Clima, WWF dà le pagelle sulle strategie di decarbonizzazione al 2050 dei Paesi UE. Per l’Italia un ‘non classificato’

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Sono undici gli stati membri dell’Unione Europea che hanno consegnato una strategia di riduzione delle emissioni al 2050, che la UE richiedeva entro il 2015. Tra questi Paesi non c’è l’Italia, un vero e proprio caso a sé. Sono undici gli stati membri dell’Unione Europea che hanno consegnato una strategia di riduzione delle emissioni al 2050, che la UE richiedeva entro il 2015. Tra questi Paesi non c’è l’Italia, un vero e proprio caso a sé. Le strategie presentate sono estremamente disomogenee in termini di qualità. Questi sono i risultati del progetto MaxiMiseR finanziato dal Programma LIFE-UE per l’European Policy Office del WWF. La strategia a lungo termine della Francia ha segnato la performance più alta nella classifica del WWF, con un punteggio superiore del 78%, seguita dal Regno Unito con il 71%. Il punteggio complessivo della Francia deriva dalle sue basse emissioni e dall’obiettivo di riduzione del 75% entro il 2050. All’altra estremità della scala, Cipro ha raggiunto solo il 25%, in parte perché ha presentato solo in bozza la sua strategia di riduzione.

L’Italia ha presentato come Strategia di Decarbonizzazione al 2050 la Strategia Energetica Nazionale al 2020, approvata nel 2013 di concerto dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’Ambiente, senza avallo né del Governo né del Parlamento; la SEN 2013 fu a suo tempo criticata dal WWF Italia proprio perché il termine strategia veniva usato per un documento con un orizzonte a brevissimo termine, di soli 8 anni. E’ vero che, proprio in seguito alle rimostranze del WWF e di altri, nella versione finale fu aggiunto un breve capitoletto sulle prospettive al 2050, ma il rapporto lo definisce più un “generico elenco di desideri che una strategia”.

Le strategie di decarbonizzazione per il 2050 e oltre sono la spina dorsale delle politiche climatiche dell’Unione europea: il fatto che manchino diverse vertebre, alcune delle quali determinanti, è preoccupante. Un a guida decisa e chiara da parte dell’Unione europea, buoni meccanismi di applicazione e analisi regolari, aiuterebbero gli Stati membri a ridurre le emissioni, garantendo nel contempo la prosperità e il benessere di tutti i cittadini europei”, ha commentato Imke Lübbeke, Responsabile Clima ed Energia dell’European Policy Office del WWF.

“Una buona strategia per ridurre le emissioni dovrebbe essere in linea con gli obiettivi climatici previsti dall’Accordo di Parigi: ossia dovrebbero essere una strategie applicabile, trasparente e sviluppata in collaborazione sia con le imprese che con la società civile”. Lo ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che aggiunge: “L’Italia non ha ancora chiarezza di obiettivi e di percorso per il 2050, e questo peraltro impedisce l’adozione di politiche davvero conseguenti da subito. Quel ‘non classificato’ dovrebbe essere uno stimolo, per il Governo e il Parlamento, perché mettano da subito in campo una visione e una strategia di decarbonizzazione a lungo termine, in modo che questa informi poi i diversi strumenti di programmazione, a partire dalla Strategia Energetica Nazionale una cui prima bozza è annunciata a giorni. Gli investimenti hanno periodi di ammortamento lunghi, come si fa a investire oggi senza darsi contestualmente l’obiettivo di decarbonizzare al 2050? Si rischia, oltretutto, di buttar via (tanto) denaro”.

 

Qui il report completo

 

Fonte: ecodallecitta.it

Troppo arsenico nelle acque del Lazio: l’Ue “boccia” l’Italia

Le deroghe concesse dalla Commissione Europea erano vincolate a richieste che sono state disattese e che hanno portato all’apertura di una procedura di infrazione. C’è troppo arsenico nelle acque italiane, ina maniera specifica in quelle del Lazio. La Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per la contaminazione dell’acqua da arsenico e fluoro, una situazione che continua a non essere risolta nonostante la concessione di tre deroghe di tre anni ciascuna. I valori limite previsti dalla direttiva Ue sulle acque potabili non vengono rispettati in 37 zone. L’Italia, come tutti i Paesi dell’Unione europea, ha l’obbligo di controllare e testare. La Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per la contaminazione dell’acqua da arsenico e fluoro, in particolare nel Lazio, ancora irrisolto nonostante la concessione di tre deroghe di tre anni ciascuna. I valori limite previsti dalla direttiva Ue sull’acqua potabile non sono ancora rispettati in 37 zone. L’Italia, come tutti i Paesi Ue, ha l’obbligo di controllare l’acqua destinata al consumo umano, in base a 48 parametri microbiologici e chimici e indicatori. Nel caso vengano riscontrati nell’acqua livelli elevati di arsenico o di altri inquinanti, gli Stati membri possono derogare per un periodo limitato di tempo ai valori limite fissati dalla direttiva, purché ciò non presenti un potenziale pericolo per la salute umana e l’approvvigionamento delle acque destinate al consumo umano nella zona interessata non possa essere mantenuto in nessun altro modo. Negli ultimi anni l’emergenza arsenico in Lazio ha creato notevoli disagi, con i casi limite di comuni che hanno dovuto fare ricorso alle autobotti. L’Italia ha già usufruito del numero massimo di deroghe consentito dalla normativa Ue. Bruxelles aveva richiesto che fosse assicurato l’approvvigionamento di acqua salubre destinata al consumo da parte dei neonati e dei bambini fino all’età di tre anni. Inoltre, deroghe erano subordinate poi al fatto che l’Italia fornisse agli utenti informazioni adeguate su come ridurre i rischi associati al consumo dell’acqua potabile in questione e in particolare dei rischi associati al consumo di acqua da parte dei bambini. Infine, l’Italia avrebbe dovuto attuare un piano di azioni correttive e informare la Commissione in merito ai progressi compiuti. A un anno dalla scadenza della terza deroga la direttiva continua a essere violata e in 37 zone di approvvigionamento di acqua del Lazio i valori limite di arsenico e fluoro non sono rispettati. E in conseguenza di questo fatto, come vi avevamo preannunciato alcuni giorni fa su Ecoblog, Bruxelles ha fatto partire la procedura di infrazione con l’invio di una lettera di costituzione in mora.rubinetto

Fonte:  Ansa

© Foto Getty Images

Ogm: i paesi UE aprono alla libertà di scelta

I 28 paesi dell’Unione Europea aprono alla proposta legislativa che dà ai singoli stati membri la facoltà di scelta se autorizzare o meno la coltivazione di ogm sul loro territorio. È emerso nel corso del Consiglio Ue ambiente. Lontana anni luce la possibilità di un no secco collettivo. Ora si apre un ulteriore grande problema: come evitare le contaminazioni se un Paese deciderà di permettere le coltivazioni ogm e quello confinante no? E inoltre: come garantire il consumatore se si è sempre più restii a sottolineare nell’etichetta la provenienza ogm degli ingredienti?ogm_liberta_di_scelta

Durante il Consiglio UE Ambiente la maggioranza dei 28 Paesi che aderiscono all’Unione, Italia compresa, si è espressa a favore della proposta di lasciare libertà di scelta agli Stati sulle coltivazioni geneticamente modificate.  Solo un paese è rimasto fermamente contrario, il Belgio, e alcuni stati hanno assunto posizioni più sfumate, in particolare Portogallo, Bulgaria e Polonia. La Francia ha invece presentato una sua propria proposta che, seppure nella stessa direzione, potrebbe costituire un rallentamento dell’iter. L’Italia sostiene la proposta presentata dalla presidenza greca dell’Ue sulla coltivazione degli ogm che lascia ai singoli stati membri la facoltà di decidere. Per molti che si battono contro le coltivazioni ogm il fatto di avere portato il dibattito sulla decisione di lasciare o meno libertà agli Stati di decidere significa che si è passati allo sdoganamento irreversibile degli ogm stessi, li si è accettati, li si dà per scontati. Ed è qui che viene rimproverato da molti l’errore di fondo, voluto o meno. Occorrerebbe invece riportare il dibattito sul divieto totale alla coltivazione degli ogm visto che ormai è assodata la loro pericolosità per l’ambiente, la biodiversità e la salute umana e certa, documentata nei fatti la contaminazione ormai già in corso.

Fonte: il cambiamento

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