risentito della grande trasformazione dell’ambiente urbano, con ricadute negative sul benessere e sullo sviluppo psico-fisico. L’autonomia di spostamento dei bambini italiani nell’andare a scuola si è ridotta, passando dall’11% nel 2002 al 7% nel 2010, mentre l’autonomia dei bambini inglesi è al 41% e quella dei tedeschi al 40. Per il tragitto di ritorno, soltanto l’8% dei bambini italiani lo compie da solo, a fronte del 25% dei coetanei inglesi e del 76% dei tedeschi. Il divario di autonomia con gli altri paesi sul percorso casa-scuola permane ampio anche per i ragazzi delle medie inferiori: il 34% degli italiani, contro il 68% dei tedeschi e il 78% degli inglesi.

Ai nostri figli non insegniamo a prendere i mezzi pubblici, evidentemente considerati poco affidabili dai genitori. Ma sottolinea la ricercatrice Prisco:

La possibilità di muoversi in autonomia da parte dei bambini permette l’esperienza fondamentale del gioco, aiuta a prevenire sovrappeso e obesità, ad acquisire maggiore sicurezza, autostima e capacità di interagire, rafforza i legami con le persone che abitano nel proprio quartiere e a sviluppare un senso di identità e responsabilità, riducendo i sentimenti di solitudine durante l’adolescenza.

Perché privarli di queste importanti esperienze?

Fonte: ecoblog