Il lungo viaggio delle farfalle monarca

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Quella della farfalla monarca (Danaus plexippus) è una delle più straordinarie migrazioni conosciute. La farfalla più conosciuta d’America, nominata “insetto nazionale” nel 1989, possiede una resistenza al volo davvero invidiabile visto che si è riusciti a monitorare un esemplare capace di percorrere 2112 km in 46 giorni. Questa sua incredibile resistenza consente alla farfalla di coprire, alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno la distanza che separa gli Stati Uniti Occidentali dalla California o il Canada Meridionale e gli Stati Uniti Centrali e Orientali da una valle situata in Messico, a 3000 metri, nella quale si concentrano circa 14 milioni di farfalle in appena un ettaro e mezzo di superficie. Negli scorsi giorni migliaia di esemplari della farfalla hanno fatto sosta nel Wendy Park di Cleveland, in Ohio. Molti amanti della natura sono accorsi da tutto lo Stato per godersi uno spettacolo eccezionale: queste farfalle sono piuttosto difficili da avvistare, anche perché la loro popolazione è in continua diminuzione. La prossima primavera la stessa rotta verrà percorsa a ritroso e così via, sempre inseguendo le temperature che consentono la sopravvivenza di queste farfalle dalla colorazione arancione e nera.

Fonte: ecoblog.it

Genuino Clandestino, la resistenza dei contadini italiani

Nato a Bologna nel 2010 come campagna di comunicazione per la libera trasformazione dei cibi contadini, si trasforma ben presto in movimento per l’autodeterminazione alimentare, generando interesse reale e mediatico. Intervista a Filippo Taglieri e al fotografo Michele Lapini, co-autore insieme a Sara Casna, Michela Potito e Roberta Borghesi, del libro “GENUINO CLANDESTINO. Viaggio tra le agri-culture resistenti ai tempi delle grandi opere”, inchiesta itinerante sulle realtà che in tutta Italia fanno parte del movimento.genuino_clandestino

Nel manifesto così è scritto: “Genuino Clandestino nasce a Bologna nel 2010 come campagna di comunicazione per denunciare un insieme di norme ingiuste che, equiparando i cibi contadini trasformati a quelli delle grandi industrie alimentari, li ha resi fuorilegge”. Nel giro di 5 anni il movimento cresce e si trasforma “in una rete dalle maglie mobili di singoli e di comunità in divenire che, oltre alle sue iniziali rivendicazioni, propone alternative concrete al sistema capitalista vigente”. Si allarga così su tutta la penisola, generando interesse reale e mediatico, e dando vita al documentario omonimo di Nicola Angrisano del 2011 (vedi sotto) e al libro di Michela Potito e Roberta Borghesi con le fotografie di Sara Casna e Michele Lapini, “GENUINO CLANDESTINO. Viaggio tra le agri-culture resistenti ai tempi delle grandi opere”. Ed è proprio il fotografo, insieme a Filippo Taglieri, del connettivo terraTERRA, che abbiamo raggiunto per un’intervista al nostro giornale.

Partiamo dal nome del movimento. Sembra quasi un ossimoro, da una parte il termine “genuino” ad indicare una cosa non alterata né sofisticata, quindi vera; dall’altro “clandestino”, a significare qualcosa di nascosto e comunemente utilizzato in maniera negativa. 
«Genuino Clandestino è un tentativo di mettere in rete le realtà contadine che in Italia stanno lottando per non scomparire e lo fa creando delle opportunità di relazione tra campagna e città. All’inizio era solo una campagna di informazione rivolta ai piccoli contadini, cercando di dare loro degli strumenti di resistenza  e di relazione con i tessuti cittadini. Ma poi, col passare del tempo, questo non bastava più e si è trasformato quindi in movimento, in una rete di comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare e contro lo sfruttamento umano e animale».
Quali sono le norme ingiuste contro cui lotta il movimento? Qualche esempio? 
«Molti sono i limiti imposti ai piccoli produttori. Tre esempi su tutti, che riguardano i vincoli di accessibilità al mercato per i piccoli produttori; la legalità delle trasformazioni processate del cibo, in maniera genuina e casareccia, come da tradizione italiana; e la Certificazione Biologica, un momento importante di verifica e di tutela del consumatore e del produttore che invece è gestita secondo le norme del mercato, falsando spesso i percorsi di verifica».
Proponete molte alternative al sistema capitalista vigente. Quali sono le più importanti e necessarie nell’immediato?
«Il centro della nostra reazione a questo modello è la riscoperta dei legami e delle relazioni e l’impossibilità di sostituirli con legami di consumo. In questo c’è molta economia informale, solidarietà e mutuo aiuto. Sosteniamo la pratica del mercato con norme condivise tra cittadini e contadini, l’autorganizzazione delle piazze, i percorsi di Garanzia Partecipata dei prodotti presenti nei mercati».
Che è quello che racconta una delle protagoniste nel video: «Noi diciamo che il consumatore deve conoscere il produttore, andando a verificare di persona quello che compra e quello che mangia».
«Esatto. I piccoli contadini devono tornare a far parte della società italiana. E per farlo, devono creare relazioni con i consumatori. Ed ecco il percorso della Garanzia Partecipata: il consumatore incontra il produttore, ne conosce il lavoro e la sua etica, creando un connubio cittadini-contadini, auto-organizzandosi territorio per territorio e garantendone la sussistenza».
Nel manifesto si legge che il movimento si basa su un’identità volutamente indefinita, che raccoglie singoli e comunità, purchè si riconoscano nei principi del manifesto. Quante adesioni avete avuto e riconosciuto finora?
«Genuino Clandestino non ha un database di iscritti, non ha tessere, è un modo di vivere e di reagire a politiche terribili che ci vogliono tutti consumatori di qualcosa o qualcuno. La questione del manifesto è molto delicata, il nostro sforzo inclusivo in realtà ha un limite in sé, in quanto chi volesse usare a fini commerciali “genuino clandestino” senza un lavoro reale sul territorio per combattere le battaglie di cui sopra, viene giocoforza e nel tempo restituito alle sue incoerenze. Quindi lentamente ma inesorabilmente si va avanti con spunti di riflessione, ma sempre senza presidenti e portavoce».
Venerdì 27 febbraio c’è stata la prima presentazione nazionale del libro “GENUINO CLANDESTINO. Viaggio tra le agri-culture resistenti ai tempi delle grandi opere”. Di cosa parla? E com’è nato?
«Il libro è nato da una comunione di intenti. Michele Lapini e Sara Casna avevano fatto fotografie in alcune realtà di Campi Aperti (nodo bolognese di GC) ed avevano chiesto di farle anche in altri territori. Michela e Roberta (le scrittrici) avevano in mente da tempo di scrivere sul movimento, e così è nato il libro. Dopo alcuni mesi di progettazioni, si è partiti con la campagna di crowdfunding su Produzioni dal Basso, per riuscire a coprire le spese del viaggio (più di 6.000 km in 9 regioni, dal Piemonte alla Sicilia). E così, grazie ai tanti co-produttori, sono riusciti a portare a termine il viaggio fra 10 realtà di GC. La scelta si è basata sia sull’aspetto produttivo (chi coltiva ortaggi, chi raccoglie, chi trasforma, chi alleva) sia sul tipo di insediamento rurale (chi ha comprato, chi è in affitto, chi ha occupato, chi si è trasformato in una Comune e chi lo sta per fare), per cercare di rappresentare la grande eterogeneità del movimento a livello nazionale. Ovviamente un libro non potrà mai contenere né definire un movimento vasto e multiforme come quello di Genuino Clandestino, ma quello a cui Michele, Roberta, Sara e Michela tenevano è che fosse uno strumento di diffusione delle pratiche (comuni) che il movimento porta avanti quotidianamente nei vari territori».
Tre anni fa ci fu anche il documentario video di Nicola Angrisano. Uno dei protagonisti afferma: “Non ho mai fatto scelte agricole pensando alla realizzazione del denaro, ma ho sempre pensato a cosa mi piacesse fare”. Una frase che racchiude anche un certo romanticismo agreste, legato al profumo della terra e ai sapori veri.
«Certo, è una scelta di vita che significa rispetto per la terra e per l’uomo, significa uno stile di vita alternativo ed autodeterminato, significa preferire le relazioni ai guadagni, significa preferire pratiche che veramente provano a nutrire il pianeta in maniera etica e genuina al green washing dei modelli Coldiretti, Eataly ed Expo».
In questo contesto nasce anche la campagna “Terra Bene Comune”. Di cosa si tratta?
«La Campagna Terra Bene Comune nasce da un’opposizione al tentativo reiterato di svendere i terreni pubblici a destinazione agricola. Ma diventa tanto altro, diventa connessione fra le lotte e le vertenze territoriali, diventa accesso alla terra dentro o fuori le forme che impongono le istituzioni. Significa costruire nuove comunità che si basino su consumi genuini senza sfruttamento e su relazioni sane e di mutuo aiuto e scambio di conoscenze e pratiche. Non si fa tutto per opporsi sterilmente allo stato delle cose, ma si prova in ogni incontro nazionale a proporre alternative percorribili ed a mettersi in gioco per raggiungere l’obiettivo di avere cicli economici realmente genuini ed alternativi.
Infine, l’Expo è alle porte. La vostra posizione è ovviamente contraria e comprende anche un “no” al TTIP.
Secondo Genuino Clandestino, il modello Expo concretizza con fermezza quell’attacco alle nostre società sferzato dalle imprese transnazionali. Esso trova la sua legittimità politica e normativa nei programmi di regolamentazione in corso, come il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (TTIP), che mirano a eliminare barriere normative che limitino i profitti potenzialmente realizzabili dalle imprese multinazionali, aggirando normative di protezione ambientale, di tutela dei diritti dei lavoratori, di protezione della sicurezza alimentare (incluse le restrizioni per gli OGM) e di regolamentazione sull’uso di sostanze chimiche tossiche. Di fronte a tutto questo e alle insidie che esso nasconde rivendichiamo con le nostre pratiche la ferma opposizione ai progetti/eventi/iniziative lanciate da EXPO 2015 e, in coerenza con questo, al tentativo rappresentato dal TTIP di consegnare ai promotori di questo modello il nostro futuro ed i nostri territori. La posizione di Genuino Clandestino sull’TTIP è chiara, questo trattato va fermato, ma come per l’EXPO va fermato nelle pratiche quotidiane e nella coerenza dell’agire. Genuino Clandestino non sarà all’EXPO dei Popoli e proporrà alla gente nelle strade soluzioni concrete per nutrire il pianeta».

Genuino Clandestino from Nicola Angrisano on Vimeo.

Fonte: ilcambiamento.it

Nica Mammì e Daniele Contardo: un viaggio in bici per raccontare l’Italia che resiste

Gli obiettivi del viaggio di Daniele Contardo e Nica Mammì suonano familiari all’Italia che Cambia: incontrare e raccontare una parte (la più numerosa) del nostro paese che non è rappresentata dai media mainstream ma esisteresiste e si dà da fare più di quanto non si creda.

Nei tre mesi estivi del 2014 i protagonisti di “2 ruote di resistenza. Alla ricerca del popolo che manca” hanno girato l’Italia in bicicletta spostandosi dal Piemonte alla Basilicata per conoscere le realtà al di fuori delle grandi città. Lui, Daniele Contardo, è un musicista ma preferisce definirsi “suonicista randagio” e “Contador” (cantastorie); lei, Nica Mammì, è giornalistastorica e insegnante di italiano per stranieri, tutto rigorosamente in regime di precariato. All’inizio l’idea di questo viaggio nasce come tournée musicale poi, grazie soprattutto alla presenza di Nica, si aggiunge l’intento narrativo. Ispirati dall’esperienza di Nuto Revelli – partigiano, scrittore e narratore delle condizioni di vita dei contadini delle valli cuneesi – i due compagni di viaggio sono partiti alla volta delle numerose realtà che vivono lontano dalle grandi città e dalla lente d’ingrandimento dei media, alla scoperta – tra le altre cose – del mondo agricolo post-crisi.1526698_667154800022115_5551321628894968768_n

“Prendendo spunto da Revelli abbiamo pensato di raccontare un nuovo contesto contadino”, spiega Daniele, “quello delle persone che scelgono di rispondere alla crisi ritornando ai loro sogni e alle loro idee, interpretando la campagna in maniera nuova. Per questo la chiamiamo campagna due punto zero”.

Gli agricoltori 2.0 sono consapevoli dei danni portati dal mercato globale e dall’industrializzazione, non puntano alla grande distribuzione ma piuttosto alla qualità dei loro prodotti. Come fanno, ad esempio, Lucio e Giulia di Casetta Gialla – in Umbria – dove hanno deciso di ristabilire le piante da frutto autoctone, completamente assuefatte alle caratteristiche del terreno su cui crescono. Seguono i principi del valore dei prodotti locali i contadini e gli artigiani di “Genuino clandestino“, mentre la “Rete dei Semi Rurali” ricorda l’importanza della biodiversità agricola e la necessità di conservarla e valorizzarla. L’esodo verso le città e il lavoro salariato del boom economico degli anni ’60 ha portato all’abbandono delle campagne, “chi ha deciso di restare o tornare in campagna e sulle montagne fa qualcosa di utile per tutta la società”, incalza Daniele, “perché si prende cura del territorio e lavora anche per evitare disastri ambientali come il dissesto idro-geologico”.

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Ispirati dai valori de “Il movimento lento”, la bicicletta è il mezzo di trasporto prescelto per affrontare questo viaggio, perché considerato più vicino a questo mondo popolare e il più adatto per avvicinarlo. Sicuramente la morfologia del territorio non ha permesso loro di spostarsi esclusivamente sulle due ruote e alcune volte si sono affidati al treno, rigorosamente a bassa velocità, proprio come sono abituati a fare i protagonisti delle loro storie e dei loro incontri.

“La linea del TAV serve le solite dieci grandi città italiane”, considera Daniele, “ma la quasi totalità degli italiani, i restanti settemilanovecentonovanta comuni, vivono nel coprifuoco e dopo le nove di sera possono spostarsi solo se possiedono l’automobile. Così i ragazzi minorenni”, prosegue, “passano l’adolescenza aspettando di prendere la patente per potersi muovere da dove vivono.” Affrontare le difficoltà di spostamento tra una tappa e l’altra significa anche toccare con mano i problemi che riguardano questo popolo, sperimentare lo stato delle strade e dei collegamenti. Daniele e Nica fanno notare come la bicicletta e i gloriosi treni regionali (gli unici su cui è consentito caricare le due ruote) siano i soli mezzi che, in assenza di automobile, servono quella maggioranza silenziosa d’Italia che vive all’insaputa dei media principali. “Per me l’Italia che cambia è proprio questo popolo che manca”, aggiunge Nica, “manca dalle narrazioni quotidiane ma è più vivo che mai, e sperimenta nuove forme di sopravvivenza e di lavoro.” È un nuovo che ha radici antiche: riprende l’antica sapienza abbandonata per secoli e la rielabora.10350604_667155086688753_1420825381320837101_n

Il viaggio delle “2 ruote di resistenza” è fatto di due momenti principali. Il primo è quello degli incontri e del racconto, le esperienza di vita del “popolo che manca” sono riportate sul blog di viaggio “Bike Partisans”, un nome in cui si riconoscono entrambi perché in un paese dominato dalle automobili usare la bici è una scelta partigiana e resistente, proprio come le storie incontrate e raccontate. La seconda parte è quella prettamente musicale, affidata al “suonicista randagio” Daniele e al suo organetto – lo strumento dei migranti per eccellenza – che insieme compongono e scelgono la musica ispirata dalle tradizioni e dalle usanze dei luoghi e delle persone. “L’organetto ascolta il vento della strada e lo restituisce” confida Daniele “è un ambasciatore della musica di strada, è un amico portatile che sta sul cestino della bicicletta e posso portare ovunque con me”.

Grazie all’organetto Daniele può riprodurre ogni genere di musica dal folk al rock’n roll, creando un’occasione di incontro e di scambio reciproco con le realtà che ha incontrato e incontrerà nel corso dei loro viaggi.

 

Fonte: italiachecambia.org/

Ecco la bici pieghevole per il manager che si trasforma in una valigetta

Una volta c’era la valigetta di Mary Poppins da cui la strana bambinaia tirava fuori l’impensabile al momento giusto, oggi i manager potrebbero aspirare a qualcosa di meglio grazie all’inventiva del designer argentino Marcos Madia!aaa-400x250

Bikoff è una bici pieghevole capace di trasformarsi in una comoda valigetta di carbonio.

Per ora si tratta solo di un concept che si è aggiudicato il premio finale al concorso Cycle Design Seoul, ideato per favorire lo sviluppo di modelli di biciclette che possano garantire semplicità di utilizzo e sicurezza nel traffico caotico della capitale sudcoreana. Non sappiamo ancora se verrà mai immessa sul mercato ma a noi è sembrata davvero un’idea simpatica.  E’ stato scelto il carbonio come fibra primaria perchè assicura la giusta flessibilità in combinazione ad una buona resistenza, di modo che gli uomini d’affari possano destreggiarsi nel traffico senza difficoltà rimanendo impeccabili una volta entrati in ufficio. Una volta montati i vari pezzi, la valigetta resta come elemento dell’intera struttura, andando a coprire il telaio. E per rendere il tutto ancora più eco-fashion il progettista ha pensato anche texture di diverse forme e colore, così da personalizzare il proprio mezzo di trasporto. Questo prototipo è destinato a coloro che non usano abitualmente le biciclette ma ogni mattina si ritrovano imbottigliati nel traffico. Potrebbero cambiare attitudine… Bikoff nasce con l’intento di convincere proprio questa categoria di persone, che spesso sono molto sensibili aidiktat del mondo fashion, a scendere dalle loro auto per salire sul sellino di una due ruote, dando una mano all’ambiente e approfittandone per sgranchire un po’ i muscoli prima di una lunga giornata di lavoro.

Fonte: tuttogreen.it