La nuova vita di una famiglia in una Casetta Ben Nascosta nel bosco

Stanchi dello stress causato dal lavoro, Jyothi e Daniele hanno deciso di cambiare radicalmente e di andare a vivere con i figli sulle pendici del Monte Cimino in un casale di campagna che hanno ristrutturato e ribattezzato La Casetta ben Nascosta del Bosco. Qui sperimentano un vivere sostenibile fatto di autoproduzione, riciclo creativo, contemplazione e riscoperta delle relazioni e della comunità.

 “Dimmi, piccolina, se ne usciamo vivi, che cosa ti farebbe veramente piacere?

“Ritrovare Ernest – disse subito Celestine. – E tornare con lui nella casetta ben nascosta nel bosco”

Da questo passo del libro Ernest e Celestine, scritto da Pennac, Jyothi e Daniele hanno preso spunto per battezzare la loro casa-laboratorio per una vita sostenibile con il nome La Casetta ben Nascosta nel Bosco. La coppia fino a qualche anno fa conduceva insieme ai tre figli una delle tipiche vite che comunemente si ritengono essere di successo. Dagli Stati Uniti, dove allora abitavano, hanno iniziato tuttavia ad osservare ciò che oggi è diventato evidente anche in Europa, ovvero “come la società ci fa correre, non ci consente di essere presenti e di coltivare le relazioni per poi riempirci di stupidaggini così da sopperire al fatto di essere come un criceto sulla ruota”.

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La Casetta ben Nascosta nel Bosco

«I bambini – ci ha raccontato Daniele – vengono sempre più spesso cresciuti da dispositivi elettronici, mentre gli algoritmi decidono sempre di più le nostre vite».

Lasciato il lavoro nel settore hi-tech, dunque, Daniele e la sua famiglia, hanno deciso di tornare in Europa e, successivamente, in Italia. Visti una decina di casali in campagna fra Lazio, Umbria e Toscana, Jyothi e Daniele hanno trovato “in uno di quei posti che ci arrivi solo se lo sai, o se ti perdi” quella che sarebbe diventata La Casetta ben Nascosta nel Bosco, a Soriano nel Cimino. La casetta anni ‘50 è circondata da ulivi e noccioli, qualche castagno e noce, meli, ciliegie e fichi. I primi mesi nella nuova casa sono stati dedicati a rendere agibili un paio di stanze, mentre oggi la vecchia stalla è diventata un bagno. Poco lontano c’è una yurta e tutt’intorno alla casetta che è stata ristrutturata ci sono i pannelli solari, un orto, una piccola serra e un pollaio.

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Nella casa-laboratorio per una vita sostenibile, Jyothi e Daniele coltivano e producono il proprio cibo: un atto rivoluzionario in un mondo che spinge le persone a mangiare cibo sempre più scadente e alterato. Gli oggetti di scarto, invece, diventano lavori artistici e divertenti, come i vecchi copertoni diventati un gioco per bambini o le lattine e le vecchie scatole di alluminio che diventano strumenti musicali. Questa scelta di vita ha consentito a Jyothi e Daniele di avere più tempo da dedicare a loro stessi, alle relazioni o anche, più semplicemente, alla contemplazione. «Il bombardamento di informazioni e di stimoli cui siamo sottoposti quotidianamente – osserva Daniele – non ci consente né di riflettere né di metabolizzare esperienze ed emozioni, e questo contribuisce a farci ammalare».
Jyothi e Daniele, dunque, intendono continuare a «lavorare il giusto per ottenere il giusto, senza strafare» e si augurano che sempre più persone prendano una decisione simile. «C’è tanta campagna che sta andando in malora, in un’incuria totale. In Olanda – paese da cui proviene Jyothi – le piccole botteghe di stampo familiare sono già state smantellate 25 anni fa senza che neppure le persone se ne accorgessero. In Italia, invece, questo smantellamento è più recente e la società civile inserita in un contesto di borghi e di paesi può essere ancora salvaguardata e ricostruita».

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Dal tornare ad abitare le campagne al fare comunità il passo è breve: ne è un esempio la Comunità Rurale Diffusa nata dalla collaborazione fra i piccoli coltivatori e le famiglie – compresa quella di Jyothi e Daniele – prossimi alla Casetta ben Nascosta nel bosco. Non solo ecovillaggi dunque: secondo Daniele se le persone ripopolassero borghi e paesi le comunità si creerebbero spontaneamente. Si potrebbe ricominciare ad andare a piedi, incontrarsi sulla piazza e raccontarsi quello che succede.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2019/12/nuova-famiglia-casetta-ben-nascosta-bosco/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

In Sudafrica il primo aeroporto a energia solare del continente

Il George Airport si trova nella parte meridionale del paese africanofv

Il George Airport è il primo aeroporto funzionante ad energia solare del continente africano. All’apparenza non ha nulla di diverso dagli altri scali, ma lo scalo aeroportuale che serve questa cittadina sudafricana di 150mila abitanti rappresenta un unicum.

“Sono orgogliosa, siamo uno dei primi aeroporti ad avere questa cosa abbiamo registrato una diminuzione dei nostri consumi elettrici, un vantaggio per i nostri bilanci. Per noi sono terminati i giorni delle interruzioni di energia elettrica ricorrenti, non abbiamo più questo problema. Anche se abbiamo dei generatori elettrici, la nostra prima fonte di elettricità sono i pannelli solari”, spiega la direttrice dell’aeroporto Brenda Voster.

La torre di controllo, le scale mobili, i desk dei check-in, i nastri dei bagagli, ristoranti e bancomat: ogni servizio è dipendente da una piccola centrale a energia solare a poche centinaia di metri dallo scalo, nei pressi di una pista di atterraggio. I2.000 pannelli solari producono fino a 750 kilowatt al giorno, superando di gran lunga i 400 kilowatt necessari per far funzionare l’aeroporto.

“Siamo inoltre in grado di trasferire una parte dell’energia che rimane al comune, quindi un vantaggio per la città”, ha aggiunto la direttrice, ricordando che a settembre a 274 abitazioni è stata fornita energia “verde” rimasta inutilizzata dall’aeroporto. Ma non finisce qui perché a breve partirà la fase due grazie alla quale l’energia prodotta e non utilizzata in giornata verrà raccolta in batterie di riserva. L’aeroporto regionale di George, costruito per l’ex presidente Pieter Botha (1984-1989) che possedeva una casa nella regione, è molto frequentato da turisti e golfisti. E’ il primo in Africa e il secondo al mondo, dopo lo scalo di Cochin in India, a funzionare esclusivamente a energia solare.

Fonte:  Askanews

Uruguay, inaugurata la prima scuola completamente sostenibile del Sud America

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Le giornate di sole sono una buona notizia per gli alunni di questa scuola dell’Uruguay per molte ragioni: il loro è il primo istituto scolastico dell’America latina al 100% sostenibile grazie all’alimentazione tramite pannelli solari e all’uso di materiali riciclati. “La scuola è un edificio completamente autonomo nel senso che non è collegato a nessuna fonte energetica, funziona solo con risorse naturali”, spiega Francesco Fassina, educatore e membro dell’Ong che ha costruito lo stabile. I muri sono stati realizzati con materiali ricavati da penumatici, bottiglie di plastica e di vetro grazie all’impegno di una Ong locale e al lavoro dell’architetto americano Michael Reynolds. “Le persone mi davano dello stupido. Costruire con la spazzatura, che follia, sei la disgrazia della comunità degli architetti. Io stavo cercando di recuperare l’acqua, di trattarla, di fare tutte queste cose che gli architetti non fanno”

La protezione dell’ambiente è diventata anche una materia di studio per i 39 alunni e per i loro professori che frequentano corsi sulla sostenibilità, compresa la direttrice Alicia Alvarez. “Poco a poco acquisiamo competenze, impariamo come funzionano i meccanismi dell’edificio e il sistema per evitare che si deteriorino”.

Fonte: ecoblog.it

Montmélian, il villaggio più “solare” delle Alpi francesi

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Da circa trent’anni Montmélian, un piccolo villaggio della Savoia, ha deciso di scommettere sulle energie solari. In questo comune delle Alpi francesi, infatti, vi sono ben 2000 metri quadrati di pannelli solari su una popolazione di 4.000 abitanti. Una rete di recettori fotovoltaici e termici che gli sono valsi una reputazione internazionale. Béatrice Santais, sindaco di Montmélian sottolinea come la scelta lungimirante dei suoi predecessori sia stata il frutto di “una volontà politica, dei politici che credono e investono”. Secondo lei “investire nel solare, nella ristrutturazione degli edifici e della loro funzionalità energetica è un impegno che paga”.

La conversione all’energia solare è cominciata nel 1983, quando il sindaco dell’epoca fece installare i pannelli solari sulla piscina comunale. Fu accusato di essere un sognatore, un megalomane, un pazzo scriteriato visto che, all’epoca, questo tipo di tecnologia era agli albori. Quando, però, si tirarono giù i conti della spesa energetica e si constatò che era stato risparmiato il 74% sulla cifra della bolletta dell’energia anche i più scettici furono conquistati. “Si tratta di tecnologie destinate a penetrare sempre più il nostro quotidiano. Ma servono laboratori sperimentali per presentare queste realtà operative e dimostrarne l’efficacia. Qui ci troviamo in presenza di un ciclo virtuoso che ci permette, alla luce della realtà, di proporre concrete innovazioni”, ha spiegato Christian Schaeffer, responsabile della formazione e delle valutazioni all’Istituto di energia solare che si trova a una ventina di chilometri di distanza e che utilizza la costruttiva esperienza di Montmélian come un vero e proprio laboratorio a cielo aperto. Fra i progetti per l’immediato futuro vi è quello di realizzare un’eco quartiere in cui il solare coprirà l’80% dei bisogni energetici, grazie alla tecnologia delle reti di calore sviluppata soprattutto nel Nord Europa. Anche perché, è bene ricordarlo, non stiamo parlando di un villaggio del Sahara o della penisola arabica, ma di un paesino situato sulle rive dell’Isère, nel cuore delle Alpi Francesi.

Fonte:  Montmélian

Negli Emirati Arabi i petrodollari che finanziano le rinnovabili

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Gli Emirati Arabi guardano al futuro e, nonostante nel loro territorio si trovino il 6% delle risorse mondiali di petrolio e il 3% di quelle di gas, sanno che l’ultimo carico di queste risorse verrà esportato nel 2050. Le autorità vogliono mettere a frutto i loro petrodollari prima che sia troppo tardi. Dieci anni fa è stato lanciato il progetto Masdar per produrre energie rinnovabili che entro il 2020 dovrebbe ridurre la dipendenza dal gas nella produzione di energia dal 90 al 70% grazie a impianti su vasta scala di pannelli solari e tecnologie hi tech per la conservazione dell’energia. Fra queste vi è l’utilizzo di un cemento speciale che permette di mettere nei depositi energia termica ai 400° C. Gli Emirati Arabi sono il solo Paese dell’Opec che non esporta solamente petrolio, ma anche energia rinnovabile, anche grazie ai progetti eolici in Gran Bretagna e Spagna. Nell’ultimo quinquennio l’investimento è stato di 840 milioni di dollari in 25 paesi diversi: 600 milioni di dollari hanno finanziato quella che è, attualmente, la più grande centrale solare del mondo. Nei prossimi cinque anni gli investimenti saranno 40 volte superiori: ben 35 miliardi di dollari da oggi al 2020, con un investimento di 20 miliardi per la costruzione di una centrale nucleare. E così, mentre i petrodollari continuano a dettare i tempi dell’economia mondiale, gli Emirati Arabi lavorano per svincolarsi dalla “dittatura” delle energie fossili.

 

Fonte: ecoblog.it

La bici “solare” con i pannelli nel telaio è made in Italy

La Leaos Solar Bike si è aggiudicata il Red Dot Design Award 2015.

La tradizione telaistica italiana è riconosciuta in tutto il mondo. Se gli inventori della bicicletta sono stati inglesi e francesi, i maestri che hanno portato l’arte del telaio ai massimi livelli sono stati italiani. Dai più diffusi De RosaColnago e Pinarello, ad artigiani sopraffini come Sannino e Pegoretti. Ora l’innovazione ciclistica cerca nuove frontiere, come quelle battute dalla bolzanese Leaos che si è recentemente aggiudicata il Red Dot Product-Design Award 2015 per la versione base della Leaos Solar Bike, una bicicletta che integra nel telaio i pannelli solari necessari ad alimentare il sistema di questa raffinata e-bike che rappresenta veramente una rivoluzione nel genere. Fino a oggi i pannelli solari per alimentare le bici elettriche solari venivano posti sul portapacchi o su un carrello, ma il miglioramento delle performance e un’intelligente lavoro di design hanno permesso a Leaos di produrre una bicicletta nella quale le celle che catturano l’energia solare risultano praticamente “invisibili” e perfettamente coerenti con l’estetica del telaio.

La bicicletta – in vendita da giugno – garantisce un’autonomia elettrica di 15 chilometri. I pannelli solari sfruttano sia l’energia diretta che quella passiva, ma se l’energia solare non dovesse bastare, si può passare facilmente alle fonti di energia tradizionali che garantiscono un’autonomia di 90 chilometri. Visto il prezzo (a partire da 5900 euro) e la necessità di tenerla in esterno per ricaricarla, la Leaos è dotata di un sistema antifurto e di un Gps che la rende rintracciabile.Immagine-620x396

Fonte:  Leaos

Circo Luce, il teatrino itinerante che arriva in bicicletta

In estate il teatrino ambulante di Luciano Strasio viaggerà per 2500 chilometri proponendo spettacoli di box theatre, teatro delle ombre, burattini e marionette, con una tournée a impatto zero

Marionette e burattini arrivano in bicicletta grazie al Circo Luce, l’invenzione di Luciano Strasio, falegname, artista ed educatore. L’idea realizzata e affinata a partire dal 2012 è quella di un teatrino ambulante montato sulla parte posteriore di una bicicletta con la quale Strasio compie le sue tournée a impatto zero. Raggiunto un centro storico e il luogo ideale per la rappresentazione, Strasio monta il mini tendone da circo e invita il pubblico ad assistere agli spettacoli di Giuanin d’la vigna e Castagno Taccagno. Un bosco, animali, cibo a sazietà, monumenti, un aereo, un treno e una barca a vela si animo sotto lo sguardo stupito dei passanti. Il Circo Luce è frutto di un mix di tecniche, dal box theatre al teatro delle ombre, passando per i burattini e le marionette. Il tutto a impatto zero: l’alimentazione artificiale e l’amplificazione sono garantite dall’alimentazione a pannelli solari. Gli scenari e i protagonisti sono stati ottenuti grazie al riciclo e riuso di  materiali come legno, stoffa, carta di riviste e giornali, plastica di bottiglie, gomma piuma, cartone, vetro e fili vari. Dopo aver percorso la costa spagnola francese, ligure, tirrenica, siciliana, sarda, corsa e un pezzettino del Piemonte, nel 2015 Luciano pedalerà da Torino a Bologna e poi giù lungo la costa adriatica, la Puglia, la Calabria, un pezzetto di Sicilia da Messina a Milazzo e passando per le isole Eolie su fino a Napoli. Successivamente pedalerà sul lato orientale della Sardegna per rientrare sulla terraferma a Genova. Gli spettacoli saranno finanziati con una raccolta a cappello. Durante il viaggio Luciano verrà ospitato da amici vecchi e nuovi e per sostenere le spese di questo tour di 2500 chilometri ha lanciato una campagna di crowdfunding che si concluderà il prossimo 3 maggio sul portale Produzione dal Basso.circo-luce-luciano-strasio-620x620

Fonte: ecoblog.it

Il petrolio low cost non sarà letale per solare ed eolico

Secondo Adam Sieminski, direttore dell’Energy Information Administration, l’abbassamento del costo del greggio non sta danneggiando la filiera delle rinnovabili, come molti sostengono. Il petrolio low cost, frutto del mercato nero creato dallo Stato Islamico, sarebbe sul punto di fare piazza pulita delle energie rinnovabili, questo è ciò che sostengono numerosi analisti, ma Adam Sieminski, direttore dell’Energy Information Administration, ha dichiarato durante un incontro svoltosi al Christian Science Monitor che il petrolio non è in diretta concorrenza con le fonti rinnovabili per quanto riguarda la produzione di energia elettrica. Ieri, a Londra, il greggio ha raggiunto il prezzo di 49,04 dollari al barile e una cifra del genere non può non seminare il panico e danneggiare, almeno temporaneamente, un mercato che, per forza di cose, è complementare a quello di risorse fossili e finite. Secondo il capo analista dell’energia del Governo statunitense insomma non c’è da temere perché il Governo Usa sta continuando a sostenere attraverso incentivi fiscali e programmi di energia statali che prevedono una determinata quota di percentuale di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Nel 2014 l’energia solare è raddoppiata grazie al calo del prezzo dei pannelli solari e agli incentivi, ma complessivamente (ed escludendo l’energia idroelettrica) la produzione da fonti rinnovabili rappresenta il 6% del totale. La produzione dell’energia elettrica negli usa viene prevalentemente da carbone e gas naturale e secondo Sieminski anche con il greggio al minimo storico non ci saranno conseguenze su solare ed eolico. A essere danneggiate potrebbero essere soprattutto le autovetture elettriche e ibride. Le grandi autovetture stanno tornando a essere popolari fra i consumatori statunitensi, anche se fra le giovani generazioni c’è una certa resistenza a questo tipo di autovetture di grande cilindrata. A sostegno di un minore consumo di benzina ci sono anche le politiche di sostegno alle vetture elettriche e al car pooling, iniziative che in Italia – dove si aumenta l’Iva sul pellet e si tolgono gli incentivi al fotovoltaico – sono fantapolitica.158201369-586x380

Fonte:  The Guardian

© Foto Getty Images

Pannelli solari da record in Australia

La resa del sistema realizzato dai ricercatori dell’Australian Center for Advanced Photovoltaics dell’University of New South Wales di Sydney è di 4 punti percentuali superiore a quella dei pannelli solari maggiormente performanti. La grande sfida delle rinnovabili è tutta nel potenziamento dell’efficienza e la notizia che arriva dall’Australia lascia credere che molto si possa ancora fare perché le fonti rinnovabili diventino competitive con le fossili. I ricercatori dell’Australian Center for Advanced Photovoltaics dell’University of New South Wales di Sydney sono riusciti a ottenere un’efficienza di conversione del 40,4% usando cellule solari “normali” e già disponibili in commercio contestualmente a specchi e filtri che riducono la dispersione energetica migliorando le performance. Il risultato ottenuto dai ricercatori di Sydney è stato confermato da una verifica indipendente condotta dallo statunitense National Renewable Energy Laboratory. Per i pannelli solari si tratta di un vero e proprio primato visto che finora le performance più elevate consentivano di convertire circa il 36% della luce solare ricevuta. Il sistema funziona con tre pannelli solari montati per catturare energia da differenti lunghezze d’onda, un quarto riceve la luce che andrebbe dispersa grazie a uno specchio. Il prossimo step sarà cercare di raggiungere il 42% ovverosia circa la metà del massimo teorico che è stato quantificato nell’86%. Insomma i potenziali di miglioramento sono, in linea teorica, ampissimi, ma toccherà alla politica fare invertire la tendenza che ha fatto dell’Australia uno dei fanalini di coda nell’utilizzo delle fonti rinnovabili: il governo conservatore sta tentando di ridurre l’obiettivo del 20% di energie rinnovabili fissato dal precedente governo laburista. Non esattamente il miglior modo di cominciare.1622893073-586x389

Fonte:  Australian Business Insider

© Foto Getty Images

In Olanda una pista ciclabile pavimentata con pannelli solari

Il 12 novembre è stata inaugurata a Zaanstad una pista ciclabile pavimentata con pannelli solari.

Che l’Olanda rappresenti un faro nelle politiche per la ciclabilità lo abbiamo raccontato spesso su Ecoblog, ma la notizia di quest’oggi va davvero oltre. La città di Zaanstad, nell’hinterland di Amsterdam, si appresta a inaugurare una pista ciclabile interamente pavimentata con pannelli solari. Questo avveniristico progetto sviluppato dall’azienda olandese SolaRoad è costituito da pannelli solari che sono in grado di accumulare calore e produrre energia. Questo tipo di pavimentazione è resistente a qualsiasi condizione meteorologica e al passaggio di biciclette e pedoni. Il calore emesso dai raggi solari viene immagazzinato, trasformato e restituito sotto forma di energia. Il primo tratto della pista ciclabile solare sarà di 70 metri e l’energia prodotta dalle sue celle produrrà giornalmente l’energia necessaria per il fabbisogno di tre famiglie.Elementengelegd-620x462

SolaRoad si compone di moduli in calcestruzzo di 2,5 per 3,5 metri con uno strato superiore trasparente in vetro temperato che ha uno spessore di circa 1 centimetro. Le celle solari in silicio cristallino si trovano sotto il vetro: lo strato superiore dei moduli deve essere traslucido per assorbire la luce solare e deve sporcarsi il meno possibile. Ma la sfida tecnica più stimolante è quella della robustezza: i moduli non devono incrinarsi o scheggiarsi sotto il peso dei passanti. L’allestimento da parte di SolaRoad è anche piuttosto veloce visto che i lavori sono iniziati lo scorso 6 ottobre e termineranno entro il 12 novembre, data dell’inaugurazione, dopo la quale i ciclisti di Zaanstad potranno iniziare a usufruirne. Si tratta di un primo esperimento, dopo il quale gli ingegneri di SolaRoad valuteranno la fattibilità anche sulle normali strade urbane ed interurbane: per il momento si comincia con pedoni e ciclisti “light” e se tutto dovesse andare per il verso giusto sulle strade a pannelli solari potranno andarci anche auto, moto, camion e tir.

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Fonte:  SolaRoad

Foto | SolaRoad