Costarica: un 2015 al 100% rinnovabile

L’annuncio viene dal SEN (Sistema Eléctrico Nacional): il Costarica ha iniziato (e proseguirà) il 2015 alimentato esclusivamente da fonti energetiche rinnovabili.energie_rinnovabili_costarica

Il SEN ha fornito i dati relativi ai mesi di gennaio, febbraio e marzo, secondo i quali il Costarica, paese sudamericano tra i più attenti all’ambiente, sta “funzionando” senza consumare più idrocarburi per la produzione di elettricità. Tra l’altro, le abbondanti piogge hanno consentito un efficiente funzionamento degli impianti idroelettrici. Seguono, nell’ordine, gli impianti geotermici, quelli eolici, quelli a biomasse e gli impianti che funzionano a energia solare, una matrice al 100% rinnovabile. E i dati forniti dai gestori del Grupo ICE offrono un quadro che dovrebbe confortare: le bollette sono calate con il passaggio alle rinnovabili. In Italia, così come in altri paesi legati a doppio filo al business degli idrocarburi, ci viene detto esattamente il contrario. In Costarica si parla di una riduzione delle tariffe del 15%. Già lo scorso anno nel rapporto del WWF il Costarica veniva citato come primo paese sudamericano per l’utilizzo di fonti di energia pulita e rinnovabile, obiettivo raggiunto grazie anche ad una diversificazione che ha consentito di raggiungere un elevato grado di efficienza e produzione. Secondo il rapporto del 2013 Rethinking Our Energy Future della Banca interamericana di sviluppo, il Costa Rica nel 2050 potrà esportare energia per 22 volte la propria domanda interna. Il Paese, che conta cinque milioni di abitanti, ha un tasso di elettrificazione del 99,4%, non ha esercito ed è considerata la nazione più felice al mondo. E in Italia? Innanti tutto siamo ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto3. Ma abbiamo una delle forme di democrazia energetica più azzeccata, quella che parte dal basso. Un esempio è costituito da Retenergie: provare per credere. Retenergie ha creato un sistema che permetta la gestione autonoma dell’energia in tutte le sue componenti da parte dei cittadini, con un modello di partecipazione dal basso, attraverso scelte condivise e partecipate, senza imposizioni dall’alto, dalla produzione fino alla vendita.

Fonte: ilcambiamento.it

A Cecina il primo impianto geotermico a biomasse del mondo

Il nuovo impianto della centrale di Castelnuovo di Cecina occuperà nel processo a filiera corta del reperimento delle risorse da 35 a 40 addetti.

Sorgerà a Castelnuovo Val di Cecina il primo impianto geotermico a biomasse del mondo. Enel Green Power ha avviato i lavori per la realizzazione, presso la centrale geotermica Cornia 2, di un impianto che impiegherà la biomassa per ottenere il vapore geotermico che alimenterà la centrale. Si tratta di un investimento di oltre 15 milioni di euro e i cui lavori si concluderanno entro l’estate prossima.

All’impianto geotermico esistente verrà affiancata una piccola centrale alimentata a biomasse vergini di origine forestale prodotte in un raggio di 70 km calcolato in linea d’aria dalla collocazione dell’impianto: grazie alla biomassa il vapore in ingresso alla centrale sarà surriscaldato per passare da una temperatura iniziale compresa tra i 150 e i 160 gradi a una di 370/380 gradi, cosicché aumenterà la potenza netta per la produzione di elettricità sia per la maggiore entalpia del vapore sia per il rendimento del ciclo legato alla minore umidità nella fase di produzione. Si tratta di un’innovazione tecnologica di grande valore perché è a impatto ambientale vicino allo zero e integra un insediamento industriale già esistente mantenendo la totale rinnovabilità della risorsa e del ciclo coniugando due fonti rinnovabili per una produzione che apre nuovi scenari a livello internazionale,

spiega in una nota Enel. La potenza aggiuntiva raggiungerà i 5 MW per un impianto che attualmente ha una potenza installata di 13 MW e che potrà incrementare la producibilità di circa 37 GWh/anno. L’operazione consentirà di risparmiare circa 17mila tonnellate di anidride carbonica, ma ci sarà una ricaduta positiva anche in campo occupazionale poiché, fra gestione diretta e indiretta, occuperà nel processo a filiera corta del reperimento delle risorse da 35 a 40 addetti. Una soluzione “ibrida” che potrebbe diventare un modello vincente da portare anche in altre regioni ricche di biomassa.

Fonte: Ansa
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© Foto Getty Images

Energia dal vento in Cina a 135 TWh nel 2013, 22% in più del nucleare

L’eolico sta crescendo con ritmi elevatissimi, per cui probabilmente supererà l’obiettivo di 200 GW nel 2020. Il nucleare sconta costi più alti, tempi più lunghi, riserve meno abbondanti e il rallentamento del post Fukushima

Nel 2013 i parchi eolici in Cina hanno prodotto la bellezza di 135 TWh di energia elettrica, una quantità pari a circa la metà della produzione complessiva italiana. Come si può vedere dal grafico in basso, per la prima volta l’energia prodotta dal vento ha superato in modo significativo quella da fonte nucleare del 22%, che si è fermata a circa 110 TWh. Il confronto eolico-nucleare non nasce da pura curiosità, ma dal fatto che entrambi i settori energetici si propongono come alternative alle fonti fossili: in Cina i tre quarti della produzione di elettricità vengono infatti dal carbone, con enormi problemi per l’ambiente e la salute. Il confronto è quindi opportuno, dal momento che ogni yuan speso nel nucleare non può essere utilizzato nell’eolico e viceversa. In questi ultimi 10 anni, la crescita della produzione eolica cinese si è letteralmente centuplicata, con un tasso che ha superato il 70% all’anno. Ora i ritmi si sono rallentati, ma rimangono pur sempre intorno al 35% annuo, per cui l’obiettivo di raggiungere i 200 GW nel 2020 con una produzione prevista di oltre 340 TWh sembra essere a portata di mano. La produzione nucleare è cresciuta più lentamente, perchè gli investimenti sono molto più alti e i tempi di realizzazione sono più lunghi, cinque o sei anni, mentre un parco eolico può essere messo all’opera in meno di un anno. Il grave disastro nucleare di Fukushima ha inoltre rallentato tutti i progetti. Se eolico e nucleare dovessero mantenere il ritmo di crescita degli ultimi cinque anni è possibile che nel 2020 l’energia prodotta dal vento sia del 60% superiore. A favore del vento gioca anche il fatto che la Cina ha un enorme estensione di territori deserti con buona producibilità. Nelle province ventose del nord ovest è in costruzione il più grande parco eolico del pianeta che nel 2020 raggiungerà i 20 GW. Le riserve nucleari della Cina sono invece relativamente scarse, poco più di 160 mila tonnellate di uranio estraibile a un costo ragionevole (1), equivalenti a poco più di 30 anni di consumo con un’ipotetica produzione al 2020 di 200 TWh secondo il trend attuale. La combinazione di tutti questi fattori farebbe propendere a scommettere che sarà il vento a vincere la corsa, allungando le distanze.Eolico-e-nucleare-in-Cina

(1) 171 mila t nel 2008 meno il consumo degli utlimi cinque anni, stimato in un tonnellata ogni 40 GWh prodotti

Fonte: http://www.ecoblog.it