Lo smog e gli italiani: dati e percezioni non coincidono

Confrontando le concentrazioni di Pm10 registrate in Italia negli ultimi anni con le risposte date dai cittadini al sondaggio Istat, emerge una forte discrepanza tra le tendenze dello smog e la sua percezione. Emblematico il caso Lombardia, in cui ogni anno sono diametralmente opposte378114

L’inquinamento dell’aria rappresenta indubbiamente uno dei principali problemi ambientali, soprattutto in ambito urbano. La concentrazione di inquinanti e odori sgradevoli varia considerevolmente sul territorio, in relazione alla densità abitativa, alla concentrazione di attività economiche, al traffico stradale. È interessante perciò la dichiarazione delle famiglie italiane circa la propria percezione della presenza di tali elementi nella zona in cui vivono.
Vediamo cosa hanno risposto ai sondaggi Istat racchiusi nell’edizione 2014 del Rapporto Annuale Noi Italia.
Nel 2013, il 36,7% delle famiglie italiane segnala problemi relativi all’inquinamento dell’aria e il 18,7% lamenta la presenza di odori sgradevoli. Il confronto con il 2012 mostra una sostanziale stabilità nella quota di famiglie che evidenziano i problemi suddetti nella zona in cui abitano.  Ma è rimasto stabile anche lo smog? In realtà no. Tra 2011, 2012 e 2013 le variazioni del Pm10 sono state piuttosto ingenti, soprattutto nelle città più inquinate d’Italia,Torino Milano. Nel 2011 i risultati erano stati pessimi, soprattutto in confronto con un 2010 particolarmente positivo (Smog: 2011 annus horribilis o 2010 particolarmente fortunato?). Nel 2012 la situazione era leggermente migliorata, confermando poi la tendenza positiva anche nel 2013, per quanto ben lungi dall’essere al riparo delle soglie europee, come invece si è letto su alcuni quotidiani.(Pm10 nei limiti europei? Veramente no…). E’ interessante vedere come invece la percezione dell’inquinamento atmosferico da parte dei cittadini sia andata aumentando negli stessi tre anni di riferimento.

Dati e percezione, perennemente in contrasto?

Nel Rapporto 2011 i cittadini lombardi che dichiaravano di avvertire la presenza di inquinamento nell’aria erano il 49,2% della popolazione regionale. Attenzione: il dato fa in realtà riferimento alla percezione sull’anno 2010. Nel Rapporto 2012 erano scesi al 47,5%, proprio mentre invece il 2011 – anno sul quale si esprimevano – aveva registrato un incremento delle polveri particolarmente alto. Nel Rapporto 2013 la quota saliva invece al 50,1%, nuovamente in contrasto con i dati che indicavano un miglioramento della qualità dell’aria. La percentuale è rimasta costante nel Rapporto 2014, evidenziando quindi la mancata registrazione da parte della popolazione dell’ulteriore miglioramento.
Il Rapporto 2014 nelle diverse RegioniSecondo Istat, la quota di famiglie che dichiarano la presenza di problemi di inquinamento dell’aria è sistematicamente superiore a quella delle famiglie che lamentano la presenza di odori sgradevoli. Nel 2013, per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria, è il 44,4% dalle famiglie del Nord-ovest a segnalare il problema, ma la quota sale al 50,1% tra le famiglie che vivono in Lombardia. Nel Nord-est la quota scende al 33%; in Veneto, tuttavia, raggiunge il 36,5%, mentre la quota più bassa si osserva in Trentino-Alto Adige (24,7%). Tra le regioni del Centro, il Lazio registra un significativo aumento rispetto al 2012 e mostra il valore più elevato (43,6%); ToscanaUmbria Marche presentano percentuali inferiori alla media nazionale. Nel Mezzogiorno la situazione peggiore è quella della Puglia, dove il41,9% delle famiglie segnala il problema; seguono le famiglie della Campania(40,1%) e della Sicilia (35,1%). Nel resto delle regioni del Mezzogiorno si osservano valori molto più bassi, in particolare in Molise (11,2%) e in Sardegna (15,6%). Per ciò che riguarda la percezione di odori sgradevoli, la situazione appare migliore su tutto il territorio nazionale. Nel Nord-ovest la regione con la percentuale più alta di famiglie che segnalano questo problema è la Lombardia (22,6%); nel Nord-est è il Veneto(20,0%). Nel Centro sono le famiglie del Lazio a mostrare il valore più elevato (21,3%), mentre nel Mezzogiorno sono quelle della Campania (22,8%), Puglia(21,4%), Calabria (19,9%) e Sicilia (19,6%).

Fonte: ecodallecittà

Trasporti in Italia, pessimo il giudizio degli italiani e peggio ancora il confronto con l’Europa

Escono quasi contemporaneamente un sondaggio SWG sul giudizio che gli Italiani danno al TPL e uno studio della Fondazione Caracciolo sul confronto tra i trasporti in Italia e nel resto d’Europa: in entrambi i casi, il risultato è decisamente poco incoraggiante375849

L’istituto Swg ha effettuato un sondaggio, tra il primo e il 5 Luglio, su un campione di 1400 italiani sparsi nella penisola per chiedere la loro opinione sul trasporto pubblico locale. Le domande poste da Swg sono due: che giudizio hanno in generale i rispondenti dei trasporti pubblici della città in cui risiedonocosa pensano della qualità dei trasporti pubblici e se questa è migliorata o peggiorata nel corso degli anni. Il giudizio degli intervistati, senza troppo stupore, pende sulla scarsa qualità. Il 47% percepisce una bassa qualità del trasporto pubblico (solo il 16% ha una percezione di buona qualità), con quote che divegono particolarmente rilevanti nel sud dove il 60% dei rispondenti percepisce il servizio pubblico come inefficiente. Mediamente, solo il 10% del campione ritiene che la qualità del trasporto pubblico è migliorata negli ultimi anni. Del resto, che l’Italia non goda di buona reputazione in termini di trasporto pubblico è un fatto abbastanza noto. Numerosi studi, sia pubblici che privati, confermano che l’Italia è in ritardo rispetto a molti paesi europei, non solo in termini di domanda e offerta, ma anche di efficienza e costi di produzione.

Lo studio della Fondazione Caracciolo

Un recente studio della Fondazione Caracciolo analizza nei dettagli lo stato del trasporto pubblico italiano. Il confronto tra l’Italia e gli altri paesi europei è impietoso, con differenze rilevanti che si riscontrano in particolar modo sul trasporto a rotaia. A livello nazionale la dotazione di treni-km per abitante è di 5,1 contro i 26,7 della Svizzera, i 15,7 della Germania, i 15 della Svezia, i 10,2 dell’Ungheria. Peggio di noi l’Estonia, la Bulgheria, la Lituania, la Romani, la Spagna e la Turchia.L ‘Italia ha una dotazione strutturale ferroviaria assolutamente insufficiente se paragonata ai maggiori paesi europeiagna e la Turchia. L’Italia ha una dotazione strutturale ferroviaria assolutamente insufficiente se paragonata ai maggiori paesi europeiagna e la Turchia. Le differenze si fanno ancora più marcate se si confronta la dotazione strutturale di linee metropolitane, regionali e suburbane dell’Italia con quelle dei maggiori paesi europei. L’Italia ha 161mila km di linea metropolitana contro i 606,7 della Germania, i 569 della Spagna, i 349,2 della Francia e i 503,9 dell’Inghilterra. Per quanto concerne la linea ferroviaria regionale e suburbana è la Germania con i suoi 2033,7mila km a guidare la classifica. Seguono Inghilterra (1634,4), Spagna (1392,1) e Francia (684). Ultima l’Italia con i suoi 591,7mila km.

 

Fonte: eco dalle città

 

Stessa temperatura, comfort climatico diverso: può dipendere dal cattivo isolamento

A parità di temperatura dell’aria e di altre condizioni ambientali, la sensazione di calore può variare da un ambiente all’altro. Eco dalle Città ripropone l’intervista a Lorenzo Pagliano, esperto di comfort climatico: «Le superfici a bassa temperatura possono far diminuire la cosiddetta temperatura operativa, che sarebbe una media pesata della temperatura dell’aria e di quella delle superfici dell’ambiente, da cui dipende prevalentemente il comfort indoor»375800

Venti gradi sono venti gradi. Eppure, anche se il termometro non mente, a volte la stessa temperatura in ambienti diversi viene percepita in modo differente dalla stessa persona, anche a parità di condizioni di umidità. Succede, ad esempio, che entrando in un negozio dove la temperatura dell’aria è di 20 gradi, si avverta una sensazione di freddo, mentre in un negozio vicino, in condizioni di umidità sostanzialmente uguali, ci si senta a proprio agio alla stessa temperatura. Ma come si spiega questo fenomeno? La presenza di superfici particolarmente fredde all’interno di un certo ambiente può essere una delle cause della diversa percezione di calore in un ambiente piuttosto che in un altro. «Le superfici a bassa temperatura – spiega Lorenzo Pagliano, ricercatore ed esperto in comfort climatico – possono far diminuire la cosiddetta temperatura operativa, che sarebbe una media pesata della temperatura dell’aria e di quella delle superfici dell’ambiente, da cui dipende prevalentemente il comfort indoor». Se in una stanza, in un ufficio o in un negozio, quindi, ci sono delle superfici non ben isolate e quindi a temperatura più bassa dell’aria circostante, chi vi soggiorna può avvertire una sensazione di freddo, rispetto a un ambiente ben isolato termicamente. «È il caso, ad esempio di vetri ad elevata trasmittanza termica (cioè basso isolamento, come vetri semplici o vetri doppi non basso emissivi), pareti non ben isolate termicamente e ponti termici, come telai di finestre non ben isolati», aggiunge Pagliano. In queste condizioni, anche con l’aria a 20 gradi centigradi la temperatura operativa può essere significativamente inferiore, spingendo gli utenti ad alzare il termostato dei termosifoni. Con conseguenze importanti non solo sul piano dei costi, ma anche di emissioni inquinanti, come sottolineato dalle ordinanze anti-smog che nelle ultime settimane sono intervenute anche sulla temperatura massima all’interno degli edifici. Significativi, inoltre, i vantaggi in termini di risparmio di combustibile. «Migliorare l’isolamento termico di un edificio riduce la spesa energetica in due modi – sottolinea l’esperto – direttamente, limitando le perdite attraverso l’involucro, e indirettamente, perché consente di ottenere il comfort climatico con temperature dell’aria più basse». Anche sul ricambio d’aria, necessario a qualsiasi temperatura per ragioni igieniche, si ottengono dei benefici con un migliore isolamento. Buttare fuori aria a 23°C anziché 20 costa più energia, perché viene perso più calore – conclude Pagliano – Questa perdita si riduce in caso di ventilazione meccanica con recupero di calore sull’aria in uscita, ma al momento pochi edifici sono attrezzati in questo modo». A parità di altre condizioni ambientali, dunque, l’isolamento termico migliora il comfort, permettendo di risparmiare in termini di combustibile e di emissioni in atmosfera. Anche i costi di impianto, infine, diminuiscono: se prima di cambiare la caldaia si procede a isolare bene l’edificio, si potrà installare un impianto di potenza inferiore, e quindi meno costoso, rispetto a quello precedente. Un discorso analogo vale anche per il teleriscaldamento, dato che con un ambiente meglio isolato si risparmia sul costo dello scambiatore e sulla parte di tariffa legata alla potenza.

Fonte: eco dalle città