PFAS: l’inquinamento che minaccia tutta Europa

Non c’è solo il Veneto, non c’è solo in Nord Italia: l’inquinamento da PFAS minaccia tutta l’Europa. Lo dicono i dato del rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) “Rischi chimici emergenti in Europa – PFAS”.

PFAS: l'inquinamento che minaccia tutta Europa

Non ci sono solo il Veneto e le altre regioni del nord e centro Italia a essere minacciate dall’inquinamento da PFAS. Anche l’intera Europa è esposta a questo rischio di contaminazione, situazione che rivela una pervasività veramente preocupante di queste sostanze così dannose per la salute. Il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) “Rischi chimici emergenti in Europa – PFAS” presenta una panoramica dei rischi noti e potenziali per la salute umana e l’ambiente in Europa causati da sostanze alchiliche perfluorifluorurate (PFAS). Queste sostanze chimiche estremamente persistenti e artificiali sono utilizzate in una varietà di prodotti di consumo e sistemi industriali perché hanno proprietà che risultano particolarmente utili all’industria; vengono usate per esempio per aumentare la repellenza all’olio e all’acqua, ridurre la tensione superficiale o resistere a temperature e prodotti chimici elevati. Attualmente esistono oltre 4.700 diversi PFAS che, a causa della loro estrema persistenza, si accumulano nell’organismo delle persone e nell’ambiente. Sebbene manchino la mappatura e il monitoraggio sistematici di siti potenzialmente inquinati in Europa, le attività di monitoraggio nazionali hanno rilevato PFAS nell’ambiente in tutta Europa e la produzione e l’uso di PFAS hanno anche portato alla contaminazione delle forniture di acqua potabile in diversi paesi europei. Il biomonitoraggio umano ha anche rilevato una serie di PFAS nel sangue dei cittadini europei. Il rapporto dell’EEA avverte che, a causa dell’elevato numero di PFAS, è un compito difficile e dispendioso in termini di tempo valutare e gestire i rischi per queste sostanze individualmente, il che può portare a un inquinamento diffuso e irreversibile.

I costi per la società dovuti a danni alla salute umana e alle bonifiche in Europa sono stati stimati in decine di miliardi di euro all’anno.

Le persone sono principalmente esposte al PFAS attraverso acqua potabile, imballaggi per alimenti e alimenti, polvere, creme e cosmetici, tessuti rivestiti in PFAS o altri prodotti di consumo.

Occorrono dunque serie misure e azioni per sanare questa situazione, limiti chiari di legge e sanzioni, bonifiche e prevenzione.

Fonte: ilcambiamento.it

Robot per migliorare le prestazioni del fotovoltaico

L’inseguimento solare viene realizzato con un solo robot che si muove lungo una rotaia in grado di gestire parchi fotovoltaici di 337 kWp con un aumento di produzione del 40% rispetto ai sistemi fissi

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SunBots, ovvero robots al servizio dell’energia solare; questa semplice idea potrebbe migliorare drasticamente il rendimento dei grandi impianti fotovoltaici. Poichè la posizione e l’altezza del sole variano durante la giornata, un pannello fisso riesce a ottenere la massima efficienza solo in corrispondenza del mezzogiorno (1). I sistemi a inseguimento hanno piccoli motori elettrici che variano l’inclinazione del pannello lungo uno o due assi per seguire il moto apparente del sole: l’aumento del rendimento arriva al 35-40%, ma crescono in parallelo i costi di installazione e manutenzione. La soluzione trovata dall’azienda californiana QBotix è semplice: poichè il sole si muove lentamente lungo la volta celeste, non è necessario motorizzare ogni pannello, ma è sufficiente avere un solo robot che si muove lungo una rotaia e che aggiusti l’orientamento di tutto il parco fotovoltaico. Muovendosi ad una velocità media di circa 1,6 km/h, un piccolo robot come quello illustrato nella figura può orientare un parco di 337 kWp (225 unità da 1,5 kWp) nell’arco di 45 minuti, aumentando la produzione di energia del15% rispetto ai sistemi ad un solo asse e del 40% rispetto ai pannelli fissi. Il robot consuma 475 kWh all’anno, equivalenti a meno di un’ora e mezza di energia prodotta dal parco quando lavora a piena potenza. Altri sistemi robotici vengono invece utilizzati per le operazioni di monitoraggio e pulizia dei pannelli solari e sono particolarmente utili nelle remote zone desertiche dove la polvere trasportata dal vento può ridurre la produzione energetica anche del 40%. (1) La potenza incidente sul pannello è pari a IS sinß, dove I è l’irraggiamento in W/m², S l’area del pannello e ß è l’angolo tra il sole e la normale al pannello. Il massimo occorre naturalmente quando ß è uguale a 0, cioè il pannello è perpendicolare alla direzione della luce.

Fonte: ecoblog