Inquinamento atmosferico, Cittadini per l’Aria: ‘Il Governo e i sindaci fermino la strage’

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Secondo il Rapporto 2017 sulla Qualità dell’Aria in Europa pubblicato dall’IEA anche nel 2015 l’Italia ha violato i limiti di quasi tutti gli inquinanti atmosferici previsti dalla normativa Europea. Complessivamente l’Italia è seconda solo alla Germania in fatto di morti premature dovute all’aria insalubre. Il Rapporto 2017 sulla Qualità dell’Aria in Europa pubblicato mercoledì 11 ottobre dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) indica che, come ogni anno, anche nel 2015 l’Italia ha violato i limiti di quasi tutti gli inquinanti atmosferici previsti dalla normativa Europea. “In molte aree nel nostro paese, e in modo massiccio nella pianura padana, i limiti di legge di PM10, PM 2.5, NO2, O3, b(A)p sono superati, anche di più di una misura. Ciò espone la popolazione ad un danno grave di cui si parla troppo senza che seguano politiche coerenti alla gravità del problema”. A sottolineare i dati terribili dell’inquinamento atmosferico italiano è Cittadini per l’Aria, la onlus milanese che si batte per una migliore qualità dell’aria nel nostro paese.
L’associazione ricorda lo stretto legame tra inquinamento e morte: “L’Italia è prima in classifica a livello Europeo per le concentrazioni di ozono (O3), i cui precursori (NOx e VOC) hanno origine dall’attività umana, primo fra tutti, spiega il rapporto, il traffico, con un record Europeo di 2900 morti premature all’anno derivante dall’esposizione a questo inquinante”.
“L’Italia è poi seconda solo a Polonia e Macedonia per livelli di PM 2.5 il particolato più fino e dannoso sulla salute umana con un record per l’area metropolitana di Milano dove milioni di persone sono esposte ad un livello di PM 2.5 (32 µg/m3) superiore di quasi un terzo il limite di legge entrato in vigore nel 2015 (25 µg/m3)”.388322_2

“Italia seconda in classifica per impatto sanitario da biossido di azoto con una stima di oltre 42.000 morti anno per effetto della esposizione della popolazione a questo inquinante. Ancora nelle top ten – ovvero 4° in Europa – anche per livelli di biossido di azoto (NO2) con Milano sempre in testa alla classifica nazionale con un livello di questo inquinante di 75 µg/m3, quasi doppio rispetto al limite di legge (40 µg/m3)”.

“E ancora superamenti da record – e sempre nella top ten Europea, dietro solo a Bulgaria, Polonia, Montegro – per il PM10 con punte massime, più che doppie rispetto al limite di legge (40 µg/m3), a Cassino, in numerosissime centraline nelle aree torinese, veneziana e di Milano, e poi a Rezzato, a Treviso, Padova e Pavia”.

“Italia ancora nella top ten, e in particolare sesta in classifica in Europa, per livelli di benzo(A)pirene, con la massima esposizione a Laces, in Alto Adige, con 3.18 ng/m3, oltre tre volte il limite di legge, seguita da Frosinone, l’area Feltrina e Sondrio, e Meda, dati che confermano il grave impatto della combustione della legna e delle biomasse sui livelli di questo inquinante altamente cancerogeno per la salute umana”.

Complessivamente, valutata l’esposizione della popolazione, l’Italia è seconda solo alla Germania in fatto di morti premature, dato non confortante se si considera che la Germania ha una popolazione di oltre 80 milioni di abitanti contro i 60 milioni dell’Italia. “Una fetta rilevantissima della popolazione italiana è esposta, nei centri urbani ma non solo, a un letale areosol che produce danni al feto, riduce lo sviluppo dei polmoni e cognitivo dei bambini, causa l’insorgenza di tumori al polmone, e aumenta l’incidenza di morte cardiovascolare e respiratoria, è riconducibile all’incremento dell’incidenza di Alzheimer”, afferma Anna Gerometta Presidente di Cittadini per l’Aria, “sarebbe ora che il nostro Governo si accorgesse di questo danno immane alla popolazione e mettesse in campo misure e fondi adeguati facendone una priorità assoluta. Una simile strage ogni anno è riconducibile in grandissima parte alla mancanza di politiche adeguate che, fra l’altro, coincidono in gran parte con quelle che è necessario adottare al più presto per combattere i cambiamenti climatici”. 388322_3

“Siamo ancora lontani dal poter dire che questo tema viene trattato adeguatamente. Basti pensare alle politiche sul traffico e in particolare la circolazione dei diesel nei centri urbani o a quello delle tema della combustione delle biomasse per il riscaldamento domestico”.

Cittadini per l’aria invita i sindaci ad adottare al più presto, per proteggere i propri cittadini, sistemi di limitazione del traffico nelle aree urbane, ed in particolare dei diesel con l’obiettivo di arrivare a città libere dai diesel entro non oltre il 2025, e le Regioni ad istituire divieti di utilizzo della legna o biomasse come sistema energetico per il riscaldamento nelle case ovunque vi sia una alternativa ambientalmente più sostenibile. Solo con politiche coerenti sarà possibile ridurre entro tempi accettabili l’impatto terribile dell’inquinamento atmosferico in Italia.

Fonte: ecodallecitta.it

Emilia Romagna: “30% della popolazione esposta a condizioni di inquinamento superiore ai limiti”

La Regione Emilia Romagna ha pubblicato il report sulla qualità dell’aria nel 2015. Polveri sottili entro la media annuale. PM10: 23 delle 43 stazioni hanno raggiunto il numero massimo consentito di 35 superamenti annuiemilia

Polveri fini (PM10 e PM2,5) entro i limiti per quanto riguarda la media annuale, ma in aumento il PM10a proposito del numero di superamenti del limiti giornalieri, con 23 delle 43 stazioni della rete regionale ancora fuori dalla norma.emilia 2

Per il biossido di azoto (NO2) persistono situazioni oltre alla norma, sono infatti 5 su 47 le stazioni che hanno registrato medie annuali al di sopra dei limiti consentiti. La situazione più critica è quella dell’ozono (O3), benché dal 2011 le concentrazioni siano in netta diminuzione, questo inquinante continua a registrare in tutta la regione valori superiori ai limiti. Continuano a non presentare criticità gli inquinanti primari, quali monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo, che risultano ampiamente al di sotto dei limiti. La popolazione esposta a condizioni di inquinamento superiore ai limiti, è stata pari al 30% del totale della popolazione residente per le polveri fini e al 100% per l’ozono. È questa in sintesi la situazione registrata in Emilia-Romagna nel 2015, anno nel quale le condizioni atmosferiche avverse sono state quelle che nell’ultimo decennio hanno favorito più di ogni altro le concentrazioni degli inquinanti.

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POLVERI FINI (PM10, PM2,5)

Per le polveri il 2015 è stato un anno in controtendenza, dato che i valori della media annuale, pur rimanendo nei limiti di legge, sono aumentati rispetto al 2013 e 2014 a causa delle sfavorevoli condizioni atmosferiche. La persistenza dell’alta pressione, con stabilità e temperature molto al di sopra della media, assenza di precipitazioni, scarso rimescolamento atmosferico e ricambio di massa d’aria, ha incrementato considerevolmente il numero dei giorni meteorologicamente “favorevoli” all’accumulo di inquinanti: ben 123 su 365, record del decennio. E’ comunque positivo il rapporto tra il numero di giorni favorevoli all’accumulo degli inquinanti e i giorni effettivi del superamento dei limiti consentiti. Relativamente alle PM10, negli ultimi tre anni, anche in annate “critiche” per questo aspetto come il 2015, la percentuale di superamenti del limite di legge è risultata tra le più basse: appena del 26%, con 32 giorni su 123. Bene anche il 2014 con il 23,5% (l’anno migliore) pari a 23 giorni di superamento su 98 favorevoli e il 2013 (28,6%, pari a 26 giorni di superamento su 91 favorevoli), percentuali di molto inferiori rispetto al triennio 2010/2012, che aveva fatto registrate percentuali sempre superiori al 40%, o il 2006 (oltre il 50%). Nonostante la situazione avversa, per il terzo anno consecutivo nessuna stazione urbana ha superato il limite della concentrazione per la media annua, né per le PM10 né per le PM2.5. Diversa la situazione per il superamento del limite giornaliero delle concentrazioni per le PM10. Ben 23 delle 43 stazioni hanno raggiunto il numero massimo consentito di 35 superamenti annui. Partendo da ovest, in provincia di Piacenza sono state due le stazioni che nel 2015 hanno superato i limiti per più di 35 giorni: Piacenza-Parco Montecucco (40 giorni) e Piacenza-Giordani-Farnese (61). In quella di Parma tre: Colorno (47), Parma-Cittadella (52); Parma-Montebello (67). Due a Reggio Emilia: Reggio nell’Emilia-Timavo (67) e Guastalla (43); cinque a Modena: Carpi (55), Mirandola (49), Modena-Giardini (55), Modena-Parco Ferrari (44), Fiorano Modenese (45); una a Bologna: Bologna-Porta San Felice (38); quattro a Ferrara: Cento (41), Ferrara-Villa Fulvia (52), Jolanda di Savoia (37), Ferrara-Isonzo (55); due a Ravenna: Ravenna-Caorle (42) e Ravenna-Zalamella (40); due a Forlì-Cesena: Savignano sul Rubicone (44) e Forlì-Roma (36). I valori in assoluto più alti sono arrivati tra il 12 e il 14 febbraio (155 microgrammi/m3 a Carpi, 142 a Parma, 138 a Reggio Emilia).

Le PM2.5 hanno fatto registrare concentrazioni mediamente basse e senza particolari differenze tra città e aree agricole, e neppure tra parchi e strada con traffico. Nel 2015 l’unico superamento del limite per la media annua si è registrato a Besenzone, nella pianura piacentina. Non si tratta dunque di una criticità specifica delle aree urbane, ma di un problema causato dalle condizioni di inquinamento diffuso della Pianura padana, causato da un complesso di fattori collegati alla intensa concentrazione di attività umane, come il trasporto merci su gomma, le attività agricole e zootecniche, il trasporto di persone su strada, il riscaldamento domestico e le industrie. Popolazione esposta alle polveri. La frazione di popolazione esposta a un inquinante viene stimata calcolando il numero dei residenti nelle aree nelle quali la concentrazione degli inquinanti nell’aria risulta superiore al limite di legge. Nel 2015, la popolazione esposta a più di 35 superamenti annui del valore limite giornaliero di 50 microgrammi/m3 di PM10, è stata pari al 30% del totale, superiore al 2014 (3,5%) e al 2013 (4,8%). Pur lontani dalla criticità del triennio 2010-2012, quando oltre la metà della popolazione era esposta (il 56% nel 2010 e 2012, il 53% nel 2011), occorrerà un impegno notevole per raggiungere l’obiettivo dichiarato del Piano aria integrato regionale (Pair): ridurre a zero la frazione di popolazione esposta a più di 35 superamenti annui del limite giornaliero. Prossima allo zero la percentuale della popolazione esposta alle polveri PM2,5, sia nel 2015 (0,26%), sia negli anni precedenti: zero nel 2009, 2010, 2013, 2014; 0,33 % nel 2011 e 0,29 nel 2012. Un dato interessante è la lettura per provincia, che il PM10 vede le criticità maggiori a Ferrara, Modena, Piacenza e Parma: tutte con oltre il 50% di popolazione esposta sul totale. La situazione migliore si registra a Bologna, in cui la percentuale di popolazione esposta è 1,5%, pari 13.874 persone esposte su 917.264 residenti. A seguire, Forlì-Cesena con il 6,3%, pari a 22.265 persone esposte su 355.184 residenti e Ravenna con l’8,8%, pari a 30.601 persone esposte su 345.790 residenti.

BIOSSIDO D’AZOTO (NO2)

Per il biossido di azoto si conferma la situazione degli ultimi anni: concentrazioni decisamente basse nelle aree rurali e limiti rispettati anche nelle stazioni di fondo urbane. Solo in 5 delle 47 stazioni della rete regionale di monitoraggio non è stato rispettato il limite normativo relativo alla concentrazione media annua (40 microgrammi/m3), tutte stazioni urbane di traffico, situate a bordo strada: Piacenza, Modena, Fiorano (Mo), Bologna e Rimini. Inoltre, due di queste stazioni hanno registrato superamenti del limite orario: a Piacenza (l’11 e il 19 febbraio) e a Modena (l’11 e il 12 febbraio, e il 27 novembre).

OZONO (O3)

L’ozono, inquinante secondario di origine fotochimica connesso all’andamento meteo dei mesi estivi, resta ancora molto lontano dall’obiettivo di rimanere al di sotto dei 25 superamenti (come media su 3 anni) del massimo giornaliero della media mobile su 8 ore. La calda estate 2015 ha favorito alcuni episodi acuti, con superamenti orari della soglia di informazione (180 microgrammi/m3 ), pericolosa per anziani, bambini e soggetti sensibili. Il picco più lungo (9 ore consecutive, il 18 luglio a partire dalle 14) è stato registrato a San Leo (Rn), nelle colline della Valmarecchia. Le concentrazioni più alte (235 microgrammi/m3 il 3 luglio alle 16) a Langhirano sulle colline parmensi. I primi eventi sono stati quelli del 4 giugno a San Clemente (Rn) e del 4-6 giugno in alcune località dell’Emilia, mentre l’ultimo colpo di coda è stato a Parma il 29 agosto. Luglio il mese più critico: dall’1 al 24 del mese, ogni giorno (con le sole eccezioni del 9, del 10 e del 20) è stata superata la soglia di informazione. Popolazione esposta all’ozono. Per la prima volta dal 2009, nel 2015 il 100% della popolazione residente è risultata esposta a valori elevati di ozono, ossia è stata esposta per più di 25 giorni all’anno a superamenti giornalieri di 120 microgrammi/m3 per almeno 8 ore consecutive. Un dato che non sorprende, visto le condizioni meteorologiche favorevoli alla formazione di questo inquinante, ma che, anche guardando annate come il 2013 (94% della popolazione esposta), il 2012 (95%) e il 2011 (92%), indica che l’ozono è l’inquinante più diffuso sul territorio.

ALTRI INQUINANTI (CO, SO2, BENZENE)

Monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo, inquinanti primari che in passato costituivano il principale problema di inquinamento delle aree urbane e industriali, non risultano presentare criticità e risultano ampiamente sotto i limiti.

Fonte: Regione Emilia Romagna

 

Nuovi pericoli per l’ozono

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Lo strato di ozono che circonda e protegge la Terra è più a rischio di quanto pensassimo. Stando a uno studio appena pubblicato su Nature Geoscience dai ricercatori della University of Leeds, infatti, diverse sostanze chimiche non incluse nelprotocollo di Montreal, il trattato siglato dalle Nazioni Unite per proteggere l’ozono, le cosiddette “very short-lived substances” (Vsls) stanno pericolosamente aumentando, mettendo a repentaglio la “buona salute” della nostra atmosfera. Ryan Hossaini, uno degli autori dello studio, della School of Earth and Environment di Leeds, racconta infatti che “le Vsls sono di origine sia industriale che naturale. La loro produzione industriale non è regolamentata dal protocollo di Montreal perché, storicamente, queste sostanze non hanno contribuito molto al danneggiamento dell’ozono. Tuttavia, oggi abbiamo osservato che una di esse sta crescendo più della norma. Se il trend dovesse continuare, lo strato di ozono correrebbe nuovamente un grande pericolo”. Nel loro studio, gli scienziati hanno usato un modello computerizzato dell’atmosfera per determinare l’impatto delle Vsls su ozono e clima, analizzando anche le serie storiche su emissioni e presenza delle sostanze sull’atmosfera, fornite dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) statunitense. I risultati hanno evidenziato un improvviso aumento del diclorometano, un Vsls di origine umana emesso in diversi processi industriali. “Dobbiamo continuare a monitorare la presenza atmosferica di questi gas e determinarne la sorgente”, spiega Martyn Chipperfield, un altro autore del lavoro. “Al momento, la ‘ricompattazione’ dello strato di ozono dopo la messa al bando dei Cfc [i famigerati clorofluorocarburi, nda] è ancora in atto, ma la presenza sempre maggiore di diclorometano rende la situazione molto più incerta”. Anche perché il diclorometano, stando all’analisi degli scienziati è almeno quattro volte più pericoloso dei clorofluorocarburi in termini di danneggiamento dello strato di ozono e influenza sul clima. Forse è arrivato il momento di aggiornare gli accordi internazionali.

Riferimenti: Nature Geoscience doi: 10.1038/ngeo2363

Credits immagine: liquidnight via Compfight cc

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Fonte: galileonet.it

Ozono fuori dai limiti in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Valori più bassi in Piemonte

Le prime giornate di caldo intenso sono arrivate portandosi dietro il consueto carico d’ozono. I valori hanno superato la soglia di informazione (e talvolta di allarme) in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Primi superamenti anche per il Piemonte, ma con valori medi più contenuti e senza picchi allarmanti379462

L’estate a pochi passi, e le prime giornate di caldo intenso arrivano portandosi dietro il consueto carico d’ozono. I valori registrati dalle centraline dell’Arpa hanno superato la soglia di informazione – e in alcuni casi di allarme – in LombardiaEmilia Romagna e Veneto. (Le soglie limite per l’ozono fissate dalla normativa europea sono tre: 120 mcg/m3 è il valore massimo giornaliero della media calcolata su 8 ore consecutive, da non superare più di 25 volte l’anno;180 mcg/m3 di media oraria è la soglia di informazione; 240 mcg/m3 di media oraria è la soglia di allarme).
Resta un passo indietro il Piemonte, che quest’anno sembra aver ritardato il suo ingresso nella stagione dello smog estivo, che pure non ha mancato di tormentare la regione fino all’anno scorso. I valori degli ultimi giorni sono tutt’altro che buoni, con medie orarie spesso superiori ai 140-150 microgrammi per metro cubo, specie nelle ore più calde della giornata, ma per il momento non sono stati raggiunti i picchi registrati in Lombardia, che hanno fatto sforare perfino la zona d’allarme (240 mcg/m3). Il picco più alto segnalato a Torino è stato registrato proprio oggi, 183 mcg/m3.
Restano valide in ogni caso le stesse raccomandazioni diffuse nelle altre Regioni, di cui ci siamo già occupati in un precedente speciale: Ozono e alte temperature: come difendersi e tutto quel che c’è da sapere | ECOPEDIA

Fonte: ecodallecittà.it

Smog: Arriva a Londra la prima notifica di messa in mora per il biossido d’azoto in Europa

Simon Birkett di Clean Air in London lo denunciava già due anni fa: “le concentrazioni di biossido d’azoto a Londra sono più alte che in qualunque città europea, più alte ancora che a Pechino”. Su Pechino, alla luce delle notizie che arrivano dall’Oriente, probabilmente dovrà ricredersi. Su Londra invece, non sbagliava affatto. La notifica di mora inviata da Bruxelles è la prima in Europa378380

“Il biossido d’azoto a Londra è peggio che a Pechino, perché nessuno ne parla?” denunciava Simon Birkett, il fondatore di Clean Air in London a luglio 2012. E alla fine, è stato accontentato: la Commissione Europea ha inviato al Regno Unito una notifica di messa in mora per i ripetuti superamenti delle concentrazioni di biossido d’azoto (NO2) in atmosfera. A fronte di una media annuale massima consentita di 40 mcg/m3, le centraline di Londra hanno raggiunto – e superato – i 90 mcg/m3. (Non va molto meglio all’Italia: la media annuale del biossido d’azoto a Torino nell’ultimo anno è stata di 80 mcg/m3 – dati Arpa – e non è detto che le proroghe accordate al nostro Paese per risanare la situazione ci permettano di rientrare nei limiti)  “Londra ha i livelli di biossido d’azoto più alti di qualunque altra capitale europea – afferma Birkett – ma il problema riguarda tutto il Regno Unito, dove ben 16 zone su 34continuano a superare i limiti massimi consentiti”. E secondo le previsioni della stessa amministrazione della City, la tendenza non appare destinata ad invertirsi almeno per i prossimi due anni, nonostante gli sforzi – più o meno apprezzati, più o meno riusciti – del Sindaco Boris Johnson.  Il Sindaco Johnson, irriducibile ciclista urbano e famoso per le sue notevoli campagne di promozione della mobilità sostenibile in città, non ha mai nascosto le difficoltà di Londra nel rientrare nei limiti, nemmeno durante la corsa in vista delle Olimpiadi. Quelle che avrebbero dovuto essere The Greenest ever, ma che l’ozono aveva funestato abbondantemente. E non lo fa nemmeno ora, riconoscendo apertamente che il Regno Unito rischia di dover pagare, solo per Londra, una multa di oltre 300 milioni di sterline l’anno, se non si interviene seriamente. Insomma, una richiesta d’aiuto senza mezzi termini.  Secondo Simon Birkett però, nessuno, nemmeno Johnson, starebbe prendendo provvedimenti efficaci, soprattutto sul fronte della riduzione del traffico, che rappresenta invece il campo di battaglia più importante per quanto riguarda il biossido d’azoto. Una volta ancora, sul banco degli imputati ci sono i motori diesel, che emettono sì meno CO2 di quelli alimentati a benzina, ma che disperdono in atmosfera quantità di NO2 decine di volte superiori. (Sull’argomento si veda Euro3 Diesel? Inquinano come 40 Euro 3 a benzina”. Il dibattito visto da Bruxelles).  Secondo i dati forniti dall’amministrazione a Clean Air, le particelle di NO2 rilasciate in atmosfera dai veicoli privati, che già oggi rappresentano il 39% delle emissioni totali dei trasporti, nel 2015 potrebbero raggiungere il 47%. Anche a Londra dunque, i diesel continuano a crescere. (Stessa tendenza anche per l’Italia). Quando Torino un anno fa provava a chiudere la ztl centrale della città ai diesel Euro 3 – tentativo fallito – avevamo chiesto a Birkett cosa pensasse dell’iniziativa, e dei motori diesel. Ecco cosa ci aveva risposto: “Gli Euro 3 diesel l’Italia li dovrebbe abolire del tutto”. Difficile che dopo la messa in mora abbia cambiato idea…

Fonte: ecodallecittà

Ozono e alte temperature: tutto quel che c’è da sapere .

L’ultimo rapporto diffuso dall’Agenzia Europea per l’Ambiente richiama l’attenzione su un inquinante spesso dimenticato: l’ozono, le cui concentrazioni crescono pericolosamente durante i mesi estivi a causa delle alte temperature. Ecco cosa è importante sapere e cosa si può fare per difendersi

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Secondo quanto riferisce l’Agenzia Europea per l’Ambiente sulla base dei dati forniti da wunderground.com, luglio quest’anno è stato più caldo del solito, con temperature al di sopra della media del periodo nella maggior parte dell’Europa centrale e occidentale. In particolare, il mese scorso le temperature medie a Roma (25,6), Parigi (21,4),Praga (19,3), Copenaghen (18,6) sono state fra le più elevate dal 1996, con un aumento rispetto alla media del periodo 1999-2009 di 0,8 gradi centigradi a Roma, di 1,8 gradi a Parigi, 1 grado a Praga e 0,8 gradi a Copenaghen. E come è noto, caldo chiama ozono. (Guarda la mappa Europea aggiornata in tempo reale). Secondo i primi dati raccolti dall’Aea, delle 90 stazioni di rilevamento italiane (sulle 280 di riferimento) che hanno già comunicato i dati all’Aea, nove centraline per nove giorni a luglio e otto centraline per cinque giorni nella prima ventina di agosto hanno registrato superamenti della soglia di ozono consentita. Le centraline interessate sarebbero le “solite incriminate” per lo smog: Piemonte, Lombardia, Veneto, tutto il bacino padano insomma, più qualche incursione verso il centro, in particolare a  Roma. 

La formazione dell’ozono

”La formazione di ozono aumenta quando c’è il sole e fa caldo, a seconda del livello degli inquinanti precursori presenti” spiega Paul McAleavey, capo del programma aria e cambiamenti climatici dell’Aea. L’ozono troposferico si forma a seguito delle reazioni fra vari inquinanti provenienti da diverse fonti, come la combustione di carburanti fossili, il trasporto stradale, le raffinerie, vegetazione, discariche, reflui, bestiame e incendi. In presenza di caldo e luce solare si scatenano queste reazioni, quindi si tratta di un problema tipico dell’estate, specie nel Sud Europa. Secondo McAleavey “l’Europa deve lavorare duro per ridurre le emissioni di inquinanti all’origine dell’ozono, per proteggere la salute umana”.

I limiti di legge da non superare 

Le soglie limite per l’ozono fissate dalla normativa europea sono tre: 120 mcg/m3 è il valore massimo giornaliero della media calcolata su 8 ore consecutive, da non superare più di 25 volte l’anno; 180 mcg/m3 di media oraria è la soglia di informazione; 240 mcg/m3 di media oraria è la soglia di allarme. 

Esposizione, danni e pericoli: tutto quel che c’è da sapere

L’eccessiva concentrazione di ozono in atmosfera rischia di compromettere anche pesantemente le capacità respiratorie. I sintomi possono essere leggeri – tosse, irritazione alla gola, asma – ma non c’è da sottovalutarli. Nei soggetti più deboli si possono acuire fino ad arrivare a mancamenti e senso di soffocamento. Le esposizioni prolungate ad alte concentrazioni sono ovviamente le più pericolose: possono causare alterazioni anatomiche dell’epitelio e dell’interstizio polmonare, fino a portane alla  fibrosi del tessuto polmonare stesso.  Secondo le agenzie dell’ARPA i soggetti più a rischio sarebbero i bambini: trascorrendo gran parte del periodo estivo all’aperto, sono spesso impegnati in attività fisiche intense per le quali, a causa della maggior frequenza degli atti respiratori, inalano quantità più elevate di inquinanti. I bambini hanno anche maggiori probabilità di sviluppare l’asma o altre malattie respiratorie. L’asma è la malattia cronica più comune nei bambini e può essere aggravata dall’esposizione all’ozono. Per le stesse ragioni, particolare attenzione dovranno fare anche le persone che soffrono di broncopneumopatie croniche e malattie cardiache, specie se anziane. Siccome le concentrazioni di ozono dipendono fortemente dalle condizioni atmosferiche, le concentrazioni maggiori nella stagione estiva sono rilevabili nelle ore che seguono immediatamente la massima insolazione. Pertanto i massimi livelli di ozono nell’arco della giornata si raggiungono nell’intervallo di tempo che va dalle ore 13-14 alle ore 18. 

I consigli dell’ARPA

In presenza quindi di elevate concentrazioni di ozono è opportuno per tutti, ed in particolare per i gruppi a rischio, adottare una serie di comportamenti atti a ridurre il più possibile l’esposizione. Sono consigli dettati dal buon senso, ma di cui ci si dimentica spesso, per pigrizia o poca prudenza.

1. Ventilare gli ambienti domestici nelle ore più fresche della giornata, specialmente quelle del primo mattino, quando le concentrazioni di ozono sono più basse;

2. Evitare di svolgere i lavori pesanti o le attività sportive nelle ore calde. Meglio anticipare alle prime ore della giornata o rimandare il tutto quando l’intensità del sole sia calata.

3. I soggetti a rischio devono trascorrere le ore più calde della giornata all’interno delle abitazioni, evitando di svolgere qualunque attività fisica, anche moderata, all’aperto, in particolare nelle ore più calde e di massima insolazione della giornata (usualmente tra le 13 e le 18); è comunque buona norma che tutti evitino un’attività fisica intensa all’aperto nelle ore più calde e di massima insolazione della giornata;

4. Durante il periodo estivo molti bambini essendo a casa da scuola sono impegnati in varie iniziative di tipo ricreativo, ludico, culturale e ricreativo e pertanto è opportuno ricordare ai responsabili di queste iniziative le indicazioni appena fornite, affinché vengano adottate tutte quelle precauzioni che consentano di ridurre l’esposizione. È pertanto preferibile che le attività sportive ed i giochi di movimento vengano effettuati al mattino e che al pomeriggio si privilegino le attività in ambienti confinati.

Scarica il rapporto dell’European Environment Agency

Fonte: eco dalle città

Smog e morti premature, si moltiplicano gli studi. L’ultimo dalla North Carolina

Almeno quest’anno non si può dire che lo smog sia andato in vacanza. Al consueto silenzio dei giornali durante i mesi estivi, si oppone quest’anno un’estate di studi e pubblicazioni in tutto il mondo, che indagano le conseguenze delle polveri sottili sulla salute umana

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La teoria per cui lo smog esiste solo da novembre a marzo, almeno sui giornali, sembra aver perso di consistenza quest’anno: gli studi sulle conseguenze per la salute dell’esposizione alle polveri sottili si moltiplicano giorno dopo giorno, ripresi da quotidiani e testate specializzate. Lo smog ha smesso di essere qualcosa di inevitabile, come ancora veniva percepito nel sentire comune solo pochi decenni fa, e la consapevolezza del rischio, un passo alla volta, continua a crescere. Dopo MEDPARTICLES e i risultati del progetto ESCAPE, il cui merito principale, secondo gli addetti ai lavori, non è tanto l’aver stabilito una correlazione fra tumori e smog – nota dai primi anni 90 – ma l’aver creato una grande rete tra ricercatori europei con procedure standardizzate e un linguaggio comune, il nuovo studio di cui danno notizia le agenzie arriva dalla University of North Carolina, e si può leggere (integralmente!) su Environmental Research Letters.
Due milioni e mezzo di morti l’anno a causa dello smog

I ricercatori della University of North Carolina che hanno firmato lo studio hanno usato diversi modelli climatici per stimare le concentrazioni di inquinanti atmosferici nel mondo nel 1850 e nel 2000, in modo da quantificare esattamente il contributo umano. I dati sono stati poi combinati con le stime sui morti dovuti all’inquinamento di ricerche precedenti, per determinare quante persone decedute sono legate a una certa concentrazione. Il risultato e’ stato che il particolato sottile ogni anno fa 2,1 milioni di morti, e altri 470mila si aggiungono a causa dell’ozono atmosferico. Lo studio ha anche calcolato le possibili variazioni di questi numeri dovute ai cambiamenti climatici, verificando però che l’effetto appare “trascurabile” rispetto a tali cifre: circa duemila morti in più ogni anno.

Leggi lo studio integrale

Fonte: eco dalle città

INQUINAMENTO: la Commissione Europea al lavoro per ridurre lo smog negli aereoporti

aereoporti

 

Bisogna spiegare ai cittadini le ragioni per le quali è necessario investire in questo settore, convincerli che i deficit, oltre che nel campo economico, si hanno in materia ambientale e climatica

ha spiegato negli scorsi giorni il commissario per il Clima Connie Hedegaard alla conferenza sull’inquinamento atmosferico tenutasi al Parlamento Europeo di Bruxelles e organizzata con il supporto del Gruppo della GUE – Sinistra unitaria europea e della Commissione Europea.

Il 2013 è l’anno dell’aria e l’UE – chiarisce Hedegaard – deve andare oltre le semplici celebrazioni programmatiche e intervenire con strategie a medio-lungo termine per abbassare il numero di vittime (420mila nel 2010) di malattie connesse all’inquinamento atmosferico. Gli aeroporti devono essere inseriti in cima alla lista delle priorità visto che il loro contributo all’inquinamento atmosferico viene spesso sottovalutato. Uno dei primi passi è abbassare il livello di zolfo contenuto nei combustibili ma le politiche di riduzione dell’inquinamento non devono occuparsi soltanto di ciò che avviene a terra.

La Commissione Europea sta collaborando con il World Health Organisation regional office for Europe per studiare il livello di salute dello strato di ozono stratosferico e del biossido di azoto. Inoltre la Commissione Europea ha avviato una consultazione online(aperta fino al 4 marzo 2013) tramite la quale i cittadini, le organizzazioni e le imprese dell’UE possono dire la loro in materia di qualità dell’aria.

L’OMS in un rapporto pubblicato lo scorso 31 gennaio ha specificato come l’esposizione alle particelle PM2,5 possa provocare aterosclerosi e malattie respiratorie soprattutto sui bambini.

Fra gli aeroporti l’esempio virtuoso viene da Copenaghen che dopo l’allarme lanciato tempo fa dall’Ufficio nazionale degli incidenti sul lavoro ha lanciato un programma in difesa della qualità dell’aria articolato in ben 25 progetti e circa mille controlli a campione. Oltre a campagne di sensibilizzazione rivolte alle compagnie aeree e agli studi sui casi di malattie professionali in aeroporto, sono state prese misure pratiche come la sostituzione delle scale mosse da motori a combustione con quelle con motori elettrici ricaricabili.

Fonte: ecoblog