TTIP blindato, slitta il voto al Parlamento europeo

Nessuno deve toccare la risoluzione Lange, così com’è stata “partorita” dalla Commissione commercio: è questo il diktat. Fanno paura gli oltre 120 emendamenti presentati al testo che deve dare il via libera al libero scambio tra Europa e Usa, tanto che il voto e la discussione all’Europarlamento sono stati posticipati sine die.ttipparlamento_europeo

Martin Schulz, presidente dell’Europarlamento, ha deciso di bloccare il voto e la discussione sul TTIP, il Trattato transatlantico di liberalizzazione commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. Nelle dichiarazioni che ha rilasciato ha ammesso di temere gli emendamenti presentati al testo che di fatto spalanca le porte all’arbitrio delle multinazionali in tutti i campi, dalla sanità all’ambiente, fino all’alimentazione e all’agricoltura. Ora il testo torna in Commissione commercio con l’intento dichiarato di eliminare più emendamento possibile. Al Parlamento europeo di sono levate le proteste di chi invece voleva discutere il testo per far emergere i punti dolenti e pericolosi che i cittadini europei chiedono da tempo a gran voce di cancellare. Intanto la Commissione Europea continua a cercare di tenere il più possibile nascosto tutto quanto ha a che fare con il TTIP. Basti pensare all’accordo imposto dalla stessa Commissione ai 14 membri del gruppo di lavoro sul TTIP ai primi di giugno. Si vietava persino ogni commento su testi “leaked”, che aveva visto l’opposizione del gruppo di consulenti. «Adesso  è necessario aumentare il controllo democratico della societa’ civile sulla prossima riunione della Commissione Commercio Internazionale, per evitare che ancora una volta si assista all’ennesimo furto della democrazia a vantaggio dei forti interessi commerciali» spiegano i responsabili della Campagna StopTTIP che continua a mobilitare la popolazione perché faccia sentire la propria voce e faccia pressione su parlamentari e politici. «La Campagna Stop TTIP ha dimostrato che la pressione della società civile può condizionare gli equilibri di voto del Parlamento europeo – aggiungono i vertici della Campagna – il rinvio del voto si deve alla campagna di pressione e di mobilitazione delle reti sociali e dei cittadini e alle obiezioni sull’efficacia e i potenziali pericoli generati dal TTIP espresse anche da grandi economisti come Paul Krugman  e il premio nobel Joseph Stiglitz. Continueremo a organizzare iniziative delocalizzate in vista della prossima riunione della Commissione Commercio Internazionale. La Commissione deve uscire bocciata, non rafforzata dal voto di al Parlamento europeo. Per questo come cittadine e cittadini dobbiamo mantenere gli occhi puntati sull’operato degli Europarlamentari e possiamo farlo insieme alle altre centinaia di associazioni e comitati che si sono mobilitati da oltre un anno in tutta Europa e negli Stati Uniti».

  1. a) Se ti vuoi unire alla campagna di pressione sul Parlamento europeo copia e incolla la lettera che trovi qui sotto e inviala in email agli Europarlamentari della maggioranza eletti nella tua circoscrizione.

L’elenco con i contatti email e twitter dei parlamentari divisi per circoscrizione elettorale la trovi qui.

  1. b) Se non hai ancora firmato la Petizione europea Stop TTIP, puoi farlo QUI
  2. c) Scopri se nella tua città o vicino a tec’è già un Comitato Stop TTIP, per chiedere altre informazioni

La lettera da inviare in email

Gent.m* Europarlamentare, fa la cosa giusta: ferma il TTIP

Il 10 giugno, a Strasburgo, l’Europarlamento ha deciso di rimandare il voto sulla Relazione sul Trattato transatlantico Usa-Ue di liberalizzazione degli scambi e degli investimenti. Il rinvio è un tentativo di rimandare ulteriormente un dibattito che dovrebbe portare ad un unico risultato: rigettare i negoziati.

Un accordo poco trasparente, che alimenta troppe preoccupazioni circa un drastico e irreversibile abbassamento degli standard di qualità della vita e del processo democratico, in Europa e in Italia come negli Usa.

Nonostante le obiezioni sull’efficacia e i potenziali pericoli generati dal TTIP siano ormai sostenuti anche da grandi economisti come Paul Krugman  e il premio nobel Joseph Stiglitz, la Commissione INTA le consegna un testo che, sotto un pesante velo di retorica, sembra ignorare i principali problemi che il trattato presenta.

Per questo le chiedo, con ferma determinazione, di votare contro il TTIP e tutti gli accordi sul commercio e gli investimenti che antepongono il profitto e gli interessi privati ai diritti umani e di cittadinanza sia all’INTA Commitee, in caso ne fosse membro, sia alla prossima Plenaria del Parlamento europeo.

Molte Amministrazioni locali italiane, tra cui quelle di Ancona, Milano, governati dalle maggioranze più diverse, hanno approvato ufficialmente mozioni e ordini del giorno di “sfiducia” al TTIP.

Le chiedo, nel prossimo futuro, di impegnarsi su queste 5 priorità:

  1. Escludere qualsiasi forma di tutela degli investitori esteri simile o analoga all’ISDS
  2. Chiedere il ritiro della proposta di un organismo per la cooperazione regolatoria, che indebolisce di fatto le attuali autorità internazionali
  3. Evitare l’abbassamento degli standard europei in tutti i settori, ma in particolare sulla sicurezza alimentare, la sicurezza sociale, la promozione ambientale e i diritti del lavoro.
  4. Impedire la messa sul mercato dei servizi pubblici
  5. Fare pressione per rendere pubblici tutti i testi negoziali

Le chiedo, dunque, di rendere pubblica la sua posizione su tutti questi punti e di rispondere con convinzione democratica agli sforzi che noi cittadini e le associazioni, i sindacati, i comitati locali e i coordinamenti nazionali della Campagna Stop TTIP stanno facendo perché si faccia piena luce su un negoziato tanto importante quanto sconosciuto alla maggioranza dell’opinione pubblica.

Sarà mia cura informarmi sul suo voto, per capire se rappresenterà o meno le mie convinzioni, e farlo sapere.

In attesa di un cortese riscontro, distinti saluti

Nome, cognome, città di residenza

Fonte: ilcambiamento.it

OGM, l’ultima parola sulla loro autorizzazione spetterà agli Stati membri

L’ultima parola per quanto riguarda le autorizzazioni alla coltivazioni di sementi OGM spetterà agli Stati membri
http://europarltv.europa.eu/admin/plugins/MFEmbeded.aspx?id=b1605601-a762-413e-83fa-a3ca011fe45d&language=it&autosize=true

La relazione a lungo attesa per consentire agli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di specie geneticamente modificate sul proprio territorio, anche se autorizzati a livello europeo, è stata adottata oggi in Commissione ambiente. I parlamentari hanno votato con 53 voti favorevoli, 11 contrari e 2 astensioni, il che consente ai paesi dell’UE di vietare le colture geneticamente modificate sui loro territori per motivi ambientali.B2JgBbXIgAAGjbm

Ha a detto Frédérique Ries (ADLE, BE), che ha presentato questa legge in Parlamento europeo:

Questo voto dimostra che abbiamo raggiunto un ampio consenso tra i gruppi politici del Parlamento europeo su questa delicata questione. Le misure approvate oggi consentiranno agli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM, se lo desiderano. Nel frattempo, abbiamo stabilito un chiaro processo per OGM a livello europeo, con una migliore disposizione e un ruolo centrale per l’Autorità europea per la sicurezza alimentare – EFSA.

Il testo approvato permette agli Stati membri di adottare una normativa vincolante nel limitare o vietare la coltivazione di OGM dopo la loro autorizzazione a livello UE. E i singoli divieti potrebbero essere basati su particolari obiettivi della politica ambientale quali la pianificazione, l’utilizzo del territorio, la politica agricola, la politica pubblica e possibili impatti socio-economici. Altri motivi possibili possono riguardare la prevenzione della contaminazione di altre colture con OGM, l’incertezza scientifica, lo sviluppo di resistenza ai pesticidi nelle piante e parassiti, la proliferazione, la persistenza di una varietà geneticamente modificata nell’ambiente o la mancanza di dati sui potenziali effetti negativi di una varietà. Sarà valido anche il principio di precauzione.ogm-620x350

Dopo l’approvazione di questa relazione spetta ora a tutti i parlamentari votare la proposta nel corso di una sessione plenaria. Dunque, cade il principio del vietato vietare e viene riconosciuta la determinazione dei singoli Stati membri a decidere le politiche agricole per il proprio territorio. Prepariamoci a ricevere molti attacchi anche indorati dalle lobby del Biotech.

Fonte:  Parlamento europeo

© Foto Getty Images

Iron Curtain Trail, una pista ciclabile al posto della cortina di ferro

Nata dall’idea del parlamentare europeo Michael Cramer, il percorso si snoderà lungo i confini che un tempo dividevano in due l’Europa e il mondo.ironcurtaintrail

Nel 1946, all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, Winston Churchill, ex Primo Ministro Inglese nel periodo bellico, dichiarò: «Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi stati dell’Europa Centrale e Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno a esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera Sovietica, e sono tutte soggette, in un modo o nell’altro, non solo all’influenza Sovietica ma anche a una altissima e in alcuni casi crescente forma di controllo da Mosca». Quel termine passò alla storia come simbolo di divisione e differenze tra Ovest ed Est per circa quarant’anni, quando, con lo sfaldamento dell’Urss venne meno anche il suo significato. Oggi torna a far parlare di sé ma in maniera molto positiva. La cortina di ferro si è trasformata ormai da anni in Iron Curtain Trail, un sentiero ciclabile di circa 6.800 km di lunghezza che si snoda attraverso 20 Paesi, partendo dalla città norvegese di Kirkenes, nel Mar di Barents, e arrivando fino a Carevo, sulla costa del Mar Nero, nel nord della Turchia. Ideatore del progetto è il tedesco Michael Cramer, membro del Parlamento Europeo, ispirato da un progetto simile, il Berliner Mauerweg, percorso che segue il Muro di Berlino per circa 160 km. «Se 23 anni fa avessi proposto la creazione di una pista ciclabile lungo la Cortina di Ferro, la gente avrebbe detto “questo ragazzo è pazzo!!», ha affermato Cramer, che presentò il progetto dell’Iron Curtain Trail al Parlamento Europeo nel 2005. Ora, a distanza di una decade, il percorso è completamente fruibile e sta per essere portato a compimento, grazie anche ad una spesa di 1,8 milioni di euro che, si stima, rientreranno grazie al turismo generato dal progetto. «Ci sono tratti della pista – continua Cramer – in particolare sul confine russo-finlandese, dove non si vedrà una macchina per diversi giorni, ma poi tutto ad un tratto un branco di renne appariranno!». E’ bene ricordare che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale non fu costruito nessun edificio a ridosso della cortina, lasciando così alla natura la possibilità di svilupparsi autonomamente, dando vita a parchi naturali. La bicicletta diventa così uno strumento di libertà per poter viaggiare attraverso l’Europa, godere di splendidi paesaggi, e ripensare ad un passato prossimo non tanto lontano. Il tutto senza inquinare e senza un particolare allenamento nelle gambe, visto che la pista ciclabile ha pendenze piatte e molto pedalabili. Come detto, la pista ciclabile attraversa 20 nazioni, di cui 14 stati membri dell’Unione Europea. Essa è perfettamente segnalata, si snoda su piste ciclabili già esistenti, attraversa numerosi parchi nazionali e collega paesaggi unici che trovandosi lungo la linea di confine sono rimasti incontaminati. Lungo tutto l’itinerario è facile incontrare deviazioni di percorso e altre piste da seguire, e trovandosi su un territorio di confine lo sconfinamento è necessario ed inevitabile. EuroVelo 13, questo il nome tecnico del progetto, ha ovviamente anche un significato simbolico: «Il sentiero conserva la memoria dei motivi per cui nacque la cortina di ferro», ha affermato Cramer. Uno degli obiettivi principali è infatti quello di mantenere il più possibile originali i confini in modo che i ciclisti possano vedere com’era la vita quando la cortina di ferro esisteva. Lungo i tratti del sentiero in Germania, per esempio, sono state poste delle targhe a memoria delle persone uccise mentre cercavano di fuggire in Occidente. Ed ogni volta che si attraversa il vecchio confine c’è un cartello che indica esattamente l’ora e la data in cui è stata rimossa la barriera.cortinadiferro470

Fonte: ilcambiamento.it

Approvata la norma dell’indicazione europea dei prodotti

Il Parlamento europeo ha approvato la norma sull’indicazione di origine obbligatoria per i prodotti europei tranne alimentari e medicinali. «Si tratta di una boccata d’ossigeno per le tante piccole e medie imprese italiane soffocate dalla crisi e attaccate quotidianamente dalla contraffazione. Il Made In Europe contribuirà in questo modo nei fatti e non a parole a rilanciare la nostra economia e la creazione di posti di lavoro» ha detto l’eurodeputato Andrea Zanoni.madein

Il Parlamento europeo ha approvato la norma sull’indicazione di origine obbligatoria per i prodotti europei tranne alimentari e medicinali. «Si tratta di una boccata d’ossigeno per le tante piccole e medie imprese italiane soffocate dalla crisi e attaccate quotidianamente dalla contraffazione. Il Made In Europe contribuirà in questo modo nei fatti e non a parole a rilanciare la nostra economia e la creazione di posti di lavoro» ha detto l’eurodeputato Andrea Zanoni.
La settimana scorsa a Strasburgo è stato approvato il Regolamento per la Sicurezza dei prodotti al consumo incluso il marchio Made In. «Si tratta di una grande vittoria per il settore manifatturiero di qualità italiano contro gli interessi della grande distribuzione difesa ad oltranza da alcuni Paesi del Nord Europa – ha spiegato l’eurodeputato Zanoni –  Adesso l’auspicio è che l’Italia faccia sistema e sfrutti l’occasione della Presidenza di turno dell’Ue, il cosiddetto semestre italiano che inizierà il prossimo 1 luglio, per far approvare questo importantissimo regolamento in sede di Consiglio».
Il nuovo regolamento, comprensivo della norma sul Made In su tutti i prodotti europei ad esclusione di alimentari e medicinali, è stato approvato dopo un’accesa battaglia tra chi sosteneva gli interessi dei piccoli produttori di qualità e delle piccole e medie imprese dell’artigianato e chi invece si è schierato con la grande distribuzione tipica del Nord Europa. Le migliaia di piccoli produttori di qualità, come artigiani e piccoli imprenditori, di cui è ricca l’Italia, hanno bisogno di protezione dalla concorrenza sleale e di misure che valorizzano la loro attività. «Il marchio Made In può costituire un forte incentivo anche per la creazione di posti di lavoro in quanto è in grado di dare una forte boccata di ossigeno alle tante Pmi italiane oggi stritolate dai grandi mercati e dalla crisi – ha aggiunto Zanoni – Questo è un esempio concreto di quanto si possa fare a Bruxelles al servizio dei cittadini e di chi lavora con onestà. È in questo modo che si valorizza il lavoro e si tutelano i lavoratori. Il resto sono chiacchiere».

Fonte: il cambiamento.it

Il Cibo Impazzito
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Sacchetti, la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo approva la proposta di direttiva anti-monouso

La proposta di direttiva europea volta a limitare il consumo dei sacchetti di plastica monouso e più leggeri è stata approvata dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo con 46 voti a favore 8 contrari e 8 astenuti378426

La proposta di direttiva europea volta a limitare il consumo dei sacchetti di plastica più leggeri è stata approvata dalla Commissione Ambiente dell’Unione Europea con 46 voti a favore 8 contrari e 8 astenuti.  L’Europa riconosce dunque ai Paesi membri la possibilità di scegliere il mezzo a loro più congeniale per raggiungere gli obiettivi di riduzione (50% della quantità consumata nel 2010 entro tre anni e 80% entro cinque anni). Per evitare distorsioni e aggiramenti della direttiva è previsto che i sacchi riutilizzabili non possano costare meno dei sacchi usa e getta.
Inoltre non potranno essere usati sacchi ultrasottili del tipo frutta e verdura per asporto merci.
Attraverso un differenziale di prezzo viene riconosciuto il contributo dei sacchi biodegradabili e compostabili nel migliorare qualità e quantità del rifiuto organico raccolto in modo differenziato: in questa logica, i sacchi frutta e verdura sotto i 10um dovranno essere biodegradabili e compostabili entro 5 anni dall’applicazione della direttiva.
L’Italia potrà mantenere la sua legge, che, come affermano i sostenitori della plastica biodegradabile e compostabile, ha già portato il consumo di shopper usa e getta da circa 180000 ton del 2010 a circa 90000 del 2013 con una riduzione dell’ordine del 50% ed ha migliorato qualità e quantità del rifiuto organico creando un vero e proprio modello di raccolta differenziata che funziona allo stesso modo in aree a bassa ed alta densità di popolazione come Milano.

Leggi la nota ufficiale della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo:Environment MEPs clamp down on wasteful plastic carrier bags

Commenti:

Francesco Ferrante, Vicepresidente del Kyoto Club: “La proposta della Commissione Europea lascia libertà ai paesi membri di adottare misure per la riduzione dell’impiego degli shopper in plastica ed eventuali restrizioni relative alla loro commercializzazione e ora quindi non ci sono più alibi per non applicare le sanzioni a chi si ostina a commercializzare sacchi non conformi alle regole europee di biodegradabilità e compostabilità. La scelta della Commissione conferma che il modello italiano, che ha già ridotto il consumo di shopper usa e getta da circa 180000 ton nel 2010 e circa 90000 nel 2013, con una riduzione del 50% e un miglioramento della qualità e quantità del rifiuto organico, può essere davvero un modello per tutta l’Europa nel comune raggiungimento degli obiettivi fissati dalla bozza votata ieri dalla Commissione ambiente: 50%, rispetto al 2010, entro i tre anni dall’entrata in vigore della nuova Direttiva e, successivamente, l’80% entro cinque anni rispetto alla media europea”.
Stefano Ciafani, Legambiente: “Se fino al 2010 – aggiunge Ciafani – l’Italia era il primo paese europeo per consumo di sacchetti di plastica usa e getta, con una percentuale di consumo pari al 25% del totale commercializzato in Europa, con l’entrata in vigore nel 2011 della legge contro gli shopper non compostabili, in soli tre anni la nostra Penisola è riuscita a dimezzare questa percentuale tracciando le basi per una strategia integrata sulla corretta gestione dei rifiuti, sulla riduzione della plastica, sulla tutela e la salvaguardia dell’ambiente marino e della biodiversità. Ma ancora si può fare molto per combattere in tutta Europa i sacchetti di plastica. Ci auguriamo che il Parlamento Europeo approvi in tempi brevi la Direttiva sugli shopper per continuare tutti insieme la battaglia sulla riduzione delle buste in plastica”.

Fonte: ecodallecittà

Pacchetto clima 2030: il Parlamento UE chiede obiettivi vincolanti e più ambiziosi

Il Parlamento europeo ha votato favorevolmente alla proposta di nuovi obiettivi vincolanti per gli Stati membri in materia di fonti rinnovabili, efficienza energetica ed emissioni di gas serra378059

Il Parlamento europeo vuole che agli Stati membri vengano indicati obiettivi nazionali vincolanti in materia di fonti rinnovabili, efficienza energetica ed emissioni di gas serra. Con 341 voti a favore e 263 contrari, inoltre, gli eurodeputati hanno chiesto tre target comunitari vincolanti per 2030, più ambiziosi di quelli proposti qualche settimana fa dalla Commissione: un taglio del 40% dei gas serra (rispetto ai livelli del 1990), almeno il 30% di energia da fonti rinnovabili sui consumi totali dell’Europa, e un aumento del 40% dell’efficienza energetica. Secondo i parlamentari, in particolare, i tre impegni salva clima «devono essere obbligatori, e messi in atto sulla base di singoli obiettivi nazionali, tenendo conto della situazione e del potenziale di ogni Stato membro».

La recente proposta della Commissione, invece, comprendeva un target del 27% per le rinnovabili, nessun obiettivo di efficienza energetica, e, soprattutto, zero impegni vincolanti per i singoli stati membri (come era invece prevedeva il precedente pacchetto di misure salva clima per il 2020). Una libea che, evidentemente, non piace all’aula di Strasburgo, che si è espressa a favore di una impostazione più “green”. Il voto del Parlamento non è vincolante, ma ha un valore politico di cui il Consiglio europeo, chiamato a discutere dell’argomento a marzo prossimo, dovrà in qualche modo tenere conto.

Positivi i commenti delle associazioni ambientaliste e delle aziende delle rinnovabili. Stephane Bourgeois, della European Wind Energy Association (EWEA) ha dichiarato: «Il Parlamento europeo ha dimostrato ancora una volta la lungimiranza della maggior parte delle istituzioni dell’Unione. Ha resistito all’azione di lobby contraria cui è stato sottoposto, sferrando un calcio nei denti alla Commissione e alla sua esangue proposta per il 2030 del mese scorso. I Capi di Stato dovranno prestare attenzione al Parlamento».

Esulta anche il WWF. «Un pacchetto completo di obiettivi vincolanti per il 2030 ridurrà in Europa la dipendenza dalle importazioni di energia, potrà creare occupazione in settori a basso tenore di carbonio, fornire benefici per la salute dei cittadini europei e contribuire a garantire la prevenzione del cambiamento climatico», ha commentato Jason Anderson, responsabile europeo clima ed energia dell’associazione.

Per quanto riguarda la scena politica nazionale, un plauso al voto di Strasburgo è giunto da Francesco De Angelis, eurodeputato del Pd e membro della Commissione Industria, ricerca, energia dell’Europarlamento. «Con il voto di oggi il Parlamento europeo conferma obiettivi ambiziosi e vincolanti sulle politiche energetiche e climatiche al 2030 – ha dichiarato – Così facendo, mette la Commissione davanti alle sue responsabilità».

Gli fanno eco gli esponenti di Green Italia Francesco Ferrante e Monica Frassoni, che è anche co-presidente del Partito Verde europeo. «Bene il voto del Parlamento europeo sulla necessità di perseguire il triplice obiettivo su efficienza, rinnovabili e taglio della CO2 per raggiungere in maniera ambiziosa ed efficace l’obiettivo del 2030 sul pacchetto clima ed energia – scrivono in una nota – Il Parlamento sconfessa la posizione miope e troppo conservativa della Commissione, che ha risentito troppo delle pressioni esercitate dalle lobby degli idrocarburi e dei grandi inquinatori».

Fonte: ecodallecittà

Biocarburanti, “occasione persa per il Parlamento europeo”

Il voto dell’Assemblea di Strasburgo che limita l’uso di biocarburanti al 6% rispetto al 10% di energia da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti per il 2020 non offre nessuna soluzione efficace per la difesa dell’ambiente e della sicurezza alimentare. È quanto sostengono ActionAid e Oxfam Italia che definiscono il voto del Parlamento europeo “un compromesso al ribasso”.biocarburanti8_

“Il Parlamento Europeo ha deciso oggi di destinare alla produzione di biocarburanti un quantitativo di prodotti agricoli capace di sfamare oltre 200 milioni di persone”

“Oggi il Parlamento Europeo ha perso l’occasione di promuovere il consumo e la produzione di biocarburanti sostenibili”. Questo il primo commento di ActionAid e Oxfam Italia dopo il voto dell’11 settembre a Strasburgo sulla proposta di modifica del cosiddetto “pacchetto ILUC”, che riguarda le emissioni indirette determinate dall’utilizzo di coltivazioni agroalimentari a fini energetici. Per migliorare la performance ambientale e sociale dei biocarburanti europei lo scorso ottobre la Commissione ha proposto di dimezzare l’utilizzo di quelli di “prima generazione”, cioè quelli ricavati a partire da coltivazioni alimentari, rispetto all’obiettivo del 10% di energia da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti. Il Parlamento ha votato ora, a stretta maggioranza, per portare questa soglia al 6% sull’utilizzo di biocarburanti realizzati a partire da coltivazioni alimentari o energetiche dedicate. “Si tratta di un voto deludente che, se da un lato riconosce gli enormi problemi sociali e ambientali che i biocarburanti di prima generazione causano, dall’altro non offre nessuna soluzione efficace alle conseguenze negative che producono su scala globale sulla sicurezza alimentare e l’ambiente”, ha affermato Elisa Bacciotti, Direttrice Campagne di Oxfam Italia. L’attuale media di miscelazione europea , pari al 4,5%, fa sì che vi sia un consistente margine per l’aumento del consumo di biocarburanti di prima generazione in Europa nei prossimi anni. “Con il suo voto per un 6% – riferiscono ActionAid e Oxfam Italia – il Parlamento Europeo ha deciso oggi di destinare alla produzione di biocarburanti un quantitativo di prodotti agricoli capace di sfamare oltre 200 milioni di persone”. “In un mondo dove quasi una persona su otto è affamata, e dove il rialzo dei prezzi alimentari, spinto anche dalla domanda agro energetica, è un problema di portata epocale per il futuro di miliardi di persone, ci aspettavamo che il Parlamento Europeo desse un segnale più forte rispetto alla proposta della stessa Commissione”, ha spiegato Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid. Si tratta dunque di un compromesso al ribasso, frutto dell’azione delle lobby europee sui biocarburanti, che beneficiano di un mercato ad hoc sussidiato dall’Unione Europea e che costa ai Paesi membri 6 miliardi di euro l’anno. È un risultato che poteva dunque essere addirittura peggiore – spiegano ancora da ActionAid e Oxfam Italia – se non si fosse mobilitata la società civile a livello europeo: grazie alla petizione lanciata da ActionAid e Oxfam Italia su Change.org, in appena due settimane oltre 20mila italiani hanno chiesto agli eurodeputati di votare contro i biocarburanti che causano la fame (#NoFoodForFuel). Nell’ultimo anno, inoltre sono state quasi 250mila le persone che a livello europeo si sono mobilitate per chiedere alle istituzioni comunitarie e ai Paesi membri di promuovere politiche sostenibili sui biocarburanti. Adesso è il turno del Consiglio Europeo che dovrà pronunciarsi sulle modifiche votate dal Parlamento. Con il voto di oggi, pur deludente e inadeguato, il Parlamento ha comunque lanciato un messaggio importante sulla necessità di porre un tetto al consumo di biocarburanti che provocano la fame. “Chiediamo ai Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, Orlando e Zanonato, di accogliere questo messaggio e quello lanciato dalle migliaia di persone che hanno sostenuto la nostra petizione,” hanno concluso ActionAid e Oxfam Italia. “Il Governo non può continuare ad ignorare questi segnali ed è necessario che si esprima al più presto in modo chiaro a sostegno del rafforzamento del limite all’utilizzo di cibo e terra per la produzione di biocarburanti, spingendo in Europa per posizioni più ambiziose e lungimiranti rispetto a quelle proposte oggi dallo stesso Parlamento europeo”.

Fonti: ActionAid, Oxfam Italia

 

L’iniziativa contro lo spreco alimentare di Last Minute Market per il 2013 è ‘Carta spreco zero’

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Lo spreco alimentare che si verifica quotidianamente è uno dei più grandi paradossi di un mondo nel quale una buona parte della popolazione muore di fame o è a rischio di morte e malnutrizione a causa di sufficiente cibo disponibile, mentre un’altra parte della popolazione, più ridotta ma in aumento, combatte contro l’obesità. Tali estremi si riscontrano non solo tra diversi Continenti, ma anche all’interno dello stesso Stato o della stessa città. Contro queste differenze, ma anche contro un uso scorretto e una mancata valorizzazione delle risorse ambientali, si schiera la nuova campagna 2013 di Last Minute Marketspin off dell’Università di Bologna-Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari nato nel 1998 e divenuto nel corso degli anni una realtà d’eccellenza internazionale nel recupero delle eccedenze alimentari. Dal 2010, l’associazione è impegnata in campagne annuali europee per sensibilizzare contro gli sprechi alimentari. Tema centrale, quest’anno è la carta. Con la campagna “Carta Spreco Zero“, già sottoscritta da 231 Comuni italiani. In una situazione economica e sociale difficile, nella quale il 6% delle famiglie italiane ammette le proprie difficoltà nel garantirsi i pasti quotidiani, le amministrazioni firmatarie si impegnano ad attivare il decalogo di buone pratiche contro lo spreco alimentare che rende subito operative le indicazioni della Risoluzione del Parlamento europeo contro lo spreco. Non solo il cibo è al centro del prezioso decalogo, ma tutte le energie e le materie prime che vengono coinvolte nei processi produttivi di alimenti che finiscono poi per venire sprecati. Il fine ultimo è quello di ottimizzare l’intera catena alimentare europea, dai piccoli produttori e consumatori sino ai più complessi sistemi della grande distribuzione e della ristorazione, dove si registrano le maggiori quantità di sprechi. Firmando la carta, i Comuni si impegnano a rendere immediatamente attive le proposte contenute nel decalogo, in vista del raggiungimento dell’obiettivo UE, concordato proprio grazie all’azione internazionale di Last Minute Market, di ridurre gli sprechi alimentari del 50% entro il 2025. In particolare, il catalogo prevede il sostegno al recupero dei prodotti scartati dall’industria agroalimentare per la ridistribuzione alle persone al di sotto del reddito minimo, l’incentivazione della vendita a prezzo scontato di prodotti prossimi alla scadenza, attivazione di progetti di educazione alimentare, la semplificazione delle etichette per gli alimenti e l’istituzione di un osservatorio per gli sprechi alimentari.

Fonte: tuttogreen

MERCATO DELLA CO2, STRASBURGO DICE NO AL CONGELAMENTO QUOTE

GLI AMBIENTALISTI: A RISCHIO 10 ANNI DI POLITICA SUL CLIMA

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Un Parlamento europeo spaccato ha respinto per soli 19 voti (334 a 315, con 63 astenuti) la proposta della Commissione europea di rinviare, in un mercato già inflazionato, le aste per 900 milioni di nuovi Ets, i cosiddetti “diritti di inquinare” che si dovranno emettere entro il 2015. Il “no” al congelamento ha provocato l’immediato crollo del prezzo dei crediti emissivi. Il costo di una tonnellata di CO2, già sceso sotto i 5 euro e considerato largamente insufficiente a finanziare la conversione verso un’energia verde, subito dopo il voto è precipitato di un ulteriore 34% a 3,41 euro.
Esultano le industrie ‘energivore’, i produttori petroliferi, i paesi che puntano su nuove centrali elettriche a carbone. E Confindustria osserva che questo “le imprese chiedevano a gran voce da tempo, in linea con la posizione di Businesseurope’. Per Amalia Sartori, presidente della Commissione Industria dell’Europarlamento che aveva dato parere negativo, ‘”n un momento come questo non si può aggiungere nulla ai costi dell’industria”.
Ma per gli ambientalisti è una tragedia. Di fatto e’ stato messo in dubbio il principio ‘chi-inquina-paga’ su cui si è fondata la politica ambientale europea negli ultimi dieci anni. E questo nel momento in cui altri paesi, dalla Cina all’Australia, hanno finalmente cominciato ad adottare il meccanismo Ets

Fonte: animali e ambiente nel cuore

Sacchetti, il Ministero dell’Ambiente: “Per l’entrata in vigore del decreto si attende Bruxelles”

Il ministero dell’Ambiente: “L’articolo 6 del decreto prevede che il decreto stesso entri in vigore solo a seguito della conclusione, con esito favorevole, della procedura di comunicazione al parlamento europeo. Se non ci sono osservazioni della Commissione, potrà entrare in vigore dopo 3 mesi il 13 giugno”

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Alla richiesta di chiarimenti sull’entrata in vigore del decreto ministeriale Passera-Clini che regolerà la commercializzazione dei sacchetti, gli uffici del Ministro Clini rispondono con il testo dell’articolo 6 del decreto stesso: “Il presente decreto è sottoposto a procedura di comunicazione ai sensi della direttiva 98/34/ce del parlamento europeo e del consiglio ed entra in vigore solo a seguito della conclusione, con esito favorevole, della procedura stessa”.
“E’ stato notificato a Bruxelles il 12 marzo – aggiungono – quindi se non ci sono osservazioni della commissione potrà entrare in vigore dopo 3 mesi il 13 giugno, se però la commissione fa un parere motivato devono passare altri 3 mesi”.
Nessuna pubblicazione imminente in Gazzetta dunque, diversamente da quanto annunciato in precedenza.

Fonte: eco dalle città