Spesa di stagione: i prodotti del mese di Febbraio

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Frutta tanta frutta, solo frutta! Sì, perché se a febbraio il tempo non accenna a placarsi significa che i malanni di stagione sono sempre dietro l’angolo. Meglio premunirsi e continuare a comprare arance che non solo fanno bene ma allontanano i sintomi del raffreddamento. Se poi siete stanchi  di arance, mandarini e clementine ed avete bisogno di vitamine, i kiwi fanno al caso vostro. PotassioFosforo, Magnesio, Vitamina C, Calcio, Ferro e fibre ecco il patrimonio di questo gustosissimo frutto. I dietologi e i nutrizionisti li consigliano perché ricchi di acqua e proteine e danno un basso apporto calorico, solo 40 calorie per 100 gr di frutto. Ottimi per le diete, i kiwi diventano eccezionali nella prevenzione delle anemie e per contrastare gli effetti dei radicali liberi. Altri frutti di stagione sono le mele, i pompelmi ricchi di fibre,flavonoidi, vitamine A, B, C e pectine, e infine i limoni. Quest’ultimi possono essere utilizzati per delle deliziose insalate, mentre le scorzette possono essere grattugiate e mangiate, ricordate però di accertarvi che il frutto sia biologico. Bere succo di limone poi serve ad abbassare il livello del colesterolo, allevia i sintomi del mal di gola e aiuta a digerire i grassi. Strofinare poi uno spicchio di limone sui denti, una volta alla settimana, li rende più bianchi. Tra le verdure del mese di febbraio troviamo bietole, carciofi, carote, cavoli e cavolfiori, cicoria, cipolle, indivia riccia, lattuga invernale e spinaci. Quest’ultimi  hanno un basso contenuto di calorie, sono ricchi di minerali e fanno bene al cuore e al pancreas. Ricordatevi di comprarli solo se sono freschi e con le foglie verdi. La presenza di foglie gialle e appassite sono infatti sintomo di prodotto scadente. A fine Febbraio poi è possibile raccogliere le foglie del tarassaco ottime da consumare crude, per quanto riguarda invece il pesce, febbraio è il mese ideale per sogliola e spigola mentre sardina, merluzzo e sgombro pur essendo tipici di questa stagione sono considerate specie a rischio di estinzione. Attenti dunque alla spesa, un occhio più attento salvaguarderà la salute e il portafogli.

 

Fonte: tuttogreen.it

Bibite gassate: il succo della questione

Siamo l’Italia del buon vino, certo, ma nel nostro Paese si bevono anche parecchie bibite: 23 milioni di italiani consumano bevande gassate e 6,5 milioni (quasi un italiano su dieci) dichiara di farlo regolarmente.

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L’indagine Censis-Coldiretti prende spunto da uno studio condotto in occasione dell’American Heart Association’s Epidemiology and Prevention/Nutrition, Physical Activity and Metabolism 2013 in corso di svolgimento a New Orleans nel quale si stima che 183mila morti l’anno, in tutto il mondo, siano da collegarsi al consumo di bibite zuccherate: 133 mila a causa del diabete, 44mila per malattie cardiovascolari e 6 mila per tumore. Un allarme globale che in Italia ha trovato terreno fertile in Coldiretti, la quale ha chiesto che venga resa immediatamente operativa la legge Balduzzi già approvata dal parlamento e che prevede l’aumento obbligatorio della quantità di succo dal 12 al 20% nelle bibite. Con questo aumento, secondo Coldiretti, in Italia dovrebbero consumarsi 200 milioni di arance in più all’anno. L’allarme sul consumo delle bibite è amplificato dall’abbandono dei principi base della dieta mediterranea che comprende, naturalmente, anche il consumo di agrumi. Arance, pompelmi, mandarini e limoni, sono veri e propri serbatoi di vitamine, mentre le bibite a base di agrumi degli agrumi hanno spesso solamente il colore (ottenuto grazie ai coloranti) e il sapore, ma non l’essenza visto che meno di un ottavo della bevanda (il 12%, appunto) è succo di frutta. La scorsa estate il Ministro Renato Balduzzi aveva anche proposto l’introduzione di un contributo straordinario, a carico dei produttori di bevande analcoliche con zuccheri aggiunti ed edulcoranti, di 7,16 euro ogni 100 litri immessi sul mercato, di 50 euro ogni 100 litri per i produttori di superalcolici. La proposta, però, non era stata accolta in Parlamento, lasciando comunque soddisfatto il ministro dimissionario che sottolineò – all’inizio di settembre – come il dibattito avesse comunque contribuito a far emergere nell’opinione pubblica una maggiore consapevolezza riguardo alle problematiche connesse al consumo dei cosiddetti “junk drink”.

Fonte: Coldiretti