Il parlamento del Galles dice no al fracking

Il parlamento gallese chiede una moratoria per questa pratica controversa ad alto impatto ambientale. Con 37 voti a favore e 16 contrari, il parlamento del Galles ha appena approvato una mozione contro la pratica del fracking. Chiede che il governo gallese faccia qualunque cosa in suo potere per impedire le trivellazioni idrauliche fino a quando questa pratica «non verra’ provata sicura sia dal punto di vista ambientale che sanitario». Questo “no” arriva una settimana dopo un analoga decisione del governo scozzese che ha bandito il fracking a tempo indefinito. Si rafforza quindi l’opposizione alla politica filofossile del governo Cameron. «Ora il governo di Westminster si dovrebbe allineare con la Scozia, il Galles  e molte altre aree del mondo per dare vita ad una moratoria di questa pratica controversa» ha dichiarato Donna Hume degli Amici della Terra. Si allarga progressivamente il fronte del no, dopo che un report del Consiglio Scientifico del Regno Unito lo ha definito «pericoloso per la salute tanto quanto il talidomide, il tabacco e l’amianto» e dopo che lo Stato di New York lo ha vietato e la Pennsylvania lo ha limitato.No-fracking-wales

Fonte: ecoblog.it

Fracking e terremoti, la questione arriva al parlamento del Texas

Il numero di terremoti nella zona di Azle e Reno è in aumento negli ultimi sei mesi in concomitanza con le attività di fracking. Gli amministratori locali iniziano ad essere allarmati

Per la prima volta il legame tra fracking e terremoti è stato discusso in una sede istituzionale. Ed è avvenuto qualche giorno fa proprio nello stato dei petrolieri, il Texas, in una audizione presso una commissione parlamentare. Sono state ascoltate testimonianze di esperti e amministratori sulla recente esplosione di micro attività sismica  e dei suoi possibili legami con il boom delle attività di fracking per “spremere” il petrolio dalla roccia compatta. Secondo l’USGS dal 1° novembre 2013 a oggi ci sono stati almeno 27 terremoti di magnitudo compresa tra 2,1 e 3,7 nei pressi delle città di Azle e Reno nel nord del Texas. Diversi residenti si sono lamentati di crepe nelle fondamenta delle case e rotture di tubi dell’acqua. L’area si trova proprio sopra la formazione geologica di Barnett, dove viene praticato il fracking. Se in Ohio è stato dimostrato il link tra 100 terremoti e le attività dell’industria petrolifera, i dati per il Texas sono scarsi, per i pochi sismografi sul territorio e soprattutto per la mancanza di dettagli sulle attività delle industrie. Si ritiene che i terremoti avvengano soprattutto a causa della re-iniezione sottoterra di fanghi e acque reflue. Questa operazione aumenta infatti la pressione sotterranea e introduce un lubrificante per lo spostamento delle faglie. I politici dicono naturalmente che non c’è fretta di agire; per evitare di creare problemi all’industria petrolifera intendono muoversi in modo molto prudente, anche se gli amministratori locali sono di un altro parere: “Il diritto dell’industria di fare profitti non deve sperare il nostro diritto alla qualità della vita“, ha affermato Lynda Stokes, sindaco di Reno. Poiché in Texas sono attivi oltre 3600 pozzi, il rischio che possa sopraggiungere un terremoto di maggiore intensità – ormai c’è chi parla di frackquakes – tende a crescere con il tempo. Anche nel vicino stato dell’ Oklahoma dove il fracking viene pesantemente praticato il numero di terremoti è cresciuto del 50% nell’ultimo anno. Secondo l’USGS c’è il pericolo che in futuro potrebbero manifestarsi eventi con magnitudo superiore a 5. I residenti hanno iniziato a reagire: le assicurazioni per eventi sismici sono cresciute dal 4% al 18% della popolazione nell’arco di tre anni

Fracking In California Under Spotlight As Some Local Municipalities Issue Bans

 

Fonte: ecoblog.it

La Delega fiscale è legge, agevolazioni per riqualificazione edifici

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La Camera dei Deputati ha approvato, con 309 voti a favore, 99 astenuti e zero contrari, la legge Delega fiscale che, tra le altre cose, prevede importanti misure per la riforma del Catasto degli immobili e agevolazioni fiscali per interventi di messa in sicurezza e riqualificazione energetica. Il Governo dovrà emanare entro un anno i decreti legislativi di attuazione per la revisione del sistema fiscale, mentre entro quattro mesi il provvedimento di revisione dovrà essere trasmesso alle Commissioni del Parlamento. Per quanto riguarda la riforma del Catasto degli immobili, cambia completamente il principio per il calcolo delle rendite catastali, con l’obiettivo di correggere le iniquità del’attuale sistema: l’unità di misura per la misurazione del valore immobiliare passa infatti dai vani al metro quadrato. Dovranno essere specificate con decreto le nuove modalità di calcolo e moltiplicazione. Inoltre si dovranno tenere in considerazione gli ambiti territoriali del mercato, le condizioni socio-economiche e la composizione del nucleo familiare. Nel processo di revisione delle rendite anche i Comuni dovranno intervenire, per esempio censendo gli immobili abusivi, attraverso l’uso di nuove tipologie di rilevazione. La legge prevede un regime fiscale agevolato per la realizzazione di opere di adeguamento degli immobili alla normativa in materia di sicurezza e di riqualificazione energetica e architettonica. Il sistema di incentivazione degli eco bonus per gli interventi di riqualificazione energetica e ristrutturazioni edilizie (detrazioni fiscali del 65% e 50%) che è stato prorogato con la Legge di stabilità di un anno potrebbe diventare finalmente stabile. Ermete Realacci, presidente della VIII Commissione ambiente della Camera ha commentato: “La Delega Fiscale contiene ampi margini per utilizzare la leva fiscale in favore di politiche ambientali e della green economy, secondo quanto indicato anche dall’Unione Europea. Ad esempio spostando il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese ai fattori inquinanti, al consumo di territorio, alle emissioni di CO2 e al consumo di materie prime. Mi auguro che queste possibilità vengano utilizzate bene dal  Governo,in una collaborazione stretta con il Parlamento”. Soddisfazione espressa anche dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori: “Si tratta di un testo molto importante – si legge in una nota –  perché prevedere un regime fiscale agevolato che incentivi la realizzazione di opere di adeguamento degli immobili alla normativa in materia di sicurezza e di riqualificazione energetica e architettonica, significa far fare al nostro Paese un fondamentale balzo in avanti. Significa la fine degli interventi fiscali di brevissimo termine rendendo invece strutturale l’impegno dello Stato in questo campo”. “E’ il riconoscimento dell’impegno messo in questi anni dagli architetti italiani – continua il comunicato -sui fondamentali temi della messa in sicurezza degli edifici e del risparmio energetico che li deve caratterizzare. Il fatto, poi, che il Legislatore abbia anche posto l’accento sulla riqualificazione architettonica degli immobili è per noi un ulteriore stimolo a proseguire sulla strada che abbiamo ormai intrapreso da tempo: quella di realizzare una architettura vicina alle reali esigenze dei cittadini, espressione della cultura del Paese e del bello che esso – da sempre – sa esprimere.

Fonte: Infobuildenergia.it

 

“Fermiamo il consumo di suolo”, l’appello di Legambiente al Parlamento

“Chiediamo al Parlamento di approvare al più presto una legge che fermi il consumo di suolo e punti sulla riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio esistente”. Questo l’appello che Legambiente lancia al Presidente del Consiglio Enrico Letta.cementificazione_edilizia

È ora di dire basta al consumo di suolo e di iniziare quella strada del cambiamento che si chiama rigenerazione urbana, un nuovo modo di concepire e tutelare il territorio e gli spazi urbani in chiave sostenibile.

È questo l’appello che Legambiente lancia al Presidente del Consiglio Enrico Letta per chiedere a Parlamento e Governo una corsia preferenziale per discutere e approvare finalmente in questa legislatura una legge che fermi il consumo di suolo e premi, invece, la riqualificazione edilizia, energetica e antisismica del patrimonio edilizio esistente. Scelte nell’interesse dei cittadini in grado di rilanciare il settore delle costruzioni e l’economia del Paese e che l’associazione ambientalista spiega in “Fermare il consumo di suolo, rigenerare le città”. Un documento, inviato alle Commissioni parlamentari e al Governo, dove oltre ad analizzare il Disegno di Legge approvato dal Governo il 15 Giugno 2013 in materia di “Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato”, Legambiente propone integrazioni e modifiche normative per rafforzare l’efficacia dei controlli e spostare l’attenzione sulla rigenerazione urbana. “Le nostre idee e proposte – spiega Edoardo Zanchini, vice-presidente di Legambiente – vogliono tenere insieme gli obiettivi di tutela e di riqualificazione del territorio ed incrociare alcune questioni come la grave crisi che sta vivendo il settore delle costruzioni. È indispensabile lanciare un segnale chiaro al mondo dell’edilizia attraverso una Legge che sposti l’attenzione sulla rigenerazione urbana”. Nel documento Legambiente pone in particolare l’attenzione sulla necessità di un efficace monitoraggio del consumo di suolo, di limiti e controlli nei confronti dell’occupazione di suoli agricoli, di riuso del patrimonio non utilizzato e degradato, in modo da creare condizioni di vantaggio per una diffusa riqualificazione con obiettivi ambientali, energetici e antisismici e chiudere così il ciclo dell’espansione edilizia. “Il suolo è un bene comune e una risorsa limitata e non rinnovabile – ha commentato Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente – Una legge che voglia fermare il consumo di suolo deve agire sulle cause che lo determinano, che sono legate alla formazione della rendita immobiliare. Se vogliamo fermare il consumo di suolo, è obbligatorio favorire la rigenerazione urbana: occorre sviluppare un nuovo equilibrio tra fiscalità e incentivi che renda attraente, efficace e più semplice l’investimento nella città, impedendo che i capitali in fuga dalla città producono anonime urbanizzazioni e piastre commerciali ai danni di campagne, coste e spazi aperti”. L’associazione ambientalista propone in particolare di introdurre un contributo per il consumo di suolo e spostare le risorse sulla rigenerazione urbana, prendendo come punto di riferimento la normativa tedesca. Occorre inoltre fermare la speculazione sulla proprietà e edificabilità dei suoli, stabilendo che i piani urbanistici debbano avere un ruolo di solo indirizzo, spostando ai piani attuativi la definizione dei diritti edificatori. Ma per cambiare le nostre città, spostando l’attenzione degli imprenditori edili verso la rigenerazione urbana, occorre semplificare e incentivare gli interventi nelle periferie per trasformarle in quartieri con parchi e spazi pubblici degni di questo nome, abitazioni a prezzi accessibili.

Fonte:il cambiamento

Inquinamento luminoso: dall’associazione CieloBuio un appello al Parlamento

Anche Margherita Hack e Luca Mercalli tra i primi firmatari di una proposta per contrastare l’inquinamento luminoso ed evitare eccessi ed errori nella illuminazione artificiale. Secondo l’associazione CieloBuio, si potrebbe risparmiare ogni anno 1 miliardo di euro374796

Un appello al nuovo Parlamento perché si adoperi per contrastare l’inquinamento luminoso. E’ l’ultima iniziativa dell’associazione CieloBuio, da anni attiva contro gli eccessi e gli errori di illuminazione delle città italiane, che nei mesi scorsi si era fatta promotrice del controverso provvedimento “Cieli bui” per la razionalizzazione dell’illuminazione pubblica, proposto e successivamente cancellato tra le polemiche sui presunti rischi per la sicurezza dei cittadini. Ora, l’associazione ha deciso di riprovarci, con una iniziativa popolare che vede tra i primi firmatari personalità di spicco come Margherita Hack e Luca Mercalli. «Auspichiamo che provvedimenti significativi contro l’inquinamento luminoso come quelli proposti con l’Operazione cieli bui, che forse sarebbe stato più opportuno denominare Piano per l’utilizzo razionale ed ecosostenibile dell’illuminazione artificiale, siano quanto prima oggetto di dibattito parlamentare», si legge nell’appello, attraverso il quale CieloBuio propone l’adozione di diverse misure di risparmio energetico, di contrasto dell’inquinamento luminoso e di miglioramento del comfort visivo. Ecco, in particolare, le richieste dell’associazione: evitare che gli apparecchi di illuminazione inviino luce al di fuori delle aree da illuminare e soprattutto che la disperdano orizzontalmente o verso l’alto; evitare la sovrailluminazione; evitare l’uso dell’illuminazione artificiale quando questa non serve; limitare fortemente la produzione di luce a bassa lunghezza d’onda, in particolare ultravioletta e blu; minimizzare (se possibile, azzerare) l’uso dell’illuminazione artificiale nelle aree di rilevante interesse ecologico-naturalistico; mirare alla crescita zero del flusso luminoso totale installato e, successivamente, al calo dello stesso, con l’obiettivo di riportare l’Italia ad un flusso pro capite massimo installato di 1000 lumen. In questo modo, sottolinea CieloBuio, si potrebbe non solo tutelare il cielo e contrastare i problemi – anche sanitari – causati dall’inquinamento luminoso, ma anche permettere all’Italia di risparmiare una cifra complessiva di circa 1 miliardo di euro all’anno. «Anche la reputazione della nazione se ne gioverebbe – spiega il coordinamento – poiché ci porremmo al mondo come all’avanguardia in questo importante ambito». Tra i primi firmatari, oltre alla Hack e al climatologo Mercalli, ci sono numerosi professori universitari ed esperti di astronomia, zoologia, ecologia e fisica. L’appello può essere letto e sottoscritto seguendo questo link. (In allegato il testo di approfondimento scientifico elaborato da CieloBuio).

Fonte: eco dalle città