I contadini indiani vincono la battaglia con la PepsiCo sulle patate brevettate

Vittoria per i contadini del Gujarat: la PepsiCo ha deciso di ritirare le richieste di risarcimento nei confronti di nove contadini indiani, accusati di avere coltivato, senza permesso, varietà di patate registrate o brevettate dalla multinazionale.

Vittoria per i contadini del Gujarat: la PepsiCo ha deciso di ritirare le richieste di risarcimento nei confronti di nove contadini indiani, accusati di avere coltivato, senza permesso, varietà di patate registrate o brevettate dalla multinazionale. Lo ha reso noto un portavoce del gigante globale dell’alimentazione. La PepsiCo, che usa quel tipo di patate per le chips vendute sul mercato indiano col marchio Lays, ha accettato di addivenire a un accordo dopo l’intervento del governo del Gujarat, che si è schierato con gli agricoltori e ha affermato che rivestirà un ruolo di controllo. La soluzione è stata salutata dalle associazioni dei coltivatori con grande soddisfazione, perché rappresenta un successo: “in questo modo” dicono gli attivisti “si è evitato un pericoloso precedente che avrebbe minacciato i contadini di tutta l’India”.

A fine aprile era uscita la notizia che la multinazionale aveva fatto causa ai contadini indiani chiedendo un risarcimento che li avrebbe messi in ginocchio, ma la sollevazione a difesa degli agricoltori ha sortito per loro effetti positivi. Quella in questione è la varietà di patata detta FC5, che ha un livello di umidità inferiore alla patata media. Ciò la rende particolarmente adatta a essere impiegate per preparare snack, quelli che Pepsi imbusta sotto il nome Lay’s. La PepsiCo aveva chiesto 125mila euro a ciascun agricoltore accusandoli di aver violato il diritto di copyright. L’azione della compagnia, avevano denunciato gli attivisti è “contro la sovranità alimentare” e la “sovranità delle nazioni”, come aveva detto Kapil Shah del gruppo Jatan, impegnato nella difesa degli agricoltori.

Fonte: ilcambiamento.it

Basta sabbie bituminose per trasportare Coca e Pepsi

La campagna “Tastes like tas sands” è rivolta alle aziende che producono bevande gassate perchè non usino più greggio sintetico ottenuto dalle sabbie bituminose per il trasporto delle merci

La campagna lanciata da Sierra Club e ForestEthics “Tastes like sands” chiede alle principali aziende produttrici di bibite gasate, Coca ColaPepsi Cola e Dr. Pepper di rinunciare al petrolio da sabbie bituminose per le proprie flotte aziendali. Se vogliono mantenere la propria immagine di sostenibilità, queste aziende dovranno fare i conti con clenti sempre più agguerriti e informati sul lato ambientale. Le tre aziende producono quasi 12 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, in buona parte originata dalle flotte aziendali di oltre centomila autocarri; gli sforzi per essere più green e per ridurre le emissioni vengono vanificati dall’uso delle famigerate sabbie bituminose canadesi, che causano il triplo delle emissioni per unità di energia prodotta rispetto al petrolio convenzionale. ForestEthics ha identificato le raffinerie che negli USA processano le sabbie bituminose e 19 aziende tra cui WholeFoods e Columbia Sportsware hanno già rinunciato a rifornirsi da chi inquina di più. Eliminare le tar sands dagli ingredienti indiretti delle bibite sarebbe un passo di estrema importanza verso la transizione energetica. Le sabbie bituminose resteranno dove sono, senza inquinare terra, acqua e aria se i clienti decideranno di non volerle più.

Pepsi-Coca-Tar-Sands

Fonte: ecoblog.it