Innesto, l’orto urbano che riqualifica la periferia educando al verde

Innesto è un progetto di orti urbani a Torino che, in questi anni, sta coinvolgendo la cittadinanza per riscoprire insieme la vera “arte del coltivare”. Qui si recupera il legame con la terra, si educa al verde, si trascorre il tempo insieme, valorizzando un’area periferica della città grazie al potere della collettività. Riqualificare aree cittadine, sottraendole alla speculazione edilizia, al degrado e all’inquinamento, realizzando orti urbani è già di per sé una risposta concreta a favore della collettività. A Torino c’è un’associazione che fa questo e molto di più:  educa al verde, recuperando il legame con la terra e con i cicli della natura.

Come? «Quando all’inizio del 2015, ci siamo ritrovati a immaginare Innesto, – racconta Sara Ceraolo, co-fondatrice e segretario dell’associazione – abbiamo semplicemente pensato a che genere di opportunità di contatto con il verde avremmo voluto nella nostra città e, non trovandone di rispondenti ai nostri bisogni, abbiamo deciso di crearla da zero». L’individuazione dei bisogni è l’azione preliminare per eccellenza, necessaria per la realizzazione di qualsiasi progetto. La chiave per il successo.  

La dimensione più innovativa di Innesto è proprio quella di non rientrare in una definizione canonica di “associazione di orticoltura”.  Oltre alla sperimentazione nel campo della produzione orto-floro-vivaistica, Innesto si dedica allo sviluppo di progetti a sfondo sociale, finalizzati alla sensibilizzazione della collettività. «Dietro alla possibilità di coltivare un metro cubo di terra in mezzo alla città, – prosegue Sara – si apre automaticamente una dimensione di cittadinanza attiva». Ecco perché tutti i progetti di Innesto includono momenti di aggregazione, come workshop, gruppi di lettura nell’orto, aperitivi e merende.  

«Il nostro tentativo – continua – è volto alla creazione di micro-comunità virtuose, ma si tratta di un processo lungo, che va continuamente alimentato».  Le iniziative, sempre gratuite e aperte a tutti, creano occasioni di incontro tra gli ortolani che coltivano i cassoni negli spazi gestiti dall’associazione, i cittadini col pollice verde ma anche semplici curiosi.

Ortoterapia? In un certo senso sì, perché il verde risponde a un bisogno, che non è solo legato al contatto con la realtà naturale, ma rivela una profonda connessione con il desiderio di appartenenza a un gruppo, che si riconosce nella condivisione di conoscenze che rischiano di andare perdute. Innesto fa parte di OrMe, rete degli orti metropolitani di Torino. Durante il lockdown, i decreti in vigore hanno impedito a tutti il raggiungimento dell’orto. Innesto però, insieme agli altri enti della rete, ha discusso con la Città di Torino e con tutti gli attori istituzionali per portare l’attenzione del governo nazionale e locale sul tema dell’orticoltura urbana. Durante quest’emergenza sanitaria, presto trasformatasi in emergenza sociale, la povertà alimentare, si è presto manifestata e per alcuni l’orto sta rappresentando una chance in più di contribuire a portare sulla propria tavola prodotti freschi e a costi molto ridotti. I mesi di marzo e aprile, tra l’altro, sono fondamentali per la semina e l’impostazione dell’orto. Dopo diversi tentativi e richieste, la Città di Torino il 20 aprile ha sbloccato gli accessi agli orti di proprietà (o in locazione) e il 10 maggio a quelli associativi (come Innesto), così gli ortolani hanno sono riusciti ad accedere nuovamente ai propri orti. L’organizzazione in rete con le altre realtà di orticoltura urbana ha dimostrato una fondamentale risorsa e punto di forza per l’interlocuzione con le autorità.

Inoltre, da ottobre 2019, gli ortolani del gruppo degli “Orti al Centro” hanno raccolto il testimone da Innesto e hanno iniziato ad autogestire il proprio spazio, rimanendo un gruppo informale con due referenti che oggi si interfacciano con il direttore del Parco Commerciale, che continua a coprire le spese del gruppo di ortolani poiché crede molto nel progetto. Si può creare “un Innesto” in altre città? «Il nostro progetto principale, Orti Dora in Poi, è strettamente legato al contesto di Parco Dora, il territorio nel quale si sviluppa». Con una lettura sensibile, può certamente essere replicato in altri contesti, analizzanndo i caratteri specifici del luogo scelto.

Allora, diamoci da fare! 

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/05/innesto-orto-urbano-riqualifica-periferia-educando-verde/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

OrtoCollettivo: nasce a Genova l’orto urbano più grande d’Italia

A Genova è nato il progetto “OrtoCollettivo” , l’orto urbano più grande d’Italia: oltre 7 ettari (cioè 70.000 metri quadrati) di terreno collinare destinato alla coltivazione di ortofrutta e dato in comodato d’uso gratuito al “Comitato 4 Valli” – un’associazione di coltivatori e allevatori locali. A Genova, nel quartiere di Cornigliano, in Corso Perrone, si trova la cosiddetta “Area Campi”, una collina che da decenni era in disuso e ricoperta da alberi e piante infestanti e che oggi, grazie ad un’idea del “Comitato 4 Valli”, diventa un gigantesco orto urbano.OrtiGenova1

Si tratta però di un orto urbano diverso dai tanti sparsi sul territorio nazionale: su questa enorme area la terra è indivisa. Non è un terreno frazionato in tanti piccoli appezzamenti affidati alle cure e responsabilità di un singolo cittadino, ma qui tutti i partecipanti lavorano sull’intera area coltivata. Quando si gestisce un piccolo orto personale, infatti, basta una settimana di malattia o di vacanza per mandare a monte mesi di fatica. Per questo il progetto OrtoCollettivo si basa sul lavoro di squadra: se c’è un lavoro programmato per oggi e qualcuno non può venire, a svolgere quel lavoro ci pensa qualcun altro, con beneficio finale di tutti. Per partecipare al progetto si deve contattare il Comitato4Valli (all’indirizzo mail ass.comitato4valli@gmail.com) e compilare il modulo d’iscrizione. Ad oggi, un 80% delle richieste di adesione sono arrivate da donne tra i 25 e i 40 anni – ma ci sono anche ragazzi che hanno coinvolto i genitori. L’iscrizione è gratuita e non sono previsti costi aggiuntivi: i partecipanti devono solo provvedere, in modo autonomo, a dotarsi di scarpe e abbigliamento adeguato e di piccoli attrezzi personali da lavoro. Le ore da passare nell’orto collettivo non sono stabilite in anticipo, ma variano a seconda di quanto tempo ogni partecipante vuole o può dedicare alla coltivazione.OrtiGenova3

Questo progetto ha potuto concretizzarsi grazie ad una legge della regione Liguria che ha istituito la “Banca Regionale della Terra” con l’obiettivo di recuperare i terreni abbandonati e rilanciare dell’agricoltura. La legge prevede che “le terre di cui i proprietari non possono o non riescono a prendersi cura siano trasferite nella disponibilità di chi vuole farne uso, attraverso un soggetto terzo garante” che è, appunto, la “Banca Regionale della Terra” – una banca dati che contiene gli estremi catastali dei terreni che i proprietari non hanno intenzione di coltivare ma che mettono a disposizione di chiunque sia interessato ad acquisirne la gestione e metterli a coltura. Per saperne di più, abbiamo chiesto a Luana Ciambellini – tra i promotori di OrtoCollettivo – di parlarci meglio del progetto.

Quando e come nasce Orto Collettivo? Conseguire un’area così grande come l’Area Campi in comodato d’uso gratuito è un risultato eccezionale: come siete riusciti ad ottenere questo importante obiettivo e per quanti anni?
Il progetto nasce nella primavera del 2014 da un’idea del “Comitato4valli”, un’associazione di coltivatori e allevatori che oggi comprende oltre 2.200 iscritti e che nutre il desiderio di vedere sviluppato sempre di più il modello di economia primaria. E’ un progetto che permette la persistenza nel tempo di un impegno anche solo “passionale” (poche ore ogni tanto) così come lo sviluppo pieno di un’affascinazione che può diventare “mestiere”. OrtoCollettivo nasce dopo aver preso visione della normativa regionale (che ha istituito) la “Banca Regionale della Terra”. L’area destinata al progetto era inizialmente di dimensioni molto ridotte (circa 2.000 mq) ma poi, quasi per incanto uscì l’Area di Campi che aveva tutte le caratteristiche necessarie: necromassa naturale derivata da 55 anni di abbandono; abbondanza di legname ceduo per realizzare i terrazzamenti in palificata orizzontale; condizioni pedoclimatiche ideali; acqua sorgiva. Il comodato d’uso gratuito ha una durata di 10 anni e il comodante è Jonica s.r.l. – una società facente parte della galassia Lavazza.

La risposta dei cittadini di Genova è stata straordinaria. Oltre 700 domande di partecipazione al progetto a fronte di circa 300 posti ma, a questo punto, l’invito ad iscriversi è ancora valido?

Il rilevante risultato è stato generato dalla pubblicazione della notizia su “Il Secolo XIX web”, che ha un seguito elevatissimo. Le iscrizioni sono sempre aperte, anche perché all’attuale disponibilità di spazio si aggiungono i neo-arrivati “satelliti”, nuovi spazi in altre aree della città che consentirebbero di impiegare oltre 1.200 persone. (Qui il link per iscriversi)OrtiGenova4

A che punto sono i terrazzamenti in legno? I primi gruppi di lavoro sono già stati costituiti ed hanno iniziato a seminare e raccogliere verdura?

Il progetto è in via di realizzazione e occorre comprendere che si tratta, nella prima fase, di lavori di ingegneria naturalistica, con impiego prevalente di materiale vegetale vivo, connessi alla sistemazione di piccole frane, dovute a sollevamento e rovesciamento di blocchi radicali, di sistemazione di scarpate, di realizzazione della manutenzione della viabilità in sentiero su fondo naturale, di lavori di sistemazioni idraulico-forestale consistenti in interventi integrati di ricostituzione e cura del bosco, di consolidamento del versante  e di regimazione delle acque per arrivare ad una equilibrata raccolta e conservazione e di realizzazione di terrazzamenti in palificata per coltivare. La coltivazione vera e propria non è ancora partita perché stiamo preparando, appunto, le terrazze. Ma i primi gruppi di lavoro sono già stati formati e sono operativi dalla fine di maggio scorso. Altre persone si uniranno ai lavori a settembre, mentre alcune di loro, una volta avviata la produzione qui a Campi, si sposteranno in un secondo terreno dove sorgerà una “succursale” dell’OrtoCollettivo, a Genova Quinto, vicino al mare.

Qual è il rapporto tra il progetto OrtoCollettivo e il territorio (istituzioni, scuole, ecc.) e quali sono gli obiettivi futuri?
OrtoCollettivo è aperto alle collaborazioni e invita tutta la cittadinanza e le istituzioni a partecipare attivamente al progetto o a supportarlo. L’obiettivo principale è quello di risanare una zona abbandonata e fare integrazione sociale e il risultato da raggiungere è questo: “più persone, sommando le loro ore di disponibilità, eseguono, su un determinato appezzamento di terreno, le medesime operazioni che svolgerebbe un contadino che, com’è noto, vive sulla terra”. Una volta realizzate e coltivate le terrazze, i raccolti verranno suddivisi in quote tra i componenti delle varie compagini, in base al “diario dell’orto” (documento di organizzazione e valutazione) e verrà avviato l’uso degli SCEC ( http://www.arcipelagoscec.org ). Le ore di lavoro nell’orto avranno un valore di 7,5 SCEC l’una. Gli SCEC saranno consegnati ai partecipanti giornalmente affinché possano scambiarli, in una fase successiva, con i prodotti dell’orto stesso o con altre componenti del sistema (prestazioni, beni, servizi). Infine, visto l’enorme spazio a disposizione, alcune mamme che partecipano ad OrtoCollettivo stanno creando anche un “asilo nel bosco“.

Visualizza l’OrtoCollettivo sulla Mappa dell’Italia che Cambia!

Il sito di OrtoCollettivo 

La pagina Facebook “OrtoCollettivo” 

La pagina Facebook “Asilo nel Bosco Genova”

Fonte : italiachecambia.org

Orti didattici: l’amore per la natura e il cibo genuino si imparano a scuola

Realizzare l’orto a scuola è un modo efficace di insegnare ai bambini educazione ambientale e alimentare e, al tempo stesso, multidisciplinare. Insegnare loro a coltivare frutta e verdura significa non solo educarli alla tutela dell’ambiente, al rispetto della natura e dei suoi ritmi, ad un’alimentazione sana e genuina e alla stagionalità del cibo, ma anche insegnare loro materie scolastiche “classiche” come scienze, matematica, geografia, storia attraverso un approccio insolito e coinvolgente: all’aperto e a diretto contatto con la terra. Anche in Italia l’orto scolastico è ormai una realtà diffusa e sono decine e decine gli istituti comprensivi – dalle scuole dell’infanzia fino alle superiori e agli istituti tecnici – che stanno sperimentando con successo la coltivazione di ortofrutta come efficace strumento educativo. I ragazzi vivono la coltivazione dell’orto come un gioco, ma imparano valori importanti come il senso di responsabilità, il lavoro di gruppo e la collaborazione, la tutela dell’ambiente e il rispetto per la natura e i suoi ritmi.OrtoScuola2-1024x915

Tra i tanti progetti esistenti in Italia segnaliamo le esperienze di Lucca, Milano, Bergamo e del Cilento. A Lucca esiste l’iniziativa “Ortiscolastici.it”, nata dal progetto “L’Orto delle Meraviglie”, un’esperienza di orticoltura didattica iniziata nel 2008. A Bergamo è attivo il progetto educativo sviluppato dall’Orto Botanico “Lorenzo Rota” nel 2012 in collaborazione con l’Ufficio scolastico territoriale che oggi coinvolge una trentina di scuole, per un totale di 90 classi di vario ordine e grado. A Milano troviamo “MiColtivo, Orto a Scuola” – un programma di educazione alimentare ed ambientale dedicato ai bambini lanciato nel 2012 e patrocinato dal Comune di Milano – e gli “Orti didattici di Via Siderno” che organizzano percorsi didattici per le scuole materne ed elementari dal 2006. L’esperienza degli orti didattici e sinergici nel cuore del Cilento nasce nel 2007, dopo l’arrivo della preside Maria De Biase all’Istituto comprensivo Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro (Salerno). Qui, oltre ai tanti progetti avviati e alle buone pratiche di sostenibilità, parte dei prodotti degli orti e del frutteto coltivati dai bambini costituiscono l’eco-merenda quotidiana di alunni. Anche la Regione Marche realizza un’offerta formativa destinata alle scuole con il progetto “Ortoincontro”. Inoltre, in molti casi il cibo prodotto dagli studenti viene servito direttamente alla mensa scolastica, come all’Istituto comprensivo statale “G. Binotti” di Pergola (in provincia di Pesaro Urbino) dove i ragazzi mangiano regolarmente i prodotti dell’orto, curato da una decina di classi di scuola primaria e una di secondaria. E non dimentichiamo Slow Food che, attraverso il progetto “Orto in Condotta” ha realizzato – dal 2004 ad oggi – oltre 500 orti didattici in tutta Italia, coinvolgendo un centinaio di Condotte (qui il video illustrativo).OrtoScuola8

Oltre alle iniziative di singoli Istituti e di privati, anche il MIFAAP-Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e il MIUR-Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca hanno deciso di lanciare a livello nazionale, per l’anno scolastico 2014-2015, il progetto “Orti nelle scuole”, destinato ai bambini delle scuole materne ed elementari. Il progetto, realizzato con la collaborazione delle associazioni agricole e dell’ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani, è finalizzato ad “incoraggiare una corretta e sana alimentazione attraverso l’esperienza concreta degli orti didattici” e rientra in un percorso didattico ed educativo più ampio ideato ad hoc per Expo Milano 2015. Malgrado le discutibili scelte di sponsorizzazione dell’evento internazionale, nel progetto rientrano obiettivi apprezzabili, come sensibilizzare ed educare i giovani ai temi della nutrizione e degli sprechi alimentari e al valore delle produzioni agricole e delle eccellenze italiane.

Creare un orto a scuola – contrariamente a quanto si potrebbe pensare – non richiede molto spazio, né grandi risorse economiche: bastano una piccola area di 4-5 mq esposta al sole e un rubinetto. Si può togliere un po’ di spazio al giardino della scuola o realizzare semplici cassoni di legno di 1-2 mq e riempirli di terra, ma si possono coltivare erbe aromatiche e piccole piante da frutto anche in vaso. E questo ne spiega, in parte, la grande diffusione a livello nazionale.

Ma il vero successo dell’orto didattico sta nel fatto che è una vera e propria “aula a cielo aperto“, perché coltivare frutta e verdura è un’attività che implica non solo l’insegnamento di nozioni di matematica, chimica, fisica e biologia, ma anche italiano (si impara un linguaggio tecnico e termini che non sono di uso corrente), geografia (da dove vengono le piante? come sono arrivate in Italia?) e storia (le piante sono italiane/europee o provengono da altri paesi/continenti? in che epoca sono state introdotte in Europa? molte piante sono protagoniste di cambiamenti epocali, ad esempio pomodori, patate, cacao).

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L’orto didattico, inoltre, stimola il senso di responsabilità individuale (ogni alunno deve prendersi cura delle piantine affidate alle sue cure), responsabilità verso il prossimo (nell’orto si lavora insieme e ci si aiuta) e responsabilità verso l’ambiente. La coltivazione di ortofrutta favorisce nei bambini l’acquisizione di valori importanti come il rispetto delle regole, la capacità di relazionarsi con gli altri, il lavoro di gruppo e a facilitare la comprensione di concetti piuttosto complessi per i bambini, come la tutela ambientale, la biodiversità, gli ecosistemi. Il metodo utilizzato è, naturalmente, quello del gioco: se tutti i bambini si prendono cura delle piantine rispettando le regole e i tempi della natura, allora a fine anno tutti possono raccogliere e mangiare i frutti dell’orto. Ma, attraverso il gioco, si hanno ricadute positive sull’educazione alimentare e sull’abitudine a mangiare cibo sano e di stagione, perché i ragazzi imparano che per ottenere frutta e verdura ci vogliono tempo, pazienza, conoscenze e rispetto per i ritmi della natura. Una delle principali finalità dell’orto scolastico, infine, è quella di promuovere nei ragazzi una coscienza ambientale profonda. I bambini che vivono la coltivazione del cibo sviluppano, indirettamente, la consapevolezza che esiste una profonda interdipendenza tra uomo e natura. E ciò permetterà loro, un domani, di essere cittadini dotati di una forte sensibilità ambientale e, quindi, responsabili dell’ambiente in cui vivranno e cittadini attivi all’interno delle proprie comunità.

Fonte : italiachecambia.org

Torino, la circoscrizione 10 promuove il bando per l’assegnazione di 82 orti urbani

La circoscrizione 10 Mirafiori Sud promuove il l’assegnazione di 82 orti urbani collocati in strada Castello di Mirafiori – Parco Sangone. Le domande dovranno pervenire presso lo sportelloPIù dal 29 settembre al 20 ottobre 2014380373

Via libera al bando promosso dalla circoscrizione 10 di Mirafiori per l’assegnazione di 82 orti urbani ai cittadini di Torino.  Valorizzare gli spazi sottraendoli al degrado e riconvertirle in aree a “destinazione agricola”, sostenere la socialità e avvicinare i più giovani ad attività agricole, tutelare l’ambiente e migliorare la qualità urbanistiche dei luoghi: questi alcuni degli obiettivi che il comune di Torino si pone con il progetto “Torino città da coltivare”.
Per partecipare al bando puoi consultare il sito del comune di Torino

Ecco i requisiti per l’ammissione al bando:

– Residenza nel Comune di Torino

– Maggiore età alla data di scadenza del bando

– Non essere stati revocati dall’assegnazione del precedente bando

criteri sulla base dei quali verranno assegnati gli orti sociali sono:

– Reddito familiare (certificazione rilasciata da CAF abilitati che darà un punteggio massimo 40)

– Età (per un punteggio massimo di 25 punti)

– Essere ex assegnatari a cui è stato sottratto l’orto per motivi di pubblica utilità (per un punteggio di massimo 15 punti)
– Aver partecipato alla graduatoria precedente ed essere stati diffidati (per un punteggio massimo di 10 punti)

Ai fini della graduatoria, in caso di parità di punteggio fra i richiedenti, si utilizzeranno le seguenti regole di preferenza:

– Maggiore vicinanza come residenza o come luogo di lavoro all’orto

– Partecipanti non assegnatari  al precedente bando benché provvisti di requisiti

– Anzianità di residenza nella Circoscrizione

– Anzianità di residenza nella Città di Torino

Nel caso del permanere di ex aequo, si procederà a sorteggio.

Il bando e i moduli per la compilazione delle domande di assegnazione degli orti sono disponibili presso lo SportelloPIU’ di Strada Comunale di Mirafiori 7, i Servizi Sociali di via Farinelli 40/1, il Centro di incontro di Via Negarville 8/3, il Centro di incontro di Via Plava 66 e la Biblioteca Cesare Pavese di Via Candiolo 79 oppure al sito internet della Circoscrizione 10. Le domande dovranno pervenire presso lo SportelloPIU’ della Circoscrizione 10 di strada Comunale di Mirafiori 7 dal 29 settembre 2014 al 20 ottobre 2014, con orario nelle giornate dal lunedì al giovedì dalle ore 09.30 alle ore 16.00 e nella giornata di venerdì dalle 09.30 alle 12.30

 

Bando di partecipazione [0,02 MB]

 

Modulo di domanda per orti urbani [0,10 MB]

 

Fonte: ecodallecitta.it

In Italia orti urbani triplicati in due anni

Dal 2011 al 2013 la superficie urbana coltivata è passata da 1,1 milioni di mq a 3,3 milioni di mq

Dal 2011 al 2013, in Italia, la superficie degli orti urbani è triplicata. Sono i dati di un vero e proprio boom quelli resi noti da un’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat: 3,3 milioni di mq di terreno di proprietà comunale sono stati divisi in piccoli appezzamenti e utilizzati per la coltivazione ad uso domestico, l’impianto di orti e il giardinaggio ricreativo. Dall’1,1 milioni di metri quadri del 2011 ai 3,3 milioni di mq del 2013 l’escalation della coltivazione in città la dice lunga sul cambio di atteggiamento degli italiani nei confronti dell’agricoltura. Fra chi l’agricoltura la pratica di professione, chi coltiva orti urbani e chi piante commestibili sul balconi, un quarto degli italiani sceglie di autoprodursi in casa frutta, verdura, legumi ed erbe. Gli orti urbani sono forniti in comodato d’uso gratuito con destinazione al consumo familiare e non a scopo di lucro. Inoltre gli orti urbani hanno importanti funzioni sociali: al valore didattico e in alcuni casi terapeutico, infatti, si sommano i benefici per il territorio, con lo sfruttamento di aree interstiziali che sarebbero destinate al degrado e all’abbandono. Sempre secondo Coldiretti, nel 2013 la metà delle amministrazioni comunali capoluogo di provincia hanno messo a disposizione orti urbani per la cittadinanza, con una percentuale che sale all’81% se si considera solamente il Nord Italia. Fra le città “regine” Torino, Bologna e Parma. Un trend virale anche nei giardini privati con pomodori, zucchine e fragole che prendono il posto di roseti e piante ornamentali. E anche gli operatori del settore si stanno adattando con vasi ed attrezzi ad hoc per gli orti pensili.ortourbano-586x391

Fonte:  TmNews

© Foto Getty Images

Orti urbani, a New York piombo e arsenico oltre i limiti

Nel 70% dei giardini analizzati vengono superati i livelli di concentrazioni fissati a livello federale. Con rischi concreti di malattia e, nei casi più estremi, di morte

Il New York Post lancia l’allarme per le alte concentrazioni di piombo e di arsenico rilevate in un orto comunitario di Brooklyn. Nella Grande Mela il fenomeno degli orti urbani è esploso da qualche decennio come azione di recupero e di riqualificazione dei quartieri più disagiati. I benefici sono duplici: si moltiplicano le aree verdi e si creano programmi di recupero per persone svantaggiate. Ambiente, ecologia e disagio sociale si intrecciano, ma in questa catena, secondo quanto riportato dal New York Post, c’è un anello che non tiene. Secondo le analisi effettuate da alcuni esperti in un giardino comunitario di Crown Eights, i livelli di piombo sono tre volte superiori ai livelli accettabili, quelli di arsenico addirittura sei volte. Il piombo è accettato in 400 ppm ed è stato trovato in 1251 parti per milione, l’arsenico è stato misurato a 93,23 ppm mentre viene accettato solo in 16 ppm. Mentre si attende il verdetto del Department of Health, Theodore Lidsky, ex ricercatore, mette in guardia sui rischi per la salute di un approvvigionamento da questi orti: anche livelli molto inferiori a quelli registrati nei test possono portare a danni cerebrali e, nei casi estremi, alla morte. La settantenne Catherine Bryant continua a coltivare l’orto urbano da anni e conferma come cavoli, senape, rape e altri ortaggi vengano regalati possano essere presi da tutti coloro che ne fanno richiesta. Gli scienziati hanno trovato livelli di piombo superiori alle linee guida federali in 24 dei 54 giardini della città, vale a dire nel 44% del totale. Globalmente sono 38 i giardini in cui sono stati riscontrati alti gradi di tossicità, il 70% del totale. In tutta New York gli orti comunitari sono circa 1500. La scorsa estate uno studio del dipartimento di Ecologia dell’Università tecnica di Berlino e dell’Orto Botanico dell’Università nazionale di Khmelnitsky, in Ucraina, aveva lanciato l’allarme in merito alle coltivazioni di ortaggi in prossimità di arterie viarie ad alto tasso di traffico automobilistico.Immagine12-620x378

Fonte:  New York Post

Foto Google Maps

Peecycling per i tetti verdi di Amsterdam

Il “peecycling” è il riciclo dell’urina raccolta dai gabinetti pubblici. Una città di un milione di abitanti potrebbe produrre mille tonnellate di fertilizzanti all’annoPee-cycling-586x395

“Peecycling” è una nuova parola per indicare il riciclo dell’urina. Ad Amsterdam stanno inziando a farlo nei gabinetti pubblici per poter produrre fertilizzante per i tetti verdi della città. Non si tratta di orti urbani in cima alle case, ma tetti ricoperti di suolo ed erba per rendere la città più permeabile. Nei suoli cementificati il deflusso della pioggia è assai più rapido e questo aumenta il rischio di inondazioni, come sappiamo bene in Italia. Trattenere un po’ di acqua sui tetti è un contributo alla soluzione del problema. Waternet, la società olandese che si occupa del ciclo idrico, intende estrarre azoto e fosforo dalle urine per farne fertilizzante. Secondo una stima, una città di un milione di abitanti potrebbe produrre 1000 tonnellate di concime in un anno. Non si tratta solo di una stranezza o di una curiosità, dal momento che l’agricoltura del pianeta sta andando avanti con massicce iniezioni di fosforo estratto dalle miniere, di cui una gran parte finisce nei corsi d’acqua e ne fondali oceanici. Il fosforo non è un minerale scarso, ma come tutte gli elementi chimici e i composti della crosta terrestre, è soggetto al picco di Hubbert, che potrebbe avvenire già nella prima metà del secolo. Ne ho parlato in un vecchio post (con i dati allora disponibili traevo delle conclusioni eccessivamente pessimiste, ma che il picco avvenga tra 10,20 o 30 anni la sostanza del discorso non cambia). Il fosforo è troppo prezioso per lasciarlo andare tutto negli oceani: iniziare a riciclarlo è un’ottima idea.

Fonte: ecoblog

Orti urbani: uno studio lancia l’allarme sul rischio inquinamento

Uno studio delle Università di Berlino e di Khmelnitsky invita a valutare il contesto ambientale prima di allestire un orto urbano. In alcun casi le quantità di metalli negli ortaggi “urbani” sono risultate doppie rispetto alle coltivazioni agricole 175954986-586x390

Gli orti urbani aumentano a vista d’occhio, in tutte le principali città italiane. Ecoblog si è occupato a più riprese del boom che ha avuto questo fenomeno, specialmente in questi anni di crisi, in cui questa pratica dà la possibilità di conciliare risparmio, salute e tempo libero. La produzione di alimenti sani e low cost, con una modalità eco-sostenibile sta trovando sempre più seguaci, tanto che a Milano gli orti urbani sono aumentati del 50% in un solo anno. Si tratta di un trend molto apprezzato dalla stessa Fao, specialmente in previsione del 2025, anno in cui 3,5 miliardi di persone abiteranno in zone urbane, rendendo preziosa l’agricoltura di prossimità. Ma, anche di fronte a questo boom, non mancano gli scettici, coloro che lanciano l’allarme per la prossimità degli orti alle fonti emittenti di inquinamento. Il dipartimento di Ecologia dell’Università tecnica di Berlino e l’Orto Botanico dell’Università nazionale di Khmelnitsky, in Ucraina, hanno collaborato a uno studio sulla concentrazione dei metalli negli ortaggi coltivati in prossimità di arterie viarie ad alto tasso di traffico automobilistico. È stato compiuto un monitoraggio su diverse varietà di ortaggi, in diverse situazioni (coltivazioni in vaso, a terra, terreni cittadini o da orto) e tenendo conto della prossimità al traffico e della presenza o meno di barriere vegetali o artificiali in grado di stoppare lo smog. L’esito della ricerca non è stato positivo, nei prodotti coltivati in città le analisi hanno rintracciato concentrazioni di metalli doppie rispetto alle coltivazioni agricole o agli ortaggi che si trovano in vendita nei supermarket. I pomodori sono risultati essere i prodotti più inquinati con livelli di cadmio e nichel da cinque a undici volte superiori a quelli coltivati in campagna. Nelle bietole“cittadine” sono state trovate quantità di zinco addirittura sestuplicate  rispetto alle coltivazioni di campagna. La principale causa di inquinamento è, naturalmente, il traffico veicolare. Due terzi dei prodotti coltivati a meno di 10 metri dalle strade più trafficate hanno superato le concentrazioni di metalli ammesse dall’Unione Europea. Le soluzioni esistono e sono le barriere fisiche rappresentate da edifici o, anche, da siepi o altre masse vegetali che fungono da vera e propria “diga” per lo smog e le polveri sottili. Prima di mettersi al lavoro su di un orto urbano è dunque opportuno studiare il territorio, valutare la prossimità al traffico veicolare, ma anche questo può non essere sufficiente visto che nei fattori inquinanti ci sono anche le sostanze assorbite dal terreno e nelle falde acquifere. Insomma ben vengano gli orti urbani, ma non a qualunque costo e in qualunque posto.

Fonte: TuttoGreen

Orti urbani: Londra sempre più verde. Approvato un nuovo investimento da 450.000 sterline per i pocket parks

Cento nuovi “giardini tascabili” per la città: dopo la campagna di investimenti sugli orti urbani lanciata in vista delle Olimpiadi del 2012, Boris Johnson torna alla carica per promuovere i community garden: spazi comunitari da coltivare assieme al vicinato o in piccoli gruppi, producendo cibo a km zero e senza pesticidi375550

Uno dei modi migliori per risolvere il problema delle aree degradate nelle grandi città è trasformarle in orto. Un’attività redditizia da ogni punto di vista:economico, perché l’orto produce, e ciò che si produce si vende; ambientale sociale, perché il verde in città migliora la qualità dell’aria e la qualità della vita;architettonicoroof gardens, giardini verticali e orti urbani sono ormai imprescindibili per una città di stile, e Londra non può certo permettersi cedimenti fashion. E così, è di nuovo ortomania. Dopo la campagnia di “orto-popolamento” lanciata in vista delle Olimpiadi, (2012 gardens for London 2012) il Sindaco Boris Johnson è tornato alla carica: 450.000 sterline di finanziamento per promuovere la nascita di nuovi community gardens sull’area metropolitana. Chiunque voglia dar vita a un pocket park, un “giardino tascabile”, potrà fare domanda all’amministrazione, che contribuirà con un bonus a fondo perduto di entità compresa fra i 5.000 e i 20.000£. A condizione di farlo nascere su un’area da riqualificare e di zapparlo in compagnia, perché il senso dell’orto urbano è prima di tutto la condivisione.

Fonte: eco dalle città

Ladri all’assalto degli orti urbani: Chieri risponde con una telecamera da 50mila euro

Serie di furti di attrezzi e ortaggi all’orto di Chieri. E il Comune corre ai ripari 1501981981-586x388

I soliti ignoti adesso scassinano anche gli orti. La storia, degna di una regia monicelliana, arriva da Chieri, più precisamente dall’orto urbano che la cittadina del torinese ha messo a disposizione di coloro che abbiano voglia, tempo e passione da dedicare all’orticultura. Del boom degli orti urbani Ecoblog si è occupato a più riprese negli scorsi mesi, il fenomeno è in travolgente ascesa, ma i furti ad attrezzi e ortaggi rappresentano un’assoluta novità. Da settimane i circa cento appezzamenti di terreno dell’orto urbano chierese sono oggetto di furti e scorribande da parte dei ladri. Dalle casette di legno spariscono attrezzi, concimi e sementi, alla terra vengono sottratti pomodori e piselli, fragole e persino piante di limoni. Le continue razzie hanno convinto il Comune a installare delle telecamere: 50mila euro di spesa per difendersi da “bottini” da poche decine di euro. I “colpi” avvengono di notte. L’orto urbano è situato in una zona industriale prova di case e nottetempo, per i ladri di ortofrutta è stato un gioco da ragazzi togliere i frutti della semina agli hobbisti agricoltori.

Il danno è minimo, ma non sempre quello che possediamo può essere giudicato solo in base al prezzo. Non possiamo sopportare che qualcuno inizi ad usare questo spazio come un supermercato,

ha spiegato in un’intervista a La Stampa Enrico Valle, uno dei proprietari degli orti concessi dal comune. Esasperati gli agricoltori hanno protestato e il Comune si è mosso avviando le pratiche per sistemare un nuovo impianto di videosorveglianza con telecamere che sorveglieranno l’area 24 ore su 24. Un deterrente contro il microcrimine per fermare questa guerra tra poveri. Anche perché per alcuni l’orto urbano non è soltanto una passione e un passatempo, ma una fetta importante dell’economia domestica.

Fonte:  La Stampa