Torino. Il blocco del Gerbido: spegnimento automatico per un’anomalia nel rilevamento delle emissioni

Nuovo blocco giovedì 11 luglio per l’inceneritore del Gerbido. Rilevati forti odori in contemporanea allo spegnimento tra Mirafiori Sud e prima cintura. Lo stop sarebbe stato causato da un superamento dei limiti che avrebbe portato il sistema di autocontrollo a spegnere automaticamente l’impianto375633

 

 

Il blocco dell’inceneritore del Gerbido di giovedì pomeriggio sarebbe stato causato da un’anomalia nel sistema di rilevamento delle emissioni: un superamento delle soglie limite imprevisto avrebbe portato a un autospegnimento precauzionale, provocato dal sistema di controllo, in modo da impedire il rilascio di sostanze nocive. Per il presidente di TRM,Bruno Torresin, nulla di grave. “Si è trattato di uno stop tecnico, in una fase di esercizio provvisorio, ed è normale dato che stiamo ancora tarando l’impianto che si possa verificare qualche anomalia. Non sappiamo fino a quando l’inceneritore resterà fermo, in ogni caso il blocco è fisiologico in una fase di collaudo. Ma la puzza non è certo colpa dell’impianto”. Dopo lo spegnimento, non sono mancate le proteste da parte dei comitati, che chiedono chiarezza sulle emissioni che hanno causato il black out. Per il Presidente di ATO-R Paolo Foietta, la situazione è sotto controllo. “L’impianto si è fermato proprio perché funziona”. per la riapertura dell’attività, si attende che TRM fornisca tutti i chiarimenti necessari, ma si prevede che l’impianto tornerà in funzione nelle prossime 24 ore.

 

Fonte: eco dalle città

Le banche continuano a finanziare il carbone in Slovenia e Serbia ma cresce la protesta

Alcune importanti banche europee stanno finanziando nuove centrali a lignite in Slovenia e Serbia, invece di puntare sulle energie rinnovabili che hanno potenzialità e costi paragonabili, ma non generano gas serraCarbone-inquinamento-586x389

Due grandi banche europee, la European Investment Bank e la European Bank for Construction and Development stanno finanziando al 50% con 650 milioni di € la costruzione di una centrale a lignite da 600 MW a Sostanj in Slovenia. Progetti simili sono in corso anche in Serbia. Gli investitori sostengono che la nuova centrale avrà un maggiore rendimento rispetto alle vecchie unità esistenti. La lignite è però una forma di carbone di minore qualità e quindi particolarmente inquinante: contribuisce all’effetto serra con 990 g CO2per ogni kWh prodotto, rispetto ai 400 del metano. La centrale consumerà da solo l’intero budget di carbonio sloveno per l’anno 2050. Perchè non investire invece nelle rinnovabili? Secondo uno studio dell’università di Maribor, la Slovenia ha un buon potenziale per nuove installazioni idroelettriche e sarebbe possibile produrre una quantità di energia equivalente a quella della centrale in progetto a Sostanj con costi paragonabili  (1), senza però tenere conto del futuro costo delle emissioni di CO2 che penalizzeranno sempre di più il carbone. Anche l’energia eolica potrebbe garantire la stessa produzione a costi paragonabili (2). Non sono le banche a dover scegliere tra il carbone o le rinnovabili, ma la società nel suo complesso. Le banche vogliono restare avvinghiate al mondo fossile? Non con i nostri soldi. Su questo tema il bankwatch network sta svolgendo un ottimo lavoro, poichè “fa le pulci” ai grandi progetti finanziari per portare la finanza a lavorare per le popolazioni e per l’ambiente e non contro di loro. (1) Ipotizzando un capacity factor del 42% per il carbone, la produzione annua di Sostanj sarebbe di 2,2 TWh all’anno, perfettamente realizzabili con nuovo idroelettrico che in Slovenia ha un potenziale di 8 TWh/anno. Supponendo per l’acqua un capacity factor del 36%, per produrre 2,2 TWh occorrerebbe una potenza di 716 MW. Secondo lo studio citato, la forbice dei costi sarebbe di 1,5-2,6 €/W, con un costo totale compreso tra 1 e 1,8 miliardi. (2) 2,2 TWh di produzione sarebbero fattibili visto il potenziale eolico di 3 TWh. Con un capacity factor del 27%, occorrerebbero 925 MW, con un costo complessivo di 1,1 miliardi (1,2 €/W).

Fonte: ecoblog