Cittadini per l’Aria: «Particolato e nuovi diesel, superati anche di 1000 volte i livelli dei test»

«I test svolti da Transport & Envroment sui due veicoli diesel Euro 6 più venduti in Europa mostrano che le nuove auto di questo tipo continuano a violare i limiti di legge sulle emissioni di polveri sottili, con picchi di inquinamento fino a 1.000 volte i valori considerati standard»: così l’associazione Cittadini per ‘Aria.

Cittadini per l'Aria: «Particolato e nuovi diesel, superati anche di 1000 volte i livelli dei test»

«I test svolti da Transport & Envroment sui due veicoli diesel Euro 6 più venduti in Europa mostrano che le nuove auto di questo tipo continuano a violare i limiti di legge sulle emissioni di polveri sottili, con picchi di inquinamento fino a 1.000 volte i valori considerati standard»: così l’associazione Cittadini per ‘Aria.

«Questi picchi sono una minaccia immediata, in particolare per il sistema cardiocircolatorio e derivano dalla pulizia automatica dei filtri delle auto (cd. rigenerazione), necessaria per il buon funzionamento dei sistemi di abbattimento delle emissioni – prosegue l’associazione – Questo processo si verifica in media una volta ogni 480 km e i suoi effetti durano fino a 15 km, sconfessando quindi i test ufficiali di laboratorio dai quali non si evincono scostamenti dai valori consentiti. In Europa, sono più di 45 milioni le automobili dotate di questi filtri, per un totale di 1,3 miliardi di rigenerazioni all’anno. Se prendiamo solo l’Italia questo problema riguarda 6.223.000 veicoli con 176.804.000 picchi di inquinamento». 

«Transport & Environment (T&E), che ha commissionato test di laboratorio indipendenti,  conclude questo nuovo studio ribadendo la necessità che il legislatore prenda atto del fatto che i diesel rimangono pericolosi per la salute umana – proseguono Cittadini per l’Aria – Serve imporre test e limiti più severi, più aderenti alle condizioni reali su strada. Le auto prese in considerazione per i test di T&E sono state due, la seconda e la quarta vettura più vendute nei rispettivi segmenti. Nei test indipendenti, hanno superato il limite legale di polveri dal 32% al 115% ad ogni rigenerazione del filtro. Tuttavia, un vuoto normativo fa si che il limite legale non si applichi quando, durante i test ufficiali, si verifica la pulizia del filtro. In questo modo, il 60-99% delle emissioni di particolato regolamentate viene di fatto ignorato nei test».

Anna Krajinska, ingegnere delle emissioni di T&E, ha dichiarato: “Questi test dimostrano che i nuovi diesel non sono ancora puliti. Emettono ogni giorno livelli estremamente pericolosi di particolato nelle nostre città e strade. Si semplifica il compito delle case automobilistiche, ma sono i nostri polmoni a pagarne le conseguenze”.

«Dati ancora più allarmanti sono emersi quando sono state misurate le polveri ultrafini di dimensione più ridotta e non regolamentate – hanno aggiunto dall’associazione – In questo modo, le emissioni nocive totali di particolato delle auto sottoposte a test sono aumentate di un ulteriore 11-184%. Queste polveri non vengono misurate nei test ufficiali, ma sono le più dannose per la salute umana – poiché penetrano in profondità nell’organismo – e sono associate all’insorgenza dei tumori al cervello. La rigenerazione per evitare l’intasamento del filtro antiparticolato può verificarsi in tutte le condizioni di guida, incluse le aree urbane. Nei test, il numero delle particelle di particolato è rimasto più elevato durante la guida urbana per 30 minuti dopo la fine della pulizia. Entrambi i modelli testati hanno rispettato invece i limiti legali di NOx».

“I risultati di questi test ci dimostrano ancora una volta che, per quanto possiamo cercare di rendere pulite le auto endotermiche, queste saranno sempre nocive per la salute umana, in quanto bruciano combustibili fossili localmente. E’ tempo per i regolatori di prenderne atto e agire di conseguenza, implementando zone a basse e zero emissioni nelle città e smettendo di incentivare l’acquisto di auto a combustione interna. Purtroppo il bonus-malus, giustamente introdotto dal Governo nel 2019 per incentivare il ricambio del parco veicolare tramite elettriche e ibride è spesso indebolito in molte realtà regionali e a pagarne le spese è la nostra salute” così Veronica Aneris, responsabile di Transport & Enviroment Italia. 

Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, ha dichiarato: “Le polveri regolamentate sono solo metà della storia. Si sa ormai che le polveri ultrafini rappresentano una minaccia maggiore, ma sono ignorate dai test ufficiali. La prossima classe di inquinamento Euro deve evitare scappatoie e fissare dei limiti per tutti gli inquinanti. Ancor di più, di fronte a questa evidenza, presidenti delle regioni e sindaci devono bandire questi veicoli dalle città e dalle aree nelle quali la popolazione è esposta al traffico, mettendo in atto ogni strategia per ridurre al massimo l’uso privato delle auto così da proteggere la salute umana e la qualità della vita in città.”

T&E chiede anche che – grazie ai nuovi poteri – la Commissione Europea richieda alle autorità di omologazione di controllare le auto su strada, anche dopo la vendita, come già fa l’Agenzia per la protezione dell’ambiente statunitense. 

Tre  abitanti su quattro delle città europee sono esposti a livelli pericolosi di particolato e l’inquinamento da polveri sottili viene considerato sempre più “il nemico numero uno”. Si tratta del tipo di inquinamento atmosferico più strettamente associato al cancro, che con l’esposizione cronica crea ripercussioni su cuore e polmoni.

Fonte: ilcambiamento.it

Smog, l’aria delle città in Europa è ancora troppo inquinata

La relazione annuale sulla qualità dell’aria che raccoglie dati provenienti da stazioni di monitoraggio ufficiali in tutta Europa mostra che quasi tutti gli abitanti delle città sono esposti a sostanze inquinanti a livelli ritenuti non sicuri dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In Europa respiriamo aria troppo inquinata, tanto che il 95 per cento della popolazione urbana europea è esposta a livelli pericolosi. E’ quanto emerge dalla relazione annuale sulla qualità dell’aria pubblicata dall’EEA che mostra i dati dei livelli di inquinamento in quasi 400 città europee. Mentre molte grandi città hanno livelli relativamente bassi di inquinamento, altre hanno livelli di inquinamento superiori ai limiti UE per una parte significativa dell’anno. Ha detto Hans Bruyninckx direttore esecutivo dell’EEA:

L’inquinamento atmosferico è ancora alto in Europa, il che incide sui costi: per i nostri sistemi naturali, la nostra economia, la produttività della forza lavoro europea, e più gravemente sulla la salute generale dei cittadini europei.Air Pollution Reaches High Levels Across London

Il più grave inquinante dell’aria sono le polveri sottili, PM10 e PM2,5 simili alla polvere o alla fuliggine, ma con particelle molto piccole, è in grado di penetrare in profondità nei polmoni: in Italia si calcola che le vittime siano state 64 mila. L’esposizione a lungo termine al particolato è responsabile per la stragrande maggioranza delle morti premature dovute all’inquinamento atmosferico-provocato in Europa nel 2011, mentre alti livelli di ozono troposferico pure hanno causato un numero significativo di morti. La maggior parte degli inquinanti atmosferici sono lievemente diminuiti nel corso dell’ultimo decennio, tra cui particolato e l’ozono. Il biossido di azoto (NO2), un altro inquinante, non è diminuito cos’ come previsto e ciò perché veicoli e autovetture che sono un’importante fonte di NO2 non hanno sempre rispettato la riduzione delle emissioni previste. Ma l’agente inquinante che è aumentato di più negli ultimi 10 anni è stato il benzo(a)pyrene (BaP), il cui volume nell’atmosfera è cresciuto di un quinto tra il 2003 e il 2012 e generato dall’uso delle stufe a legna e dal riscaldamento delle biomasse. Nel 2012 quasi nove su dieci abitanti delle città sono stati esposti al BaP al di dei livelli di riferimenti indicati dall’OMS. Un numero crescente di ricerche scientifiche indicano che gli inquinanti atmosferici possono essere più dannosi di quanto si pensasse; e l’effetto sulle malattie respiratorie e cardiache dell’inquinamento atmosferico è ben noto, ma nuovi studi hanno dimostrato che può anche incidere sulla salute anche in altri modi, dallo sviluppo fetale a malattie che si presentano in età avanzata. Mentre la maggior parte del danno deriva da esposizione a lungo termine, gli episodi d esposizione a breve termine possono essere altrettanto pericoloso. Accanto la salute, questi inquinanti hanno anche un effetto significativo sulla vita delle piante e degli ecosistemi. Questi problemi, tra cui l’eutrofizzazione e l’acidificazione sono diminuiti negli ultimi anni. Tuttavia, sono ancora molto diffusi. Dunque la Commissione europea pensa di rivedere il pacchetto sulla qualità dell’aria. Spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente:

Si tratta di uno strumento fondamentale per aiutare i governi e ridurre l’inquinamento sul proprio territorio e a tutelare la salute dei cittadini, sul quale Legambiente sta lavorando insieme all’EEb e altre ONG europee affinché vengano adottate misure restrittive più ambiziose e vincolanti sulla base delle recenti raccomandazioni fornite dall’OMS. La revisione del pacchetto sulla qualità dell’aria prevede, tra le altre cose, la riduzione delle emissioni degli inquinanti più pericolosi. Ritirandolo si renderebbe più difficoltoso il percorso verso il raggiungimento degli standard idonei di qualità dell’aria e per questo chiediamo al Governo Italiano di impegnarsi concretamente per una sua rapida approvazione.

Fonte:  EEA

© Foto Getty Images

 

Smog, il Rapporto 2013 dell’AEA: sforamenti in calo, ma per l’OMS i limiti sono obsoleti

Pm 2.5, Pm10 e ozono ancora in cima alla classifica degli inquinanti fuori legge. Secondo le soglie limite vigenti nell’Unione Europea, il 30% circa dei cittadini vive esposto a livelli di particolato dannosi per la salute. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità però, la percentuale sale a 90. E i limiti vanno rivisti376623

European Environment Agency: “Nonostante la riduzione delle emissioni e delle concentrazioni di alcuni inquinanti in atmosfera osservata negli ultimi decenni, il Rapporto 2013 (Air quality in Europe — 2013 report) mostra come il problema dell’inquinamento atmosferico in Europa sia ben lungi dall’essere risolto. Particolato e ozono continuano ad essere causa di troppi problemi respiratori, malattie cardiovascolari e di una minore aspettativa di vita”.
Sforamenti e popolazione esposta

La fotografia scattata dall’AEA sulla qualità dell’aria nel 2013 si presta a letture molto diverse: se prendiamo in considerazione i limiti attualmente in vigore nei Paesi dell’UE, il quadro – per quanto disomogeneo e con ampi margini di miglioramento – non è catastrofico: il dato peggiore riguarda il Pm10, per il quale l’AEA stima che la percentuale di cittadini esposta a livelli di particolato fuorilegge si attesti fra il 22 e il 33%. Leggermente più bassa la stima per il Pm2.5 (Tra 20 e 31%) e per il benzo(a)pirene (22-31%). Meglio l’ozono (14-18%) e il biossido d’azoto – nonostante la questione dei motori diesel (tra il 5 e il 13%). Al di sotto del 2% benzene, piombo, biossido di zolfo e monossido di carbonio.

Se però facciamo riferimento alle soglie limite più recenti individuate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la musica cambia: oltre il 90% dei cittadini europei vivono esposti a livelli di particolato considerati dall’OMS dannosi per la salute. In particolare, la fascia di popolazione esposta sarebbe compresa tra il 91 e il 96% per il Pm2.5, e tra l’85 e l’88% per il Pm10. Percentuali ancora più alte per l’ozono, che raggiunge addirittura il 97-98%, e un po’ più basse per il benzo(a)pirene76-94%. La stima del biossido d’azoto non può che coincidere con quella dei parametri UE, visto che i limiti sono rimasti gli stessi. Sale invece in modo significativo il biossido di zolfo, che passa da una percentuale inferiore a 1 al 46-54%.

Inquinanti e salute: ecco chi è responsabile di cosa

Mal di testa: indiziato numero 1, il biossido di zolfo, che tende a provocare anche ansietà e sensazione di irrequietezza. Condizioni su cui influisce anche il particolato, che impatta sul sistema nervoso centrale.
Problemi respiratori: il particolato fine è il principale responsabile dei disturbi respiratori, dall’asma alle infezioni polmonari, fino ad arrivare al cancro ai polmoni. Un altro fattore aggravante è il benzo(a)pirene, come dimostra purtroppo il caso Ilva in Italia.

Disturbi cardiovascolari: ozono, particolato e biossido di zolfo possono compromettere il buon funzionamento della circolazione sanguigna, aumentando il rischio infarti.

Intossicazioni al fegato: il biossido d’azoto è invece il principale responsabile dei disturbi epatici. Causa stanchezza, mal di testa, nausea e vertigini.

Ozono, particolato, biossido d’azoto e di zolfo sono inoltre responsabili dell’irritazione di occhi, gola e naso, provocando bruciori e arrossamenti.

Danni alla salute, ma non solo: c’è l’Eutrofizzazione…

Oltre alle preoccupazioni di natura sanitaria, il rapporto analizza i problemi ambientali legati all’inquinamento atmosferico, come l’eutrofizzazione, e cioè una sovrabbondanza di nitrati e fosfati che provoca mutamenti rischiosi negli ecosistemi, in grado di mettere a rischio la biodiversità. Nonostante nell’ultimo decennio le emissioni di ossidi di azoto e di ammoniaca siano scese del 27% e del 7% rispettivamente rispetto al 2002, l’eutrofizzazione è ancora un problema molto diffuso che riguarda la maggior parte degli ecosistemi europei.

I commenti

Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA, afferma: “L’inquinamento atmosferico sta causando danni alla salute umana e agli ecosistemi. Un’ampia parte della popolazione non vive in un ambiente sano secondo gli standard attuali. Per avviare un percorso che porti alla sostenibilità, l’Europa deve essere ambiziosa e rendere più severa l’attuale normativa”. Il commissario all’Ambiente Janez Potočnik aggiunge: “Per molte persone la qualità dell’aria costituisce una della maggiori preoccupazioni. Gli studi dimostrano che un’ampia maggioranza dei cittadini è consapevole dell’impatto della qualità dell’aria sulla salute e chiede alle istituzioni di intervenire a livello europeo, nazionale e locale, anche in tempi di austerità e difficoltà. Sono pronto a dare una risposta a queste preoccupazioni attraverso il prossimo Riesame della qualità dell’aria della Commissione”.

Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente: “I dati diffusi dall’EEA confermano quello che Legambiente sostiene da anni: l’inquinamento dell’aria resta uno dei principali problemi per la salute delle persone e per la salvaguardia dell’ambiente. Una vera e propria emergenza che colpisce anche e soprattutto il nostro Paese. I dati relativi allo scorso anno di ‘Mal’aria’ confermano la stessa situazione critica: su 95 città italiane monitorate da Legambiente, 51 hanno superato il bonus di 35 giorni di superamento stabilito dalla legge per il PM10. L’area della Pianura Padana, come risulta anche dal report dell’Agenzia europea dell’ambiente, si conferma come una delle più critiche. Le cause dell’inquinamento sono chiare e conosciute da tempo. Sono il trasporto su strada, i processi industriali e di produzione di energia e i riscaldamenti domestici. Per arginare l’emergenza smog serve una nuova strategia – evidenzia – che intervenga sui settori più inquinanti, a partire da quello dei trasporti. Su questo in Italia serve una nuova capacità politica che invece di guardare alla realizzazione di inutili infrastrutture punti, attraverso interventi immediati e mirati, su una mobilità sostenibile basata su trasporto pubblico efficiente, mobilità pedonale e ciclabile e trasporto su ferro per ridurre il parco auto circolante, che nel nostro Paese raggiunge da sempre livelli da primato rispetto al resto d’Europa”.
Scarica il rapporto AEA 2013

Fonte: eco dalle città