Biglietti Atac in cambio di bottiglie? Ecco la proposta

Compattatori nelle scuole e nelle stazioni che in cambio di bottiglie o lattine diano biglietti dell’autobus. Questa la proposta della commissione ambiente di Roma380191

Una proposta che potrà di certo interessare chiunque utilizzi di frequente il trasporto pubblico romano.
Nello specifico si propone di rifarsi a quello che già accade in Cina dove è possibile riciclare e ricevere in cambio dei biglietti per autobus o metro. Iniziative simili sono già diffuse in tutta europa e stanno prendendo piede in Italia dove, sia a Roma che in altre città, è già possibile ricevere buoni spesa in cambio di lattine contenitori di plastica.
Diverso però sarebbe ottenere in cambio dei biglietti del bus. Così facendo infatti si incentiverebbe sia il riciclo dei materiali sia l’utilizzo dei trasporti pubblici.  A proporlo è il consigliere Athos de Luca, presidente della commissione ambiente che starebbe già lavorando con Atac per distribuire questi compattatori nelle scuole e nelle stazioni degli autobus.

 

Fonte: ecodallecita.it

Norme sull’efficienza energetica, AiCARR propone un Testo Unico

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Il quadro legislativo nazionale in tema di efficienza energetica degli edifici è troppo complesso. La proposta di AiCARR alla politica: un Testo Unico sull’efficienza energetica negli edifici, con lo scopo di fare chiarezza, di semplificare e di rendere più omogenea la regolamentazione legislativa dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio nazionale – da Quale Energia del 4.09.2014. Il quadro legislativo nazionale in tema di efficienza energetica degli edifici è talmente complesso da comportare un problema serio agli operatori del settore, dai progettisti ai certificatori, ma anche ai produttori e agli installatori. Lo sostiene AiCARR, l’associazione che rappresenta i progettisti e le aziende del settore impiantistico, in una nota diffusa oggi. “Abbiamo considerato nella maniera più involuta le Direttive europee in tema di efficienza energetica e fonti rinnovabili: emanate una dopo l’altra e spesso di difficile interpretazione, sono caratterizzate da recepimenti in Italia tardivi, tautologici, contraddittori e a volte inutili. L’esempio della legislazione che ha riguardato la certificazione energetica è emblematico: il processo di recepimento è stato completato dopo ben 12 anni dalla pubblicazione della Direttiva EPBD – Energy Performance Building Directive”. La questione normativa, prodegue il comunicato, non è da meno: “Il mandato 343 assegnava al CEN (Comitato europeo di normazione) il compito di definire norme tecniche a supporto della direttiva EPBD, tali norme sono uscite in ritardo rispetto ai tempi previsti per il recepimento della Direttiva stessa, ma hanno dovuto comunque essere interpretate nella loro trasposizione a livello nazionale: l’intenso lavoro del Comitato Termotecnico Italiano ha reso disponibile il meritorio pacchetto UNI-TS 11300 in tempi brevi, tali però da richiedere aggiornamenti successivi. Per non parlare poi della questione non ancora definita degli edifici a energia quasi zero che dovrebbero essere realizzati con le nuove regole a partire dal 2018”.
E’ in questo quadro che nasce la proposta di AiCARR di proporre ai propri soci e alla politica un Testo Unico sull’efficienza energetica negli edifici, con lo scopo di fare chiarezza, di semplificare e di rendere più omogenea la regolamentazione legislativa dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio nazionale.  “Con questa proposta – conclude la nota – AiCARR si candida con più forza, ed in modo più operativo, a supportare tecnicamente il mondo istituzionale, sia a livello centrale che locale. La semplicità legislativa permette alle istituzioni di esercitare in modo univoco e chiaro le attività di progetto, verifica e controllo, ma soprattutto restituisce agli utenti una maggiore certezza sulle prestazioni energetiche dichiarate di edifici e impianti. L’obiettivo del Testo Unico, oltre a fornire un contributo di semplificazione (nessuna nuova legge o dispositivo normativo!) permette di garantire un accordo interpretativo, direi comparato, tra ciò che esiste ora e ciò che è in fase di completamento”.

Fonte: ecodallecitta.it

Mense scolastiche a km0? La proposta per le scuole romane

Presentato al campidoglio il progetto “Mense a km0”. Nelle scuole romane saranno distribuiti cibi genuini provenienti dalle aziende agricole prossime agli istituti e tutti gli alunni potranno imparare qualcosa di più sulla natura grazie alle gite mensili organizzate nelle fattorie379326

Roma è il comune con la più vasta area agricola d’Europa, addirittura 50mila ettari all’interno dei quali sono presenti decine di aziende. Alcune di queste, grazie alla continua espansione della città, sono ormai quasi inserite nel tessuto urbano e possono quindi consegnare i loro prodotti praticamente a km0. Nasce per questo il primo progetto di mensa scolastica a km0. Le aziende suddette consegneranno i proprio prodotti genuini alle scuole limitrofe riducendo drasticamente l’utilizzo di cibo conservato e praticamente azzerando l’inquinamento da trasporto.
A fare da aprifila il III Municipio di Roma dove la scuola Scuola Elementare Cinquina (Istituto Comprensivo Uruguay) parteciperà al progetto pilota.  A presentare l’idea in Campidoglio gli assessori capitolini Paolo Masini (Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana), Alessandra Cattoi (Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità) e il presidente del III Municipio, Paolo Marchionne, con la partnership Cooperativa Sociale Parsec Soc. Coop. e Cascina Global Service Srl. Il progetto non si fermerà alla sola fornitura di cibi freschi e stagionali essendo previsti anche percorsi educativi per consentire agli alunni di seguire le coltivazioni e la produzione grazie a gite mensili organizzate nelle stesse fattorie.   Il progetto, che verrà presto esteso anche ad altre scuole periferiche, prevede anche l’installazione di macchinari per il compostaggio dei rifiuti organici presso le aziende agricole coinvolte.

Fonte: ecodallecittà.it

In bici al lavoro? Sarai rimborsato, almeno in Francia

Il Ministro dei Trasporti francese ha lanciato una proposta che punta ad incentivare la mobilità sostenibile rimborsando a chilometro i dipendenti che arrivano a lavoro in bici.essere-bicimania-830-400x250

Quest’iniziativa costituisce una proposta alla petizione on line di Carfree rivolta al Presidente Hollande  e portata avanti sul sito Avaaz. Secondo i dati di uno studio si constata che i francesi, come molti cittadini europei, spendono molte ore imbottigliati nel traffico: nello specifico, ogni cittadino francese trascorre in media 35 ore l’anno fermo in auto accumulando stress e frustrazione. In Europa fanno peggio di tutti i belgi, con ben 58 ore annuali sprecate nel traffico, mentre noi italiani ci aggiudichiamo un non invidiabile posto a metà classifica con le nostre 25 ore all’annodi stress per la coda in auto. Oltre  a questo parametro della qualità della vita si aggiungono anche criteri legati alla mobilità sostenibile e all’inquinamento ambientale per cui il piano francese prevede di rivolgere la proposta di rimborso alle aziende(inizialmente volontarie) per incoraggiare i propri dipendenti a spostarsi utilizzando un mezzo più eco-friendly come le due ruote. Sarebbe fattibile anche in Italia?

Fonte: tuttogreen.it

Incentivi per biciclette, 25 centesimi per Km da casa al lavoro: la proposta in Francia

La proposta arriva dalla Francia e consiste in un incentivo da 25 centesimi di Euro per Km nella tratta lavoro-casa

Una indennità per chi va in bicicletta da casa al luogo di lavoro pari a 25 centesimi di Euro per Km. E’ questa la proposta fatta da Carfree in Francia al presidente Hollande attraverso una petizione lanciata on line ieri su Avaaz. La richiesta nasce dopo lo studio condotto nel 2013 e pubblicato dal Coordination interministérielle pour le développement de l’usage du vélo (CIDUV)che ha analizzato i possibili incentivi all’uso della bicicletta dal domicilio al luogo di lavoro. Infatti nel reportage si legge:

L’indennità per chilometro risponde a una preoccupazione di tipo simbolico: affermare che la bicicletta costituisce un mezzo di trasporto per i lavoratori che la utilizzano, per coloro che prendono in prestito che tutti sono legittimati a sceglierla come modalità di trasporto. Serve infine a affermare che è una scelta ragionevole e razionale e va ben oltre un comportamento emotivo fatto da una manciata di militanti.

L’indennità servirebbe dunque a incentivare dell’ oltre il 50% l’uso della bicicletta. Purtroppo proprio questa proposta fu bocciata nel 2012 e prevedeva che Un secondo emendamento prevedeva che il datore di lavoro avrebbe pagato ai suoi dipendenti un contributo per le spese di viaggio tra casa e luogo di lavoro compensato dalla riduzione dei contributi previdenziali per incoraggiare le imprese a adottarla.

fonte: ecoblog

Stati Generali del Lavoro, proposte di transizione e cambiamento

“Una parata di proposte tanto ampia da coprire quasi tutto il pensabile, o meglio il trasformabile”. Ricco di spunti pragmatici l’esito degli Stati generali del Lavoro svoltosi a fine settembre in Val di Susa. Proposta simbolo della tre giorni, l’istituzione di un Centro Studi sulla Transizione e il Cambiamento.statigeneralilavoro

Eleonora Ponte, l’ispiratrice degli Stati Generali del Lavoro, aveva dichiarato che a Vaie ci sarebbe stata la bomba atomica, intendendo con ciò un’esplosione di idee nuove e dirompenti che sarebbero scaturite dall’impegno dei partecipanti. Promessa mantenuta: la seduta plenaria di domenica 28 settembre, quella in cui gli 8 tavoli hanno presentato quanto concluso il giorno prima, è stata una parata di proposte tanto ampia da coprire quasi tutto il pensabile, o meglio il trasformabile – dalle nuove idee in materia di risparmio energetico agli ecovillaggi, dalle banche e monete alternative alla ristrutturazione del tempo di vita e di lavoro, dall’educazione al consumo ai “luoghi dove si impara con diletto” -, che chi vuole potrà scoprire nei dettagli sulla apposita pagina del sito. Qui credo sia invece il caso di soffermarsi sul denominatore comune di tutto questo: appunto, l’idea di cambiamento. Tra i tanti slogan ormai insopportabilmente privi di significato che ci investono da tutti i mezzi della cosiddetta informazione non si sente blaterare che di riforme, ma chi riesca ancora a far mente locale per percepire il vero significato di quel che si vuol dire vi scoprirà dei messaggi in cui di nuovo non c’è nulla: alleggerire la Costituzione, spazzare via un altro po’ di diritti, adeguarsi ulteriormente, ammesso che sia umanamente possibile, a quel che vogliono i mercati. Reazione pura, purtroppo vecchia come il mondo. A Vaie abbiamo invece respirato una boccata di aria fresca, abbiamo sentito che le persone devono venire prima del profitto, che è la solidarietà e non la concorrenza che fa produrre meglio e di più, che solo perché viene più o meno retribuita un’attività non può automaticamente aspirare alla nobile definizione di lavoro. Ma, ancora più importante, abbiamo notato come tutti, ma proprio tutti, i tavoli fossero giunti alla stessa conclusione riguardo alla fatica principale di questa transizione: lasciarsi alle spalle le vecchie abitudini mentali, preconcetti che sono gabbie, ma nei quali la maggior parte delle persone è ancora comodamente rannicchiata perché pensare costa fatica, paura di perdere i propri punti di riferimento, opposizione da parte della maggioranza silenziosa e adeguata. Soprattutto richiede un grande sforzo in prima persona, in un mondo in cui gli inviti a delegare e a trovare soggetti da incolpare al posto della propria passività sono infiniti. Direi che la rivoluzione da tanti invocata parte da qui, dal rinnovare se stessi, le proprie idee, le proprie azioni. Nulla di eclatante, magari non all’inizio: ogni aspetto dell’esistenza può essere occasione di riflessione privata e meglio ancora pubblica, di ogni nostro gesto dovremmo chiederci perché lo compiamo in un certo modo, non fosse che per giungere alla conclusione che non si può fare diversamente, ma che perlomeno si sono esplorate altre possibilità. Ecco perché la proposta simbolo degli Stati Generali del Lavoro è la creazione di un Centro Studi sulla Transizione e il Cambiamento che funga da propulsore dell’auto-programmazione degli individui e delle comunità: perché questa è la strada per affrontare positivamente la crisi, che forse è tanto vituperata proprio perché ci sta mostrando che non possiamo proseguire a essere più o meno consapevolmente complici del sistema che ci sta conducendo sull’orlo dello sfascio generale. E soprattutto perché, come dice il documento conclusivo del tavolo dedicato al tema, in caso contrario “la transizione avverrà comunque, ma con esiti tragici e con l’imposizione di enormi e diffuse sofferenze”.

A noi la scelta.

Fonte: il cambiamento

Aree protette: “la fretta mette a rischio i parchi”

“Il disegno di legge che il Senato vuole approvare con urgenza allontana i parchi italiani dalla conservazione della natura. La somma d’interessi particolari non corrisponde mai all’interesse pubblico generale”. È quanto sostengono le principali associazioni ambientaliste, contrarie alla riforma della Legge quadro sulle aree naturali protette.parchi_naturali3

Le otto Associazioni chiedono al Parlamento l’avvio di un ampio confronto con tutte le parti interessate sul rilancio del ruolo dei parchi e delle riserve naturali

La dichiarazione d’urgenza approvata ieri dal Senato per l’approvazione del disegno di legge n.119 sulla riforma della Legge quadro sulle aree naturali protette (legge n. 394/1991) conferma purtroppo il prevalere degli interessi particolari e privati nella gestione del patrimonio naturale e culturale del Paese. Il disegno di legge presentato dal Senatore D’Alì soddisfa senz’altro gli interessi di cacciatori e cavatori e quanti altri interpretano i parchi essenzialmente come ostacolo ai propri particolari interessi e considerano le norme di tutela solo un vincolo all’utilizzo delle risorse naturali. Purtroppo la somma degli interessi particolari, anche degli agricoltori, non corrisponde mai all’interesse pubblico generale del Paese. Le maggiori Associazioni ambientaliste criticano la decisione del Senato di procedere con urgenza all’esame del disegno di legge presentato dal Senatore D’Alì, che ripropone integralmente il testo raffazzonato e improvvisato approvato dalla Commissione Ambiente del Senato al termine della scorsa legislatura. Con questo voto il ddl n.119 diventa purtroppo il testo di riferimento per la riforma della legge quadro sulle aree naturali protette, la Legge n.394 del 1991. Si allontana così la possibilità di un sereno confronto sulla riforma della legge esasperando ulteriormente il conflitto tra Associazioni ambientaliste e chi caparbiamente continua a sostenere e difendere i contenuti della riforma proposta dal Senatore D’Alì. Una riforma che allontana i parchi dalla loro missione prevalente: la conservazione della natura. Con l’adesione del CTS si allarga nel frattempo il fronte delle Associazioni ambientaliste che criticano i contenuti, le modalità ed i tempi di questa riforma della legge sui parchi. CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia considerano infatti grave procedere alla modifica della normativa di riferimento per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nel nostro paese senza una adeguata analisi e riflessione sullo stato di applicazione della legge quadro ed una attenta valutazione sulla gestione attuale dei parchi. parco_gran_paradiso4

“La riforma prevista rischia di aprire le porte alla caccia nei parchi per interessi lontani dalla conservazione della biodiversità nel nostro paese”

Le otto Associazioni chiedono al Parlamento l’avvio di un ampio confronto con tutte le parti interessate sul rilancio del ruolo dei parchi e delle riserve naturali per garantire una efficace conservazione del patrimonio naturale del Paese e si adopereranno già dai prossimi giorni per presentare e far comprendere a senatori e deputati le ragioni del loro dissenso sui contenuti del disegno di legge D’Alì. Sono almeno quattro i motivi per cui le maggiori Associazioni ambientaliste non condividono le proposte di riforma della Legge 394/1991 presenti nel disegno di legge n.119 del Senatore D’Alì:

1.  perché verrebbero rivisti gli equilibri, in modo evidente e comprensibile anche per i non addetti ai lavori, tra coloro che rappresentano negli enti di gestione interessi nazionali generali e chi rappresenta interessi particolari e privati. Nessuno intende contrapporre i legittimi interessi delle comunità locali alle esigenze di tutela della natura ma è quanto mai opportuno nel nostro Paese assicurare il rispetto di quella gerarchia di valori ribadita in più occasioni dalla Corte Costituzionale per la quale la tutela dell’ambiente dovrebbe prevalere sempre su qualunque interesse economico privato.

2. è piena d’insidie la distinzione artificiosa che si vorrebbe introdurre tra attività venatoria e controllo della fauna selvatica, pur con la supervisione dell’ISPRA, l’Istituto di ricerca del Ministero dell’Ambiente. Si prevede di fatto un diretto coinvolgimento dei cacciatori nella gestione della fauna all’interno delle aree naturali protette. La normativa attuale già consente interventi da parte degli Enti Parco per la gestione dei problemi che alcune specie, essenzialmente il cinghiale, possono determinare se presenti in sovrannumero. La riforma prevista rischia di aprire le porte alla caccia nei parchi per interessi lontani dalla conservazione della biodiversità nel nostro paese.

3. manca  inoltre, come indispensabile premessa ad ogni ipotesi di riforma della Legge attuale, una seria analisi dei problemi nella gestione dei parchi in relazione al ruolo centrale che dovrebbero svolgere per la tutela della natura. Risale infatti al 2002, cioè alla seconda Conferenza nazionale sulle aree naturali protette di Torino, l’ultima occasione di ampio confronto e dibattito sul nostro sistema nazionale di parchi e riserve naturali.

4. c’è infine da rilevare che in assenza di una seria valutazione sullo stato delle nostre aree naturali protette le proposte di riforma della Legge entrano esclusivamente nel merito delle rappresentanze negli Enti di gestione, delle procedure di nomina di Presidenti e Direttori, di possibili meccanismi di finanziamento attraverso royalty che rischiano di determinare pesanti condizionamenti nella gestione delle risorse naturali dei territori protetti e nella gestione della fauna attraverso un discutibile quanto inopportuno coinvolgimento del mondo venatorio.

Per questi motivi le otto Associazioni ambientaliste rilanciano l’allarme sul destino dei parchi italiani ed auspicano una opportuna ampia riflessione prima di riavviare il processo di riforma della Legge quadro 394/91, nei tempi e modi opportuni, con l’avvio di un serio ed approfondito confronto sul futuro dei parchi con il solo obiettivo di assicurare una loro gestione più efficace per la conservazione del nostro patrimonio naturale.

(*)CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano, WWF Italia

Fonte: il cambiamento

Pesticidi, per la Francia fanno venire il cancro

L’Alto Commissariato francese per le Patologie Professionali in Agricoltura riconosce il legame tra alcuni tumori maligni del sangue e l’uso di pesticidi: al vaglio l’inserimento di queste patologie tra le malattie professionali147885311-586x335

 

Che i pesticidi non fossero proprio l’ideale per gli usi agricoli è uno dei segreti di Pulcinella del quale il mondo continua a fregiarsi ma che, forse, comincia a volgere verso un suo completo svelamento: l’Alto Commissariato francese per le Patologie Professionali in Agricoltura (Cosmap) ha proposto di includere nella lista di patologie professionali nel settore agricolo anche le varie forme di tumore maligno del sangue. Insomma, il tentativo che si sta attuando in Francia è certificare il danno che i pesticidi causano all’essere umano: una proposta che ha, come prevedibile, scatenato un certo fermento tra operatori del settore e parti in causa, ma che in realtà non è contestata da nessuno. Il legame causa-effetto tra pesticidi ad uso agricolo e tumori maligni del sangue è dunque oramai acclamato: nemmeno la Federazione Nazionale francese dei Sindacati degli Agricoltori (Fnsea) nega più la correlazione, pur manifestando la contrarietà al provvedimento, adducendo come motivazione la necessità di condivisione delle responsabilità fra tutte le parti, Stato e aziende produttrici dei pesticidi incluse. Il problema, come rilevato dalla Fnsea, e gli oneri di eventuali risarcimenti, nella bozza in preparazione sarebbe totalmente a carico del datore di lavoro. In Francia la battaglia contro i pesticidi agricoli è oramai ad una chiave di volta: solo lo scorso anno il governo francese aveva riconosciuto una correlazione tra malattia di Parkinson e prodotti chimici ma anche, nel recente passato, con la leucemia e il cancro alla vescica, alla prostata e al cervello. Per tutta risposta, le aziende produttrici di pesticidi sostengono l’importanza dell’uso che si fa di questi prodotti, sottolineando anche il “come” questi vengono utilizzati: insomma, è la cattiva gestione e la sovraesposizione ai prodotti a renderli dannosi (un discorso che, senza girarci attorno, scarica la responsabilità agli stessi agricoltori).

 

Fonte: ecoblog