Borkum, primo eolico off shore finanziato dalle municipalizzate

I 400 MW off shore sono di proprietà di Trianel, un consorzio che raccoglie 100 aziende municipalizzate europee.

Un nuovo parco eolico off shore da 400 MW è stato ultimato 45 km a nord di Borkum, la più occidentale delle isole frisone tedesche nel mare del nord (vedi mappa in fondo al post). Ottanta turbine AREVA (1) da 5 MW sono state installate su un’area di 56 km quadrati e godendo della invidiabile producibilità di 3500-4000 ore all’anno, garantirà una produzione di circa 1,4-1,6 TWh ogni anno, equivalenti al consumo di 1,2-1,5 milioni di famiglie (2). Questo parco ha una caratteristica che lo rende unico: è il primo off shore finanziato da un consorzio di aziende municipalizzate.Off-shore-Borkum

Trianel è infatti un consorzio che raccoglie un centinaio di municipalizzate, concentrate soprattutto in Germania, Austria e Svizzera, ad esempio le aziende energetiche di Bochum, Bonn, Aachen, Salzburg. Sono sei milioni i cittadini europei serviti dalle aziende socie di Trianel. Un interessante esperimento sociale di sovranità energetica che parte dall comunità locali. Il parco eolico e pronto, ma verrà collegato alla rete solo nei prossimi mesi, per disguidi con l’ operatore di rete, l’olandese Tennet, che ora dovrà pagare un a penale a Trianle pari al 90% del valore commerciale dell’energia che sarebbe stata prodotta nel periodo di mancato allacciamento.Trianel-wind-farm

(1) Si proprio AREVA, la multinazionale del nucleare, sta iniziando a differenziare il suo business…

(2) Si fa riferimento ai consumi domestici pro capite italiani di 1,1 MWh/anno. In Germania i consumi sono naturalmente un po’ più alti

Fonte: ecoblog.it

Vertice mondiale delle energie del futuro ad Abu Dhabi, terra del petrolio

Gli Emirati sono tra i più grandi produttori di petrolio eppure scommettono e investono sulle rinnovabili, aspirando ad una leadership energetica sostenibile che ancora manca in occidenteUAE-ENERGY-SUMMIT

Gli Emirati Arabi Uniti sono tra i maggiori produttori di petrolio del pianeta e il loro piccolo territorio contiene riserve stimate in 13 miliardi di tonnellate, pari a tre anni di consumo mondiale oppure a 200 anni di consumi italiani. Potrebbero vivere di rendita senza preoccuparsi di nulla e avrebbero le risorse per finanziare campagne di disinformazione energetica e climatica, come fanno le multinazionali USA; invece sorprendentemente, scommettono e investono sulle energie rinnovabili. Si sta infatti svolgendo in questi giorni ad Abu Dhabi, uno dei sette emirati, il World Future Energy Summitil più importante evento su scala mondiale dedicato alle energie rinnovabili, tre giorni di conferenze, mostre, laboratori, con la presenza delle 600 più importanti aziende energetiche nel campo rinnovabile, centinaia di relatori da tutto il mondo e migliaia di partecipanti. Abu Dhabi aspira a diventare anche un esempio di best practicesMasdar, la compagnia di energie rinnovabili degli Emirati, ha inaugurato Shams 1(che in arabo significa sole), una delle più grandi centrali solari termodinamiche del mondo, con 100 MW di potenza. La costruzione di altre due centrali, Shams 2 e Shams 3 porterà il paese a produrre il 7% della propria energia dal sole, una quota superiore a quella di molti paesi europei. Masdar sta sviluppando impianti solari termodinamici o fotovoltaici anche in Spagna, e Mauritania ed è uno dei tre partner del London Array nell’estuario del Tamigi, il più grande parco eolico off shore del mondo da 650 MW, inaugurato nel luglio 2013. Nei pressi di Abu Dhabi sta inoltre sorgendo Masdar City, che è un vero e proprio hub e parco tecnologico per le aziende di green economy di tutto il mondo, ospita l’ Agenzia internazionale per le energie rinnovabili e ambisce a diventare una delle più importanti arcologie del pianeta(1). Masdar City impiegherà solo energie rinnovabili e mobilità elettrica, con condizionamento naturale dell’aria mediante la realizzazione di strade strette e ombrose che possano incanalare aria fresca. La presenza dei big dell’economia e delle finanza e dei capi di stato è ancora piuttosto modesta al vertice, ma non è molto probabile che nel giro di qualche anno questo evento competerà seriamente con il World Economic Forum di Davos.

(1) Arcologia è la fusione di architettura ed ecologia, secondo la visione dell’Architetto Paolo Soleri, ovvero l’idea di costruire un luogo ad alta densità abitativa che possa mantenere una sua ecologia interna ed essere a impatto zero sull’ambiente esterno.

Fonte. ecoblog

Etiopia, dopo l’eolico nuovo progetto geotermico da 1 GW

Il paese africano vorrebbe quintuplicare la sua produzione elettrica (tutta da fonti rinnovabili) nell’arco di pochi anni; l’impatto ambientale non è trascurabile così come la sfida di collegare alla rete 70 milioni di persone che non hanno mai visto la luce di una lampadina.Etiopia-Geotermico-586x439

Dopo l’inaugurazione del più grande parco eolico africano, l’Etiopia punta anche sul geotermico: secondo Reuters, è stato da poco siglato un accordo  per la realizzazione di una grande impianto geotermico da 1 GW nella zona vulcanica attiva della Rift Valley. Tanto per fare paragoni, l’Italia ha una potenza geotermica installata di 0,86 GW. Per l’Etiopia si tratta di una cifra significativa, dal momento che nel 2010  la potenza elettrica totale superava di poco i 2 GW. L’accordo da 4 miliardi di dollari inaugura un’inedita collaborazione tra Etiopia e Islanda e l’avvio dello sfruttamento di un potenziale compreso tra i 5 ai 15 GW.  Sono enormi anche le altre potenzialità per l’energia rinnovabile, qualcosa come 100GW per l’eolico e 45 GW per l’idroelettrico. Le potenzialità etiopiche per le energie rinnovabili sono notevoli: si stima circa100 GW per l’eolico, e dai 5 ai 15 GW per il geotermico. La crescita rinnovabile dell’Etiopia è insomma rapidissima, poichè l’obiettivo del governo  è quintuplicare la produzione di energia nel giro di tre anni e contemporaneamente  ridurre le emissioni di CO2 del 40% rispetto al 2010. Fanno parte di questa strategia anche le dighe Gibe III (1,9 GW) e la Grand Ethiopian Renassaince Dam (6 GW), entrambe sotto accusa per i possibili devastanti impatti ambientali sugli ecosistemi e le popolazioni locali. La vera sfida è inoltre portare l’energia alla popolazione: attualmente il 77% degli etiopi (70 milioni) non ha accesso all’elettricità. C’è il rischio che una quota di questa energia venga esportata oppure serva ad alimentare grandi produzioni industriali destinate all’occidente, come è ad esempio il caso della bauxite australiana raffinata in alluminio in Mozambico.

Fonte: ecoblog

L’eolico non disturba e non fa male come le centrali a carbone

Un sondaggio condotto in Svizzera presso abitanti che vivono a meno di 5 Km di distanza da un parco eolico evidenza che le pale non disturbano la vita delle personeeolico-594x350

La propaganda contro l’energia eolica e i parchi eolici è sempre molto forte. In genere si sostiene che questa fonte di energia rinnovabile ottenuta dal vento non sia né economicamente conveniente e neanche pulita come sembra inquinando non solo i paesaggio ma anche la qualità della vita di chi abita nei pressi di una centrale eolica. Il sondaggio si è reso necessario perché la Svizzera dopo la decisione di dismettere progressivamente le centrali nucleari sta rivendendo il suo piano energetico e l’eolico effettivamente potrebbe rappresentare una delle fonti rinnovabili più interessanti per il piccolo paese stretto tra le Alpi. Nel merito le università Martin Lutero di Halle-Wittenberg e di San Gallo hanno condotto un sondaggio per misurare la qualità della vita delle persone che abitano a meno di 5 Km da un parco eolico. Sono state raccolte le risposte di 467 persone per cui il 76% ha dichiarato di non subire disturbo; il 18% ha riferito di subire un fastidio medio-forte mentre il 6% ha sostenuto di accusare disturbi molto forti per cui il rumore risulta fonte di stress tanto da impedire un sonno regolare. Il 78% comunque si è detto favorevole ai parchi eolici contro il 6% che si è detto sfavorevole mostrando però anche una grande capacità di impegno nel contrastare attivamente contro questa fonte di energia per il 36%. I vantaggi ravvisati dalla maggior parte dei cittadini riguardano la protezione dell’ambiente in quanto sostegno all’uscita dal nucleare e la maggiore indipendenza energetica; gli svantaggi di chi non ama questa fonte di energia riguardano i pericoli per i volatili e la violazione del paesaggio. In Svizzera attualmente sono presenti e attivi 33 grandi impianti eolici per un totale di potenza di 60 megawatt (MW) che nel 2012 hanno prodotto 88 gigawattora (GWh) di energia elettrica ovvero rifornito circa 25.000 famiglie. L’obiettivo è portare la produzione di energia elettrica dai parchi eolici a 600 GWh entro il 2020 e 4.300 GWh entro il 2050. Fin qui l’analisi della Svizzera che non dista un milione di chilometri dall’Italia, dove invece abbiamo la richiesta di 13 associazioni ambientaliste di una moratoria a nuovi impianti eolici e che hanno scritto perciò ai ministri Zanonato, Orlando e Bray. Le associazioni che hanno firmato l’appello sono: Italia Nostra, Presidente Marco Parini – Altura, Presidente Stefano Allavena – Amici della Terra, Presidente Rosa Filippini – Associazione Italiana per la Wilderness, Segretario Generale Franco Zunino e Presidente Onorario Carlo Ripa Di Meana, Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico in aree verdi, Presidente Nadia Bartoli – Comitato Nazionale per il Paesaggio, Segretario Oreste Rutigliano – Comitato per la Bellezza, Presidente Vittorio Emiliani – Lipu, Presidente Fulvio Mamone Capria – Mountain Wilderness, Presidente Carlo Alberto Pinelli – Movimento Azzurro, Vice Presidente Vicario Dante Fasciolo – Verdi Ambiente e Società (VAS), Presidente Guido Pollice – Rete della Resistenza sui Crinali, Coordinatore Alberto Cuppini – TERRA CELESTE Associazione culturale, Presidente Luisa Bonesio. Sostanzialmente la vertenza delle 13 associazioni riguarda il sistema incentivi alle rinnovabili e scrivono:

Da Associazioni ambientaliste sensibili alla tutela del territorio, ci siamo espressi fin dall’inizio contro gli incentivi che hanno favorito la speculazione a danno del paesaggio, della natura, dei territori collinari e montani, sui crinali appenninici e nel Mezzogiorno, senza portare riduzioni significative, a livello complessivo, dei gas climalteranti.

Ovviamente non una parola contro le 13 centrali a carbone italiane e contro gli incentivi sotto forma di capacity payments oppure per la catttura e stoccaggio della CO2. Non una parola contro i possibili incentivi pari a quasi un miliardo di euro in incentivi che potrebbero essere versati alla nascente centrale a carbone del Sulcis e neanche una parola contro il sistema di incentivazione delle energie fossili tra cui il carbone appunto, di cui ampiamente abbiamo discusso e parlato dopo il libello di Chicco Testa.

Fonte:  Corriere del Ticino

Energie rinnovabili: l’Etiopia scommette sull’eolico

Ad Ashegoda inaugurato il più grande parco eolico dell’Africa sub-sahariana: produrrà 400 milioni di KWh all’anno158201369-586x380

Il più grande parco eolico dell’Africa sub-sahariana è stato aperto da Hailemariam Desalegn, primo ministro dell’Etiopia. Si tratta di un passo decisivo per quanto riguarda il settore delle energie rinnovabili nel continente africano. Il parco eolico di Ashegoda è composto da 84 turbine hi-tech e la sua realizzazione è costata circa 210 milioni di euro. Situato a circa 760 chilometri a nord della capitale Addis Abeba, il parco eolico è situato poco fuori Macallè, nello stato di Tigray ha una capacità di 120 MW e produrrà 400 milioni di KWh all’anno. Il parco eolico inaugurato sabato dal premier Desalegn è stato completato con tre anni di lavori e dopo l’inaugurazione di sabato 26 ottobre è stato supervisionato dalla compagnia tedesca Lahmeyer International e co-finanziato dalla francese Vergnet. Nel corso dei lavori, durati tre anni e mezzo, la costruzione del parco eolico ha sottratto la terra a 700 agricoltori: è stata data loro una compensazione finanziaria, ma molti hanno protestato per l’inadeguatezza della stessa. Il progetto fa parte di un piano strategico con il quale l’Etiopia punta a diventare il principale produttore di energie rinnovabili della regione sub-sahariana. Negli ultimi due anni ad Adama, località a sud est della capitale, sono stati costruiti due parchi con una capacità di 50 MW. Il Paese ha bisogno di energia per sostenere una crescita economica che nell’ultimo decennio ha avuto una media annua del + 10%. Attualmente i blackout sono la norma nelle principali città del Paese e circa la metà degli etiopi non ha ancora accesso all’energia elettrica. Se, invece, si guarda a tutti i paesi dell’Africa sub-sahariana sono circa due terzi della popolazione a non avere accesso all’energia con una punta dell’85% nelle zone rurali del Paese.

Fonte:  The Guardian

In Germania apre il più grande impianto eolico offshore del paese

La Germania ha inaugurato  il più grande impianto eolico off shore del Paese che si trova a circa 100 Km dalle coste dell’Isola di Borkum nel nord-ovest del Mare del Nord

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Il parco eolico con le sue 80 turbine è il più grande della Germania e può fornire una potenza di 400 megawatt con cui alimentare 400 mila famiglie. La Germania ha deciso di rinunciare alle centrali nucleari e dunque ha preferito puntare sull’eolico e sui grandi impianti offshore. Come ha avuto modo di spiegare Michael Baur il CEO del gruppo che ha costruito l’impianto:

Senza questi impianti eolici offshore di grande potenza non è pensabile l’uscita dal nucleare. Se il prossimo governo mantiene il progetto d abbandono dell’energia nucleare (il 22 settembre in Germania ci saranno le elezioni) deciso nel 2011 allora dovrà divenire partner nello sviluppo e nella costruzione di altri impianti eolici nel Paese.

La Germania ha sviluppato numerosi impianti eolici in questo ultimo anno sia offshore sia terrestri ma le compagnie ne soffrono economicamente parlando a causa di numerosi imprevisti. Ad esempio il vicino impianto di Riffgat non stato ancora realizzato a causa del ritrovamento di alcune munizioni risalenti alla seconda Guerra Mondiale che ricoprono il fondo marino. Riffgat non sarà operativo se non dopo la bonifica, ossia tra almeno 6 mesi.

Fonte:  EuroNews

 

Il più grande parco eolico offshore del pianeta inaugurato nell’estuario del Tamigi

Le 175 turbine sono in grado di fornire energia a 470000 famiglie e dimostrano la fattibilità di progetti rinnovabili su vasta scala. Ora occorre dal governo la certezza di eliminare il carbonio dal settore elettrico nell’arco di meno di due decenniParco-eolico-2-586x379

Qualche giorno fa è stato inaugurato da David Cameron il parco eolico più grande del pianeta, nell’estuario del Tamigi a 20 km dalla costa del Kent. Con 175 turbine ha una potenza di 630 MW, con la potenzialità di produrre 1,75 TWh all’anno, sufficienti per i consumi di 470000 famiglie. Il parco, noto come London array, è stato ultimato in meno di 2 anni (22 mesi per la precisione) ed è previsto un ulteriore ampliamento fino a 1000 MW. La produzione di energia è iniziata già ad ottobre, ma il primo ministro si è deciso ad inaugurarlo solo ad esso, probabilmente per riequilibrare con l’appoggio del governo la poco comprensibile ostilità della maggioranza conservatrice nei confronti dell’energia eolica. John Sauven, direttore di Greenpeace UK, ha commentato positivamente la realizzazione del parco, che dimostra la capacità britannica di realizzare progetti di energia rinnovabile su vasta scala. Tuttavia ha chiesto a Cameron di accelerare la marcia, in modo da decarbonizzare il settore elettrico entro il 2030. «Cameron deve fare un po’ di più che tagliare nastri. Deve fornire al settore sicurezza di lungo periodo, accettando di eliminare completamente il carbonio dal settore elettrico.»

Fonte: ecoblog