I disperati “ciclisti del carbone” dell’India

Circa 50000 persone delle classi più povere nello stato del Jharkhand trasportano ogni giorno tonnellate di carbone per uso domestico, raccolto dagli scarti o rubato alle miniere, costretti dalla mancanza di terra da coltivare. Così però contribuiscono ad inquinare e a ridurre la speranza di vita.Immagine

L’unico aspetto sostenibile di questa vicenda è l’uso della bicicletta. Per il resto è assolutamente assurdo che gli indiani più poveri, senza terra da coltivare siano costretti a raccogliere o rubare gli scarti del carbone, per trasportarlo su lunghe distanze fino a città e villaggi, caricando le biciclette con oltre 250 kg di materiale. Sono chiamati wallahs e nello stato nord orientale del Jharkhand sono quasi 50000. Ogni giorno trasportano oltre 7 tonnellate di carbone, che viene venduto per uso di cucina. Dopo aver percorso decine di km, riescono a guadagnare 100-150 rupie al giorno, cioè circa 1-2 euro. E’ una miseria anche per gli standard indiani, dal momento che il reddito medio è pari a circa 2,5 euro al giorno (1). Le miniere di carbone hanno occupato terra agricola, senza assorbire tutta la manodopera che vi lavorava.  La sovrappopolazione rende d’altra parte difficile un’equa distribuzione della terra, anche a prescindere dai problemi di natura sociale e politica, visto che gli indiani hanno in media 0,15 ettari di terra agricola a testa (dati FAO), ovvero 0,75 ettari a famiglia (2), appena sufficienti a fornire 2300 kcal al giorno pro capite. Usare il carbone per cucinare è un serio problema per la salute. Un’indagine epidemiologica nella vicina Cina mostra che nelle zone con maggiore uso domestico del carbone, la speranza di vita scende anche di cinque anni. A quando una diffusione massiccia di cucine solari? Quelle prodotte in occidente sono care per gli standard indiani, ma una volta avviata una filiera locale, sarebbero abbordabili dalla maggior parte, fornendo un lavoro migliore del tenere in equilibrio il carbone su due ruote.

(1) Il reddito medio a parità di potere d’acquisto (che tiene conto del fatto che il costo della vita è più basso e che alcuni beni sono autoprodotti è invece pari a circa 7,5 €/giorno.

(2) La media è di 4,8 persone a famiglia per tuta l’India e di 5,4 nello Jharkhand

Fonte: ecoblog

A Nantes vertice mondiale delle città ecologiche anteprima del 2015 anno mondiale dello sviluppo sostenibile

Il 2015 è stato dichiarato anno mondiale dello sviluppo sostenibile e i primi incontri si terranno per Ecocity, manifestazione che si tiene a Nantes dal 22 al 25 settembredessin-ecocity-builders-620x350

Il 2015 è stato dichiarato anno mondiale per lo sviluppo sostenibile, e come importanza si può dire che sia pari a quella tenuta in Brasile e conosciuta come Rio20+ nel 2012. A Nantes (Green capital 2013) dal 22 al 25 settembre durante Ecocity, summit mondiale delle città sostenibili si discuterà della timeline per il 2015 e di come le città possano essere rese pulite e con emissioni di CO2 pressoché pari allo zero. Spiega Ronan Dantec vice presidente del comité d’orientation d’Ecocity alla rivista youphil:

La metà della popolazione urbana vive nelle città e il 70% delle emissioni di gas a effetto serra sono prodotte in città. Se vogliamo rispondere quantitativamente alle grandi sfide dello sviluppo sostenibile quali clima, biodiversità, questioni sociali, dobbiamo intervenire nelle città. la città di Copenhagen con cui collaboriamo da tempo ha oggi l’obiettivo di diventare neutra e ciò passa per una mobilità che vede la bicicletta giocare un ruolo essenziale o forti investimenti nell’eolico off shore, ad esempio.

Ma non è tutto oro quel che luce, Nantes dista anche 30 KM dal contestatissimo aeroporto di Notre Dame des Landes che ha prodotto anche le dimissioni un paio di giorni fa del giornalista de Le Monde, Hervé kempf perché messo sotto censura per i dossier proprio sull’Aéroport du Grand Ouest. In merito dice Ronan Dantec:

Questo progetto non si trova nel territorio del comune e dunque non è rientrato nella valutazione per Nantes Green Capital. Ma qui si vive un intenso dibattito e tutti sono a conoscenza della mia opposizione al progetto. Il vertice mondiale di Ecocity è l’occasione per confrontare diverse visioni. Anche se c’è forte opposizione al progetto siamo tutti d’accordo sul fatto che dobbiamo prenderci la nostra parte di responsabilità per proteggere il clima.

Fonte:  Youphil

 

Salto di Quirra, dopo l’uranio impoverito è allarme per torio e trizio

È in corso di svolgimento al Tribunale di Lanusei il processo sui veleni di Salto di Quirra, il poligono interforze nel quale , per decenni, sono state testate indiscriminatamente armi estremamente nocive per l’ambiente circostante75946437-586x385

 

Un super perito è stato incaricato di effettuare un’inchiesta per verificare se vi sia, nei terreni e nelle falde acquifere della zona di Salto di Quirra, presenza di uranio impoverito, torio e cadmio. Falco Accame, presidente della Anavafaf, l’associazione familiari delle vittime militari, sostiene che oltre ai suddetti metalli

dovrebbe essere anche considerato il trizio, largamente utilizzato nella strumentazione dei missili. Infatti, certamente, per quanto riguarda il torio usato nella strumentazione dei missili Milan, non esiste il problema della ricerca della sua pericolosità, da accertarsi mediante carotaggio nel terreno. Infatti la pericolosità del missile esiste indipendentemente da quello che potranno dirci le analisi eseguite sul terreno.

Accame aggiunge, poi, con amara ironia che

se il campionamento verrà effettuato sulla base di quanto a suo tempo venne stabilito per Salto di Quirra (3 secchielli di terra per 13 mila ettari di territorio e 50 mila di mare) i risultati, insomma, ancor prima di iniziare, preannunciano qualche incertezza.

La pericolosità del torio utilizzato nei missili Milan è nota sin dal 2000, tanto che i progettisti francesi del missile – di cui in Italia furono prodotte 30mila unità – decisero di ritirarli dall’impiego. Cosa che l’Italia ha fatto in ritardo, continuando ad avvelenare l’ambiente.

Un problema che non riguarda soltanto Salto di Quirra,

ma molti altri poligoni in Italia (a partire, per la stessa Sardegna, da quello di Teulada), nonché l’impiego in operazioni all’estero.

Fonte: Unione Sarda