Anche in vista della riapertura di questo particolare anno scolastico, che richiede l’individuazione di progetti all’aperto, sono state pubblicate dal Comune di Milano le “Linee Guida per gli orti didattici nelle scuole milanesi”
La realizzazione di un orto scolastico è tra le opportunità formative più efficaci e coinvolgenti per bambini e ragazzi. Già oggi sono 107 quelli attivi nelle scuole comunali e statali di Milano: 62 nelle Scuole dell’Infanzia e 20 nei Nidi, 12 in Istituti comprensivi, 9 in Scuole Primarie, 2 in Scuole secondarie di I grado e 2 in Scuole dell’Infanzia statali. Tra gli orti didattici realizzati nelle scuole del Comune di Milano, 36 sono stati creati e vengono gestiti con il supporto di professionisti, 26 con l’aiuto di volontari e 20 sono completamente ‘fai-da-te’. Proprio partendo da queste esperienze e con l’obiettivo di educare al valore della natura e del cibo fin da piccoli e garantire attività costruttive all’aperto – a maggior ragione in vista della riapertura di questo particolare anno scolastico, che richiede l’individuazione di progetti all’aperto per fronteggiare l’emergenza Covid-19 – sono state pubblicate dal Comune di Milano le “Linee Guida per gli orti didattici nelle scuole milanesi”: www.foodpolicymilano.org/wp-content/uploads/2020/02/Linee-Guida-Orti-Didattici.pdf.
All’interno vengono spiegati tutti gli aspetti più pratici. Dai costi (intorno ai mille euro, se ci si avvale dell’aiuto di professionisti) alle possibili fonti di finanziamento, dalle fasi della realizzazione del progetto (definizione delle opzioni tecniche, presentazione agli uffici, acquisto del materiale, formazione, preparazione del terreno, semina, raccolta e produzione) alle diverse tipologie (dall’orto a pieno campo a quello nei cassoni, dalla serra al frutteto), fino alle tante esperienze di successo da cui prendere spunto: ‘MiColtivo’ di Fondazione Riccardo Catella, ‘Scuola nell’orto’ dell’Istituto Rinnovata Pizzigoni, il metodo montessoriano dell’Istituto Riccardo Massa, gli orti di via Padova di Legambiente Lombardia, quelli delle associazioni Quei dei Tredesin e Nonni amici, della Scuola Rinascita, ‘Orto in condotta’ di Slow Food e quelli a pieno campo del Rotary Club San Siro. L’idea alla base della realizzazione dell’orto didattico è che diventi uno stimolo per l’apprendimento attivo. Per questo il progetto deve mettere insieme diverse materie, come scienze, matematica, educazione civica, geografia, letteratura e arte. La realizzazione permetterà a bambini e ragazzi di sviluppare competenze sociali, di rafforzare il lavoro di gruppo e la responsabilità individuale, di favorire dialogo e scambio intergenerazionale e fornirà, soprattutto ai più grandi, elementi per valutare la sostenibilità nel tempo di un’iniziativa e gli aspetti imprenditoriali ad essa legati. Ultimo, ma non meno importante in una città che vuole ripensare anche ai suoi tempi, è che la realizzazione di un orto può insegnare il valore dell’attesa dei tempi della natura.
Lo scorso autunno, la Food Policy del Comune di Milano, insieme agli assessorati al Verde, all’Educazione ed Edilizia scolastica e alla Direzione Quartieri, aveva lanciato l’idea di un vademecum sugli orti didattici traendo spunto dalle esperienze virtuose di insegnanti, educatori e addetti ai lavori di tante scuole della città. Da qui sono nate le linee guida, promosse insieme alla Fondazione Cariplo, nell’ambito delle azioni attuative della Food Policy di Milano, e realizzate con il supporto del centro di ricerca Està – Economia e Sostenibilità: saranno distribuite alle scuole in autunno, dopo la riapertura.
A rischio chiusura per mancanza di utenza, una
scuola di una piccola frazione di Sondrio è rinata all’insegna dell’educazione
ambientale e delle buone pratiche. Nell’Eco School di Triangia oggi i bambini
trascorrono all’aperto la maggior parte del tempo, mangiano cibo sano, allenano
la creatività e coltivano un orto dove imparano attraverso l’esperienza attiva
anche i contenuti disciplinari. Affinché la società
possa cambiare in meglio è cruciale porre la massima attenzione sulle nuove
generazioni ed è per questo che Italia Che Cambia ha sempre cercato di
intercettare e documentare il lento ma inesorabile cambiamento in atto anche in
ambito scolastico. L’intervista all’Eco School Triangia nella piccola frazione della città di Sondrio, è
stata una ventata d’aria fresca e non soltanto per il fatto che grazie
all’ambiente naturale in cui è immersa ci fosse molto più fresco che in città,
ma perché qui tutto è pensato per favorire un approccio più consapevole da
parte dei bambini e del personale che lavora nella scuola verso l’ambiente
circostante e più in generale, verso la natura.
Appena arrivata,
sono stata accolta nel bel giardino alberato della scuola dal corpo insegnanti
e dagli alunni che si trovavano a fare la ricreazione all’aperto, con tanto di
enorme zuppiera piena di spicchi di arancia da cui i bambini attingevano per lo
spuntino di metà mattina. Chiedo alla coordinatrice del progetto Eco-School,
Meri Tognela, da cosa nasce il progetto: «Il progetto di Eco-School è nato
nell’anno scolastico 2013-2014 quando la scuola di Triangia era considerata una
scuola a rischio chiusura, come molte piccole scuole del nostro territorio che
sono state chiuse per mancanza di utenza. Quindi nel 2013, in collaborazione
con l’amministrazione comunale dell’epoca e con degli esperti che già
collaboravano sulle tematiche dell’educazione ambientale, abbiamo cercato un
modo per caratterizzare la scuola. La proposta del programma Eco-School
ci è sembrata fatta ad-hoc per noi, considerato il tipo di ambiente nel quale
siamo inseriti e così abbiamo implementato il protocollo che viene
effettuato dalle scuole che sono interessate ad ottenere la certificazione di
Eco-School. È una certificazione internazionale: nella rete ci sono tantissime
scuole sparse in tutto il mondo e viene proposta alle scuole dall’associazione
internazionale FEE (Foundation for Environmetal Education, ndr.) che lavora con
il patrocinio dell’UE. Grazie al programma (non solo hanno salvato la scuola,
ndr.) abbiamo sperimentato un modo di lavorare che ha permesso di portare
dentro la scuola un’innovazione didattica attraverso metodologie che vanno
oltre la lezione frontale, ma più laboratoriali, più cooperative e più
significative per i bambini».
burst
In seguito mi
mostrano la scuola al suo interno, tutta adornata con i bei lavori creativi
dei bambini, e la loro aula in cui, come mi spiega la maestra di matematica
e scienze, Alessia Schiappadini: «I banchi sono disposti a piccoli gruppi per
favorire il lavoro cooperativo e di gruppo, perché lavorando insieme ai suoi
pari il bambino è più motivato ad assumere un ruolo attivo in cui aiuterà o
spiegherà lui stesso, rendendo la lezione molto proficua».
Nel vedere i
piccoli studenti così incuriositi dalla mia presenza, ne approfitto subito per
coinvolgerli e chiedo loro di raccontarmi cosa fanno a scuola. Mi mostrano così
alcuni dei loro lavori, come il “dìDiario dell’orto” o il “Taccuino della
scoperta del mondo”, poi parlando uno alla volta, diligentemente e per alzata
di mano, mi raccontano con grande entusiasmo del bosco che si trova dietro alla
scuola, del loro giardino alberato, dell’orto (dove ci trasferiremo subito
dopo) e in definitiva del fatto che adorano passare all’aria aperta
buona parte del tempo e non dover stare sempre sui libri. Come non capirli! Le
maestre mi raccontano anche di aver preso parte alle varie mobilitazioni dei
Fridays For Future, come lo scorso 15 marzo e quella del 24 maggio in cui
mi dicono di aver fatto un flash mob e aver scritto dei messaggi per poter
coinvolgere ed ispirare la cittadinanza, disseminando il paese di Triangia e la
città di Sondrio di messaggi ecologici. Ci spostiamo poi nuovamente fuori per
raggiungere il piccolo orto che hanno allestito dentro il giardino,
dietro l’edificio scolastico e la maestra Alessia mi spiega che il progetto è
uno dei tanti rientra nella didattica esperienziale, perché i bambini in questo
modo imparano meglio e l’esperienza attiva le competenze; la lezione del giorno
ad esempio verterà sull’individuazione del perimetro e dell’aerea, ma nel
concreto, ovvero sulle particelle ortive.
dav
L’orto ve lo faccio
raccontare direttamente dalle parole di Meri: «Siamo nell’orto didattico
dell’Eco School di Triangia, che è uno spazio molto frequentato dai bambini in
tutte le stagioni e che viene utilizzato come strumento di apprendimento dei
contenuti disciplinari. Quindi la finalità di questo progetto non è
rappresentata esclusivamente dall’apprendere le modalità di coltivazione ma
viene spalmata all’interno degli apprendimenti disciplinari. In questo momento
i bambini stanno svolgendo un’attività di geometria, in altri momenti abbiamo
utilizzato l’orto per esempio per scrivere un diario delle attività, per produrre
dei testi descrittivi, narrativi o anche regolativi, proprio perché quello che
ci interessa è di dare un senso all’apprendimento, quindi cerchiamo sempre di
legarlo all’esperienza che poi viene ricostruita in classe. Viene rielaborata
per arrivare poi alla sistematizzazione dei contenuti delle varie discipline e
questo ovviamente ha un impatto molto forte sull’apprendimento dei nostri
alunni, i quali apprendono attraverso una modalità molto significativa
per loro e contribuisce ad attivare le competenze andando a superare il modello
di apprendimento nozionistico e meccanico a memoria».
«Il progetto orto –
continua Meri – si chiama “Cresciamo nell’orto” e questo riassume nel titolo il
valore aggiunto di questa attività ed è strettamente legato a un altro progetto
che abbiamo che si chiama “Rifioriamo la terra” e che ci ha consentito di
riportare nella frazione di Triangia la coltivazione del grano saraceno e
della segale che, purtroppo in tutta la Valtellina, è stata abbandonata da
qualche decennio, nonostante la gastronomia valtellinese, compresi i piatti
principe come i pizzoccheri e gli shatt, siano fatti utilizzando farina di
grano saraceno, nelle botteghe si venda il pane di segale etc.; per questo oggi
tutta la materia prima viene importata dall’estero.
dav
Ecco perché ci
interessa lavorare sul bagaglio delle memorie storiche e delle tradizioni:
perché pensiamo che sia importante conoscere le radici del territorio in cui
viviamo per costruire la nostra identità e quella dei nostri alunni. Abbiamo fatto
anche il collegamento con il significato di filiera corta, di km 0, agricoltura
biologica, sostenibilità del territorio e biodiversità. Per questo motivo
coltiviamo ortaggi al di fuori dalle specie comuni e quest’anno siamo diventati
anche “custodi di semi” e facciamo libero scambio di semi anche col resto della
cittadinanza a Sondrio».
«Come fine ultimo
di questo tipo di educazione che stiamo portando avanti con loro, oltre ad
augurarci che possa portare un cambiamento nell’immediato, cerchiamo di pensare
anche al loro futuro; nell’immediato poiché essendo portatori di buone
prassi dentro le loro famiglie e i loro contesti sociali, già contaminano molto
il modo di pensare, ma pensiamo anche al domani e ai futuri cittadini che
avranno una sensibilità e una consapevolezza più sviluppate. Loro sanno di
essere bambini, ma sanno anche che sia oggi che in futuro possono contribuire
anche loro al cambiamento».
1. È stato in
quest’ultima occasione infatti che ho potuto assistere di persona alla
creazione dei messaggi e alla loro collocazione nella piazzetta principale
della frazione di Triangia.
Realizzare l’orto a scuola è un modo efficace di insegnare ai bambini educazione ambientale e alimentare e, al tempo stesso, multidisciplinare. Insegnare loro a coltivare frutta e verdura significa non solo educarli alla tutela dell’ambiente, al rispetto della natura e dei suoi ritmi, ad un’alimentazione sana e genuina e alla stagionalità del cibo, ma anche insegnare loro materie scolastiche “classiche” come scienze, matematica, geografia, storia attraverso un approccio insolito e coinvolgente: all’aperto e a diretto contatto con la terra. Anche in Italia l’orto scolastico è ormai una realtà diffusa e sono decine e decine gli istituti comprensivi – dalle scuole dell’infanzia fino alle superiori e agli istituti tecnici – che stanno sperimentando con successo la coltivazione di ortofrutta come efficace strumento educativo. I ragazzi vivono la coltivazione dell’orto come un gioco, ma imparano valori importanti come il senso di responsabilità, il lavoro di gruppo e la collaborazione, la tutela dell’ambiente e il rispetto per la natura e i suoi ritmi.
Tra i tanti progetti esistenti in Italia segnaliamo le esperienze di Lucca, Milano, Bergamo e del Cilento. A Lucca esiste l’iniziativa “Ortiscolastici.it”, nata dal progetto “L’Orto delle Meraviglie”, un’esperienza di orticoltura didattica iniziata nel 2008. A Bergamo è attivo il progetto educativo sviluppato dall’Orto Botanico “Lorenzo Rota” nel 2012 in collaborazione con l’Ufficio scolastico territoriale che oggi coinvolge una trentina di scuole, per un totale di 90 classi di vario ordine e grado. A Milano troviamo “MiColtivo, Orto a Scuola” – un programma di educazione alimentare ed ambientale dedicato ai bambini lanciato nel 2012 e patrocinato dal Comune di Milano – e gli “Orti didattici di Via Siderno” che organizzano percorsi didattici per le scuole materne ed elementari dal 2006. L’esperienza degli orti didattici e sinergici nel cuore del Cilento nasce nel 2007, dopo l’arrivo della preside Maria De Biase all’Istituto comprensivo Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro (Salerno). Qui, oltre ai tanti progetti avviati e alle buone pratiche di sostenibilità, parte dei prodotti degli orti e del frutteto coltivati dai bambini costituiscono l’eco-merenda quotidiana di alunni. Anche la Regione Marche realizza un’offerta formativa destinata alle scuole con il progetto “Ortoincontro”. Inoltre, in molti casi il cibo prodotto dagli studenti viene servito direttamente alla mensa scolastica, come all’Istituto comprensivo statale “G. Binotti” di Pergola (in provincia di Pesaro Urbino) dove i ragazzi mangiano regolarmente i prodotti dell’orto, curato da una decina di classi di scuola primaria e una di secondaria. E non dimentichiamo Slow Food che, attraverso il progetto “Orto in Condotta” ha realizzato – dal 2004 ad oggi – oltre 500 orti didattici in tutta Italia, coinvolgendo un centinaio di Condotte (qui il video illustrativo).
Oltre alle iniziative di singoli Istituti e di privati, anche il MIFAAP-Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e il MIUR-Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca hanno deciso di lanciare a livello nazionale, per l’anno scolastico 2014-2015, il progetto “Orti nelle scuole”, destinato ai bambini delle scuole materne ed elementari. Il progetto, realizzato con la collaborazione delle associazioni agricole e dell’ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani, è finalizzato ad “incoraggiare una corretta e sana alimentazione attraverso l’esperienza concreta degli orti didattici” e rientra in un percorso didattico ed educativo più ampio ideato ad hoc per Expo Milano 2015. Malgrado le discutibili scelte di sponsorizzazione dell’evento internazionale, nel progetto rientrano obiettivi apprezzabili, come sensibilizzare ed educare i giovani ai temi della nutrizione e degli sprechi alimentari e al valore delle produzioni agricole e delle eccellenze italiane.
Creare un orto a scuola – contrariamente a quanto si potrebbe pensare – non richiede molto spazio, né grandi risorse economiche: bastano una piccola area di 4-5 mq esposta al sole e un rubinetto. Si può togliere un po’ di spazio al giardino della scuola o realizzare semplici cassoni di legno di 1-2 mq e riempirli di terra, ma si possono coltivare erbe aromatiche e piccole piante da frutto anche in vaso. E questo ne spiega, in parte, la grande diffusione a livello nazionale.
Ma il vero successo dell’orto didattico sta nel fatto che è una vera e propria “aula a cielo aperto“, perché coltivare frutta e verdura è un’attività che implica non solo l’insegnamento di nozioni di matematica, chimica, fisica e biologia, ma anche italiano (si impara un linguaggio tecnico e termini che non sono di uso corrente), geografia (da dove vengono le piante? come sono arrivate in Italia?) e storia (le piante sono italiane/europee o provengono da altri paesi/continenti? in che epoca sono state introdotte in Europa? molte piante sono protagoniste di cambiamenti epocali, ad esempio pomodori, patate, cacao).
L’orto didattico, inoltre, stimola il senso di responsabilità individuale (ogni alunno deve prendersi cura delle piantine affidate alle sue cure), responsabilità verso il prossimo (nell’orto si lavora insieme e ci si aiuta) e responsabilità verso l’ambiente. La coltivazione di ortofrutta favorisce nei bambini l’acquisizione di valori importanti come il rispetto delle regole, la capacità di relazionarsi con gli altri, il lavoro di gruppo e a facilitare la comprensione di concetti piuttosto complessi per i bambini, come la tutela ambientale, la biodiversità, gli ecosistemi. Il metodo utilizzato è, naturalmente, quello del gioco: se tutti i bambini si prendono cura delle piantine rispettando le regole e i tempi della natura, allora a fine anno tutti possono raccogliere e mangiare i frutti dell’orto. Ma, attraverso il gioco, si hanno ricadute positive sull’educazione alimentare e sull’abitudine a mangiare cibo sano e di stagione, perché i ragazzi imparano che per ottenere frutta e verdura ci vogliono tempo, pazienza, conoscenze e rispetto per i ritmi della natura. Una delle principali finalità dell’orto scolastico, infine, è quella di promuovere nei ragazzi una coscienza ambientale profonda. I bambini che vivono la coltivazione del cibo sviluppano, indirettamente, la consapevolezza che esiste una profonda interdipendenza tra uomo e natura. E ciò permetterà loro, un domani, di essere cittadini dotati di una forte sensibilità ambientale e, quindi, responsabili dell’ambiente in cui vivranno e cittadini attivi all’interno delle proprie comunità.
Tutti gli indirizzi delle agriscuole e degli agrinidi dove i bambini possono recuperare un rapporto diretto con la terra
Coltivare un orto, recuperare un rapporto diretto con la terra e con i suoi frutti, educare le nuove generazioni al cibo buono e sano e a un consumo critico, adatto alle nostre esigenze e non a quelle del mercato, sono questi gli obiettivi degli orti didattici che si stanno sviluppando in tutta Italia dando la possibilità ai bambini di seminare, curare, veder crescere, raccogliere e poi mangiare gli alimenti che hanno coltivato. Per i bambini dai 3 mesi ai 3 anni gli agrinido sono spazi nei quali prendere contatto con la natura, imparando a contemplare i frutti dell’orto e gli animali. Le agriscuole riservate ai bimbi fra i 3 e i 6 anni permettono di compiere i primi esperimenti: dalla semina alla cura, dal raccolto all’alimentazione degli animali che popolano l’agriscuola. Ai bimbi viene insegnato a riconoscere le piante e i fiori e a conservare frutta e verdura nel migliore dei modi.