Inquinamento atmosferico, danni alla salute anche entro i limiti consentiti

Lo dice uno studio pubblicato dal progetto europeo ELAPSE che si è concentrato sull’associazione tra inquinamento dell’aria e incidenza della mortalità e di una serie di patologie, analizzando i dati di cittadini residenti in sei paesi europei dal 1990 al 2010. I ricercatori hanno trovato prove di tassi di mortalità più elevati tra le persone che erano state esposte a un maggiore inquinamento atmosferico anche se i livelli erano consentiti dagli attuali standard ufficiali

I limiti massimi di inquinamento atmosferico stabiliti dall’Unione Europea, dall’agenzia di protezione ambientale statunitense EPA e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità non sarebbero sufficienti a salvaguardare la salute delle persone. Lo dice uno studio pubblicato dal progetto europeo ELAPSE (già anticipati dal British Medical Journal), che si è concentrato sull’associazione tra inquinamento dell’aria e incidenza della mortalità e di una serie di patologie, analizzando i dati di cittadini residenti in sei paesi europei dal 1990 al 2010. I ricercatori hanno trovato prove di tassi di mortalità più elevati tra le persone che erano state esposte a un maggiore inquinamento atmosferico anche se i livelli erano consentiti dagli attuali standard ufficiali.

I ricercatori hanno analizzato i dati di otto gruppi di persone in sei paesi europei – Svezia, Danimarca, Francia, Italia, Paesi Bassi, Germania e Austria – per un totale di 325.367 adulti. L’analisi dei risultati ha mostrato che le persone che avevano una maggiore esposizione al particolato fine (PM 2.5), al biossido di azoto e al black carbon (componente del PM 2.5 emessa da motori diesel e combustione di biomasse), avevano maggiori probabilità di morire.

Con concentrazioni di PM 2.5 inferiori a 25 microgrammi al metro cubo, un aumento della concentrazione di 5 microgrammi al metro cubo comporta un aumento del rischio di morte del 13%. Considerando concentrazioni inferiori allo standard dell’EPA, cioè 12 microgrammi al metro cubo, l’aumento del rischio di morte crescerebbe del 30%. Lo stesso vale per il biossido di azoto: a concentrazioni inferiori ai 40 microgrammi al metro cubo, un aumento della concentrazione di 10 microgrammi al metro cubo comporta un aumento del rischio di morte del 10%. A concentrazioni inferiori a 30 microgrammi al metro cubo, un aumento di 10 microgrammi al metro cubo comporta un aumento del 12% del rischio di morte.

Si tratta di uno studio osservazionale e, come tale, non può stabilire la causa. Tuttavia gli autori spiegano che la ricerca “contribuisce all’evidenza che l’inquinamento dell’aria esterna è associato alla mortalità anche a livelli inferiori agli attuali standard europei e nordamericani e ai valori delle linee guida dell’OMS. Questi risultati sono quindi un importante contributo al dibattito sulla revisione dei limiti di qualità dell’aria, delle linee guida e degli standard.

Fonte: ecodallecitta.it

Pesticidi, per la Francia fanno venire il cancro

L’Alto Commissariato francese per le Patologie Professionali in Agricoltura riconosce il legame tra alcuni tumori maligni del sangue e l’uso di pesticidi: al vaglio l’inserimento di queste patologie tra le malattie professionali147885311-586x335

 

Che i pesticidi non fossero proprio l’ideale per gli usi agricoli è uno dei segreti di Pulcinella del quale il mondo continua a fregiarsi ma che, forse, comincia a volgere verso un suo completo svelamento: l’Alto Commissariato francese per le Patologie Professionali in Agricoltura (Cosmap) ha proposto di includere nella lista di patologie professionali nel settore agricolo anche le varie forme di tumore maligno del sangue. Insomma, il tentativo che si sta attuando in Francia è certificare il danno che i pesticidi causano all’essere umano: una proposta che ha, come prevedibile, scatenato un certo fermento tra operatori del settore e parti in causa, ma che in realtà non è contestata da nessuno. Il legame causa-effetto tra pesticidi ad uso agricolo e tumori maligni del sangue è dunque oramai acclamato: nemmeno la Federazione Nazionale francese dei Sindacati degli Agricoltori (Fnsea) nega più la correlazione, pur manifestando la contrarietà al provvedimento, adducendo come motivazione la necessità di condivisione delle responsabilità fra tutte le parti, Stato e aziende produttrici dei pesticidi incluse. Il problema, come rilevato dalla Fnsea, e gli oneri di eventuali risarcimenti, nella bozza in preparazione sarebbe totalmente a carico del datore di lavoro. In Francia la battaglia contro i pesticidi agricoli è oramai ad una chiave di volta: solo lo scorso anno il governo francese aveva riconosciuto una correlazione tra malattia di Parkinson e prodotti chimici ma anche, nel recente passato, con la leucemia e il cancro alla vescica, alla prostata e al cervello. Per tutta risposta, le aziende produttrici di pesticidi sostengono l’importanza dell’uso che si fa di questi prodotti, sottolineando anche il “come” questi vengono utilizzati: insomma, è la cattiva gestione e la sovraesposizione ai prodotti a renderli dannosi (un discorso che, senza girarci attorno, scarica la responsabilità agli stessi agricoltori).

 

Fonte: ecoblog

 

Cani e gatti: il 30% soffrono di obesità. Quali rimedi

Sempre più animali domestici soffrono di obesità. Ecco qualche consiglio per mantenerli in forma 109948517-586x390

Come negli esseri umani, anche fra gli animali domestici diventano sempre più frequenti i casi di obesità. Cani e gatti mangiano troppo, proprio come i loro padroni: il 30% dei cani gatti italiani sono obesi. A volte la malattia è causata dall’ipotiroidismo o da trattamenti con farmaci cortisonici. Ma nel 99% dei casi la causa è il padrone che non fa muovere abbastanza l’animale e lo rimpinza di qualsiasi genere di cibo. I proprietari degli animali domestici devono nutrire i loro animali in maniera equilibrata, senza esagerare con le dosi di croccanti e scatolette e tenendo bene a mente che l’animale non è un’alternativa al bidone dell’organico, come purtroppo molti padroni poco avveduti pensano. Se tre animali su dieci hanno problemi di obesità, il problema è la cultura – assimilata in decenni di vacche grasse – per cui più si mangia e meglio si sta. Non è così, anzi, più i nostri cani e i nostri gatti mangiano, maggiori sono le possibilità che gli animali sviluppino malattie quali il diabete mellito, l’artrite patologie muscolo-scheletriche come le classiche zoppie croniche dei cani sovrappeso. E anche cani e gatti soffrono di patologie cardiache e respiratorie e di pressione alta. Per molti animali il cibo è anche un modo per attirare l’attenzione dei padroni. La cosa migliore è consultarsi con il veterinario e capire quanto e quando l’animale deve mangiare. La razione giornaliera va divisa in due o tre pasti. E basta. Niente bocconi durante il giorno. Un po’ di buon senso e poche calorie. Per tenerli insieme a noi il più a lungo possibile.

Fonte: Alto Adige