Recup: salviamo il cibo ancora buono donandolo a chi ne ha bisogno

A Milano un gruppo di ragazzi ha dato vita all’associazione Recup, con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare e donare gli alimenti recuperati alla comunità. Dopo averli incontrati per la prima volta diversi anni fa, li abbiamo intervistati nuovamente per farci aggiornare sulla loro attività, che ha consentito il recupero di oltre 25 tonnellate di cibo solo nel 2020. Finalmente torniamo a parlare di Recup! Sono passati ormai anni dal nostro primo articolo su questa fantastica associazione, che nel frattempo è cresciuta fino a oltrepassare i confini della città meneghina. È quindi ora di fare un bell’aggiornamento: otto, tra ragazze e ragazzi, fanno parte del direttivo, ma tanti altri sono i volontari che aiutano nei vari mercati della città di Milano. Ma cosa fanno di preciso? Combattono lo spreco alimentare recuperando ogni anno tonnellate di cibo che altrimenti andrebbe buttato nella spazzatura e lo distribuiscono gratuitamente a persone che ne hanno bisogno e a chiunque lo voglia ricevere per evitare che venga buttato. Parliamo infatti di cibo scartato non perché non più commestibile, ma nella maggioranza dei casi solo perché non più bello da vedere.

Foto di Claudio Manenti

Nel 2016 li abbiamo incontrati nel loro luogo prediletto: i mercati rionali. A distanza di cinque anni da quell’occasione è giunto il momento di capire cosa è cambiato nel frattempo. Ce lo racconta Lorenzo Di Stasi, giornalista free lance e responsabile della comunicazione e delle relazioni con i media di Recup.

Puoi raccontarci cosa è cambiato per Recup negli ultimi anni, sia a livello organizzativo che dal punto di vista delle attività?

Da quando io stesso sono stato eletto membro del direttivo dell’associazione, a novembre 2019, abbiamo cercato di strutturare meglio i ruoli che ognuno aveva all’interno della vita associativa, anche con un lavoro di facilitazione che ci ha aiutati a conoscerci meglio. Questo ci ha permesso di crescere molto anche in termini di numero di iscritti: superando ora il centinaio e stiamo aumentando nonostante la pandemia, i vari lockdown e le difficoltà a operare nei mercati. Abbiamo anche partecipato e vinto diversi bandi comunali, tra cui QuBì (programma di contrasto della povertà minorile a Milano, promosso da Fondazione Cariplo, ndr), che ci aiutano a sostenere l’associazione e il nostro lavoro. Nel frattempo poi, siamo entrati in Fiera (anche se ora col Covid sono tutte sospese), in quanto lo spreco non avviene solo nei mercati, ma in ogni parte della filiera produttiva. Per questo motivo, a partire dal 2017 abbiamo preso in considerazione anche l’idea di partecipare a due grosse fiere milanesi: Artigiano in fiera e Fa’ la cosa giusta. Quest’ultima rappresenta anche i nostri valori, essendo una fiera degli stili di vita sostenibili. Alcune volte abbiamo tenuto il nostro banchetto, altre abbiamo semplicemente portato avanti attività mirate di recupero a fine fiera chiedendo ai commercianti se fossero disponibili a donare cibo.

Foto di Claudio Manenti

Siete riusciti a gestire le attività durante l’emergenza sanitaria e con le limitazioni imposte?

A fine marzo 2020, quando è iniziata la pandemia ed è iniziato il lockdown nazionale, ovviamente siamo rimasti bloccati per quanto riguarda i mercati, ma ci siamo posti delle domande su come avremmo potuto renderci utili per la cittadinanza ampliando gli orizzonti e supportando assieme ad altre realtà la città di Milano, dove siamo nati e cresciuti e in cui gran parte di noi vive. Da tempo avevamo l’idea di provare a entrare nell’Ortomercato di Milano, che è il principale mercato ortofrutticolo d’Italia per numero di merci; in quel momento, tra fine marzo e fine aprile, il Comune stesso della città di Milano, attraverso la sua Food Policy ha messo in piedi un progetto chiamato “Milano aiuta” e noi – che eravamo già attivi – abbiamo cominciato a collaborare con altre realtà, tra cui Emergency, ma anche altre più informali, come le Brigate di solidarietà, Macao e vari centri sociali. Ci siamo messi a disposizione con la nostra esperienza nei mercati per seguire lo smistamento di frutta e verdura, che veniva separata, pesata e suddivisa in pacchi alimentari che poi venivano donati a circa 4900 famiglie meno abbienti, ma anche anziani a cui, specialmente nella prima fase della pandemia, era raccomandato di stare a casa. Abbiamo anche contribuito ad allargare la rete delle realtà che hanno aiutato, così come la lista dei beneficiari, includendo molte persone che erano state particolarmente colpite dal lockdown, grazie alla preziosa collaborazione con le Brigate. All’Ortomercato si è registrato un cambiamento fondamentale nelle modalità della distribuzione: non sono più i singoli cittadini che vanno a prendere ciò che offriamo loro, ma sono le Brigate, che conoscendo bene il territorio e le famiglie vanno a consegnare il cibo. Oltre a questo, abbiamo continuato a essere presenti all’Ortomercato collaborando anche col Banco Alimentare e tuttora siamo presenti tutti i giovedì in continua collaborazione con le altre realtà informali.

Foto di Claudio Manenti

Oltre che all’Ortomercato, continuate a essere presenti anche nei mercati rionali?

Certo! Abbiamo ripreso le attività in 8 degli 11 mercati in cui eravamo presenti. Gli altri sono temporaneamente sospesi, ma anche lì riprenderemo presto. Per una lista aggiornata dei mercati in cui siamo presenti, rimando all’apposita sezione del nostro sito. L’anno scorso abbiamo raccolto un totale di 25 tonnellate tra i mercati (prima e dopo l’interruzione) e l’Ortomercato, di cui 17 esclusivamente nell’Ortomercato.

Cosa puoi dire alle persone che volessero unirsi a voi per il recupero del cibo?

Recup non ha confini e può essere replicato in ogni città italiana dove c’è un mercato: ci stanno chiamando da vari luoghi e da gennaio siamo presenti anche a Busto Arsizio. Quindi invitiamo a unirsi a noi a tutte le persone che sono sensibili alle tematiche dello spreco alimentare e sono consapevoli del suo impatto a livello sociale ed economico, anche a livello di risorse naturali. Perché quando butti una banana, butti l’acqua che è stata utilizzata per farla crescere, la benzina e i combustibili fossili che sono stati impiegati per trasportarla, così come le ore di lavoro delle persone coinvolte nella produzione. Quindi se ci sono persone che vogliono attivarsi in prima persona contro lo spreco alimentare, siamo disponibili a essere contattati via email tramite il sito o i social per dare loro tutte le indicazioni del caso, oltre alla maglietta, che è il nostro segno di riconoscimento: basta poco per partire!

Se vi interessa il tema leggete la nostra storia su Alessia La Cava, protagonista di una delle prime esperienze di recup in Italia. Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/03/recup-salviamo-cibo-buono-donandolo/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Recup: il recupero del cibo invenduto a favore della comunità

Recuperare nei mercati rionali il cibo che a fine giornata i commercianti sono obbligati a buttare nella spazzatura anche se commestibile. Un gruppo di ragazzi ha dato vita ad un progetto di Recup a Milano con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare e donare gli alimenti recuperati alla comunità. Il cibo che perde valore economico crea così valore sociale.

A Milano un piccolo gruppo di ragazze ha fatto partire un progetto che vuole far fronte al grave problema dello spreco alimentare, recuperando il cibo invenduto o danneggiato nei mercati rionali per metterlo gratuitamente a disposizione di chi lo voglia.

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Da sinistra a destra i volontari di Recup: Beatrice, Ilaria, Federica e Alberto

Del problema dello spreco alimentare ce ne siamo occupati più e più volte e continuiamo a farlo perché purtroppo è un problema di dimensioni enormi che non riguarda solo la Grande Distribuzione Organizzata (GDO), o la ristorazione: nei mercati rionali c’è tanto cibo commestibile, ma danneggiato o invenduto, che i commercianti, per legge, sono obbligati a buttare nella spazzatura al termine delle vendite. Ecco perché alla fine del mercato ci si imbatte sempre più spesso in persone che frugano tra i rifiuti lasciati dagli ambulanti per recuperare ciò che viene gettato via, ma che è ancora perfettamente commestibile. Recup vuole prevenire l’umiliazione di quanti sono costretti a frugare nella spazzatura per poter tirare avanti, promuovendo inclusione sociale e favorendo anche la presa di coscienza di una parte crescente di popolazione che, pur non essendo indigente, ritiene inaccettabile che un tale spreco di cibo venga prodotto e per questo si attiva nel suo recupero. E’ quanto ha fatto anche a Roma la giovane mamma Alessia La Cava, per cui il recup è diventato una strategia di “sopravvivenza urbana”.

Come alcuni di voi ricorderanno abbiamo già parlato delle assurde regole di mercato che prevedono canoni estetici tanto rigorosi quanto deprecabili nei nostri articoli dedicati al Foodsharing. Nel frattempo, il 3 agosto scorso è stata finalmente approvata la legge 166/2016 contro lo spreco alimentare che dovrebbe riuscire a ridurre lo spreco del cibo e a favorire le donazioni da parte degli esercenti, consentendo oltretutto ai Comuni di applicare loro una speciale riduzione sulla tassa dei rifiuti. Per meglio comprendere quali sono le iniziative in corso in Italia in questo contesto, mercoledì scorso ci siamo recati al mercato di Piazzale Martini a Milano, dove abbiamo incontrato alcuni dei volontari di Recup. Ilaria, Federica, Beatrice, Luca e Alberto ci hanno spiegato il progetto e gli obiettivi che si pone.SAMSUNG

Ilaria e Luca al mercato di Piazzale Martini con parte del cibo recuperato

Quando è nato il progetto Recup e come si è evoluto nel tempo?

È nato circa 2 anni fa ed inizialmente eravamo solo 3 persone (Rebecca Zaccarini, Ilaria Piccardi e Federica Canaparo, n.d.r.) che riconoscendosi nell’ideale comune di non voler sprecare cibo si sono incontrate. Oggi siamo una ventina di volontari e lavoriamo in 4 mercati alla settimana: il lunedì al mercato di via Cambini, il mercoledì ci troviamo qui al mercato di Piazzale Martini, il venerdì in via Termopili e il sabato in Piazzale Sant’Agostino a Papiniano. A parte il sabato, l’orario d’incontro è alle 14.00, mentre il sabato a Papiniano è alle 16.00. Chiunque può unirsi al gruppo di volontari e darci una mano; ovviamente ogni volontario può portarsi a casa tutto ciò che vuole e di cui ha bisogno. Nel tempo siamo riusciti anche a costruire una bella rete di collaborazioni, ad esempio qui in Piazzale Martini con Fucine Vulcano.

Chi sono? (Ce lo dice Luca, volontario di Fucine Vulcano)

Fucine Vulcano è un’associazione che promuove la sostenibilità ambientale in generale, in tutte le sue possibili forme, a partire dal sabato che ci occupiamo della Ciclofficina e quindi promuoviamo la mobilità sostenibile, facendo riparazione di biciclette e diffondendo anche il sapere, perché in ciclofficina insegniamo a ciascuno a riparare una bici. La sostenibilità stessa impone la condivisione dei saperi, materiali e immateriali a favore della comunità. Questo progetto di recupero del cibo si sposa pienamente con la nostra idea di sostenibilità, attraverso l’abbattimento degli sprechi e utilizzando una bicicletta cargo non comprata, ma auto-prodotta: è il connubio perfetto.

Raccontateci in cosa consiste una missione tipo dei volontari di Recup

A fine mercato iniziamo a chiedere ai venditori ambulanti se hanno cibo da recuperare, che non riescono più a vendere. All’inizio non è stato semplice vincere la loro diffidenza e guadagnare la loro fiducia, ma ormai ci conoscono e la maggior parte degli ambulanti che collaborano con noi ci lasciano direttamente da parte delle cassette di cibo danneggiato o invenduto durante la mattinata. Noi lo ritiriamo a mano o con l’aiuto della cargo-bike di Fucine Vulcano (v. sopra, n.d.r.) e lo pesiamo per avere dei dati reali sugli sprechi che riusciamo ad evitare. Si scarta il cibo che veramente non è più buono e si redistribuisce a chiunque voglia prenderlo. Ciò che ha perso valore economico, può ritrovare così valore sociale. Possiamo parlare di una media di 100 kg di prodotti “salvati” ogni giorno, che poi vengono ritirati direttamente presso il nostro punto di ritrovo al mercato stesso e consumati dalle persone più disparate, di tutte le età, italiane e non, che altrimenti finirebbero nella spazzatura. In questo modo si crea una collaborazione in grado di formare vere e proprie comunità tra persone diverse, un contatto interculturale e intergenerazionale che si è andato perso, ma che un tempo era tipico dei mercati rionali: il mercato torna ad essere così folklore, scambio, convivialità, divertimento, incontro.2016-11-01-14.14.38.jpg

Luca recupera il cibo con la cargo-bike di Fucine Vulcano

Dopo l’approvazione della legge contro gli sprechi: è cambiato qualcosa per voi, oppure no?
Diciamo che per noi non è davvero cambiato molto e continuiamo a fare affidamento esattamente sugli stessi venditori che già prima ci donavano il cibo. Però, grazie a questa legge, vorremmo cominciare ad organizzarci in modo tale da permettere ai commercianti che donano il cibo di avere uno sgravio nella tassa sui rifiuti. Riusciremmo così non solo a ricevere, ma anche a dare loro qualcosa. A questo scopo ci siamo già messi in contatto con il Comune.

Cosa vi proponete di fare nel breve e nel lungo termine?

Noi vorremmo che la gente ci contattasse per replicare la nostra esperienza in tutta la città di Milano. Ovviamente ci mettiamo a loro disposizione in modo da dargli consigli e indicazioni e per aiutarla, almeno la prima volta, a chiedere la disponibilità dei commercianti ambulanti del mercato rionale a loro più vicino, per poi continuare a portare avanti il recupero cibo anche nella loro zona. Il nostro sogno sarebbe quello di riuscire ad includere tutti i mercati di Milano nel recupero del cibo e in questa città ce ne sono ben 86! Ovviamente non ricerchiamo solo privati cittadini, ma anche associazioni che ci aiutino nel recupero del cibo in modo mirato ed organizzato, prendendo nota di quanto cibo si è effettivamente salvato, facendo in modo che questo cibo sia distribuito il più possibile equamente tra le persone che lo richiedono, etc. Se anche voi siete sensibili al tema dello spreco del cibo e volete mettervi in contatto con i volontari di Recup, potete farlo tramite la loro pagina Facebook o via email, anche per chiedere consigli su come iniziare un progetto del genere in altri quartieri milanesi o in qualunque altra città d’Italia al di fuori di Milano: recuperamilano@gmail.com

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/11/recup-recupero-cibo-invenduto-comunita/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=general

 

 

 

Sempre più attivisti partecipano a “Recup”, il recupero di cibo ancora buono nei mercati di Milano

Continua il recupero di frutta e verdura nei mercati del capoluogo lombardo da parte degli attivisti di Recup, che collaborano con #QuartieriRicicloni. 81 kg di frutta e verdura e 5 kg di pane recuperati mercoledì 5 ottobre. E anche molti fiori e piantine386309_1

Un altro mercoledì virtuoso dal punto di vista ambientale e sociale, quello del 5 ottobre, al mercato rionale di piazza Martini, in Zona 4, dove i volontari di Recup, il gruppo che collabora anche al progetto#QuartieriRicicloni di Eco dalle Città e Giacimenti Urbani, con il sostegno di #FondazioneCariplo, ha recuperato ben 81 kg di frutta e verdura e 5 kg di pane. E questa volta la generosìtà dei venditori ambulanti del mercato è andata oltre le donazioni di frutta, verdura e pane, perché una bancarella ha messo a disposizione anche fiori e piantine, avanzate a fine giornata.386309_2

Il gruppo dei volontari, inoltre, era più numeroso del solito, grazie alla partecipazione di altre associazioni amiche e di alcune realtà presenti nei quartieri Molise e Calvairate. C’era anche un videomaker di Repubblica.

Ricordiamo i mercati e i giorni nei quali i volontari di Recup recuperano e ridistribuiscono il cibo a Milano:

Lunedì ore 14, via Cambini, M1 Rovereto 

Mercoledì ore 14, piazzale Martini, bus 90/91 e 92 

Venerdì ore 14, via Termopili, M1 Pasteur 

Sabato ore 16, piazzale Sant’Agostino, M2 Sant’Agostino

Fonte: ecodallecitta.it

RECUP e Orti di via Padova: a Milano una nuova alleanza per limitare gli sprechi

Quartieri Ricicloni. Agli Orti condivisi di via Padova, dopo il mercato del lunedì di via Cambini, arrivano le ragazze di RECUP, quelle che recuperano e distribuiscono nel quartiere cibo ancora buono. E con gli scarti…orto

Gli Orti di via Padova sono un Eden di profumi e sapori, soprattutto in primavera, quando lo smog rischia di farci dimenticare che a Milano esistono alberi, verde, piante aromatiche, natura e distensione. Sono nati su un terreno ottenuto da LegaAmbiente e sono stati creati riciclando interamente tutti i materiali, dai cassoni alle arnie, agli spaventapasseri, ai mobili e alla cucina, che ospita spesso aperitivi e pranzi condivisi. Dopo la fine dell’Expo, infatti, gli orti hanno chiesto in dotazione 100 cassoni di legno, che erano serviti alla coltivazione del mais, a scopo illustrativo: lì dentro pra si coltivano le piante a partire dal seme, per non comprometterle con un terreno altrimenti inquinato, nel quale invece crescono altre piante. Un’area degli orti é riservata poi alle Arnie d’Artista, realizzate da vari artisti in occasione del Fuori Salone 2015 e ora utilizzate per un corso di apicoltura base e per poter tornare a fare il miele in città. Il progetto «Adotta una zolla», invece, offre un po’ del raccolto a chi contribuisce con una qualsiasi donazione. Orto condiviso vuol dire, infatti, che puo’ essere di tutti coloro che vi si affezionano e che, spesso o occasionalmente, vogliono partecipare alla sua crescita e riuscita. In fondo al giardino c’é anche un’«Isola del Selvatico», uno spazio destinato alla biodiversità, dove nulla viene toccato. Franco Beccari, coordinatore del progetto, spiega che questo contribuisce a mantenere un equilibrio tra natura e specie viventi: ci sono farfalle, coccinelle, altri insetti che altrimenti verrebbero disturbati dal continuo tran tran dell’orto. Poi, ovviamente, si fa il compost. Recentemente é stata creata una lombrichiera, per avere un terriccio ancora migliore. Il compost, infatti, mischiato all’argilla, servirà per coltivare nei cassoni. É qui che entra in gioco il gruppo RECUP, sensibile alla chiamata dei lombrichi affamati di frutta e verdura (possibilmente non agrumi, troppo acidi da digerire!) e a un nuovo modo per utilizzare ciò che altrimenti verrebbe sprecato. Il lunedi’ alle 14, infatti, di fianco agli Orti viene fatto il mercato di via Cambini…Quale occasione migliore per avviare una collaborazione? L’11 aprile, insieme a qualche volontario RECUP e altri dell’orto, abbiamo infatti iniziato il progetto in via Cambini, distribuendo tutto il cibo buono alle persone, ma conservando gli scarti per il compost degli Orti. La sperimentazione é andata a buon fine e i volontari dell’orto hanno proposto di creare un nuovo cassone per il compost, da nutrire totalmente con scarti RECUP. Si prospetta una primavera ricca di nuova vita, nata da ciò che doveva essere eliminato! Chiunque voglia può partecipare al progetto, sia contattando il gruppo RECUP, sia l’Associazione Orti di Via Padova. 

Progetto cittadinanza attiva contro lo spreco, con il contributo di Fondazione Cariplo

#quartiericicloni

Fonte: ecodallecitta.it