Tyrec4Life, il progetto per una corretta gestione degli Pneumatici Fuori Uso

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L’utilizzo del granulato, o polverino da PFU, come additivo nelle pavimentazioni stradali migliora drenabilità, aderenza, assorbimento acustico e minimizza i consumi energetici

Venerdì 18 settembre il Castello del Parco del Valentino a Torino,ha ospitato la conferenza stampa del progetto Tyrec4Life, un progetto cofinanziato dal programma europeo LIFE+ con un costo complessivo di circa 3,5 milioni di euro. Tyrec4Life, partito nel 2011, ha come partner la Città Metropolitana di Torino(capofila del progetto), il Politecnico di Torino, il Centro Ricerche Fiat, Brillada Vittorio & C. (società di costruzioni stradali – Pimonte), Patrimonio Città di Settimo Torinese (società che fornisce supporto tecnico per la progettazione e realizzazione delle opere pubbliche ai Comuni dell’area nord-oves di Torino) e il Ceipiemonte (centro per l’internazionalizzazione del Piemonte); Ecopneus come co-finanziatore. La corretta gestione degli Pneumatici Fuori Uso(PFU) è un tema di grande attualità sia per le connessioni con gli aspetti economici legati al recupero dei materiali sia con quelli ambientali: infatti,secondo le stime di Ecopneus nel 2013 sono stati immessi sul mercato nazionale circa 350.000 tonnellate di cui circa 320.000 di PFU effettivamente raccolti. (Ecopneus è responsabile della gestione di circa il 70% del totale dei PFU generati in Italia, circa 250.000 tonnellate). Gli pneumatici, una volta smembrati nelle loro parti costituenti (gomma, acciaio e fibre tessili) sono avviati alla gestione finale. Nel 2013 dai PFU sono state recuperate 106.500 t di gomma, circa 30.000t di acciaio e 95 t di fibre tessili. In totale la percentuale di PFU raccolti e avviati al recupero di materia è stata pari al 43% mentre il restante 57% è stato destinato al recupero di energia. Dunque la situazione risulta decisamente migliorata rispetto a quella di qualche anno fa che vedeva, nonostante il divieto imposto – a partire dal luglio 2006 – dalla Direttiva 1999/31/CE, lo smaltimento in discarica di circa il 30% dei PFU. L’utilizzo del granulato, o polverino da PFU, come additivo nelle pavimentazioni stradali rappresenta un’interessante applicazione, anche da un punto di vista quantitativo, per il riciclo degli pneumatici a fine vita. Numerosi studi, supportati da test di laboratorio e prove di stesa, hanno messo in evidenza che le miscele di bitume arricchito con polverino, migliorano drenabilità, aderenza e assorbimento acustico e minimizzano i consumi energetici nelle fasi di realizzazione e stesa, cui si aggiunge una significativa durabilità del manufatto che consentono una vita utile decisamente maggiore rispetto a realizzazioni standard; ciò nonostante l’utilizzo di tali materiali per le pavimentazioni stradali ha una diffusione piuttosto esigua e spesso limitata a progetti pilota o a progetti di realizzazione e manutenzione su scala locale. Il progetto Tyrec4Life si è posto l’obiettivo generale di sviluppare e implementare tecnologie innovative per estendere l’utilizzo di bitumi additivati con polverino da PFU nelle pavimentazioni stradali, con una particolare attenzione alle soluzioni che garantiscono un ottimale equilibrio fra requisiti tecnici, finanziari e ambientali. Il progetto che si concluderà a settembre 2015, ha già prodotto importanti risultati, fra i quali ricordiamo:

  • applicazione del LCA (Life Cicle Assesment): è stata effettuata una ricognizione dei sistemi di gestione dei veicoli fuori uso (ELV – End of Life Vehicles) e degli pneumatici fuori uso (ELT – End of Life Tyres) adottati in Italia e in altri Paesi (europei e non) alla luce delle vigenti Leggi e Direttive. Sono stati inoltre analizzate e messe a confronto le tecnologie di riciclaggio e di recupero energetico dei PFU, le cui caratteristiche sono emerse, oltre che dall’analisi della letteratura disponibile, da numerose visite tecniche compiute presso stabilimenti ubicati nel territorio nazionale. Si è potuto così confermare, anche sulla base dei dati quantitativi presi in esame, che il riciclaggio dei PFU può efficacemente concorrere al raggiungimento degli obiettivi posti dalla EU per la valorizzazione degli ELV e che in tale ambito risulta particolarmente vantaggioso, da un punto di vista tecnico ed ambientale, il loro impiego all’interno dei conglomerati bituminosi per pavimentazioni stradali;
  • realizzazione del primo impianto italiano per la produzione di conglomerati con tecnologia “dry” a caldo; l’impianto, realizzato presso la sede della ditta Brillada Vittorio di Borgaro Torinese, è il secondo in Italia dedicato a queste tecnologie (l’altro impianto è quello della AsphaltRubber in Toscana);
  • asfaltatura con conglomerati da tecnologia “wet”

-stesa su un tratto di circa 1 km della strada provinciale 503 di Baio Dora, nel Comune di Borgofranco di Ivrea;

-stesa su un tratto di circa 1 km della strada provinciale 53 di San Giorgio Canavese;

-stesa di circa 2 km di una strada comunale nel Comune di Settimo Torinese. Quest’ultima in particolare risulta particolarmente interessante, oltre che da un punto di vista delle miscele bituminose sperimentate, poiché si è trattato di un intervento su una strada particolarmente ammalorata, situazione estremamente diffusa sulle nostre reti.

  • costruzione di un innovativo sistema di Life Cycle Risk Assessment (LCRA), finalizzato a valutare i potenziali impatti sull’ambiente e sulla salute dei lavoratori determinati dall’impiego di tecniche di costruzione e manutenzione delle pavimentazioni nelle quali si utilizzi polverino da PFU. Nel corso delle valutazioni preliminari, l’analisi del ciclo di vita è stata effettuata mettendo a confronto le prestazioni ambientali di miscele bituminose contenenti polverino da PFU (prodotte con tecnologie “wet” e “dry”) con quelle di miscele di tipo tradizionale, dimostrando come l’uso di miscele prodotte con tecnologia wet possa apportare significativi benefici in termini di risparmio energetico, impatto ambientale e riduzione dell’utilizzo delle risorse. Tali vantaggi sono garantiti solo se le miscele bituminose sono progettate e messe in opera a regola d’arte, con la corrispondente possibilità di ridurre lo spessore dello strato di usura e la frequenza di manutenzione. Nel caso della tecnologia dry, si è invece rilevato che gli eco-profili della corrispondente pavimentazione risultano approssimativamente equivalenti a quelli di una pavimentazione stradale di tipo tradizionale. Per quel che riguarda le analisi di rischio (Risk Analysis, RA), un primo confronto tra le varie tecnologie prese in esame è stato già fatto nel corso di precedenti studi che hanno focalizzato l’attenzione sul parametro di tossicità HQ (Hazard Quotient) e su quello di cancerogenicità IELCR (Individual Excess Life Cancer Risk). Sono in corso le analisi sulle stese del progetto TYREC4LIFE. Affinché progetti come Tyrec4Life abbiano un reale impatto, la fase di studio e di sperimentazione deve necessariamente essere seguita e completata dalla disseminazione dei risultati ottenuti e dall’attività di sensibilizzazione sul tema, ma fondamentale risulta la creazione della domanda. Quest’ultima è condizione essenziale affinché si creino i presupposti per l’utilizzo diffuso di prodotti innovativi, anche in rapporto a specifiche esigenze della Pubblica Amministrazione, sempre più chiamata ad effettuare acquisti, progettare, realizzare e mantenere opere in attuazione dei principi delGreen Public Procurement (GPP). L’importanza del GPP è rimarcata nelle Comunicazioni della Commissione Europea su Consumo e Produzione Sostenibile (COM (2008) 397) e sul GPP (COM (2008) 400), oltre che in numerosi altri atti, ma è il Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione (PAN GPP) a quantificare veri e propri obiettivi:entro il 2014 l’obiettivo nazionale da raggiungere era almeno il 50% (in numero e in valore) di appalti “verdi” sul totale degli appalti pubblici stipulati per ciascuna categoria di affidamenti e forniture. In particolare il PAN prevede tra le 11 categorie oggetto di applicazione del GPP, la progettazione e realizzazione delle cosiddette “strade verdi” che vengono definite come “Strada progettata e realizzata con criteri di miglior efficienza d’uso delle risorse naturali e minori impatti ambientali di ciclo vita rispetto ad una strada convenzionale, ovvero progettata e realizzata con criteri e materiali correntemente in uso nel contesto territoriale amministrativo di riferimento”. I Criteri Ambientali Minimi (CAM) relativi alle “strade verdi” sono attualmente in corso di definizione da parte del Ministero dell’Ambiente. In questo specifico contesto l’utilizzo dei conglomerati addizionati di polverino da PFU si colloca in una posizione prioritaria e sicuramente atta a destare l’interesse da parte dei diversi soggetti interessati. E’ dunque estremamente importante per poter entrare in contatto con gli stakeholder, specie se direttamente coinvolti in scelte di natura tecnica e progettuale, ma soprattutto politica, per veicolare quanto emerso dal progetto. L’informazione sulle prove condotte e sui risultati scaturiti durante questi anni di attività è sicuramente il primo passo per il coinvolgimento dei decisori politici e tecnici del livello centrale e del territorio, condizione imprescindibile per la conclusione del lavoro progettuale.

Fonte: ecodallecitta.it

Cina, un centro da 340 milioni di dollari per gli pneumatici usati

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A partire dall’inizio del nuovo millennio, il settore automotive cinese ha vissuto un boom senza precedenti per il continente asiatico: secondo un recente rapporto sulle auto a fine vita, in Cina sono stati toccati i 137 milioni di veicoli nel 2013, facendo del Paese più popolato al mondo, il secondo più motorizzato dopo gli Stati Uniti. Con questi numeri, le previsioni sul futuro delle autovetture a fine vita sono piuttosto apocalittici: considerando che i tempi medi di rottamazione sono compresi fra i 10 e i 15 anni dall’acquisto, si pensa che la Cina potrebbe raggiungere un picco compreso fra i 9 e i 12 milioni di auto da rottamare nel solo 2015, crescendo ulteriormente negli anni successivi fino a raggiungere i 12-16 milioni di euro entro il 2020. Il risultato? Enormi quantità di scarti da (ri)processare e sostanze pericolose in grado di fare danni pesantissimi all’ambiente. Proprio per far fronte alla prevista congestione degli pneumatici, nella provincia di Hubei, più precisamente a Xiangyang, sono iniziati i lavori del Central China Rubber Resources Recycling Industrial Park che avrà il compito di gestire circa 400mila tonnellate di pfu all’anno. Il trattamento di questi rifiuti porterà alla produzione di 300mila tonnellate di gomma per asfalti modificati e 100mila tonnellate di gomma riciclata destinata ad altri usi. Il parco industriale avrà un costo di 340 milioni di dollari e si svilupperà su di un’area di 700mila mq suddivisa in cinque parti: produzione, lavorazione, commercio, stoccaggio e ricerca.

Fonte:  Recycling International 

Case-igloo con gli pneumatici: la soluzione eco-friendly e antisismica

Alexandra Posada ha utilizzato 9000 pneumatici usati per edificare la sua abitazione ad igloo a Choachi, in Colombia. Alexandra Posada ha deciso di costruirsi una casa che più “green” non si può: niente mattoni, ma pneumatici riciclati, terra e ferro per lo scheletro. Gli edifici costruiti da Alexandra aChoachi, nella regione di Cundinamarca, non lontano da Bogotà si presentano come degli enormi igloo e grazie ai loro “mattoni” di gomma mantengono l’elasticità necessaria a far fronte ai numerosi terremoti che caratterizzano il Paese. Queste architetture postmoderne sostituiscono i mattoni con gli pneumatici: a completare la struttura ci sono anche le sbarre di ferro e anche il tetto viene realizzato con pneumatici opportunamente aperti e “allungati”. Tutta la struttura, insomma, è pensata per assorbire al meglio le vibrazioni delle scosse telluriche.

 

Case-igloo con pneumatici riciclati

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L’idea di Alexandra potrebbe trovare una sponda importante nell’amministrazione colombiana visto che ogni anno 5,3 milioni di copertoni, per un totale di 100mila tonnellate inquinanti di gomma, devono essere smaltiti, procurando gravi problemi logistici ed ecologici. Molto spesso si sceglie di bruciare gli pneumatici e dalla combustione vengono liberati fumi velenosi dannosi per la salute dei residenti.

Gli pneumatici sono un grande problema se non si cerca di riciclarli trovando nuove soluzioni,

sottolinea Francisco Gomez, portavoce del Ministero dell’ambiente colombiano. Per realizzare gli edifici di Choachi, Alexandra ha utilizzato 9000 copertoni, ma la sua invenzione potrebbe essere proposta su scala più ampia dando un importante contributo sia dal punto di vista ecologico e del riciclo che sotto il profilo della sicurezza nell’ambiente domestico. E se è vero che anche l’occhio vuole la sua parte, la fotogallery e il video in apertura dimostrano che gli igloo non hanno nulla da invidiare alle più disinvolte architetture post-moderne.

 

fonte: ecoblog,it

 

© Foto Getty Images