Ufficio di scollocamento: cambiare vita e lavoro, istruzioni per l’uso

«Decrescita non è parola da associarsi a privazione, così come non è privazione lo scollocamento, bensì sfida e opportunità»: Paolo Ermani, presidente dell’associazione Paea, ha incontrato a Torino una vasta platea di persone che vuole cambiare vita e paradigma. Non è affatto impossibile.cambiare_vita_scollocamento

Una vasta platea di persone intenzionata a cambiare non solo prospettiva, ma anche stile di vita e ritmo di lavoro, ha ascoltato a Torino Paolo Ermani, presidente dell’associazione Paea, che ha tenuto una conferenza sulle opportunità offerte dai cosiddetti “uffici di scollocamento”. L’iniziativa era organizzata dall’Associazione RIP, Riprendiamoci Il Pianeta. «Generalmente siamo portati ad interpretare il concetto di decrescita come qualcosa di negativo perché lo associamo alla perdita, alla preoccupazione, alla paura e di contro interpretiamo la parola crescita come qualcosa di positivo – ha spiegato Ermani – Forse questo stesso pregiudizio lo applichiamo al mondo del lavoro, infatti il collocamento viene visto come un’opportunità, come qualcosa di desiderabile, di positivo e lo scollocamento come perdita, come qualcosa di negativo. Invece il concetto di scollocamento ha un’accezione positiva di sfida e opportunità. Infatti l’essere umano ha grandi potenzialità e capacità immense con cui deve ritornare in contatto riscoprendo la propria creatività tornando anche ai lavori manuali».

Secondo Ermani, il sistema economico vigente:

•    Ha generato una crescita infinita in un mondo finito;

•    Ha generato violenza nei confronti dell’ambiente che è stato derubato delle sue risorse, sono state distrutte le biodiversità ed è aumentato l’inquinamento e la quantità di rifiuti;

•    Ha generato ingiustizie sociali specie nei paesi più a sud del mondo non tenendo conto dei diritti umani di base;

•    Ha generato una perdita di senso generale che si manifesta in termini di cronica mancanza di tempo, di insoddisfazione, di degenerazione dei rapporti.

«Il sistema ha potuto tutto ciò perché ha trovato in noi dei complici – ha proseguito il presidente di Paea – Ed è da questo sistema che dobbiamo scollocarci! Si deve rimettere al centro: la persona (relazioni, spiritualità e lavoro); l’ambiente; la finanza e l’imprenditoria etica. L’uomo deve smettere di delegare, deve iniziare ad assumersi le proprie responsabilità, deve riappropriarsi del potere insito nella sua stessa natura e tutto questo deve essere orientato alla realizzazione di un modello alternativo di vita». E questo modello alternativo ha precise caratteristiche:
•    Si riduce il tempo di lavoro, il consumo di energia, gli sprechi e i rifiuti;

•    Si rivaluta il proprio modo di vita a favore di un ritmo più lento e umano;

•    Si ripristina un’agricoltura sostenibile;

•    Si ricostruisce e riaggiusta ciò che già c’è;

•    Si riutilizza;

•    Si ricicla;

•    Si rinuncia al superfluo;

•    Si riconquistano il tempo e lo spazio per stare con se stessi e con gli altri;

•    Si reinveste su se stessi.

«Da questa riorganizzazione della società scaturiscono nuove opportunità lavorative in diversi ambiti – è ancora Ermani – come per esempio energie rinnovabili, bioedilizia, risparmio energetico,  risparmio idrico, settore artigianale (riparazioni), agricoltura biologica, informazione ambientale, medicina e alimentazione naturale. In realtà le attività utilizzabili ai fini del sostentamento e dell’espressione della creatività umana, secondo Ermani, sono tante quanti sono gli individui e forse addirittura quante sono le doti che ciascuna persona ha nel suo bagaglio culturale e psicofisico. L’uomo dovrebbe aprirsi alla sperimentazione lavorativa e scoprire i suoi talenti seguendo le proprie aspirazioni più vere e non indotte. Quando il lavoro diventa la materializzazione della propria aspirazione ecco che automaticamente viene meno il senso di fatica, di travaglio, di sforzo e alienazione. E questo accade ancor più se il lavoro è svolto in un gruppo o in una comunità dove si sta costruendo un presente e un futuro migliori per se e per gli altri».
Per un approfondimento sull’argomento utile la lettura del libro“Ufficio di scollocamento” scritto da Paolo Ermani e Simone Perotti e del libro “Pensare come le montagne” di Paolo Ermani e Valerio Pignatta.
Lunedì 31 marzo 2014, sempre presso il polo culturale Lombroso 16, in via Cesare Lombroso 16 a Torino alle ore 21 ci sarà la prossima conferenza dal titolo “Crescere in umanità:risveglio interiore e cambiamento sociale”. Il relatore sarà Roberto Mancini. Nel pensare di cambiare il mondo ciascuno di noi dovrebbe sviluppare una dose sufficiente di innocuità e dovrebbe essere disposto ad assumersi le proprie responsabilità e maturare la visione del bene comune.
Consulta il sito di Paea per conoscere i prossimi appuntamenti sull’Ufficio di scollocamento e i corsi al Parco dell’Energia Rinnovabile in Umbria.

fonte: il cambiamento.it

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Ermani: “Il nucleare una follia criminale a scopo di lucro”

A tre anni dalla tragedia di Fukushima, è più acceso che mai il dibattito relativo all’utilizzo dell’energia nucleare, ma certezze ancora non ce ne sono. Radio Colonia radio tedesca in lingua italiana, ha intervistato Paolo Ermani, presidente dell’associazione Paea (Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente) ed editorialista de Il Cambiamento.nucleare_ermani

Sono passati tre anni dalla catastrofe che colpì il Giappone, l’11 marzo 2011, quando un terremoto di magnitudo 9 provocò un’onda anomala di 11 metri che spazzò via tutto e portò alla distruzione della centrale nucleare di Fukushima. 18mila tra morti e dispersi, migliaia gli edifici distrutti, 160mila gli sfollati e la terra contaminata dalle radiazioni nel raggio di 30 chilometri dalla centrale. Cosa ha insegnato questa terribile esperienza? I sostenitori delle energie alternative e rinnovabili propongono con sempre maggior vigore e convinzione la necessità di intraprendere nuove vie per rispondere al fabbisogno energetico di una civiltà in continua crescita. Ne parla a Francesca Montinaro Paolo Ermani, presidente dell’associazione PAEA, Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente, sottolineando come sia necessario prima di tutto decentralizzare gli impianti. “Il nucleare è una follia criminale a scopo di lucro, lascia un’eredità di morte per le prossime generazioni, quindi non ha nessun senso da nessun punto di vista – ha detto Ermani – Per non avere più alcun bisogno del nucleare basterebbe fare tre passi. Innanzi tutto il risparmio energetico, poi l’efficienza energetica e l’utilizzo delle energie rinnovabili. Non ci sarebbe nemmeno bisogno delle tantissime centrali che inquinano utilizzando carbone e oli combustibili. La fusione nucleare? Non abbiamo bisogno di queste tecnologie incontrollabili, abbiamo bisogno di cose che abbiano senso. Le energie rinnovabili sono autogestibili, alla portata di tutti e creano autosufficienza energetica e decentralizzazione. Il fatto che la richiesta di energia aumenti è un’altra assurdità, non possiamo crescere all’infinito su un pianeta dalle risorse finite. I consumi attuali sono folli, viviamo in una società dello spreco”. La giornalista ha dato la parola anche a Giuseppe Mazzitelli dell’ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

Clicca qui per ascoltare l’intervista integrale a Paolo Ermani.

Fonte: il cambiamento.it

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Decrescita, “che confusione”

‘Decrescita’, una parola che a molti non piace, un concetto ancora troppo spesso frainteso. Non è importante come la chiamiamo, scrive Paolo Ermani, Presidente PAEA, in commento ad un articolo del giornalista Furio Colombo, “l’importante è mettere in pratica, per realizzare una società dove il PIL non sia la fede a cui prostrarsi”.

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In un recente articolo sul Fatto quotidiano si legge una analisi di Furio Colombo, giornalista e scrittore, su crescita e decrescita. Per giustificare in qualche modo il termine crescita cita la solita storia che in natura tutto cresce, anche i bambini, gli alberi, etc. Peccato che non prosegue il ragionamento logico che ci dice che in natura tutto cresce ma non all’infinito, cosa di cui invece il meccanismo della crescita economica imperante necessita. In natura non c’è nulla che cresce all’infinito, quindi il bambino cresce e muore, così come l’albero, etc. Lo stesso cancro si espande in tutto il corpo ma poi quando muore il corpo, muore anche lui, non si espande all’infinito. E il meccanismo della crescita infinita in un mondo finito è esattamente come il cancro, si espande fino alla morte del mondo e conseguentemente di sé stesso. E questo piccolo grande particolare, che capirebbe chiunque tanto è banale e lampante, è proprio quello che rende l’attuale meccanismo di crescita economica infinita in un mondo dalle risorse finite, qualcosa di folle, impossibile e suicida. Bisognerebbe distinguere fra ‘crescita in natura’ con regole e limiti ben precisi e ‘crescita infinità dell’economia, e le due cose mai dovrebbero essere paragonate visto che non c’entrano assolutamente nulla l’una con l’altra. Colombo cita poi chi sta nella parte salva del mondo, cioè dove la crescita produce opulenza, senza citare il fatto che questa opulenza è figlia di uno sfruttamento pesante di persone e ambiente nei vari paesi di appartenenza e ancora più pesantemente in tante altre parti del mondo, quindi se si considera il genere umano come un tutt’uno il sistema della crescita è fallimentare in toto anche da questo punto di vista. Che qualcosa non gli torni del suo stesso ragionamento sulla crescita, Colombo se ne accorge forse involontariamente, quando cita il caso delle automobili dove è evidente che non si possano vendere automobili all’infinito se non altro perché non sappiamo più dove metterle già adesso. Non piace il termine decrescita? Come la si voglia chiamare a mio avviso non è particolarmente importante, molto più importante è mettere in pratica una società della decrescita o della post-crescita, o della a-crescita, comunque una società dove il PIL(anche quello tinteggiato un po’ di verde) non sia la fede e il dio a cui prostrarsi. Colombo prosegue scrivendo di una futura e auspicabile immaginazione al potere, come se le alternative praticabili, i modi, il lavoro che va in una direzione di un mondo “bello e desiderabile” siano qualcosa di là da venire, un araba fenice, un sogno. L’Associazione PAEA ed altri soggetti simili, da anni praticano, lavorano e propongono progetti concreti che dimostrano che un’altra strada è possibile ma non abbiamo sponsor di case automobilistiche, milioni di euro dallo Stato, grandi media per poterlo sbandierare ai quattro venti e quindi lo stesso Colombo evidentemente non ne è al corrente. Nella nostra povertà di mezzi economici ma ricchezza di contenuti, continuiamo a costruire; e prima o poi volenti o nolenti si dovranno fare i conti con la realtà e allora, le analisi, le teorie, gli intellettualismi, le chiacchiere, le zuffe per il potere, lasceranno il passo ai fatti concreti. Nel frattempo consiglio a Colombo due libri: Pensare come le montagne e Ufficio di Scollocamento, dove troverà tutte le indicazioni pratiche per la realizzazione di una nuova società senza aspettare fantomatiche immaginazioni al potere.

Fonte: il cambiamento