Grazie alla sua visione sostenibile, Nimega è Capitale verde europea 2018

Nimega, la città più antica dei Paesi Bassi, è la Capitale verde europea di quest’anno grazie a quella che la giuria del prestigioso concorso ha definito una «visione appassionata, chiara e convincente». Le politiche esemplari in materia di adattamento ai cambiamenti climatici, viabilità ciclabile, rifiuti e gestione delle acque, per non parlare del forte coinvolgimento dei cittadini, fanno di Nimega «una vera e propria ambasciatrice del cambiamento», come ha dichiarato Joanna Drake, direttore generale aggiunto della direzione generale dell’Ambiente della Commissione europea.stadsgezicht-nijmegen_1

Un passato di oltre 2 000 anni e un futuro estremamente brillante: Nimega, la vincitrice del titolo di Capitale verde europea 2018, è un porto interno situato sul fiume Waal ed è conosciuta come «il balcone dell’Europa». I suoi 176 000 abitanti hanno una visione sostenibile del futuro che trae origine da tradizioni locali secolari, quali la gestione delle acque e l’uso della bicicletta.

“Da anni, ormai, ci siamo impegnati a fondo per rendere la città di Nimega maggiormente sostenibile. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a essere una città a impatto climatico zero entro il 2045.”

Hubert Bruls, sindaco di Nimega

A L’Ambiente per gli Europei, Hubert Bruls, sindaco di Nimega dal 2012, ha dichiarato: «Da anni, ormai, ci siamo impegnati a fondo per rendere la città di Nimega maggiormente sostenibile. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a essere una città a impatto climatico zero entro il 2045. Perché questo sia possibile, sono necessarie numerose misure a lungo termine e la collaborazione di molteplici partner, compresi i cittadini e le imprese».

Una ciclabile verso il futuro

La cultura della bicicletta, diffusa in tutti i Paesi Bassi, è rappresentata al meglio proprio da Nimega, che nel 2016 è stata eletta «Città olandese della bicicletta» dall’unione ciclistica nazionale. A tutt’oggi, sono stati realizzati oltre 60 km di «autostrade» ciclabili, ma altri 20 km di piste sono già in programma. Oltre il 65 % di chi si reca in centro o al campus universitario Heyendaal usa la bicicletta, che raccoglie il 37 % delle preferenze di chi percorre tragitti fino a 7,5 km. I sostenitori di questo mezzo di trasporto ecologico hanno svolto un ruolo attivo nella candidatura di Nimega al concorso Capitale verde europea, come ci ha spiegato il sindaco Bruls: «In occasione della fase finale, abbiamo presentato la città insieme all’università, alle imprese e ai nostri cittadini. Alcuni abitanti di Nimega hanno partecipato a una marcia verde verso altre città vincitrici (Copenaghen, Bristol e Lubiana), spostandosi in bici, di corsa o a nuoto. E questo ha lasciato il segno».

Gestione delle acque e dei rifiuti

Cooperare, non limitare: era questo l’obiettivo del progetto Ruimte voor de Waal (letteralmente, spazio per il fiume Waal), che ha fatto leva sulla lunga tradizione olandese in materia di gestione delle acque. Il progetto, iniziato nel 2011 e portato a termine nel 2016, era incentrato sullo scavo di un canale ausiliario supplementare alle spalle di un argine. Il risultato finale garantisce una migliore protezione dalle inondazioni, ma al contempo sono stati creati anche nuove zone residenziali, un parco fluviale su un’isola e 1,6 chilometri di lungofiume in pendenza per il controllo delle inondazioni e per scopi ricreativi. L’elevato rendimento del sistema di gestione dei rifiuti e l’impegno a lungo termine verso obiettivi di riciclaggio ambiziosi hanno consentito a Nimega di ridurre la produzione di rifiuti anno dopo anno. Nell’ambito degli sforzi volti a conseguire un’economia più circolare, ogni anno un’iniziativa di sensibilizzazione rivolta ai cittadini mette in rilievo un differente flusso di rifiuti grazie alla campagna «Kijk! Afval = Grondstof» (Attenzione! Rifiuti = Materie prime). Nel 2013, la campagna aveva attirato l’attenzione sui rifiuti organici, facendo passare il messaggio che questi materiali, non lavorati, costituiscono la base per la produzione di compost e biogas. Per l’occasione, i cittadini avevano avuto modo di seguire in prima persona i processi di trasformazione dei rifiuti in compost e biogas grazie a una serie di visite negli impianti locali di incenerimento e fermentazione. In questo modo non solo si era giunti alla produzione di compost gratuito, ma si era consentito agli abitanti di acquisire una maggiore consapevolezza sul loro ruolo. Il coinvolgimento dei cittadini ha pertanto svolto un ruolo importante nel successo della candidatura di Nimega. Bruls: «La partecipazione al concorso ha suscitato un enorme entusiasmo. Nel 2018 saranno organizzate numerose iniziative da parte dei cittadini, le “Green Capital Challenges” (sfide della Capitale verde)». All’indirizzo www.greencapitalchallenges.nl sono illustrate tutte le iniziative in programma.

Una fonte di ispirazione esemplare

L’esempio di Nimega farà da modello per altre città grazie anche alle molteplici iniziative previste quest’anno, tra cui EcoProcura (una conferenza sull’economia circolare), il vertice nazionale sull’economia circolare, la settimana della moda sostenibile e il vertice dei bambini sul clima ad Arnhem. Il sindaco Bruls ci ha rivelato che in cima al Kelfkensbos verrà costruito, secondo i dettami della circolarità e della sostenibilità, un centro per la comunità. Questo vistoso edificio servirà a fornire informazioni sulla città sostenibile di Nimega e su speciali percorsi verdi da seguire alla scoperta della città e della regione. «I comuni possono fare molto per rendere la propria città più verde, sostenibile e sana. Ad esempio, noi investiamo in iniziative quali le “autostrade” ciclabili, le reti di riscaldamento regionali, i parchi o la gestione delle acque, spesso in collaborazione con altre autorità. Inoltre, abbiamo capito che il coinvolgimento di cittadini, organizzazioni sociali, imprenditori e istituti di ricerca è imprescindibile perché sia possibile attuare i cambiamenti», ha concluso Bruls.

«Ogni volta che compiamo un passo avanti e portiamo a termine un progetto che rende la nostra città più pulita, sana e sicura, per noi è una vittoria. Significa che abbiamo conseguito un risultato che ha un impatto sia sul presente sia sul futuro».

Per saperne di più

All’indirizzo www.greencapital2018.nl sono elencate tutte le attività in programma a Nimega nel corso dell’anno.

Fonte:ec.europa.eu

Buco dell’ozono: 4 nuovi gas nocivi scoperti nell’atmosfera

Tre clorofluorocarburi (Cfc) e un idroclorofluorocarburo (Hcfc) non inclusi nelle restrizioni del protocollo di Montréal sono stati scoperti nell’emisfero boreale e in quello australe

Uno studio internazionale che ha coinvolto ricercatori di Germania, Regno Unito, Francia, Australia, Paesi Bassi e Svizzera ha rilevato nell’atmosfera quattro nuovi gas appartenenti alla famiglia dei clorurati che potrebbero contribuire alla distruzione dello strato di ozono. Si tratta di un’indagine condotta nei due emisferi. I ricercatori hanno analizzato campioni di aria raccolti nell’ambiente a partire dagli anni Settanta, a Cap Grim, a nord-ovest della Tasmania, una regione esente da fonti di inquinamento vicine. Essi hanno compiuto lo stesso tipo di studio con campioni imprigionati nella neve compatta della calotta polare della Groenlandia. Tanto nell’emisfero boreale come in quello australe sono stati scoperti tre clorofluorocarburi (Cfc) e un idroclorofluorocarburo (Hcfc) che non erano mai stati scoperti fino a oggi. Si tratta di prodotti che erano assenti dall’atmosfera prima del 1960. Utilizzati come refrigeranti, come solventi o negli aerosol, questi gas sono stati vietati in ragione del loro effetto nocivo sull’ozono stratosferico che protegge l’atmosfera. Il protocollo di Montréal, entrato in vigore nel 1989 e ratificato in 196 Paesi ha ridotto progressivamente il loro utilizzo, totalmente proscritto a partire dal 2010, a eccezione delle applicazioni di nicchia, specialmente quelle mediche. Scoperti questi nuovi quattro gas, i ricercatori prevedono di proseguire le investigazioni e di riconsiderare la modalità con cui gli industriali dichiarano i gas clorurati, fra cui gli isomeri che sfuggono alle limitazioni di utilizzo del protocollo di Montréal. Johannes Laube e i colleghi del team internazionale che ha curato lo studio calcolano che 74mila tonnellate di questi quattro “nuovi” gas siano state rilasciate negli anni Ottanta. Poco rispetto al milione di tonnellate annue di Cfc emessi su scala globale, ma anche se si stoppasse subito l’emissione di questi quattro gas, essi resterebbero comunque presenti per decenni.880932141-586x389

Fonte:  Le Monde

9.Locale e globale

Di fronte alla scarsità e alle crescenti pressioni cui sono sottoposte risorse vitali come l’acqua e la terra, sapere chi  rende le decisioni può essere tanto importante quanto il modo in cui le risorse naturali vengono gestite e utilizzate. Un coordinamento globale è spesso fondamentale, ma senza un consenso e una partecipazione locali, nulla può essere fatto sul campo.23

Probabilmente tutti conoscono la storia del piccolo Hans Brinker, il bambino che trascorse la notte tappando con un dito la fessura che si era aperta in una diga per evitare che l’acqua fuoriuscisse e inondasse la città di Harlem, nei Paesi Bassi. Pochi sanno, però, che è stata un’autrice statunitense, Mary Mapes Dodge (1831–1905), a metterla per iscritto senza mai essere stata nei Paesi Bassi. Joep Korting non è altrettanto famoso, ma rappresenta un anello fondamentale di uno dei più sofisticati sistemi di gestione dell’acqua, che coinvolge l’amministrazione locale, regionale e nazionale, oltre a essere un punto di contatto con le autorità di altri paesi e i sistemi informatici di monitoraggio avanzato che fanno uso di satelliti per il controllo 24 ore su 24 delle infrastrutture. Joep funge anche da collegamento con la realtà sul campo, essenziale per l’attuazione di uno degli strumenti legislativi dell’UE più ambiziosi e completi di sempre: la direttiva quadro sulle acque (DQA). Tale direttiva prevede un’azione coordinata per raggiungere un «buono stato» di tutte le acque dell’UE, incluse le acque superficiali e sotterranee, entro il 2015. Definisce inoltre le modalità di gestione delle risorse idriche sulla base dei distretti idrografici naturali. Altri strumenti legislativi dell’UE, fra cui la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino e la direttiva sulle alluvioni, integrano la DQA per migliorare e proteggere i corpi idrici europei e la vita acquatica.

Ripensare il nostro stile di vita

Che l’acqua rappresenti un problema serio per i Paesi Bassi non è un segreto per nessuno. Circa il 25% del territorio, su cui risiede il 21% della popolazione neerlandese, si trova sotto il livello del mare. Il 50% della superficie emerge appena di un metro. I Paesi Bassi non devono però fare i conti solo con il mare. L’approvvigionamento di acqua dolce a cittadini e aziende, la gestione dei fiumi provenienti da altri paesi e la carenza d’acqua nei mesi caldi sono solo alcuni dei problemi da risolvere.  Paesi Bassi non sono soli. L’acqua sta diventando una questione fondamentale ovunque nel mondo. Durante il XX secolo abbiamo assistito a un’espansione demografica e a una crescita dell’economia, dei consumi e dei rifiuti senza precedenti. Solo i prelievi idrici sono triplicati negli ultimi 50 anni.

L’acqua è una risorsa essenziale.

Ci sostiene, ci unisce, ci aiuta a crescere. Senza l’acqua, le nostre società non potrebbero sopravvivere. Dipendiamo dall’acqua non solo per coltivare il cibo che mangiamo, ma anche per produrre la maggior parte dei beni e dei servizi di cui disponiamo24

L’acqua è solo una delle risorse sottoposte a crescente pressione. Molti altri aspetti ambientali, dalla qualità dell’aria alla disponibilità di terra, subiscono le gravi conseguenze di sviluppi importanti quali l’espansione demografica, la crescita economica e l’aumento dei consumi. Pur non avendo il quadro completo, quel che sappiamo dell’ambiente ci spinge a ripensare il modo in cui utilizziamo e gestiamo le risorse a nostra disposizione. Tale ripensamento, l’economia verde, potrebbe comportare un cambiamento sostanziale nel modo in cui viviamo, conduciamo gli affari, consumiamo e gestiamo i rifiuti e trasformare il nostro intero rapporto con il pianeta. Un elemento fondamentale dell’economia verde è la gestione efficiente delle risorse naturali offerte dalla terra. Cosa si intende per gestione efficiente delle risorse? Cosa potrebbe significare nel caso dell’acqua?25

La gestione dell’acqua sul campo

Tutti i giorni, alle 8 del mattino, Joep inizia la sua giornata lavorativa presso il gestore idrico locale di Deurne, nei Paesi Bassi. Fra le altre mansioni, ha quella di monitorare un breve tratto dei 17.000 chilometri di dighe del piccolo paese, 5.000 dei quali costruiti per proteggere il territorio dal mare e dai corsi d’acqua più importanti. Joep controlla inoltre canali, chiuse e paratoie, talvolta rimuovendo rifiuti o scarti agricoli, talvolta riparando attrezzature danneggiate. Qualsiasi operazione svolga, misura costantemente il livello dell’acqua e prende nota dei possibili aggiustamenti. Nell’area in cui Joep lavora sono installate 500 briglie, monitorate quotidianamente. Regolandole verso l’alto o verso il basso, è possibile alzare o abbassare il livello dell’acqua per controllarne il flusso attraverso la regione. Pur avvalendosi di questi sistemi all’avanguardia, Joep e altri sette addetti ogni giorno azionano e monitorano manualmente le chiuse. I livelli dell’acqua sono costantemente sotto controllo ed esistono un piano d’intervento di emergenza e alcune linee telefoniche di emergenza attive 24 ore su 24.

La democrazia delle parti interessate

Joep e i suoi colleghi mettono in pratica le decisioni prese dagli enti neerlandesi di gestione del patrimonio idrico. Attualmente i Paesi Bassi ne contano 25, attivi a livello locale. Nel loro complesso, rappresentano una nozione istituzionale risalente al XIII secolo, quando gli agricoltori si riunirono e concordarono di provvedere insieme al drenaggio dei campi. Unici nel loro genere, tali organismi sono del tutto autonomi rispetto all’amministrazione locale e dispongono addirittura di bilanci ed elezioni separati, il che li rende l’istituzione democratica più antica del paese. «Ciò significa che, nell’ambito delle deliberazioni di bilancio o delle elezioni locali, non dobbiamo competere con gli investimenti destinati ai campi da calcio, all’edilizia scolastica, ai circoli giovanili o alle nuove strade, che forse risulterebbero scelte più popolari», dichiara Paula Dobbelaar, direttrice del consiglio delle acque del distretto di Aa en Maas e capo di Joep.26

«Svolgiamo anche attività quotidiane: ad esempio, in relazione alla direttiva quadro sulle acque, ci stiamo adoperando per far sì che i fiumi possano tornare a scorrere più liberamente, formando meandri e seguendo il tracciato naturale, senza necessariamente assumere un andamento rettilineo. Questa libertà e questo spazio accresciuti conferiscono ai corsi d’acqua un aspetto diverso: diventano parte integrante di un ecosistema più naturale», afferma Paula. «Il problema dei Paesi Bassi è che in passato siamo stati in grado di organizzarci molto bene e abbiamo saputo gestire l’acqua in modo efficace: da 50 anni a questa parte viviamo al sicuro e adesso le persone danno tutto per scontato. Ad esempio, lo scorso anno in questa parte dell’Europa abbiamo avuto precipitazioni intense e, mentre in Belgio la popolazione era molto preoccupata, nei Paesi Bassi tutti erano tranquilli: immaginavano che il problema sarebbe stato gestito», aggiunge. Come accennato, i membri dell’ente idrico locale vengono eletti, ma solo il 15% dei cittadini partecipa a queste  consultazioni. «Non è un organismo realmente rappresentativo e, ancora una volta, la causa sta nel fatto che la popolazione ha sviluppato una sorta di immunità nei confronti delle questioni relative all’acqua», dichiara ancora Paula.

La distanza tra il livello locale e il livello globale

Le principali opzioni politiche per una gestione del patrimonio idrico efficace e sostenibile devono includere l’innovazione tecnologica, una governance flessibile e collaborativa, la partecipazione e la consapevolezza dell’opinione pubblica e una serie di strumenti economici e di investimenti. Il coinvolgimento della popolazione a livello locale è essenziale. «L’acqua è certamente un elemento di congiunzione a livello globale e locale, sia in termini di problemi che di soluzioni», dichiara Sonja Timmer, della divisione internazionale dell’associazione degli enti idrici regionali neerlandesi, l’organismo che coordina la gestione dell’acqua nei Paesi Bassi. «La realtà è che, nonostante i livelli elevati di sicurezza nazionali, assistiamo all’innalzamento del livello del mare e a inverni molto asciutti seguiti da episodi sempre più frequenti di precipitazioni “anomale” nel mese di agosto e, negli ultimi anni, come conseguenza delle pesanti piogge in Svizzera e in Germania, il livello del Reno è particolarmente alto. Quest’acqua finisce tutta qui»27

Tenere i riflettori accesi sull’ambiente

«Avere a che fare, in determinati periodi, con maggiori quantità d’acqua proveniente dall’estero o con livelli del mare più alti sottintende evidentemente un intervento di portata internazionale. Facciamo parte di una rete internazionale e dalle nostre esperienze condivise sappiamo che se l’acqua non viene menzionata ogni giorno dai mezzi di informazione, il nostro lavoro diventa più difficile», dichiara Sonja. «Per me, l’attività che svolgiamo su scala locale è legata a quella nazionale e internazionale», prosegue. «Da un lato, il nostro personale controlla sul campo briglie e corsi d’acqua… accerta che siano puliti e che il livello dell’acqua corrisponda alle esigenze dei nostri clienti (agricoltori, cittadini, organizzazioni per la salvaguardia della natura). Dall’altro lato, abbiamo grandi progetti che, dai principi alti e astratti della DQA dell’Unione europea, vengono tradotti in protocolli reali affinché Joep possa operare sul campo. Oggi apprezzo questo aspetto locale. Un tempo giravo il mondo per lavoro operando a un livello strategico, a un livello elevato, con una scarsa comprensione della necessità che le strutture locali funzionino bene». «Sedendo con i ministri e discutendo di strategia idrica globale, è molto difficile restare con i piedi per terra. È stato uno dei maggiori problemi per i paesi in via di sviluppo: tante strategie di alto livello, poca comprensione, poche infrastrutture, pochi investimenti sul campo». «Ora che la questione idrica diventa una realtà pressante per l’Europa, anche noi abbiamo bisogno di adottare un approccio realistico a livello locale insieme a progetti più ambiziosi», aggiunge Paula. «Ho a disposizione otto persone che ogni giorno controllano le chiuse. Vivono qui, conoscono la comunità e comprendono le specificità locali. Senza questi requisiti, il progetto è destinato a fallire e a essere sostituito da un altro. Dobbiamo tutti lavorare per questo,  fare la differenza a livello locale, offrendo alle persone gli strumenti per partecipare alla gestione delle questioni idriche che li riguardano», continua. «Anche il livello locale è fondamentale», concorda Sonja. «La governance, ovvero l’approccio funzionale e decentralizzato, può assumere svariate forme ed è questo che lo fa funzionare. Dobbiamo soltanto coinvolgere nuovamente le persone e spiegare loro che corriamo dei rischi e che abbiamo bisogno della loro partecipazione», dichiara ancora.

Una crisi di governance

Benché alcune aree del mondo rischino di restare senz’acqua mentre altre sono a rischio di inondazioni, parlare di crisi idrica globale è inesatto. Piuttosto, siamo di fronte a una crisi di governance del patrimonio idrico. Per soddisfare le esigenze di una società efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio, per sostenere lo sviluppo umano ed economico e per preservare le funzioni essenziali degli ecosistemi acquatici, è necessario dare voce ai nostri ecosistemi, generalmente silenziosi, e dare loro una lobby. Parliamo di scelte politiche, scelte che devono basarsi sul giusto quadro governativo e istituzionale. Oggi, la storia del bambino che ha tappato la diga con un dito viene spesso utilizzata per descrivere approcci diversi per gestire una situazione. Può riferirsi a un intervento di modesto rilievo per evitare una catastrofe, oppure può significare tentare di curare i sintomi anziché le cause di un problema. La realtà è che un gestione idrica efficiente, come la gestione di molte altre risorse, richiederà soluzioni fondate sulla combinazione di interventi e decisioni a vari livelli. Gli impegni e gli obiettivi globali possono tradursi in traguardi concreti soltanto se persone come Joep e Paula sono pronti a realizzarli.28

La rivoluzione informatica

Talvolta i satelliti sono in grado di svolgere più compiti rispetto a quelli per cui sono stati costruiti. Insieme a due colleghi  dotati di grande creatività, Ramon Hanssen, docente di osservazione terrestre al politecnico di Delft, ha sviluppato un sistema per monitorare i 17.000 chilometri di dighe dei Paesi Bassi. Di questi, 5.000 proteggono la popolazione neerlandese dal mare e dai principali corsi d’acqua. Sarebbe impossibile ispezionarli tutti sul campo con la medesima frequenza. Sarebbe decisamente troppo costoso. Utilizzando le immagini radar inviate da Envisat ed ERS-2, due satelliti europei per l’osservazione della Terra, la direzione generale per le opere pubbliche e la gestione idrica (Rijkswaterstaat) ha la possibilità di controllare le dighe ogni giorno. Questo sistema è in grado di captare anche la più piccola variazione, grazie a misurazioni millimetriche. Hanssen ha battezzato questo concetto «Hansje Brinker» dal nome del bambino che secondo la leggenda ha tappato la diga con un dito per proteggere i Paesi Bassi dall’inondazione. Significa forse che le ispezioni eseguite dalla direzione generale non sono più necessarie? Secondo il professor Hanssen, non è così. Il radar segnala le aree critiche in base alle variazioni e un ispettore inserisce le coordinate corrispondenti nel suo sistema di navigazione, un’altra applicazione della tecnologia spaziale, per recarsi sul campo ed eseguire ricerche più dettagliate.

Fonte: EEA (agenzia europea ambiente)