“Un laboratorio di sostenibilità in continua evoluzione”: è questa la definizione più efficace per descrivere Rancho Margot, uno straordinario tentativo di sostenibilità e autosufficienza a 360° nato in Costa Rica dall’entusiasmo del cileno Juan Sostheim. Di Andrea Bizzocchi
Ci sono storie che riempiono il cuore e danno speranza per le sorti del genere umano e del pianeta. Una di queste storie è iniziata circa dieci anni fa ed è quella di Juan Sostheim, nato in Cile, trasferitosi negli Usa da bambino con la famiglia e poi in Germania da ragazzo. Quando Sostheim capitò nell’area all’inizio degli anni Duemila in seguito a una grave malattia e al desiderio di cambiare vita, si innamorò immediatamente di quella che era una finca ganadera (una fattoria per l’allevamento di bovini) e capì che quello era il posto giusto per realizzare il suo sogno. Rancho Margot (dal nome della madre di Sostheim), che si trova in Costa Rica vicino alla laguna dell’Arenal e al confine con il “Bosque eterno de los niños”, non è però semplicemente una ex finca riforestata, bensì uno straordinario progetto che ambisce a unire la sostenibilità ambientale con l’autosufficienza energetica e alimentare, l’ecoturismo con l’educazione ambientale, lo yoga con la cucina naturale e infinito altro ancora.
Obiettivo autosufficienza. Descrivere Rancho Margot rimane comunque difficile perché la dinamicità e la capacità visionaria di Sostheim fanno sì che il cambiamento continuo sia una caratteristica fondante di questo posto. In tutta sincerità il progetto è talmente ampio e difficilmente catalogabile che credo la sola definizione possibile sia quella di “laboratorio di sostenibilità in evoluzione continua”. Il primo obiettivo di Rancho Margot, una volta completata la fase di riforestazione (che grazie al clima tropicale può portare un terreno deforestato a foresta primaria nel breve volgere di 8-10 anni) è stato quello di lavorare per diventare una comunità autosufficiente. Questo obiettivo è stato pienamente raggiunto in campo energetico (l’elettricità è completamente prodotta da due idroturbine, da 8 e 42 kw rispettivamente, grazie alle acque che scorrono nella proprietà e che ne assicurano l’intero fabbisogno), mentre un grande orto organico (in cui vengono seguiti i principi della permacultura) e il frutteto, unitamente a latte e formaggi che provengono da mucche allevate all’aperto e
alla carne di maiali e galline (cose su cui io faccio fatica ad essere d’accordo) assicurano una quasi totale autosufficienza alimentare, sia per i residenti sia per l’attività di ristorazione. L’area dell’orto è affiancata dallo spazio dedicato alle piante medicinali utilizzate per produrre saponi, insetticidi e erbicidi naturali impiegati nell’orto. Lo sterco animale, oltre all’utilizzo in agricoltura, viene trasformato in gas-metano per la cucina del ristorante grazie ai “biodigestori”, mentre il riscaldamento dell’acqua per i 20 bungalows della struttura avviene grazie a scambiatori di calore situati all’interno dei forni per il compost. Tutte le strutture (circa una ventina dedicate all’ecoturismo, in aggiunta al ristorante, alle case e al dojo per lo yoga) sono state costruite con l’utilizzo di materiali locali (le piastrelle sono state recuperate da vecchie abitazioni del posto) mentre i mobili vengono preparati nella falegnameria con legname della proprietà. Completano Rancho Margot due piscine naturali (una calda e una fredda), sentieri e cascate per rilassare mente e fisico, e un centro per il recupero degli animali selvaggi.
Un sogno a occhi aperti. Ma come già detto questa descrizione rimane comunque parziale perché Rancho Margot è prima di tutto un sogno a occhi aperti e in continua evoluzione. Tra i progetti di Juan ci sono infatti quote percentuali da destinare ai soci, l’apertura di una scuola di sopravvivenza, una collaborazione per donare parte della proprietà al “Bosco eterno dei bambini” per creare un corridoio biologico e altro ancora. Nella visione di Juan il Rancho conoscerà una fase di transizione che lo trasformerà da resort ecoturistico a una sorta di comunità-università dove verranno offerti corsi di ogni genere relativamente alla sostenibilità e all’autosufficienza. Ma in aggiunta alla sostenibilità e a tutto il resto sopra descritto, Rancho Margot si propone come un esempio che possa ispirare ogni visitatore a creare realtà simili, perché, per concludere con le parole di Juan: “Il tempo dell’individualismo è finito e noi desideriamo condividere le nostre esperienze per insegnare ad altri, e al tempo stesso imparare da altri. È questa la sola strada che possiamo percorrere se vogliamo regalarci un futuro possibile”.
Fonte: viviconsapevole.it