Arsenico nell’acqua, a Roma tre acquedotti tornano potabili

Lo scorso 21 febbraio il consumo umano era stato vietato nei tre acquedotti Arsial di Monte Oliviero, Piansaccoccia e S.Maria di Galeria.

I tre acquedotti Arsial di Monte OlivieroPiansaccoccia e S.Maria di Galeria (Casal di Galeria) tornano a essere utilizzabili per il consumo umano. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha annullato il divieto di utilizzo per 194 utenti di alcune zone dei municipi XIV e XVdella capitale che nelle scorse settimane erano state escluse dalla potabilizzazione a causa di valori di arsenico fuori dalla norma. A seguito dell’attività di sostituzione delle fonti Arsial con quelle Acea, il Campidoglio ha emanato una nota in cui ha comunicato il ripristino della potabilità dell’acqua nelle seguenti vie di Roma Capitale: Via della Riserva del Carbucceto, Via Ceva, Via Cherasco, Via G.B. Paravia, Via Castellamonte, Via Giaveno, Via Chivasso, Via Dogliani, Via Casale San Nicola nel XIV Municipio e Via Prato della Corte nel XV. Il divieto di utilizzo per il consumo umano era stato emesso lo scorso 21 febbraio, a seguito delle analisi disposte da Roma Capitale ed effettuate dalla Asl sulle acque della rete degli acquedotti rurali dell’Arsial. Le analisi avevano confermato la non compatibilità rispetto ai parametri europei, oggi ripristinata grazie al lavoro messo in campo in questi mesi, volto a sanare una situazione che si protraeva da molti anni. Intanto, prosegue l’attività di riqualificazione degli acquedotti e di sostituzione delle fonti disposta dal Campidoglio e realizzata da Acea, attività che porterà nei prossimi mesi al ripristino della potabilità dei restanti acquedotti interessati dal divieto.FRANCE-WATER

Fonte:  Comune Roma

© Foto Getty Images

Sottraiamo e inquiniamo il 54% dell’acqua dolce per agroalimentare e tessile

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Di tutta l’acqua presente sul Pianeta poco meno dell’1% è potabile e solo il 2,5% è acqua dolce (fiumi, laghi, ghiacciai ecc.).Ne sottraiamo il 54% agli ecosistemi e dunque all’intero Pianeta per industria e agricoltura. Oggi è la giornata internazionale dell’acqua, ricorrenza voluta dall’ONU per ricordare quanto questa risorsa sia fondamentale per la vita sul Pianeta. Noi viviamo di acqua e gli ecosistemi che vivono di acqua dolce sono il 7% delle 1,8 milioni di specie conosciute, tra cui un quarto dei 60.000 vertebrati noti e si estinguono mediamente 5 volte in più rispetto alle specie terrestri. Infatti l’uomo si prende il 54% di tutta l’acqua dolce accessibile per usarne il 20% nell’industria e il restante in agricoltura. Secondo il rapporto WWF Living Planet Report 2012 la capacità di autorigenerarsi dell’acqua è diminuita del 37% e del 70% nelle zone tropicali. Ma nonostante la consistente diminuzione l’industria continua a prelevarne il 20%. L’unesco ha stimato che l’acqua che sarà usata per l’industria passerà dai 752 km3 l’anno del 1995 ai 1.170 km3 nel 2025 rappresentando così il 24% del prelievo totale di acqua dolce. E non restituirà solo merci ma anche acqua inquinata. Infatti nelle acque sono accumulate ogni anno dalle 300 alle 500 tonnellate tra metalli pesanti, solventi, fanghi tossici e di altri rifiuti. Le industrie che inquinano maggiormente sono quelle della trasformazione alimentare responsabile del 40% dell’inquinamento organico.  Ma anche l’industria tessile inquina e tanto. E’ Greenpeace international a portare avanti con la campagna Detox per avere industrie meno inquinanti e come ha spiegato l’attivista cinese Tianjie Ma a capo di Greenpeace East Asia’s Toxic Campaign: Lo scorso mese il governo cinese ha riconosciuto per la prima volta l’esistenza di” villaggi del cancro, legati all’inquinamento da sostanze chimiche pericolose e ha segnalato volontà di affrontare l’inquinamento delle acque in maniera aperta e trasparente. acqua in modo aperto e trasparente. D’altronde resta clamoroso il caso degli oltre 13 mila maiali trovati morti nel fiume Huangpu a Shanghai probabilmente per aver ingerito l’acqua inquinata. Per ora alla richiesta di disinquinare l’industria tessile, che ha le sue mille fabbrichette proprio in Cina e India, hanno risposto all’appello alcune tra le grandi multinazionali come Zara, H&M, Levi’s, Victoria’ Secret annunciando l’impegno di eliminare tutte le sostanze chimiche pericolose dalle loro catene di approvvigionamento e prodotti. In tutto il mondo un’ondata di modaioli, designer e attivisti si è unita insieme per chiedere vestiti la cui storia faccia sentire orgogliosi.

Fonte:  Comunicato stampa WWF, Comunicato stampa Greenpeace international