In memoria del ligustro: riflessioni sull’infanzia che c’è stata e su quella che verrà

Mentre lavoro nei campi il pensiero corre ai bambini e ai ragazzi di oggi. Chiusi in città maleodoranti, insensibili a quel po’ di natura che li circonda, attratti dall’artificiale. E le regole “anti-Covid” hanno fatto il resto. Quale società costruiranno le attuali nuove generazioni se non saranno nemmeno più in grado di toccarsi, abbracciarsi, correre e giocare insieme?

In questi giorni di primavera mi capita spesso di passare lunghe ore all’aperto impegnato nei lavori dell’orto e dell’oliveto mentre le rondini sfrecciano sfiorando l’erba e in sottofondo si  ode costantemente il richiamo insistente dei codirossi.

Non presto molta attenzione a ciò che mi circonda. L’angoscia della situazione attuale è troppa, così come la rabbia, e mi pesa l’impotenza nel vedere il mondo che si sgretola di fronte allo strapotere di multinazionali e al movimento pulsante e irrazionale di una società ormai  priva di ogni punto di riferimento, valore e consapevolezza.  Annaffio, rastrello, tasto i baccelli, raccolgo le potature degli ulivi, apro e chiudo il recinto delle vecchie cavalle pony. Il tempo passa veloce. Tuttavia c’è qualcosa che mi distrae, un essere vivente che mi  fa distendere le rughe della fronte e riporta la mia attenzione sul mondo circostante. È il Ligustro  (Ligustrum vulgare ), un arbusto mediterraneo che forma intrichi e siepi ai bordi dei boschi, nelle radure o dove la luce è abbastanza forte da potergli giovare. Siamo a Giugno e il ligustro è lì, con le piccole foglie coriacee, incurante di telegiornali, pandemie vere o presunte, disastri economici e sociali. Lui è lì e da fine Maggio ci regala dei fiori bianchi a grappoli, dall’aspetto insignificante ma il cui odore, dolce come zucchero, ubriaca anche il più sobrio degli insetti ed è inebriante anche per  gli esseri umani.  Aspiro il profumo e mi sento confortato.  

Poi però il lavoro nel campo mi richiama e mentre accatasto i rami di olivo il pensiero corre ai bambini e ai ragazzi di oggi. Chiusi in città maleodoranti, insensibili a quel po’ di natura che li circonda ma attratti dall’ artificiale, automi costretti in mille progetti; progetti che loro stessi credono interessanti, utili o divertenti ma in realtà non hanno alcun senso se non gettarli nella competizione. Hanno già una maschera e non sanno più riconoscere il bello e il giusto, non sanno quasi più toccarsi, abbracciarsi, ridere come scemi per una battuta banale, rimanere a bocca aperta per un arcobaleno o le onde del mare. Quasi, appunto; alcuni istinti permangono ancora, alcune ripulse sono dure da scacciare: come la disperazione per la sofferenza degli animali o la voglia di correre o più semplicemente le necessità di stare con degli altri simili e coetanei . Ma questo è un problema per una società di consumatori senza freni e per coloro che vendono prodotti e creano economie.  Ecco dunque, durante “l’emergenza covid”, che molte regole che io ritengo assurde e inique si sono accanite proprio su bambini e ragazzi. La scuola a distanza, il distanziamento sociale, le distanze di sicurezza, la paura dell’altro: sono una delle peggiori realizzazioni che questa società pazza ha imposto negli ultimi mesi ai bambini e ai ragazzi. Tutto ciò comporta solitudine, disorientamento, insicurezza; l’atomizzazione della società arriva così alla sua apoteosi; solo singoli si è sicuri. Ma al contrario, quali disagi mentali, quali conseguenze sociali hanno prodotto e produrranno queste imposizioni largamente accettate dagli adulti?  Quale società costruiranno le attuali nuove generazioni se non saranno nemmeno più in grado di toccarsi, abbracciarsi, correre e giocare insieme?

Cinquant’anni  fa la stragrande maggioranza dei bambini riconosceva l’odore del Ligustro, ne gioiva inconsciamente, le ragazze se lo mettevano tra i capelli o nei vasi dei fiori per la Madonna. Oggi il 99% dei bambini non ha mai respirato il profumo del Ligustro, non ne ha mai visto le foglie o i fiori, non sa nemmeno che esista. Se vogliamo cambiare davvero, dobbiamo recuperare il puro contatto con la natura e con noi stessi  e tornare ad assaporare nell’aria l’odore zuccherino della Primavera.

QUALCHE DATO: circa il 60% dei ragazzi controlla lo smartphone come prima cosa appena svegli e come ultima cosa prima di addormentarsi.  Il 63% tra i 14 e i 19 anni usa lo smartphone durante l’orario scolastico. Il 50% dichiara di trascorrere dalle 3 alle 6 ore al giorno con lo smartphone in mano quando fuori da scuola. 120.000 adolescenti in Italia trascorrono su internet oltre 12 ore al giorno mostrando patologie psichiatriche.

Fonte: ilcambiamento.it

Resa al minimo per i ragazzi che usano troppo il computer: uno studio su 31 paesi

Per chi pensa che il computer ci renda tutti i giorni un po’ più stupidi e che forse tecnologia ed educazione non vadano proprio così bene a braccetto, ecco un nuovo studio che conferma tutte le ansie.computer_a_scuola

Jill Barshay è la fondatrice di Education By The Numbers, il blog del The Hechinger Report che si occupa di educazione. Ed è proprio lei che porta alla luce uno studio che conferma le preoccupazioni di genitori, educatori e insegnanti. La Organization for Economic Cooperation and Development (OECD) ha analizzato l’uso del computer tra i quindicenni di 31 nazioni  e ha riscontrato che gli studenti che usano maggiormente il computer a scuola hanno minori abilità di lettura e più bassi rendimenti in matematica.  Lo studio è stato pubblicato il 15 settembre 2015 benchè sia stato condotto nel 2012, quando gli studenti utilizzavano ancora meno di oggi internet e computer nelle scuole. «Chi utilizza internet ogni giorno ha le performance peggiori » spiega Andreas Schleicher, direttore dell’OECD Director e autore di “Students, Computers and Learning: Making the Connection,” il rapporto in questione, primo nel suo genere. Pare invece, sempre dallo studio, che l’utilizzo del computer a casa produca meno danni riguardo l’apprendimento. In media, nelle 31 nazioni oggetto dello studio i quindicenni trascorrono in media oltre due ore al computer ogni giorno (nella tabella QUI c’è anche l’Italia). Commenta Schleicher: «Noi tutti pensiamo che introdurre sempre più tecnologia aiuti l’apprendimento, aumenti l’interazione e dia agli studenti accesso a più conoscenze. Purtroppo non pare funzionare in questo modo». La tecnologia cambia anche completamente il modo e i risultati con cui si utilizzano i mezzi di apprendimento e di prova. Per esempio, lo studio attesta che gli studenti che utilizzano di più il computer a scuola hanno risultati leggermente migliori nella “lettura digitale” ma assolutamente peggiori nella lettura degli scritti stampati, cioè la lettura convenzionale. Stessa cosa è stata osservata per i test di matematica. E questo avviene solo se l’utilizzo del computer resta comunque al di sotto di una certa soglia; se la si supera i risultati peggiorano. In definitiva, commenta Jill Barshay, «questo studio mi induce a concludere che la tecnologia abbia in sè molte potenzialità ma è difficile utilizzarla e implementarne l’uso in maniera intelligente ed equilibrata. Probabilmente è meglio investire il denaro nella formazione di bravi insegnanti piuttosto che nell’acquisto di tanti computer».

Fonte: ilcambiamento.it

Legambiente e CinemAmbiente presentano Ecokids 2014

Cinema e cultura ambientale per ragazzi dal 29 maggio al 5 giugno a Torino, nelle sale 1 e 2 del Cinema Massimo. Le proiezioni sono gratuite previa ma vanno prenotate378961

Anche quest’anno Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta collabora con CinemAmbiente per Ecokids, la sezione del Festival dedicata ai ragazzi. Il festival internazionale di cinema e cultura ambientale, organizzato dal Museo Nazionale del Cinema ed in programma dal 29 maggio al 5 giugno a Torino, propone una serie di film a tematica ambientale selezionati appositamente per gli studenti delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, adatti a stimolare la sensibilità dei ragazzi nei confronti delle tematiche ambientali e a promuovere comportamenti ecosostenibili.
Le proiezioni di Ecokids -gratuite previa prenotazione– si svolgeranno nelle mattinate di giovedì 29 maggio, venerdì 30 maggio, martedì 3 giugno, mercoledì 4 giugno, giovedì 5 giugno alle ore 9:30 nelle sale 1 e 2 del Cinema Massimo di via Verdi 18. Ogni proiezione sarà seguita da un dibattito sui temi del film e, a questo proposito, importante è la collaborazione con Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e con i suoi educatori ambientali, che favoriranno la discussione rafforzando il significato dell’iniziativa. Quest’anno per le scuole che aderiscono a Ecokids sarà inoltre possibile usufruire di una visita per i ragazzi al Museo del Cinema con un biglietto al costo di 2,50 euro ed abbinare dei laboratori per le classi presso il Museo.

Fonte: ecodallecitta.it

Dopo 17 anni fa la cosa giusta e rimedia ai suoi errori

Non è mai troppo tardi Letter1-620x321

per rimediare ai propri errori e lo dimostra la storia di un uomo tormentato dal senso di colpa per aver derubato la sua scuola quando aveva solo 12 anni: e così, dopo 17 anni, ha deciso di inviare alla scuola una lettera di scuse e una busta piena di soldi. E’ successo in California, a Nevada City, dove James Berardi – preside della Grizzly Hill Elementary School – si è visto recapitare una lettera scritta a mano, firmata e accompagnata da 300 dollari. Nella lettera, il mittente spiegava che 17 anni fa, quando frequentava la scuola ed aveva solo 12 anni, aveva rubato dei soldi che dovevano essere destinati ad una gita scolastica o alla festa di fine anno. “Ho fatto irruzione a scuola”, ha scritto l’autore della lettera, di cui non è stato reso noto il nome, “poco prima della fine dell’anno scolastico. Ho rubato il denaro di alcune classi (che lo avevano messo da parte per una gita o per la festa di fine anno) e, dall’ufficio del preside, ho rubato alcuni oggetti che erano stati confiscati. Ho rotto qualche serratura e i telai di alcune finestre. Non so esattamente quant’è costato riparare i danni, né quanti soldi avevo rubato. Secondo i miei calcoli, dovrebbero essere 300 dollari. Ho allegato alla lettera questa cifra per rimediare a ciò che ho fatto, per cercare di risarcire i danni e riparare ai miei errori”. La bella missiva, infine, si chiudeva con questa frase: “Se, a scuola, lavora ancora qualcuno che si ricorda di questo episodio e ritiene che 300 dollari non siano sufficienti a coprire i danni, non esitate a contattarmi”. Il preside Berardi ha subito contattato l’ex allievo per ringraziarlo del bellissimo gesto e per comunicargli che i soldi inviati erano più che sufficienti. Ed ha commentato, visibilmente commosso: “Mi auguro che questo gesto gli abbia dato la serenità che stava cercando. Forse l’ha fatto per liberarsi da un grosso peso o dal senso di colpa”. Secondo gli insegnanti della Grizzly Hill School la lettera vale molto più del denaro che conteneva, perché ha dato agli studenti un’importante lezione di vita. “Questa persona ha fatto una cosa sbagliata”, ha sottolineato Willow De Franco, “E forse si è sentita così male e così in colpa per aver fatto scelte sbagliate, che alla fine ha deciso di rimediare al suo errore”.

Fonte: buonenotizie.it

La storia di Yash: vedere il mondo in modo positivo

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Yash Gupta, 17enne di origine indiana residente a Irvine (California), è un ragazzo molto speciale: già da qualche anno ha fondato un’associazione che raccoglie occhiali da vista usati – che altrimenti finirebbero nella spazzatura – per donarli ai bambini che ne hanno bisogno ma che non possono permetterseli. Yash, che porta gli occhiali da vista da quando aveva 5 anni, sa molto bene cosa significa non vedere perfettamente e si ricorda ancora di quando era alle elementari ed aveva rotto gli occhiali da vista. Yash ha dovuto aspettare una settimana per averne un paio nuovo e questa esperienza lo ha segnato profondamente. “ Non riuscivo a vedere niente”, ha raccontato, “In classe non vedevo nulla, così mi distraevo molto facilmente. E non riuscivo nemmeno a fare i compiti”. E’ stato in quel momento che si è reso conto di quanto fosse importante possedere un paio di occhiali da vista. Tutti i bambini che non possono permettersi un paio di occhiali, specialmente nei paesi a basso reddito, soffrono di uno svantaggio enorme, perché se non riescono a vedere bene, non possono beneficiare dell’istruzione che ricevono. “Per loro diventa impossibile riuscire ad esprimere al meglio le loro potenzialità. Io ho avuto questo problema per una settimana, ma questi bambini ce l’hanno da tutta la vita”. Ecco perché 3 anni fa, quando aveva solo 14 anni, Yash ha avuto l’idea di recuperare gli occhiali da vista che la gente non utilizza più, per donarli a chi ne ha bisogno. Spesso i vecchi occhiali vengono dimenticati nei cassetti o gettati nella spazzatura, quando ci sono tanti bambini che non vedono bene ma che non possono comperarli. “Io, a casa, ho trovato da 10 a 15 paia di occhiali solo aprendo i cassetti in modo del tutto casuale”, ha detto. Resosi conto che quegli occhiali potevano fare la differenza nella vita di almeno 10 bambini, Yash con il supporto del padre, ha fondato una associazione che raccoglie gli occhiali da vista usati per darli ai bambini meno fortunati di lui.  Come primo passo, ha contattato tutti gli optometristi di Irvine, che hanno accettato di esporre nei loro negozi un contenitore nel quale i loro clienti, dopo aver comprato un nuovo paio di occhiali, potevano donare quelli usati.Yash6-150x150

“Quel primo esperimento è stato davvero incoraggiante”, ha dichiarato Yash. “Alcuni (optometristi) avevano già molte paia di vecchi occhiali, che avevano accumulato nel tempo e dei quali non sapevano che fare” . la sua associazione no profit si chiama “Sight Lerning” e raccoglie occhiali usati presso gli optometristi californiani per darli ad organizzazioni internazionali. Dal 2011 ad oggi Yash ha raccolto e regalato circa 9.500 paia di occhiali, per un valore di quasi 500.000 dollari, soprattutto ai bambini di Haiti, Honduras, India e Messico. Per il suo altruismo Yash ha partecipato ad un evento alla Casa Bianca lo scorso mese di luglio ed è stato nominato CNN Nero 2013. Aiutare gli altri è molto importante per Yash, la cui famiglia è emigrata dall’India verso gli Stati Uniti quando aveva solo 1 anno di età. “ E’ stata dura riuscire ad integrarci per questo sono molto solidale con tutte le persone che vivono momenti di difficoltà. In questo momento stiamo collaborando con organizzazioni che hanno attività internazionali. Ma in futuro, mi piacerebbe portare questo servizio anche in tutte le città degli Stati Uniti” ha spiegato Yash. “Nel Mondo”, ha concluso, “ ci sono 300 milioni di persone che non possono permettersi un paio di occhiali da vista, ma ne hanno bisogno. Gran parte di loro (circa un terzo, n.d.a.) sono studenti e credo che non sia giusto che non riescano ad avere un’istruzione adeguata solo per questo motivo. E’ entusiasmante vedere l’espressione meravigliata dei bambini che indossano gli occhiali per la prima volta, vedere la gioia e felicità sui loro volti”

Fonte: buonenotizie.it

Tinteggia la scuola gratis per sdebitarsi dell’aiuto ricevuto

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La scuola elementare di Noale (Venezia) è stata ridipinta, in cambio dei pasti caldi ricevuti alla mensa dell’istituto durante l’anno scolastico. Il protagonista di questa storia è Mohamed Matrouf, di professione imbianchino, che ha voluto ripagare in questo modo l’aiuto ricevuto per far fronte alla mensa scolastica dei figli. I suoi bambini sono iscritti al tempo pieno presso la scuola elementare di Noale e si fermano a mangiare in mensa, ma il lavoro è saltuario e, spesso, è molto difficile far quadrare i conti alla fine del mese. Mohamed, 42 anni, originario di di Casablanca e in Italia dal 1998, fa l’imbianchino da tutta la vita e così, prima dell’estate, quando ha visto che le aule frequentate dai figli avevano bisogno di manutenzione, ha chiesto di poterle ridipingere per sdebitarsi dei pasti che i suoi bambini avevano già ricevuto. Durante l’estate, però, la scuola elementare è stata anche teatro di un episodio vandalico: ignoti hanno infranto il vetro dell’ufficio dei bidelli, rotto la macchinetta del caffè e allagato l’atrio. E Mohamed, dopo aver visto i danni, non si è tirato indietro. Oltre alla tinteggiatura alle aule dei figli, è passato alla sistemazione dei corridoi e alla tinteggiatura di quasi tutto l’edificio.

“Tra maggio e giugno”, ha raccontato alla stampa locale Francesca Bonazza, la dirigente scolastica, “Mohamed si è reso disponibile a tinteggiare le aule dei suoi bimbi. Ma alla fine dell’estate sono rimasta stupita per il suo lavoro, che è andato ben oltre le nostre aspettative. Non solo ha ridipinto le classi dei suoi figli, ma pure i corridoi della scuola. E lo ha fatto gratis”.

“Ha chiesto se poteva rendersi utile. Il suo gesto di gratuità e passione, come quello di altri genitori, ma anche di docenti e personale della scuola, ci riempiono di gratitudine”, ha continuato Francesca Bonazza. La scuola elementare di Noale “è una piccola comunità” che interviene quando i soldi pubblici non bastano e sono molti i genitori che spesso si offrono di dare una mano gratuitamente nella pulizia dello stabile: Sono notizie positive da cui attingiamo forza ed entusiasmo per svolgere al meglio il nostro delicato lavoro di educatori”.

I suoi bambini sono stati aiutati ad avere un pasto caldo ogni giorno e Mohamed non l’ha dimenticato: “È stata una mia volontà e così ho fatto. In vita mia ho imparato tante cose sul mondo dell’edilizia. Gli insegnanti ci hanno sempre sostenuto. Se ho qualcosa da dare, la do:per me è stato un gesto normale. Mi sono reso utile”.

Fonte: buone notizie.it

Campi estivi, per bambini e ragazzi una vacanza “Sul mare”

“Far assaporare ai ragazzi il vivere in un piccolo villaggio nella natura, dove ognuno con le sue azioni porta beneficio a se stesso e a chi lo circonda”. Con questo desiderio è nato il progetto ‘Sul mare’ dell’associazione Lasa che organizza campi estivi per bambini e ragazzi. Ce ne ha parlato meglio Paolo Cignini, vice-presidente dell’associazione.

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Raccontaci come nasce il progetto “Sul mare”, da quali esigenze, persone e desideri?

“Sul Mare” è nato nel 2012 da un’idea dell’Associazione Naturalistica Lasa, della quale sono il vice-presidente. Lavoro con i bambini nel settore dell’Educazione Ambientale dal 2007 e l’esigenza era quella di creare un progetto educativo ad elevato risveglio dinamico-sensoriale rivolto a bambini e ragazzi. Operiamo quindi nel turismo giovanile ed i nostri campi estivi, attraverso diverse attività sportivo-naturalistiche, hanno lo scopo di rilassare ed espandere i sensi attraverso il contatto diretto con la natura e i suoi elementi. Il desiderio è quello di far vivere o almeno far assaporare ai ragazzi la vita in un piccolo villaggio in natura (che noi chiamiamo “Campo Lasa”), dove si dorme in tenda e dove ognuno con le sue piccole azioni porta beneficio a se stesso e a chi lo circonda.

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In cosa, questo tipo di vacanza per bambini e ragazzi, si contraddistingue da altre esperienze diffuse nel vostro settore?

Nella responsabilità individuale che cerchiamo di trasmettere ai ragazzi, affinché capiscano che senza di questa l’attività del campo non può funzionare o funziona male. Faccio alcuni esempi: una volta alla settimana (a volte anche di più) mangiamo davanti a un bel fuoco, tutti insieme in cerchio. Per la preparazione del barbecue i ragazzi collaborano attivamente nella raccolta della legna: se decidono di non farlo, semplicemente salta il barbecue. La stessa filosofia avviene nelle attività sportive, che sono di carattere assolutamente non competitivo ma aggregativo: in canoa e in barca a vela ci si mette sempre il giubbino di salvataggio, nel tiro con l’arco si seguono delle regole di sicurezza e di buona convivenza. Se i ragazzi decidono di non seguire queste regole, si assumono la loro responsabilità di non fare qualcosa di bello. Nessuna punizione e nessun rancore segue ad un loro rifiuto, cerchiamo di trasmettere la filosofia che se non si collabora ci rimettono loro personalmente: vivere in Natura ricavandone un’esperienza piena significa vivere di poche, semplici ma vitali regole. Infine, riserviamo una speciale attenzione all’alimentazione: acquistiamo il cibo biologico direttamente dai produttori locali, rispettando la filosofia del cibo a chilometri zero, e lo cuciniamo in maniera semplice e genuina usando solo l’olio necessario. Non beviamo acqua minerale in bottiglia ma l’acqua potabile del rubinetto: i ragazzi a turni auto-organizzati si alzano quando la brocca è finita e riempiono l’acqua per tutti. Lo stesso avviene per la tavola: ogni bambino o ragazzo ha le sue posate personali, si apparecchia collaborando insieme e poi, a turni, ognuno si lava il proprio piatto.

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Come si svolge una giornata tipo?

La mattina ci svegliamo intorno alle 8 e, dopo una lenta e sana colazione, iniziano le attività sportivo-naturalistiche della giornata. La divisione in gruppi per le varie attività la decidiamo noi guide prima di iniziarle, con una riunione insieme ai ragazzi nel nostro “cerchio dei ciocchi”. Dopo la mattinata dedicata alle attività, si mangia tutti insieme: a prendere il cibo sono prima i bambini più piccoli, poi i ragazzi più grandi. Dopo pranzo, ci concediamo un vitale relax sulle amache all’ombra della nostra pineta: nelle ore calde una semplice e rigorosa regola che la natura detta è quella del riposo. Quando è più fresco, riprendiamo con le nostre attività, invertendo i gruppi rispetto al mattino. Dopo la doccia e la cena, a volte ci fermiamo sotto un bel cielo stellato ad osservare insieme le costellazioni e di conseguenza impariamo insieme anche ad orientarci di notte, come facevano un tempo i navigatori (e non solo).

A quali principi e valori ambientali fate riferimento dal punto di vista dell’educazione?

I nostri principi e valori ambientali ci sono suggeriti dal nostro vivere in Natura insieme. Naturalmente cerchiamo di ridurre al minimo la produzione di rifiuti e siamo più intransigenti quando bambini e ragazzi gettano rifiuti a terra (purtroppo a volte capita) oppure sprecano troppa acqua nel farsi la doccia (c’è sempre un assistente che li segue). Curiamo anche il tono della comunicazione: evitiamo schiamazzi sia per una questione di educazione sia perché le pinete sono popolate di splendidi animali, ai quali le urla giustamente proprio non piacciono. L’educazione ambientale che ci sta a cuore è legata all’essenzialità dello stare in Natura: i ragazzi, con poche e semplici regole, sanno e avvertono di riscoprire un benessere che troppo spesso nelle nostre caotiche città manca. Cambiano il loro rapporto con il tempo, scoprendo che meditando le azioni con calma si giunge a risultati migliori piuttosto che nell’agire disordinatamente in fretta. Scoprono che collaborare non è poi così sbagliato, per gli altri e per se stessi. Tutti questi concetti sono rafforzati dallo stare e dal vivere in Natura.

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Che tipo di soddisfazioni e quali difficoltà nel portare avanti un progetto di questa natura?

Le soddisfazioni sono enormi, in primis perché riceviamo tantissimo da questa esperienza: la spontanea leggerezza con cui i bambini vivono e si godono la natura, il lento ma graduale adattamento con il quale i ragazzi più grandi si adeguano al vivere in natura con meno oggetti e meno tecnologia. Sono tutti processi colmi di una poesia meravigliosa, dalla quale riceviamo moltissimo e che mi risulta difficile spiegare a parole, che sono importanti ma in parte a volte limitanti. Di difficoltà ce ne sono molte, purtroppo con gli anni aumentano: parlando di tecnologia, a volte è difficile far capire ai ragazzi che per almeno dieci minuti si può silenziare un lettore mp3 o un cellulare per ascoltare la musica della natura che ci circonda. Inoltre, abbiamo vissuto e viviamo (anche se avverto maggiore consapevolezza oggi) anni nel quale il consumismo e ritmi di lavoro sempre più intensi hanno isolato maggiormente gli individui: si fa fatica a volte a far capire i vantaggi, anche personali, di una sana collaborazione. Ma è pur vero che la difficoltà è il motore che dovrebbe spingere a cambiare e a migliorarsi. Noi cerchiamo di praticare il cambiamento insieme ai nostri bambini e ai nostri ragazzi (‘telegiornali viventi’ per quanto riguarda l’andamento della nostra società).

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Fonte: il cambiamento

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