Taranto, blackout alla raffineria Eni: fuoriuscita di liquido grigiastro in mare e fumo nell’aria

La Capitaneria di Porto rassicura: “È tutto sotto controllo”.Le-fiamme-e-il-fumo-a-Eni-di-Taranto-620x350

Nella raffineria Eni di Taranto c’è stato, nel pomeriggio di lunedì 8 luglio, un blackout, probabilmente dovuto a un fulmine caduto durante un violento nubifragio. Ci sono state fiamme e molto fumo nero nell’aria (come è possibile vedere dalle foto pubblicate su Twitter da alcuni tarantini). Qualcuno ha addirittura pensato che la nuvola scura provenisse dall’Ilva, invece si trattava della raffineria Eni. Secondo quanto riferito poco dopo l’incidente dal presidente di Peacelink Taranto Alessandro Marescotti, l’aria era diventata irrespirabile vicino alla raffineria, dove si trovavano alcune imbarcazioni, e nel quartiere Tamburi e ciò che ha destato più preoccupazione è il fatto che i tubi, andati in pressione durante il blackout, hanno liberato del liquido grigiastro in acqua. Si è formata una chiazza estesa circa 80 metri lineari e larga 10 metri spinetta sotto la costa dal moto ondoso che ha così contenuto il materiale evitando che si disperdesse al largo. Per questo la Capitaniera di Porto ha fatto sapere che la situazione è sotto controllo, che non c’è il rischio che il liquido, un prodotto idrocarburico molto leggero, si disperda in mare. Gli esperti dell’Arpa analizzeranno il materiale per capire meglio di che cosa si tratta. Appena si è diffusa la notizia e prima delle rassicurazioni della Capitaneria di Porto, Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, ha manifestato l’intenzione di presentare una denuncia in procura a Taranto perché le centraline perimetrali di monitoraggio previste dall’Aia non sarebbero attive.
La preoccupazione degli ambientalisti è giustificata dal fatto che il liquido fuoriuscito è sembrato materiale di raffinazione misto a petrolio, poi definito un prodotto idrocarburico molto leggero dalla Capitaneria di Porto. I risultati delle analisi condotte dall’Arpa dovrebbero chiarirne l’entità.

Fonte: ecoblog

Gela, perdita di petrolio da una raffineria Eni

Dalla notte del 4 giugno si sta verificando uno sversamento di idrocarburi in mare dalla raffineria Eni di Gela (Cl)459-0-schermata 2013-06-04 a 18.34.35

Un gruppo di ambientalisti ha ripreso e denunciato lo sversamento di petrolio in mare dalla raffineria dell’Eni a Gela (Cl), che da questa notte inonda le acque marine di veleno nero: la macchia di petrolio, piuttosto consistente, continua ad espandersi. Sul posto sono presenti, da questa mattina, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri ed una squadra della Capitaneria di Porto; tutta l’area è pervasa, secondo alcune testimonianze, da un nauseabondo e fortissimo odore. La consistente macchia oleosa sarebbe fuoriuscita da una tubazione dell’impianto Topping della raffineria Eni, riversandosi nel canale di scarico dell’acqua marina usata per il raffreddamento di alcune apparecchiature della fabbrica, e raggiungendo infine la foce del fiume Gela. Ancora poco chiara la natura di questa perdita; il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta ha così commentato la notizia sulla sua pagina Facebook:

L’ennesimo episodio di sversamento a mare di petrolio proveniente dalla raffineria di Gela, all’indomani di una giunta di governo che proprio a Gela ha stabilito di potenziare nelle aree industriali siciliane le strutture di prevenzione sanitaria e cura sulle malattie tipiche dell’industrializzazione, obbliga il governo della Regione ad elevare il livello di soglia dei controlli da effettuare in quei siti. Ritengo che in questi siti bisogna organizzare in loco task force specifiche composte da Arpa, Genio civile, Asp e uffici ambientali delle province, per esercitare un’azione continua e costante di controllo. Da tempo, per Gela, sono state concesse le autorizzazioni ambientali, regionali e nazionali, necessarie per rafforzare la sicurezza degli impianti. L’Eni ha sempre assicurato che tali investimenti sarebbero stati realizzati al più presto possibile, mentre non si riesce ad avere un crono programma preciso. I gruppi industriali petroliferi dovrebbero cominciare a dirci con chiarezza cosa intendono fare rispetto a impianti che hanno bisogno di tanti investimenti e manutenzioni straordinarie, per renderli compatibili con il rispetto dell’ambiente e la sicurezza e la salute dei cittadini.
Convocherò immediatamente l’Eni, l’Asp, l’Arpa, l’assessorato alla Salute e al Territorio e Ambiente per giovedì prossimo, per approfondire le ragioni di questo ennesimo incidente ambientale, su quali investimenti immediati intende promuovere la raffineria per risolvere la situazione in maniera definitiva.

Il greggio infatti rischia di inquinare il mare e la spiaggia a est della città: la cittadinanza si è riversata sul posto ad osservare gli interventi delle autorità. La Procura di Gela ha già aperto un fascicolo.

 

Fonte: ecoblog