Inceneritore di Scarlino, arsenico e altre sostanze tossiche nei pozzi

I dati raccolti da Scarlino Energia, dalla Nuova Solmine e dai bollettini di analisi dell’Arpat evidenziano valori fuori norma. L’arsenico e altre sostanze tossiche sono presenti nel sottosuolo della Piana di Scarlino, nel grossetano, dove si trova un inceneritore da tempo causa di preoccupazione per i residenti e oggetto di una recente sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato le autorizzazioni a operare. In una recente conferenza stampa, il geologo Lodovico Sola ha portato alla luce i dati raccolti da Scarlino Energia, dalla Nuova Solmine e dai bollettini di analisi dell’Arpat. Dall’esame dei valori risultano numerosi valori fuori dalla norma. Nonostante i problemi di inquinamento della Piana di Scarlino siano noti da anni non tutti i siti contaminati sono stati oggetto di una bonifica e la procrastinazione ha condotto all’inquinamento delle falde sottostanti. Il canale di Solmine, alcune strade poderali e alcune aree industriali sono le aree a maggiore criticità. Ad avere rallentato gli interventi è stato soprattutto il fatto di avere attribuito un’origine naturale alla presenza di arsenico nella piana. Le analisi compiute dall’Asl nei tre pozzi dell’acquedotto dell’area industriale di Follonica hanno mostrato come l’arsenico sia fuori norma al punto tale da aver reso necessaria l’installazione di un impianto di dearsenificazione. E mentre la quantità dell’As continua a crescere, alcuni pozzini di esplorazione della Nuova Solmine hanno evidenziato la presenza di ceneri contaminanti e di altri inquinanti oltre all’arsenico: manganese, ferro, solfati, boro e cromo esavalente. Quest’ultimo – altamente cancerogeno – è presente nelle analisi compiute dal 2010 al 2012 in tre piccoli pozzi. Sia per Arpat che per Scarlino Energia l’elemento non compare nel 2013, mentre non si hanno risultati per il 2014. Un problema che, secondo Sola, è stato affrontato con“superficialità” e con la sottovalutazione dei “dati provenienti da pozzi e piezometri esistenti nell’are specifica degli impianti industriali che, come si è visto anche nel caso di Scarlino Energia discusso, sono portatori di valori anomali”.

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Fonte:  La Nazione

Foto | Google Earth

E’ documentato il grave impatto ambientale del fracking su terra, aria, acqua (e persone)

Gli 80000 pozzi di fracking scavati negli USA negli ultimi 8 anni hanno consumato territorio e prodotto enormi quantità di acque tossiche di scarto e di emissioni di gas serra.  Poichè i pozzi si esauriscono velocemente il gioco non vale la candela.Impatto-ambientale-fracking-USA-586x414

E’ stato prodotto un km³ di acque tossiche di scarto(nell’infografica in alto tale volume è confrontato con il più alto edificio del pianeta), un po’ di più della portata mensile del Ticino, il secondo fiume italiano. Queste acque contengono materiali radioattivi e cancerogeni e vengono stoccate in bacini all’aperto (vedi gallery), con possibilità di esondazione o contaminazione della falda, come è avvenuto in centinaia di luoghi dalla Pennsylvania al New Mexico. Le emissioni di CO2 equivalenti sono pari a 100 milioni di tonnellate, soprattutto sotto forma di perdite di metano (gas serra con un GWP pari a25 volte quello della CO2), paria circa il 2% delle emissioni complessive USA. A 27°C e un’atmosfera questo gas occuperebbe circa 55 km³, cioè più del volume dell’intero lago di Garda. Occorre inoltre aggiungere altre 450000 t  di inquinamento atmosferico da particolato, NOx, monossido di carbonio, diossido di zolfo e componenti organici volatili. Per la realizzazione dei pozzi e delle strade di accesso è stato consumato suolo per oltre 1450 km², un’area grande quasi quanto la provincia di Milano. L’impatto sul paesaggio è particolarmente devastante, come si può notare dalle immagini nella gallery. Anche nelle zone non produttive dal punto di vista agricolo, è comunque evidente la frammentazione degli habitat naturali. I rischi per la popolazione stanno aumentando: malattie indotte dall’inquinamento e dal traffico, rischio di esplosioni, aumento dell’attività sismica e competizione con l’agricoltura per le risorse idriche. Tutto questo avviene per pozzi che si esauriscono molto in fretta. Molti hanno già capito che il gioco non vale la candela. Occorre che questa consapevolezza si diffonda nei vari governi statali e a livello federale.fracking-devastazione-paesaggiothn_fracking-fanghi-da-scavo

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Fonte: ecoblog

Il rapido declino della produzione dei pozzi tra le cause della bolla del shale gas

Lo shale gas non inaugurerà una nuova era fossile, perchè i giacimenti sono piccoli, si esauriscono in fretta, richiedono un maggiore investimento energetico, devastano l’ambiente e … fanno arrabbiare le popolazioni locali.Declino-produzione-pozzi-shale-gas-586x449

“Shale gas” (1) sembra la nuova parola magica che vorrebbe evocare una nuova era di abbondanza nell’energia fossile negli USA. Se ben compreso, il grafico qui sopra dovrebbe raffreddare gli entusiasmi dei filo-fossili. La produzione dei pozzi (ad esempio quelli della formazione Marcellus in Pennsylvania) declina rapidamente al punto che la vita attiva di un pozzo è solo di otto anni e il 60%  della produzione si concentra nei primi tre anni. Questo significa che per mantenere costante la produzione bisogna continuare a trivellare il terreno; per accrescere la produzione bisogna fare aumentare ancora più rapidamente il numero di trivelle, di pozzi produttivi, di tubature di collegamento, di strade e di mezzi meccanici. I costi crescono (2) fino a un punto tale per cui la produzione non è più sostenibile e crolla. Prima ancora di raggiungere questo punto, potrebbe essere la protesta civile delle popolazioni locali a fermare la mano delle aziende fossili per i danni causati dal fracking all’ambiente: inquinamento della falda, terremoti e devastazione del paesaggio. Negli ultimi 5 anni la produzione di gas convenzionale è calata di 145 Mtoe(dati EIA) mentre la produzione di shale gas è passata da 0 a 216 Mtoe. Il copione segue esattamente quanto è previsto dalla teoria del picco del petrolio: prima si sfruttano i giacimenti di migliore qualità fino a che non calano, poi quelli di minore valore, che però caleranno assai più in fretta. Insomma, noi vi abbiamo avvisato; fatevi trovare pronti prima che scoppi la bolla.

(1) In italiano è detto gas di scisto o gas da argille, ma per chi deve vendere questa idea sul mercato è naturalmente più cool chiamarlo shale gas.

(2) I costi di trivellazione del gas negli USA per singolo pozzo sono quadruplicati tra il 2002 e il 2007

Fonte: ecoblog

Cresce l’opposizione sociale al fracking negli USA

Il fracking devasta l’ambiente perchè ha bisogno di un gran numero di pozzi, consuma e contamina moltissima acqua ed è fortemente sospettato di indurre terremoti: per questo cresce l’opposizione alla sua praticaNo-fracking-586x384

Nello stato di New York cresce l’opposizione alla pratica del fracking per recuperare il gas di scisto: nell’ultimo sondaggio il 45% della popolazione si è detta contraria (50% nell’Upstate, cioè escludendo l’area urbana di New York City).Un anno fa i contrari erano il 36%. Nello stesso periodo gli indecisi/non informati sono calati dal 27 al 15%. Si tratta di un grande risultato di coscientizzazione popolare, tenuto anche conto delle ampie risorse mediatiche dell’industria petrolifera. I petrolieri iniziano infatti a lamentarsi del fatto che senza fracking non si creeranno 50 000 posti di lavoro. I newyorchesi non si fanno però incantare da queste dichiarazioni, visto che sanno cosa è successo nella non lontana Pennsylvania. Sono stati scavati 150000 pozzi, trasformando di fatto aree rurali in zone industriali, con traffico elevato di pesanti autocarri, depositi di acqua contaminata, inquinamento dell’aria e rumore. La falda acquifera è inquinata e alcune famiglie come quella dei Mc Intyre hanno avuto problemi di salute e non possono più usare l’acqua del rubinetto. Questa devastazione ambientale si accompagna ad una vita media dei pozzi molto breve: circa 7 anni e mezzo, con un calo della produzione del 65% rispetto al valore iniziale in meno di tre anni.

Scrive il senatore democratico dello Stato di NY Terry Gipson dopo aver visitato i siti di fracking della Pennsylvania:

Centinaia di autotreni affollavano strette strade di campagna a due corsie, trasportando macchinari, trasportando centinaia di migliaia di galloni di acqua potabile [essenziale per il fracking ndb], proveniente in gran parte da oltre confine dallo stato di NY, trasportando fanghi di scarto…   Il danno causato alla regione potrebbe persino renderla più depressa economicamente di quanto non fosse all’inizio, una volta che il business del fracking sarà esaurito. Il carattere temporaneo delle costruzioni e degli impianti mi lascia l’impressione che le aziende petrolifere non sono lì per aiutare a costruire delle comunità locali. Tutti gli indizi puntano sul fatto che sono lì solo per ottenere ciò che vogliono per poi andare altrove, lasciandoci una miriade di rischi sanitari e una probabilità altissima di avere contaminato l’acqua, la nostra risorsa più preziosa.

Come non essere d’accordo? Speriamo che questo sia l’inizio di una grande battaglia politica per salvaguardare i territori naturali e non distogliere preziose risorse economiche dalla diffusione delle energie rinnovabili.

Fonte: ecoblog